Epilogo

Trascorro i tre giorni successivi chiusa nella mia stanza, rifiutandomi di mangiare, di uscire e di vedere chiunque. Solo il quarto giorno Josh riesce a fare capolino nella mia stanza, sedendosi al mio capezzale.

-Hai un aspetto orribile - dice cercando di essere scherzoso. Ha già detto la stessa cosa un'altra volta, quando la situazione era ancora diversa. Non è passato poi molto tempo da allora, ma sembra essere trascorso un secolo.

-Lasciami sola, Josh - dico con la voce rauca.

-Hey, che vuoi fare, rimanere rinchiusa qui dentro per sempre?

-Tre persone sono morte per causa mia. Sono un'assassina. Sono ...

-Riley è ancora vivo - dice Josh.

Rimango in silenzio per qualche istante e il mio cuore riprende finalmente a battere.

-Stai scherzando? - Gli chiedo.

-Come potrei scherzare su una cosa del genere?

-Ma Adele ha detto che ...

-Adele si è sbagliata. Gli ha somministrato in tempo l'antidoto e si è ripreso. È più in forze che mai.

Riley è vivo. Riley sta bene. Non posso crederci.

-Perché non è venuto a trovarmi? - Mi lascio sfuggire.

Josh abbassa la testa.

-Ti ringrazio per avermi salvato la vita, Karen. Ti devo tutto, davvero. Ma non avrei mai voluto che uccidessi qualcuno per me. Che ti riducessi in questo stato.

-Non mi pento di averti salvato la vita - gli dico.

-Promettimi che ti riprenderai. Promettimi che tornerai a scuola, che tornerà tutto come prima.

Trattengo una risata amara.

-Nulla può tornare come prima, Josh. Ho ucciso una persona, ma c'era la promozione prendi due paghi uno. Dio, sono capace di fare sarcasmo anche adesso. Sono una persona schifosa, Josh. Come mai la polizia non mi ha ancora arrestata?

-Tutti pensano che Jane e Mason siano semplicemente scomparsi.

-Oh, certo ...

-Karen, tu sei forte. Hai fatto ciò che hai fatto solo per salvarmi la vita.

-Non ho più voglia di parlarne, Josh. Non voglio che tu prova a farmi sentire meglio dicendo che sono nel giusto perché non lo sono e lo so bene.

Josh mi fissa per qualche istante, poi annuisce. Quindi si alza ed esce dalla mia stanza, lasciandomi sola. Lancio un'occhiata all'orologio che indica le sette di sera e finalmente decido di alzarmi. Mi vesto ed esco dalla mia stanza come uno zombie.

-Karen! -Esclama Chloe non appena mi vede, ma io la evito. Voglio ancora stare da sola, solo in un posto diverso. Apro la porta e mi avvio verso la foresta. Cerco di rilassarmi in mezzo alla natura e ignoro i brividi di freddo. Non so per quanto cammino. So solo che, quando mi volto verso la foresta delle fate, vedo Riley. È lì fermo che mi fissa e ricambio il suo sguardo. A separarci c'è una barriera che sembra più spessa del solito. Lo osservo per qualche istante. Averlo creduto morto è stato quanto di più brutto potesse accadere e ora non posso credere che sia vivo, proprio davanti a me.

-Credevo fossi morto - dico trattenendo il fiato e un singhiozzo. Il suo sguardo è sempre duro e impenetrabile.

-Non ancora - risponde.

-Mi hai salvato la vita.

-Ho fatto lo stesso che hai fatto tu.

-Grazie.

-Non devi ringraziarmi - dice come sempre. -Non potrò mai perdonarti per quello che hai fatto. Non potrò mai perdonarti per aver ucciso Mason. E non potrò mai perdonare me stesso perché credevo di aver capito che le cose stessero così, ma non ho fatto nulla per evitare la tragedia.

Trattengo il fiato.

-Io ... Non avrei voluto, Riley. Mi dispiace tanto.

-Quel che è fatto, è fatto ormai.

Quindi si volta.

-Riley, aspetta!

-È finita, Edwards. Non c'è nient'altro da dire.

Quindi se ne va, lasciandomi sola, la barriera che sembra ci separerà in eterno.

Quando rientro a casa, mi rintano subito nella mia stanza. Ho deciso di non versare più lacrime ed è quello che faccio. Mi osservo allo specchio. Sono diversa. Più magra, più pallida, nei miei occhi una luce diversa. Poi vedo qualcosa sbucare dalla mia manica sinistra. La sollevo e noto un intricato disegno. Spalanco gli occhi e tolgo il maglione, rimanendo in canottiera. Le radici mi percorrono tutto il braccio, fino ad arrivare alla mano. Sono una cacciatrice. Sono una cacciatrice a tutti gli effetti.

Il cellulare interrompe le mie riflessioni. Decido di non rispondere proprio come ho fatto in questi giorni e attendo che smetta di suonare. Ma appena finisce, ecco che riprende. Scocciata, prendo il telefono. Non conosco il numero, ma decido di rispondere.

-Pronto?

-Ciao, Karen.

Aggrotto la fronte.

-Chi è?

-Come, non mi riconosci? Sono Viola, la tua compagna di banco.

-Ciao,Viola. Come fai ad avere il mio numero?

-Il come non importa. Senti, ricordi che mi dovevi un favore tempo fa?

Già, è vero. Risale a quando mi ha aiutata a parlare con Riley.

-Sì - dico in un sospiro. -Come ti posso aiutare?

-Devi trovare l'Astargh. Trovarlo e darmelo.

Fine

Bene, e così il primo capitolo della storia di Karen è giunto a conclusione. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, anche se immagino che qualcuno di voi abbia voglia di lanciarmi una bottiglia in testa con la speranza che mi faccia molto male per come ho fatto finire la storia (eh, già). E ora, la fatidica domanda: volete il sequel? Ho già iniziato a scrivere un paio di capitoli, ma prima di pubblicarli vorrei la conferma che vi piacerebbe leggere un seguito. Vi ringrazio con tutto il cuore per essere arrivati (poveri superstiti) a questo punto della storia e per avermi sopportata finora. Quindi GRAZIE, in particolare per i vostri pazzi commenti che hanno avuto il potere di farmi ridere come un'ebete anche davanti ad estranei che, naturalmente, mi hanno lanciato occhiatacce (che ci volete fare, sono nota per la mia imbranataggine). Beh, che altro dire... fatemi sapere!

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