2. Tra gatti che scappano, lunghe ricerche e stupidità
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«Vespasiano!» Urla mio fratello disperato, reggendo il cellulare nella mano destra con la torcia accesa. Scuote le siepi del giardino alla ricerca del nostro povero gatto che, con un nome del genere, non è da biasimare se se l'è data a gambe. Avrebbero potuto scegliere qualsiasi nome, magari più da gatto, tipo Ciccio, Pincopallino o Miao, ma ovviamente quando Mario ha proposto il nome più brutto tra quelli degli imperatori romani, i miei genitori non hanno potuto fare a meno di dirgli "mio Dio, ma è bellissimo!".
«Se magari Laura stesse più attenta, la prossima volta!» Mi riprende mamma, con lo sguardo disperato per la perdita del suo amato gatto. Il suo amato gatto a cui io do' da mangiare. Ovviamente il gatto è scappato perché mi sono permessa di andare in bagno e nel frattempo Mario è andato a cercare una cosa in auto lasciando la porta aperta. In un mondo normale la colpa sarebbe di mio fratello, perché non ha chiuso la porta, ma in questa famiglia la colpa diventa la mia, perché non stavo controllando abbastanza il gatto.
«Mi sembrava strano che ancora non mi avessi dato la colpa» sussurro tra me e me, per poi uscire dal cancello del giardino e cercare Vespasiano in strada. Se quel gatto è intelligente come credo avrà cercato di allontanarsi il più possibile. Stessa cosa che farei io, se soltanto potessi. Probabilmente se me ne andassi i miei genitori non troverebbero comunque pace e andrebbero in giro a dire che sono un'ingrata.
«Vespa?» Lo chiamo a gran voce. Il diminutivo del suo nome, nonostante faccia schifo, è comunque più accettabile per un gatto rispetto a quello di un imperatore del nove dopo Cristo. Mi stringo le braccia al petto, cercando di scaldarmi. È buio, siamo in pieno autunno ed io ho avuto la brillante idea di uscire di casa senza la giacca per cercare un gatto. Giro lo sguardo da un lato all'altro della strada, fino a quando sotto un lampione poco lontano dall'ingresso di casa mia, sulla sinistra, scorgo un ragazzo con addosso quella che sembra essere la felpa rossa del mio liceo. Ha la testa piegata verso il basso, quindi non riesco a vederlo in faccia, ma noto che tiene fra le braccia un gatto grigio eccessivamente grasso. Corrugo la fronte, confusa e anche un po' arrabbiata. Sta per caso cercando di rapire il mio gatto? Tossisco, attirando finalmente l'attenzione del ragazzo poco lontano da me, che alza lo sguardo quasi spaventato, ma poi ridacchia nel vedere che sono io. Io al contrario, appena mi rendo conto di chi è, lascio cadere le braccia lungo i fianchi.
«Hey, tesoro!»
Storco il naso, avvicinandomi con cautela a Federico Leone che tiene in braccio il mio gatto obeso. Che ci faccia lui su questa strada è un mistero, tanto che inizio a pensare che sia uno stalker e che conquistare Delia fosse solo un modo per arrivare a me e uccidermi.
«Non chiamarmi così» lo zittisco fredda non appena arrivo davanti a lui, facendomi passare il gatto che ovviamente mi graffia, facendo ridere il ragazzo davanti a me.
«Sicura che è il tuo?» La sua battuta fa ridere soltanto lui, che la smette subito appena lo fulmino con lo sguardo. Torno poi ad accarezzare Vespa, che sembra non volermi graffiare più.
«Voi felini siete tutti stronzi, eh?» Chiedo, rialzando lo sguardo sul ragazzo appena mi rendo conto che non sta rispondendo. Federico infatti ha una faccia confusa, tanto che per un attimo temo di aver sbagliato il suo nome. «Non fai di cognome Leone?» gli domando per ricevere una conferma, mentre cerco di tenere stretto Vespa al mio petto per non farlo scappare di nuovo. È grasso, ma quando si tratta di fuggire non sembra pesare neanche un grammo.
«Ah, sì» risponde infine il ragazzo, «ma perché, i leoni sono felini?»
Se non avessi le mani impegnate a reggere Vespasiano, mi darei uno schiaffo sulla fronte. Ma si può essere così idioti? Mi chiedo cosa ci abbia visto Delia in uno come lui, a parte gli occhietti verdi e il naso perfettamente dritto.
