•34. I Hate You, Father•

*Ariana pov's*
Sento la sveglia suonare.
Mi stringo ancora di piú tra le braccia di Just, e gli do un bacio sulla mandibola.

Lui mugula qualcosa di incomprensibile.

Io: "Dai Just, anche se non vogliamo, dobbiamo alzarci." NON VOGLIO ANDARE A SCUOLA.
J: "Nah, I won't leave this bed." oh, Dio. E chi lo alza piú, questo..
Io: "Justiin. Alzati."
J: "Mmh."

Prima di dire altro, la porta della Sala si apre, e mio padre entra. E ci vede. Cosí.
Che poi alla fine, siamo solo abbracciati, ma sdraiati. Non è che stiamo facendo qualcosa di male.
Ma lui non la pensa cosí, infatti urla.

P: "Ma che state facendo?"
Io e Just ci alziamo di scatto e lo guardiamo.
Io: "Papà, noi..."
P: "VOI COSA? E IO CHE STAVO CERCANDO DI CAMBIARE, E DI DARTI FIDUCIA, E... E... ANDATE A SCUOLA. SUBITO. E JUSTIN... TU NON FARTI PIÚ VEDERE."

Guardo Justin, e vedo che è quasi sconvolto.

Io: "Papà, noi non stavamo facendo niente. N.I.E.N.T.E. Ieri hai detto tu che Justin poteva restare a dormire."
P: "Sí, ma a DORMIRE. D.O.R.M.I.R.E." dice l'ultima parola, come io ho detto "Niente.".
Scandendola bene.

Mi alzo, vado verso di lui, e mi ci piazzo davanti.
Prendo un bel respiro, e con calma, molta calma, gli dico: "Ascolta. Io e Justin abbiamo dormito. E tu non puoi impedirmi di vedere Justin. Okay? Tutto, tranne questo."
P: "Non sarai tu a non vederlo piú, sarà lui a non vedere piú te."
Io: "NOO. NO, NO, E ANCORA -NO-."
P: "Adesso andate a scuola."
Io: "No."
P: "ANDATE A SCUOLA."
Io: "NO."

Mio padre, forse per la prima volta, alza le mani su di me. Ho la guancia che "brucia" dal dolore, un rosso intenso che la ricopre.

Corro via, apro la porta principale, e esco di casa. Per fortuna ho dormito vestita, quindi adesso non sto correndo per strada in pigiama.

Arrivo al molo. Il mio posto preferito.

E scoppio a piangere.
Sí, proprio io. Ariana Huston. Ariana Huston, che piange.
Forse, per la prima volta nella vita. Forse, per l'ultima.

*Justin pov's*
Corro anche io fuori dalla casa di Ary, e vado al molo, sicuro che sia lí.

E infatti, ho ragione.
La vedo seduta, appoggiata al legno del molo.
Corro verso di lei, mi siedo, e la sento urlare piangendo: "Vattene, vattene, vattene! Non voglio nessuno."
È la prima volta che la sento piangere.

Io: "No, io resto. Non ti lascio sola, adesso."
A: "VATTENE!" si dimena fra le mie braccia.
Io: "NO." la stringo ancora di piú a me.
Continua a dimenarsi. E io continuo a cercare di tenerla ferma.

Va avanti cosí per circa 5 minuti, poi finalmente si calma.
Le do un bacio fra i capelli morbidi, e tenendola stretta, le accarezzo la testa.

Lei singhiozzando dice: "Ju-Justin... scu... scu... scusa."
Èh? Cosa ha appena detto?
Io: "Perchè 'scusa'?"
A: "Perchè mio padre è un perfetto idiota, e..."
Io: "E...?"
A: "E perchè sto piangendo." dice, piangendo ancora di piú.
Io: "Ma non è colpa tua, in nessuno dei casi. Se tuo padre non ha capito che non c'è stato niente, non è colpa tua. E se ti sei messa a piangere, è perchè hai paura di perdermi."

A: "Sai cosa voglio fare?"
Ho paura della risposta.
Non dico niente, e aspetto: "Voglio scappare. Tornare in Canada. Lí c'ho tutto."
Io: "Perderesti tua madre, tuo padre..." mi interrompe dicendo: "Non m'importa piú di lui. Dopo quello che ha detto, e che ha fatto, può anche tornarsene a Oxford..."

Io: "Dai Ary, non dire cosí. È comunque tuo padre."
A: "Parli te... sai quante volte avrei voluto dirti di smetterla di parlare cosí dei tuoi, e quante volte non te l'ho detto..."

Eh? Me lo voleva dire?! E non l'ha fatto?! Non ha fatto nulla?!

Le chiedo, un po' arrabbiato e deluso: "E perchè non l'hai fatto?"
Risponde prontamente: "Perchè sapevo che non sarebbe servito a niente."
E qui cado. Capisco. Che ha ragione.
Ma non voglio far vedere che sono a terra.
Io: "Io odio i miei perchè non mi considerano, e tu odi tuo padre perchè si preoccupa troppo?"

*Ariana pov's*
È vero. Io odio mio padre perchè si preoccupa...

OH, MA CHE DICO... MI HA IMPEDITO DI STARE CON JUSTIN. COL CAVOLO CHE ADESSO FACCIO PACE.

Justin si alza, e lo faccio anche io.
Iniziamo a camminare, lungo il molo.
J: "Dai, torniamo a casa."
Mi blocco subito.
Lui si gira verso di me, mi guarda interrogativo, e io rispondo: "NO!"
Justin mi tende la mano.
J: "Ary, andiamo a casa."
Io: "Just, no." quando ci si mette, è una testa di coccio, eh...
J: "E dove andresti?"
Eh, dove andrei? Possibile la sua capacità di tenere sempre il coltello dalla parte del manico?!
Io: "Non voglio tornare là."
J: "Ary, ascolta. No, ascoltami e guardami." mi ha stretto la mandibola talmente forte che, praticamente, mi ha "obbligato" a guardarlo dritto negli occhi.
Fa "quasi" paura. Anche se l'unica paura che ho sempre avuto, è quella di perderlo.

Io: "E come farò?" eh, ora rispindimi tu..
J: "Come hai sempre fatto. Usa l'istinto. Ti guiderà lui."
Io: "E se mio padre cerca di parlarmi?"
J: "Fai quello che ti dice il tuo cervello."
Sbuffo una specie di misto tra sorriso e risata.

J: "Che c'è da ridere?"
Io: "Tutti dicono sempre: 'Segui il tuo cuore.' e tu dici: 'Segui il tuo cervello.'. È strano."
Ora ci stiamo guardando negli occhi.
I miei ancora gonfi e rossi.
A differenza dei suoi.
J: "Quelli che ti dicono di seguire il cuore... è facile prendere frasi fatte, e usarle a proprio piacimento. E comunque, se dicono cosí, vuol dire che non hanno mai conosciuto due come noi... che il cuore serve solo al sangue, e basta."
Rido. Ha ragione. Lo so che ha ragione.

Farò come mi ha detto lui. Quello che mi verrà spontaneo.

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