Capitolo 38
-Edwards, svegliati - mi dice Riley.
Mugugno qualcosa. Devo essermi addormentata da giusto dieci minuti, ma sarebbe inutile controllare l'orologio.
-Altri due minuti, Riley - dico.
Non replica nulla, quindi mi rilasso. Però c'è qualcosa di strano. Qualcuno mi sta alitando sulla faccia. Apro gli occhi e mi ritrovo il suo volto ad un palmo dal naso. Lancio un urletto.
-Subito, Edwards - mi dice.
Mi lancia il mio zaino e si avvia verso l'uscita dalla tana.
Inizio ad imprecare contro i custodi, dopodiché mi alzo cercando di schiarirmi le idee.
-Muoviti, ti aiuto ad arrampicarti.
Mi avvicino a lui. Attendo che mi dia la spinta, invece mi solleva talmente che riesco ad aggrapparmi all'uscita. Mi trascino fuori dalla tana e mi alzo, attendendo il suo arrivo. Mi raggiunge in un balzo e inizia subito ad incamminarsi.
-Ti sei svegliato con la luna storta? - Gli chiedo cercando di tenere il passo.
Mi scruta con la coda dell'occhio senza rispondere.
-Dovresti fare attenzione a ciò che dici mentre dormi - dice.
Avvampo subito.
-Cosa ho detto? - Chiedo.
Odio i silenzi prolungati di questo ragazzo.
-Riley ...
Delle voci mi interrompono. Riley si mette subito in guardia e io faccio altrettanto.
-Andiamo da questa parte - dice Riley, indicando la direzione opposta a quella delle voci.
Poi sentiamo un urlo, l'urlo di una ragazzina. Spalanco gli occhi.
-Qualcuno è in pericolo - dico.
-Non può essere, siamo nella radura sen ... Edwards, torna subito qui!
Non gli do ascolto e continuo a dirigermi verso la direzione dalla quale provengono le voci.
-Cosa credi di fare? - Mi chiede, prendendomi per un braccio.
-Riley, mi fai male - gli dico.
-Andiamo, Edwards. Abbiamo una missione. Quello che sta accadendo lì non ci riguarda. Potrebbe essere una trappola.
-C'è una ragazzina in difficoltà.
-Non siamo in un luogo normale! Ci troviamo nella radura senza tempo. Non vivono esseri umani qui!
Non gli do ascolto e continuo a camminare. Ora riesco a distinguere le parole della bambina. Non fa che chiedere aiuto. Inizio a correre e sento Riley imprecare per poi seguirmi. Mi apposto dietro ad un cespuglio e osservo la situazione. Ci sono quattro mendicanti che si avvicinano alla bambina. Quest'ultima tiene un cesto tra le mani e indietreggia, ma c'è un albero alle sue spalle.
-Hey! - Urlo, uscendo dal mio nascondiglio per attirare l'attenzione degli uomini.
-Idiota, cosa diavolo hai in mente? - Sussurra Riley. Sta volta sono io a non rispondergli.
Il mio piano sta funzionando: i mendicanti stanno dirigendosi verso la mia direzione. La bambina però è ancora pietrificata sul posto.
-Guarda Tom, un'altra umana da derubare - dice uno di loro.
-Oggi guadagneremo un bel gruzzoletto - dice un altro.
-Scappa! - Urlo alla bambina.
-No! - Dice uno dei mendicanti, voltandosi verso di lei. -Non muoverti. Non ti conviene.
-Lasciatela in pace. In cambio vi darò questa - dico sganciando la collana che porto al collo.
Sento Riley, ancora nascosto, sbuffare divertito.
Dopo qualche istante in cui rimangono a fissarmi, anche gli uomini scoppiano a ridere.
-Perché dovremmo prendere una sola cosa se possiamo prenderne due? - Domanda uno di loro.
-Sì, ma noi lotteremmo. Se la lasciate andare invece, vi darò tutto quello che ho - dico loro.
Sembrano pensarci su qualche istante. Nel frattempo sento qualcosa di freddo sulla mano. Abbasso lo sguardo e vedo una lama. Incontro lo sguardo di Riley che annuisce. Stringo il pugnale e lo nascondo nella manica.
-Dovrai venire con noi - dice un mendicante. -E lasceremo andare la bambina.
Beh, niente di difficile. Abbasso nuovamente lo sguardo su Riley e lui annuisce di nuovo. Deve avere un piano, come sempre.
-Va bene. Ma prima lasciatela andare - dico indicando la ragazzina.
Gli uomini ridono, dopodiché le fanno cenno di andare via. Lei non se lo lascia ripetere due volte e inizia a correre.
-E ora seguici - mi dicono.
Annuisco e inizio a camminare, ma subito Riley esce dal suo nascondiglio e inizia a lanciare due pugnali. Prende due uomini in pieno e quelli, al primo contatto con il pugnale, scompaiono nel nulla. Spalanco gli occhi paralizzata, tanto da non accorgermi di un uomo che mi ha raggiunta. Senza neanche pensarci lancio a mia volta il pugnale come se l'avessi sempre fatto e anche il terzo uomo scompare. Nel frattempo Riley ha fatto fuori il terzo. Mi guardo intorno alla ricerca di qualcun altro, ma sembra che siamo soli.
-È stato troppo facile - dico a Riley continuando a scrutare tra gli alberi.
-Già - dice lui, recuperando i suoi pugnali. Osservo quello che mi ha dato. Osservo la lama che assume una curva elegante e l'elsa decorata con motivi a spirale. Resto stupita dalla facilità con la quale l'ho impugnato.
-Puoi tenerlo - mi dice Riley. Non mi ero accorta mi stesse osservando.
Annuisco, quindi Riley mi lancia un laccio al quale legare il pugnale.
-Come hanno fatto a sparire nel nulla? - Gli chiedo riferendomi ai mendicanti.
-Te l'ho detto: qui non esistono esseri umani. Per quanto ne sappiamo, potevano essere delle illusioni. Proiezioni di un pensiero. Una prova della Grande Madre.
Sollevo un sopracciglio.
-Questa sarebbe una prova?! Che razza di ... - inizio a dire.
Poi noto il cestino che portava la bambina. È a terra e di lei non c'è più traccia. Mi avvicino e sollevo il coperchio. All'interno trovo un oggetto rotondo che, curiosa, tiro fuori.
-Cos'è? - Chiede Riley avvicinandosi.
Osservo l'oggetto. Sembra un orologio da taschino o forse una ...
-È una bussola - dico.
La apro, ma non trovo i punti cardinali. Anzi, a dire il vero l'unico disegno rappresenta un intrico di linee nere. Avvicinandomi meglio, noto che si tratta di una rosa. Una rosa nera.
-È il simbolo della Grande Madre. Questa bussola ci indicherà come raggiungerla - dice Riley affascinato.
Sorrido a mia volta e inizio a girare su me stessa finché la lancetta non indica la rosa.
-Da questa parte - gli dico.
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