Capitolo 3

Cloe

La villa dei Wright è enorme. Sono circondata da giardini curati, con tanto di fontane.

Sono piantate solo rose nere. In una zona isolata invece ci sono delle margherite.

Dietro a esso un enorme villa bronzea, piena di finestre. Intravedo anche una piscina sul retro. È illuminata da faretti subacquei violacei. L'acqua è cristallina.

L'entrata è cosparsa di colonne in marmo bianco. Ci sono palme ovunque, sembra una casa tropicale.

Seguo il sentiero per arrivare alla porta. E' fatta d'oro, ne sono abbastanza certa.

"Signorina, ferma lì" mi ordina un uomo.
È vestito in giacca e cravatta, con scarpe nere lucide. Ha un badge identificativo attorno al collo.

Sarà una guardia.

Mi immobilizzo difronte alla sua imponente figura.

"Sei la candidata?" chiede, scrutandomi minacciosamente dalla testa ai piedi.

Annuisco.

Candidata.

Apre lateralmente la porta e col braccio mi fa segno di entrare.

L'interno è pieno di mobili di lusso, lampadari con diamanti incastonati, fotografie riposte in cornici dorate. Ogni cosa sembra emanare una luce disumana.

Abbasso lo sguardo. Non mi sento degna di osservare tutta quella roba.

L'uomo della sicurezza mi raggiunge. "Seguimi"

Senza farmelo ripetere due volte lo faccio. Gli occhiali neri con cui si copre gli occhi e l'inespressività in volto lo fanno sembrare davvero minaccioso.

Saliamo le scale fino al terzo piano. Mi conduce davanti a una porta a due ante. Bussa.

La voce di Leonard dall'altra parte gli dice di entrare.

"Ecco la ragazza, capo" lo informa. Parla di me come se fossi un pacco da consegnare.

"Lasciala entrare"

L'uomo mi mette una mano sulla spalla e mi spinge dentro.

Maleducato.

Nella stanza ci sono dei divanetti, uno difronte l'altro, separati da una tavolino da tè.

Su una poltroncina, è seduto Leonard.

Sento l'ansia crescere incessantemente. Le mani iniziano a formicolare.

"Cloe!" mi chiama raggiante.
Accenno un sorriso.
"Vieni pure"

Avrei voluto dire: "Ciao! Sono la ragazza che ha acquistato e obbligato a sposare un ragazzo senza regole, del quale non conosco neanche la voce."

Mi siedo davanti a lui.
Rimane con il suo sorriso a trentadue denti sul volto per tutto il tempo.

Ok, è leggermente inquietante.

"Quindi hai accettato..." afferma pensante.

Mah, perché avevo scelta?

"Alex sarà contentissimo, vedrai"

Si ovvio, chi non vorrebbe sposare una ventitreenne senza un soldo? Coraggio siate seri.

"Dov'è adesso?"

"Lui sta arrivando. Non preoccuparti"

Preoccuparmi? Ma figurati, sono tranquillissima, non si nota?

Mi trattengo dall'impulso di mangiarmi le unghie.
Paleserei il mio nervosismo.

"Perché ha scelto proprio me?" domando a un tratto. "Scommetto che non ero l'unica in coda"

"Scommetti bene. Tua madre mi ha parlato meravigliosamente di te. Per di più quel giorno al bar mi hai dimostrato la tua bontà. Lavori per salvare la tua famiglia. Un gesto molto nobile."

Non ho il tempo di rispondere, che la porta si spalanca.

Ed eccolo lì, nel suo metro e ottanta.

I capelli castani mettono in risalto i suoi occhi verde smeraldo.
I bicipiti muscolosi sono adornati da tatuaggi e la camicia bianca che indossa non nasconde i suoi addominali allenati.
Le lentiggini sono infossate nelle rughe del sorriso smagliante che gli attraversa il volto.

Ok, non me lo aspettavo così bello.

Mi lancia un'occhiata. Abbasso lo sguardo.

I suoi occhi costeranno più di me.

Si avvicina al padre, si siede accanto a lui.
Gli da una pacca sulla spalla. "Alex, eccoti!"
Gli rivolgo un sorriso imbarazzato e lui ricambia.
Il tempo scorre parlando del più e del meno. Leonard non fa altro che introdurmi Alexander.

"Ok, bene, ora vi lascio soli" decide a un certo punto.

Si alza per uscire e il figlio lo accompagna alla porta. "A dopo" lo saluta, chiudendolo fuori.

