•27. Do I Prefer To Be Treated Like Before?•

*Ariana pov's*
In tutto sto discorso, mi sono accorta che sto escludendo Justin. Ecco perchè gli voglio chiedere di uscire.
Rientro in classe, e la prof: "Signorina Huston, il Signor Jackson, è stato scoperto parlare al cellulare con te, durante l'orario scolastico."
Io: "Sí, e... quindi?" dico, con tono di sfida.
P: "Questo -quindi- ha un nome. Si chiama -punizione-. Dovrete tornare a Scuola, anche oggi pomeriggio. E dovrete stare qua, a tradurre questo libro di testo (Il Mondo In 5 Parti) in Inglese.
Starete a Scuola 4/5 ore in piú, fino a che non finirete di tradurlo.
Se non riuscite, nel tempo previsto, verrete a Scuola anche altri giorni.
Tutto chiaro, intesi?"
S: "Si, prof."
P: "Mh." risponde secca.
E altre 4/5 ore con Stiven... che palle.
Va beh. Basta non considerarlo, e "impegnarmi" nel lavoro, e il gioco è fatto.

In the afternoon, at school

Sono le 14:30...

Dopo 8 anni ce l'hai fatta a usare l'orario Italiano

Stavo dicendo? Ah, sí. Sono le 2:30 pm.

E te pareva

e sono a Scuola. Uffah, un altro giorno sprecato.
Non ho detto ai miei della punizione. Ho detto che stavo partecipando a un progetto scolastico.

Flashback

M: "Ma, perchè non ci hanno mandato un avviso dove chiedevano il permesso?" dice mia madre sguadrandomi.
Mio padre fa lo stesso.
Io: "Emh... è stata una mia scelta, e..."
P: "Non sei ancora abbastanza grande, per prendere decisioni."
M: "Tuo padre ha ragione." eccoli tutti e due.
Tiro fuori l'arma segreta...
Io: "Scusate, ma... mi piaceva troppo di tradurre libri in Inglese. Mi ricorda un po' casa."
A mia madre s'illuminano gli occhi, per il motivo della -traduzione in Inglese-. A mio padre, per la parola -casa-.
Anche a lui, piace ricordare Oxford, di quando ci viveva.
Due perle, in una frase.
M: "Va bene, tesoro. Allora puoi andare." dice felice.
P: "Sí, amore. Ti aspettiamo per cena."
Io: "Graziee." un veloce abbraccio, e poi prendo il giubbino e esco di casa.
Appena chiudo la porta il sorriso sul mio volto svanisce. È facile mentire, sono abbastanza brava, e ormai allenata.
Dopo tutte le volte che ho mentito per le punizioni.

Fine flashback

E niente, ora sono a scuola. A tradurre il libro.
Stiven è seduto di fronte a me. Ha la testa appoggiata al muro, le braccia incrociate, e mi sta fissando.
Cerco di ignorarlo, ma dopo dieci minuti sfogo il crimine: "Devi stare qui a fissarmi fino alle 6:30 pm.?"
Alza un sopracciglio. Sospira, e dice: "No beh, se vuoi cambio posto."
Io: "Faresti prima a cambiare Paese."
S: "A me non piacciono le cose veloci."
Io: "Neanche a me, sai? Se, per esempio, mi dessero la possibilità di uccidere qualcuno che odio, lo farei soffrire." stavolta, il ghigno ha cambiato postazione. Dal suo viso, è passato al mio. E mi ci trovo benissimo 😏.
S: "Se ti stai riferendo a me..."
Io: "No, dicevo in genere." AH, brucia vero?
S: "Senti, adesso perchè fai l'indifferente?"
E me lo chiede.
Rispondo: "Ti voglio ricordare fuori dal cinema. Io non permetterò mai a nessuno di trattarmi come una pezza da piedi."
S: "E perchè a me, l'hai permesso?"
Io: "Affari miei."
Esco dalla classe, e vado verso le macchinette. A prendere un caffè.
C'è da dire una cosa... in America sono molto piú lunghi. E ora che ti sbrighi a berne uno, hai già vissuto due vite.

*Stiven pov's*
Che pall. Ora Ariana non mi parla neanche.
MA POI ALLA FINE CHE M'IMPORTA?!

La ami...

Non la amo.

Ah, no?

NO.

La seguo, e la vedo andare verso le macchinette. Ha le cuffie, perfetto... non mi potrà sentire se mi avvicino.

Vado verso le macchinette e prendo qualcosa. La vedo sussultare. Troppo immersa nei suoi pensieri...
Si toglie le cuffie: "Oh, ma la pianti... Devi lasciarmi stare."
Io: "Ma se non ho fatto nulla. Sono venuto qua a prendere qualcosa e t'incazzi."
A: "Scusa..." abbassa lo sguardo.
Mi viene l'istinto di abbracciarla.
Un abbraccio, da cui lei non si tira indietro.
A: "Scusa."
Io: "Solo se mi dici perchè mi hai permesso di trattarti male."
A: "Non posso." si stacca dall'abbraccio e ritorna in classe. Corro e la faccio girare, prendendole il braccio.
Io: "Dimmi perché?"
A: "Non fare il finto dolce con me. Piuttosto continua a trattarmi come prima."

Okay, lo faccio subito. Dato che l'hai chiesto tu.

Io: "Ok."

Le metto le mani sui fianchi, e la spingo contro il muro.
Cerca di liberarsi, implorando anche, ma ignoro le sue parole.
Io: "Dimmi perché." dico a denti stretti.
A: "Non te lo voglio dire."
Io: "Ok, allora sarò costretto a passare alle maniere forti." tolgo le mani dai suoi fianchi e le prendo i polsi, stringendoglieli.
A: "Mi stai facendo male."
Io: "E continuerò, finchè non mi dirai il perchè."
A: "Perchè? Non c'è un perchè. È successo e basta. Ma adesso lasciami. O inizierò a tenerti testa, talmente a modo mio, che ci rimarrai male anche tu."
Mi tira un calcio sullo stinco. Io la lascio. Non per il calcio, ma perchè stavo vedendo sfumature di rabbia e di dolore, nei suoi fantastici occhi.

Se ne torna in classe. Lo faccio anche io.
E, forse per la prima volta nella vita, mi metto a lavorare seriamente.

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