Segreti

Non appena uscirono, il minore emise un sincero respiro do sollievo, lasciando finalmente il braccio di Bruce. Poi si appoggiò al muro e chiuse gli occhi, contando silenziosamente.
"Ehi, Ben, tutto bene?" Gli chiese Bruce avvicinandosi, preoccupato da questa sua reazione improvvisa.

Lui abbassò lo sguarda, finalmente riaprendo gli occhi. "Non mi piacciono gli spazi affollati" gli disse infine, mordicchiandosi il labbro.
"Potevi dirmelo." L'altro sembrò irritarsi abbastanza, si strinse nelle spalle, lanciandogli un'occhiata di fuoco.
"Andiamo." "Dove?"
Si girò di spalle, iniziando già ad incamminarsi, lasciando il povero Bruce fermo in mezzo al marciapiede. "Segreto!"

Il maggiore stava già iniziando a pensare alle peggiori cose: lo stava di nuovo portando in un luogo da incubo come quel vecchio luna-park? O forse stavano andando ad un incontro di criminali? Magari in qualche vicolo malfamato...
Per questo fu davvero sorpreso quando si fermarono davanti ad un gigantesco parco pieno di alberi.

Non c'era quasi nessuno, a parte qualche bambino che passeggiava con gli amichetti.
"Vieni." Gli disse, lo prese per mano, restando allacciato a lui solo con il mignolo, era girato si spalle, quasi rifiutando di farsi vedere in viso. Lo trascinò in avanti per un po', fermandosi poi in un piccolo spiazzo ricoperto unicamente di erba. Attese quelche secondo, poi parlò.
"Non ti ricordi...vero?"

Cosa doveva ricordarsi di così importante? Cosa c'entrava quel luogo? Si guardò un po' intorno, ma continuò ad avere unicamente il vuoto cosmico a occupare il suo cervello.
"In fondo, ci sta: eri solo un bambino, ma anch'io, d'altronde."
"Che intendi, Ben?" Lui fece un respiro profondo, poi riprese. Bruce meritava di sapere, nonostante la sua reazione fosse ancora a lui sconosciuta.

"Quel giorno di qualche mese fa, non è stato il primo momento in cui ci siamo incontrati. Ti racconterò tutto, se vorrai ascoltare."
Il maggiore era come paralizzato, ma riuscì ad annuire.
"È successo diversi anni fa, tu avevi otto anni, io sette. Eri venuto in questo parco con i tuoi genitori : stavate facendo una passeggiata."
Al sentir interpellare i propri genitori sussultò, ma non osò interromperlo.

"All'improvviso sentisti dei rumori, pensando fossero dei ragazzini che giocavano andasti a vedere, sperando di trovare qualcuno con cui divertirti." Un'altro sospiro, si stava chiudendo sempre più su se stesso, stringendosi le braccia con le mani.
"Effettivamente, c'erano degli altri bambini, ma non stavano giocando. Stavano prendendo a sassate un'altro bambino."
A Bruce mancò per un attimo il fiato, la gola secca, tutte le immagini di quel giorno apparirono chiare nella sua mente.

"- Andate via mocciosetti, o vi mangio!- lo dicesti tu, quel giorno." Quando il maggiore lo interruppe per parlare, fu come un'ondata di felicità.
"Poi mi avvicinai al bambino, era raggomitolato su se stesso, mi faceva molta tenerezza. -perché ti lanciavano i sassi?- lui mi rispose che era per il suo aspetto: era albino, sembrava un figlio della luna."
"Lui piangeva, ti disse che ormai, non aveva più una ragione per vivere, che aveva perso tutto"
"- Allora vivi per me.-" Ripetè ad alta voce Bruce, come quel fatidico giorno.

"L'ho fatto." A quel punto Ben gli si era avvicinato così tanto, da appoggiargli la testa al petto del maggiore. "Ogni singolo giorno da allora. Per questo, quando mi hanno detto che dovevo eliminarti, inscenai delle complicazioni."
"Perché hai accettato di allenarmi?" "Speravo che un giorno saresti diventato così bravo da uccidermi. Però ora sto capendo che in qualche modo ti stai affezionando a me, sul serio, solo tu puoi fare un cosa del genere...per questo ora ti voglio chiedere di dimenticarmi."
"Scusa, ma non posso." Poi si abbassò leggermente toccando con le sue labbra l'orecchio del minore. "Ormai il tuo nome ce l'ho scritto nel cervello col pennarello indelebile."

"Spiegati meglio" Nonostante avesse cercato di trattenersi, la voce gli era uscita in un soffio, bassa e tremolante, arrossì per la vergogna. D'altro canto, Bruce stava sorridendo, se così lo vogliamo chiamare.
"Non so ancora che cosa sia, ma so che preferire morire piuttosto che perderti."
"Che esagerato." "No, solo sincero."

Poi il minore fece una cosa inaspettata: lo abbracciò, premendo con forza la testa su corpo dell'altro, entrambe le braccia che lo avvolgevano. Bruce ci mise qualche secondo per capire cosa stesse succedendo, ma poi ricambiò il gesto d'affetto con altrettanta tenerezza.

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