«Certo. Lo sai che i leoni si accoppiano dalle venti alle quaranta volte al giorno?» Gli chiedo, voltandomi e incamminandomi verso casa mia. Federico recupera il borsone che aveva poggiato a terra, velocizzando il passo per seguirmi.
«E perché dovrebbe essere un insulto?» Chiede, probabilmente confuso dal fatto che non gli abbia ancora rifilato qualche battutina sarcastica.
«Perché durano solo qualche secondo» commento alzando le spalle, noncurante, trattenendo un sorrisino che però vedo spuntare sul volto di Federico. «Che ci facevi qui intorno?» gli riesco a chiedere, più per assicurarmi che non sia davvero un maniaco che mi segue che per sapere effettivamente cosa faccia nella vita.
«Stavo tornando dagli allenamenti di calcio, poi ho visto il gatto che correva spaventato e l'ho preso in braccio» dice facendomi sbuffare una risata, più che altro incredula. Uno stronzo del genere tratta male le ragazze e poi fa le coccole ad un povero gattino spaventato?
«Beh, forse dovrei ringraziarti per il gatto, ma siccome hai fatto stare male la mia migliore amica credo che salterò questo passaggio e ti augurerò la buonanotte» dico, fermandomi davanti il cancello di casa mia e voltandomi verso Federico. I suoi occhi verdi sono fissi nei miei marroni, mentre sul suo volto non si cancella quel sorriso da idiota. Inizia ad avvicinarsi alla mia faccia, cosa che mi porta istantaneamente ad allontanarmi da lui e a guardarlo con le sopracciglia inarcate.
«Credo che tu voglia scopare con me.»
Scoppio in una fragorosa risata, facendo spaventare addirittura Vespasiano, mentre Federico non si scompone e continua a guardarmi sorridente.
«Nemmeno se fossi l'ultimo uomo sulla Terra e la salvezza dell'umanità dipendesse da un nostro rapporto sessuale, Federico» commento, aprendo il cancello e rientrando finalmente nel giardino di casa. Non mi volto a guardarlo, ma sento il suo sguardo addosso mentre cammino lungo il vialetto.
«Continui a prendermi in giro e non so ancora il tuo nome» commenta, mentre io non accenno a voltarmi verso di lui per non fargli vedere il sorrisetto che campeggia sul mio volto. Apro la porta di casa facendomi scivolare Vespa dalle braccia e solo allora mi giro verso Federico, fermo con le mani poggiate sul mio cancello in ferro.
«Scoprilo da solo, Leone coglione» affermo ridacchiando e richiudendomi finalmente la porta alle spalle. I miei genitori e Mario sbucano dalla cucina tutti insieme come un'entità unica, correndo non verso di me, ma verso il gatto ai miei piedi che vorrebbe solo tornare fuori.
«Vespasiano!» urla mio padre, accarezzandolo. Mario lo prende in braccio e tutta la mia famiglia inizia ad accerchiarlo, facendomi pentire di averlo riportato dentro. Li guardo con le braccia incrociate al petto e lo sguardo sconvolto, visto che nessuno si sta curando della mia presenza.
«Grazie Laura, che dolce che sei ad uscire in strada in piena notte per ritrovare un gatto di cui non ti frega niente ma che continui a nutrire tu al posto nostro!» Dico con un mezzo sorriso e la voce volutamente acuta, senza attirare l'attenzione di nessuno. Sbuffo alzando gli occhi al cielo, muovendomi verso la mia camera in fretta, ma solo in questo momento mia madre si ricorda che esisto.
«Laura, dove vai? Devi lavare i piatti!»
Mi fermo proprio sulle scale, voltandomi verso la mia famigliola stretta attorno a quel povero gatto che mi chiede pietà con lo sguardo.
«Ma se tocca a Mario!» Mi lamento io, allargando le braccia scocciata e aspettando solo di sentire la scusa di oggi per difendere il mio fratellone perfetto.
«Mario ha cercato il gatto per tutta la serata!»
