Capitolo 41
Non ho idea di quanto tempo sia trascorso quando mi sveglio. Riley sta dormendo ancora e l'ultima cosa che voglio è svegliarlo, ma vorrei anche controllare la sua ferita. Ancora incredula, penso a ciò che è accaduto poco fa. È successo realmente? Si è trattato solo di un sogno? Quel che succede nella radura senza tempo resta nella radura senza tempo?
Sono persa in questi pensieri quando mi sembra di scorgere un luccichio in fondo alla tana. Subito allerta, mi sollevo su a sedere. Riley mugugna qualcosa nel sonno e pian piano si sveglia. Mi guarda e sul suo volto spunta un debole sorriso.
-Come stai? – Gli chiedo.
-Leggermente dolorante – aggrotta la fronte. –Tutto bene?
-Credo che non siamo soli qui dentro.
La sua espressione muta in un istante e assume quella scura e concentrata con la quale sono abituata a identificarlo. Tiro fuori la torcia dallo zaino e la accendo, illuminando le viscere del rifugio.
In fondo, rannicchiata in un angolo, scorgo la stessa ragazzina che scappava dai mendicanti. Solo che adesso indossa degli stracci e la sua pelle e i suoi capelli sono sporchi. Trema come una foglia.
-Non farmi del male – dice.
-Non ne ho intenzione – rispondo. –Perché ti trovi qui?
-Ho fame. E sete – dice senza rispondere alla mia domanda.
Tiro fuori un po' del cibo che è rimasto dal mio zaino, ma per quanto riguarda l'acqua Riley ha ragione: ne abbiamo poca. Resta ancora una sua bottiglia e mezza mia. Sospiro, quindi mi avvicino alla bambina che si ritrae.
-Voglio solo aiutarti – le dico.
Le faccio vedere il cibo e l'acqua e allora lei si avvicina lentamente, studiando ogni mio movimento. Infine prende quanto le offro.
-Sei gentile – mi dice.
-Dov'è casa tua? – Le domando.
-Karen, non è vera – dice Riley.
Devo ancora abituarmi al mio nome pronunciato da lui. Involontariamente mi volto nella sua direzione sorridendo, ma poi ritorno al presente.
-Non lo ricordo. Ho paura ad uscire da qui. C'è gente malvagia là fuori – risponde la bambina sgranocchiando un cracker.
Mi avvicino a sfiorarle un braccio. È fredda, ma ha una massa. Lei è vera.
-Ti aiuteremo noi a tornare a casa – la rassicuro.
Riley scuote la testa, ma invece di lamentarsi nasconde un sorriso.
-Lo faresti veramente? – Domanda la bambina.
-Certo. Ti porteremo al sicuro, non temere.
Riley sussurra qualcosa che ha a che fare con "missione" e "va a farsi benedire", ma non replica nulla ad alta voce.
-C'è solo un piccolo problema: vedi, lui non può camminare – dico alla bambina indicando Riley.
Lei lo osserva per qualche istante, inclinando leggermente la testa.
-Solo per poco. Accompagnatemi per poco – ci supplica.
Scambio un'ulteriore sguardo con Riley che sospira.
-Va bene, ti accompagneremo – dico.
Riley si solleva su a sedere.
-Che stai facendo? – Gli chiedo.
-Dobbiamo accompagnare la finta bambina. Ci resta poco tempo, dobbiamo darci una mossa – dice.
-Sarebbe meglio se tu riposassi un altro po'. Potrei accompagnarla da sola e tu potresti restare qui, o ...
-Non se ne parla. Noi non ci separiamo.
-D'accordo, ma almeno riposa un altro po'.
-Il tempo – ripete Riley.
Annuisco con un sospiro.
-Come ti chiami? – Chiedo alla bambina.
-Mi chiamo Karen – dice lei.
Stringo gli occhi.
-Ok, questo è inquietante – osserva Riley.
-Puoi dirlo forte. Su, andiamo allora.
Aiuto Riley ad uscire dalla tana, dopodiché prendo gli zaini ed esco a mia volta. Karen, o meglio la bambina, è l'ultima ad uscire.
-So solo che dobbiamo andare da quella parte – dice, indicando la strada alla nostra sinistra.
-Controlla la bussola – mi incita Riley.
La tiro fuori dallo zaino e controllo la posizione della lancetta. Indica la parte esattamente opposta.
-Va bene, andiamo.
Mi volto verso la ragazzina, ma di lei non c'è più traccia.
-Dov'è finita? – Chiedo a Riley.
Anche lui si sta guardando intorno. È poggiato al tronco di un albero non riuscendo a reggersi in piedi, quindi lo raggiungo e lo aiuto a sostenersi.
-Karen? – La chiamo.
A rispondermi è solo il silenzio.
-Guarda – mi dice Riley, indicando la quercia.
Dietro di essa scorgo un movimento.
-Ce la fai ad avvicinarti? – Chiedo a Riley.
Lui annuisce, quindi ci avviciniamo. Ma prima che riusciamo a muovere più di due passi, qualcuno sbuca fuori da dietro la quercia che ci ha ospitati. E non si tratta di certo di una bambina.
La riconosco subito, prima ancora che apra bocca.
Ci troviamo di fronte la Grande Madre.
SPAZIO AUTRICE
Dunque, la storia sta ormai per giungere al suo termine (mancano gli ultimi 5 capitoli, già) e un tantino a scoppio ritardato mi sono resa conto di quanto sia pessima la copertina di questa storia. Che dite, dovrei cambiarla? *dubbi esistenziali del 13 Agosto*
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