La sua postura si irrigidisce. "Ok, adesso abbiamo scherzato" afferma con voce cupa.

Avanza verso di me. Mi alzo in piedi di scatto. Arriva a pochi centimetri dal mio viso. La sua espressione è fredda, inespressiva. I suoi occhi guardano arrabbiati i miei, non sembrano più verdi.

"Io qui non ti voglio. Non ti amo e mai lo farò. Mai" mette in chiaro con odio.

Tento di rimanere con un'espressione controllata.

Fa una smorfia. "Chi sei? Il cosplay di Cenerentola?"

"No, sono Cloe" rispondo, facendogli l'occhiolino.

Lui scoppia a ridere di gusto, poi le sue labbra si incurvano in una smorfia, i suoi canini sporgono rendendolo dannatamente attraente.

Provo ad aprire bocca, ma lui mi zittisce.

"Non mi conquisterai mai principessa Disney. Sei un giglio bianco. Non puoi stare con me."
I suoi occhi sono taglienti, sicuri si sé.

Un...giglio bianco? Ma che lingua parla?

"Un cosa?" domando, sperando di aver sentito male.

"Oh, hai capito benissimo, giglio"

Ok, questo è decisamente fuso.

Si allontana di pochi passi.
"Ti vedo dietro quei capelli, Cloe" pronuncia il mio nome con astio marcato.

"E cosa vedi, Alexander?"

"Oh, lo sai. Eccome se lo sai" risponde convinto.

No, io non so un bel niente.

Alzo il mento in segno di sfida.

"Non pensare che quel gesto autoritario mi intimorisca, fiorellino" le sue labbra si incurvano in un sorrisetto maligno. I suoi occhi verde smeraldo mi trafiggono come lame affilate.
Solleva l'angolo della bocca facendomi notare i suoi denti candidi.

Certo che esteriormente non è poi così male.

Improvvisamente si schiarisce la voce, si pizzica il setto nasale. "Mettiamola così" inizia lasciando trafilare tutta la sua convinzione. "Ci sposeremo, ok, va bene, ma sappi che non dovrai rivolgermi parola, non dovrai dirmi che fare, non dovrai disobbedirmi." aggiunge marcando bene il non.

"Io ti lascerò la tua libertà, ma tu rispetta le regole. Sennò rimpiangerai di aver accettato. Non sono un bambino" mi mette con la schiena al muro, si appoggia a esso con il braccio destro.
Sbatte le palpebre raramente, per farmi vedere bene la luce che ha negli occhi.
È dannatamente sexy.

Cloe, contieniti. Lui ti odia e tu odi lui.

"Buona fortuna, fiorellino!" mi augura con falso entusiasmo, prima di lasciare la camera.

Fiorellino? Secondo me ha qualche rotella fuori posto.

Non sono riuscita nemmeno a ridergli in faccia, non mi ha dato il tempo. È scappato come un codardo.

Se per questo neanche io sono una bambina. Avrò pure l'aspetto di una Barbie, ma sono l'esatto opposto.

È bravo a fermarsi alle apparenze. Tosta. Mi hanno sempre definita così, sempre lo sarò.

Mi passa alla mente la folle idea di prendere tutto e scappare in Messico. Nei film lo dicono sempre, fidarsi non fa mica male, no?

Con suo padre sembrava così gentile. E' falso, niente di più. Un bugiardo spudorato.

Sembrava troppo facile.

Perché a me? Perché non a un'altra miliardaria?

Cosa gli ho fatto? Non gli vado bene per la mia "classe sociale"?

Morisse ammazzato.

Gli farò vedere di che pasta sono fatta.

Eppure il suo atteggiamento, le sue mosse, mi fanno tremare la lingua.
Non ho paura di lui, ma riesce a farmi zittire, riesce a dominare su di me.

Come fa ad avere questo potere?

Rimango immobile, non riesco a muovere un muscolo. Sono impalata in una stanza più grande della mia vecchia casa. Al posto dei muri ci sono delle finestre, i muri sembrano fatti di pietre preziose così come il pavimento. Senza dimenticare il pavimento, lucido, dello stesso materiale.

Cosa mi prende?

Non so se quel ragazzo sarà mai in grado di accertarmi.

Sarà tosta domarlo. Forse col tempo si addolcirà, anche se sembrava molto convinto prima.

Tra pochi giorni dovrò sposarmi con un ragazzo al quale faccio schifo e io non ne ho voce in capitolo.

Spero che tutto questo si risolva. Anzi, sarò io a risolverlo.

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