━✰✰✰━
Dopo aver ceduto alle minacce di mia madre che mi intimava di lavare i piatti o mi avrebbe impedito di uscire per due settimane, una volta finito mi getto sul mio letto. Tengo la porta accuratamente chiusa a chiave, per evitare ogni eventuale fastidio da parte della mia famiglia di pazzi anche mentre dormo. Afferro il cellulare che ho poggiato sul comodino a sinistra del mio letto, aprendo velocemente Instagram per continuare un'interessante conversazione tra Federico e Giulia. La chat da stamattina è stata più o meno: Hey!, Hey!, Come va?, Tutto bene grazie, a te? e poi nulla perché il moro ha ben deciso di non rispondermi più. Vengo messa da parte anche con un profilo falso? Mentre continuo a chiedermi se non abbia semplicemente capito chi sono o quantomeno che non sono reale, apro i direct e ne trovo uno suo.
leone_fede:
Hey, scusami se non ho
risposto prima, ma ero
agli allenamenti di calcio
Beh, almeno non è un bugiardo. A meno che non menta a tutte e due, sia a Laura che a Giulia, anche se Laura è Giulia. Ma lui questo non lo sa. Almeno spero. Scuoto la testa, ricordandomi che non era nemmeno a conoscenza del fatto che i leoni fossero felini, perciò dubito che sia capace di riconoscere un profilo falso quando ne vede uno.
thatsnotgiuls:
Non preoccuparti! Giochi
a calcio? Che bello!
No, non è bello. Io odio profondamente il calcio e odio ancora di più immaginare questo beota palestrato che corre dietro ad una palla tutto sudato. Ma se Federico deve innamorarsi di Giulia, lei deve amare ogni cosa che ama lui, no?
leone_fede:
Ahah, sì... Diciamo che
mio padre mi ha costretto,
a giocare da piccolo, ma
non mi lamento
Faccio una smorfia schifata appena leggo quelle parole sul mio schermo. Certo, ora dobbiamo abboccare tutti alla storiella del povero figlio dal destino già scritto che vorrebbe solo seguire la sua strada ma è costretto a giocare a calcio, proprio come vorrebbe il suo ricco padre. Tutte balle per conquistare le ragazze. Che originalità.
thatsnotgiuls:
Ahah dai, poteva andarti
molto peggio. Tipo,
potevi ritrovarti con uno
slippino a fare nuoto
sincronizzato
Ridacchio fra me e me, immaginandomi quel cretino con uno slip rosso che danza nell'acqua a suon di musica, mentre tutte le ragazzine della scuola gli svengono dietro. Che orribile immagine.
leone_fede:
Mi ci vedi davvero con
uno slip rosso che danzo
nell'acqua a suon di musica?
Strabuzzo gli occhi, rendendomi conto che è esattamente ciò che ho immaginato. Devo ammettere che ha un talento nel capire le donne, il signor Ficca Buchi. Mi dispiace dirlo, ma le ragazze come Delia ci abboccano subito: dare attenzioni a chi ha bisogno di sentirsi amato è come regalare della droga ad un tossicodipendente.
thatsnotgiuls:
Onestamente no, ma nella
vita non si può mai sapere
Mi giro di lato, spegnendo la lampada sul mio comodino pronta per andare a dormire. Parlare con Federico forse non è così male, in fondo. È da molto che non parlo con un ragazzo e anche se questa volta è per finta, non toglie che possa essere comunque divertente. La vibrazione del mio cellulare mi smuove il petto su cui l'ho appoggiato.
leone_fede:
Ma tu vieni nella mia stessa
scuola?
Mi mordo il labbro inferiore, ragionando sulla risposta. Potrei dire di no e spegnere la suspence o dire di sì ed alimentarla.
thatsnotgiuls :
Indovinalo tu, Leone
;)
Premo invio riluttante, ma allo stesso tempo soddisfatta, attendendo la sua risposta. Me lo immagino a ridacchiare come un cretino davanti allo schermo, credendo di aver fatto la conquista del secolo. Povero idiota.
leone_fede:
Misteriosa, eh? Ci sto.
Domani ti cercherò :)
Mi viene spontaneo sorridere, pensando che non indovinerà mai chi sono e che se anche se lo facesse scaccerebbe via quell'idea. Lo odio troppo, non può pensare che sia io, no?
thatsnotgiuls:
A domani, allora!
Notte, Leone
Aggiungo l'emoji di un fiore di ciliegio alla mia buonanotte, un po' perché è il mio fiore preferito e un po' perché un cuore sarebbe fin troppo. Non aspetto neanche la sua risposta, mettendomi sotto le coperte e prendendo sonno prima del previsto.
