Capitolo 39

L'unico segno che stiamo camminando da molto è il dolore ai miei piedi. Per quanto riguarda il resto, la luce che filtra nella foresta è sempre la stessa e l'orologio indica la stessa ora.

Il mio stomaco inizia a brontolare e mi fermo un attimo imbarazzata, controllando con la coda dell'occhio che Riley non abbia sentito niente.

-Fermiamoci a mangiare – dice.

-Grande!

-Non ti avrei definita così cafona, Edwards.

-Chi sarebbe cafona? Ho solo fame!

Apro lo zaino e tiro fuori quel poco che ho portato con me.

-Tra l'altro ti ricordo che è solo grazie a me se abbiamo la bussola per trovare la Grande Madre. Fosse stato per te, ce ne saremmo andati lasciando una bambina innocente in balìa di quei mendicanti – dico.

-Erano un'illusione – replica Riley alzando gli occhi al cielo.

Sbuffo, ma non rispondo alla sua riflessione.

-Bene, quanto tempo pensi che dovremo ancora ... - inizio a dire, prima di notare l'espressione di Riley. –Che succede?

-Non ti muovere – mi dice.

Spalanco gli occhi.

-Un insetto sta camminando sulla tua testa. È molto grosso e probabilmente non è un insetto vero, ma una spia – spiega. –Questo significa che ci sono guai in vista.

-Che genere di guai?

Riley scaccia l'insetto e facciamo appena in tempo a scambiarci uno sguardo che arriva il terremoto. Lo stesso di poco prima, lo stesso provocato dai cavalli.

-Spuntino rimandato – dice Riley prendendo in fretta lo zaino e iniziando a correre.

Mi alzo subito da terra e lo seguo.

-Il piano? – Chiedo correndo.

-Trovare un nascondiglio.

-Oh, bene. E se fosse anche questa una prova? Se dovessimo combattere?

-Pensa a salvarti la pelle, poi si vedrà.

Il rumore degli zoccoli diventa sempre più forte. I cavalieri si stanno avvicinando sempre di più e noi non potremo mai seminarli.

Sento Riley imprecare qualcosa, poi mi spinge dietro un albero.

Tiene una mano serrata sul mio polso e l'altra a tapparmi la bocca. Poi sposta la seconda su uno dei suoi pugnali.

Nel frattempo i cavalieri hanno raggiunto il punto nel quale ci trovavamo fino a poco prima, ma non proseguono. Si fermano e probabilmente, dati i passi che stiamo sentendo sul selciato, qualcuno di loro è sceso da cavallo. Ci stanno cercando.

-Al tre inizia a correre – mi sussurra Riley all'orecchio. –Uno. Due. Tre!

Faccio come mi dice. Nello stesso istante in cui sono scattata per correre e allontanarmi dai cavalieri, Riley ha iniziato a lanciare i suoi pugnali. Trovo un nascondiglio poco più avanti e mi fermo, attendendo che mi raggiunga. Ma ovviamente non può. Gli uomini sono molti più di lui, cosa diavolo crede di fare?

Tra tutti i suoi stupidi piani, questo è senza dubbio il peggiore.

Per questo non ci penso due volte a tornare indietro e a battermi con l'unico pugnale che possiedo.

-Idiota di un'Edwards, ti ho detto che dovevi salvarti il culo! – Urla.

-Già, e poi avrei dovuto proseguire senza il peggiore rompiscatole che esista – dico mentre cerco di sfuggire all'attacco di un uomo.

Riley sbraita qualcosa senza senso, ma continua a combattere. Io nel frattempo continuo a stupirmi sempre più su quanto mi risulti facile essere scattante e utilizzare un'arma. Io, i cui riflessi sono sempre stati più lenti di una lumaca. Io, il cui sport preferito è sempre stato fare zapping.

-Ehm, Riley? – Chiedo.

-Che vuoi? – Urla mentre infilza un cavaliere.

-Sei sicuro che uccidere le guardie della Grande Madre non la indisponga?

Non ricevo nessuna risposta e per la prima volta la cosa mi spaventa, ma non posso voltarmi, non con un cavaliere che prova ad infilzarmi da un momento all'altro. Quando lo sento urlare però, è più forte di me.

Mi volto verso Riley e lo trovo sdraiato su un fianco, una macchia scarlatta che si espande sempre di più sul fianco e una mano sollevata nel vano tentativo di proteggersi. È come se vedessi tutto a rallentatore. La bocca aperta di Riley che urla qualcosa, la spada del cavaliere che si abbassa inesorabilmente su di lui, le altre persone intorno a me.

Ma al contrario di tutto il resto, i miei movimenti sono veloci.

Corro, e mi piazzo subito davanti a Riley, il cavaliere e la sua spada incombono su di me. Attendo l'impatto con gli occhi chiusi e la testa bassa. Per un attimo penso che sia un peccato andarsene così, che c'erano così tante cose da fare ancora, ma poi penso a Riley, a lui che ce la farà, a lui che avrà un piano migliore di questo per sistemare le cose una volta tornato ad Oakstone Valley. E allora mi dico che ne vale la pena. Penso a tutto questo nei millesimi di secondo che mi separano dalla fine. Ma l'impatto non arriva. Al suo posto, sento il suono assordante di qualcosa che si infrange e vedo la spada, calata su di me, spezzarsi in migliaia di schegge nere, per poi disintegrarsi. Per qualche istante regna la pace. Poi tutti i cavalli e i cavalieri intorno a noi si dissolvono.

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