━✰✰✰━
«Oddio gli hai parlato veramente tu sei pazza questo ci scopre come ti permetti a prendere in gir...» Tappo la bocca di Delia, che di mettere una virgola nel suo sproloquio non ne vuole proprio sapere.
«Delia, se ogni volta devi fare così giuro che non ti dico più nulla!»
La mia amica annuisce, dandomi la conferma che posso toglierle la mano dalla bocca e possiamo riprendere a camminare verso la nostra classe, dato che la ricreazione è finita. Straordinariamente Delia non parla più e proprio quando vorrebbe iniziare a farlo sentiamo una fastidiosa (più per me che per lei) voce alle nostre spalle.
«Laura Reda» mi sento chiamare, alzando gli occhi al cielo e voltandomi verso Federico Leone che si avvicina a me, con quell'idiota biondo del suo amico sempre al suo seguito.
«Bravo, Leone coglione, vuoi un premio ora che hai indovinato il mio nome?» gli dico incrociando le braccia sotto il seno, come mio solito. Lui si appoggia con la spalla sinistra al muro, guardandomi con quello che probabilmente dovrebbe essere il suo sguardo provocante, che a me fa solo storcere il naso.
«Devo ammettere che è stata una ricerca lunga, complessa e top secret» dice lui, con un tono arrogante, facendomi scoppiare a ridere e meritandomi un'occhiataccia da parte sua.
«Sei andato sul profilo di Delia, hai visto una foto dove c'ero anche io a cui ti è anche scappato un like e mi hai trovata dal tag. Molto lunga e top secret, come ricerca.»
L'amico biondo di Federico, di cui so di sapere il nome, ma che non riesco proprio a ricordare, scoppia a ridere e deve contenersi prima che Federico lo fulmini con uno sguardo. Il moro si volta ancora verso di me, ma prima che possa aprire la bocca inizio a picchiettargli la spalla con la mano, come a consolarlo.
«È un peccato che tu sia tanto bello quanto stupido» gli dico, girando poi i tacchi per tornare in classe con la voce di Federico alle spalle che urla "però hai detto che sono bello!". Delia non dice nulla, continua solo a ridere, cosa che mi consola molto perché considerato che l'ho chiamato Leone coglione davanti a lei sarebbe anche potuta diventare rossa di rabbia. Arrivata davanti la porta della mia classe sento il cellulare vibrarmi nella tasca dei pantaloni, così lo estraggo ritrovandomi un direct sul profilo di Giulia.
leone_fede:
Tu credi che io sia stupido?
All'inizio mi viene da ridere, ma riflettendoci rimango impassibile davanti la porta. Perché lo sta chiedendo ad una completa sconosciuta?
thatsnotgiuls :
No, perché dovrei pensarlo?
Riesco a digitare in fretta, mentre il cuore mi martella nel petto. Ha capito che sono io o ci è rimasto male per quello che ho detto in corridoio? Entro finalmente nell'aula e mi butto sulla mia sedia, mentre dietro di me Nathan parla con Delia, visto che Roberta oggi non è venuta. La risposta di Federico non tarda ad arrivare, facendo vibrare il telefono che smuove il mio banco malmesso, su cui campeggia l'incisione fatta a forbice che recita LAURA + DELIA.
leone_fede :
Ultimamente me lo dicono
molte persone e sto iniziando
a pensare che sia la verità
Un groppo mi si forma in gola, misto quasi a senso di colpa. Io, Laura Reda, come posso provare senso di colpa nei confronti di qualcuno che trovo spregevole? Ha fatto soffrire Delia, fa soffrire sempre tutti, usa le persone e soprattutto le ragazze come se fossero un paio di calzini da buttare dopo averli messi una sola volta. Non può essere fragile, non può offendersi perché qualcuno gli dice che è stupido.
thatsnotgiuls:
Non sei stupido, Federico,
e se qualcuno pensa il
contrario allora non sa quello
che dice. Nessuno è stupido!
In parte credo a ciò che scrivo, mentre invio il messaggio, perché è quello che dico sempre: nessuno è stupido. Chiamarci lui solo per quello che ha fatto, non conoscendolo nemmeno, va contro ogni mio principio. Federico Leone può davvero provare insicurezza? Me lo chiedo mentre mi torturo il labbro inferiore con gli incisivi, venendo scossa da una nuova notifica che mi fa finire ancora una volta il cuore in gola per il senso di colpa.
leone_fede:
Vorrei che anche qualcun altro
in questa scuola la pensasse
come te...
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