-Andiamo, troviamo un posto in cui riposare – dice Riley, alzandosi da terra.
-Riposare? Credevo fossi il tipo che nega qualsiasi tipo di sosta – dico mettendomi in piedi.
Sono inzuppata dalla testa ai piedi, ma non ho freddo.
-Sarebbe da sciocchi. Riposeremo giusto un po', per recuperare le forze. Abbiamo già trascorso un'intera giornata nel nostro mondo, a quest'ora dormiremmo e non è saggio avventurarsi nella radura mezzi addormentati.
-Come dici tu, signor capitano. Ma illuminami: dove dovremmo riposare, esattamente?
Senza rispondermi, Riley apre il suo zaino inzuppato e tira fuori dei vestiti anche loro umidi. Velocemente, li infila.
-Invece di fissarmi, dovresti cambiarti – mi dice.
So di essere arrossita dalla testa ai piedi, quindi prendo il mio zaino.
-Voltati – gli dico.
Riley solleva le mani in segno di pace e si volta con un sorrisetto stampato in faccia.
Continuo a fissarlo mentre cerco di staccare i vestiti attaccati al mio corpo e infilo gli altri.
Dopo aver posato i primi nello zaino, alzo lo sguardo e incontro gli occhi di Riley.
-Su, sbrighiamoci – dice.
-Hey, dovevo dirti io quando potevi girarti – gli dico.
Come sempre, evita di rispondere.
Inizia ad incamminarsi e a me non resta che accelerare per stare al suo fianco, due ragazzi, uno di una spanna più alto dell'altra, che si incamminano con lo zaino in spalla in una radura fantastica.
Man mano che avanziamo, comprendo che la massa scura che avevo visto poco prima è in realtà una foresta.
-Oh, no – dico.
-Cosa? – Chiede Riley.
-Un'altra foresta no ...
-Perché?
-Non ne posso più di foreste. In questa ci possiamo entrare entrambi, almeno?
-Direi proprio di sì.
-Oh, bene.
Peccato che non mi piaccia neanche un po' .
Gli alberi sembrano diversi, più maestosi e arrivano ad incutere un certo timore. L'interno della foresta è quasi buio, ma Riley entra e a me non resta che seguirlo. È come quando il sole è tramontato da un po', il bosco sembra quasi in bianco e nero, ma il mio compagno di avventure non accende la torcia. Tiro fuori il cellulare dalla tasca e controllo l'orario: da quando eravamo nel tunnel non è passato neanche un minuto. Deglutisco e poso nuovamente il cellulare, tornando a fissare Riley che ispeziona il territorio intorno a noi.
-Cosa stiamo cercando, esattamente? – Gli domando.
-Un incavo tra gli alberi. Le radici nascondono delle tane abbastanza grandi da essere accessibili agli umani – risponde.
Annuisco, quindi inizio anch'io a sondare il terreno alla ricerca di una tana.
-Eccone una lì – dice Riley.
Seguo il suo sguardo e noto una rientranza tra le radici e il terreno. Si abbassa in corrispondenza di quest'ultima e poi lo vedo scomparire al suo interno.
-Riley! – Urlo.
-Muoviti, Edwards. Non è difficile, devi fare un piccolo salto.
Piccolo salto?
-E' sicuro là sotto? – Gli chiedo.
Riley accende la torcia.
-Sicurissimo. E ora datti una mossa.
-Ma domani riusciremo ad uscire? Dovremo arrampicarci, o ...
-Edwards, sbrigati.
Sospiro, ma non mi resta altro da fare. Di solito preferisco lasciare la parte avventurosa a qualcun altro. Mi abbasso, dopodiché salto. Non appena atterro, un leggero dolore mi si irradia su per le caviglie. No, non sono affatto un tipo sportivo. Perdo leggermente l'equilibrio, quindi cerco un punto d'appoggio, magari una parete, alla mia sinistra. Incontro qualcosa e mi aggrappo, ma quando la sento respirare ritiro subito la mano.
-Sana e salva? – Mi chiede Riley.
Bene, mi sono appena aggrappata ai suoi addominali.
-Sì – dico sbuffando. –Sentiamo, adesso qual è il tuo piano?
-Riposa. Ti sveglierò io quando dovremo ripartire.
-Già, mentre che ci sei perché non mi dai un sonnifero? Sono troppo nervosa per dormire.
-Ma ne hai bisogno. Ci saranno momenti più avanti in cui desidererai riposare, ma non potremo. Non tutta la foresta è piena di tante sicure come questa. Potrebbero esserci altri pericoli.
-Ok . adesso però non è che accenderesti la torcia? C'è buio pesto qui dentro.
-Solo per un attimo. Potremmo attirare altre creature.
-Di che creature parli?
A rispondere è come sempre il silenzio, ma Riley accende la torcia. Ci troviamo in un piccolo spazio. Da sdraiati ci entreremo a malapena, noto. L'apertura è poco più in alto e di norma non dovrebbe essere difficile da raggiungere. Di norma.
Poi improvvisamente sento Riley imprecare. Spegne subito la torcia e la tana piomba nel buio.
-Che succede? – Chiedo.
-Sst – mi zittisce lui.
Poi lo sento anch'io. È come se ci fosse un terremoto, però accompagnato da un rumore che diventa sempre più forte ... zoccoli, comprendo presto. Ci sono dei cavalli che si stanno avvicinando. Passano sulle nostre teste e sembrano centinaia, migliaia, al rumore insopportabile che provocano. Corrono velocissimi, ma nonostante questo ci vuole un po' prima che si allontanino definitivamente.
-Ecco alcuni dei nostri nemici: i cavalieri della Grande Madre – dice Riley.
-I suoi cavalieri? Scusa tanto, credevo che qui vivesse solo lei. Che se ne fa di cavalieri? E non dovrebbero aiutarci?
-No. Loro devono tenere lontani i nuovi arrivati. Noi siamo i loro nemici perché potremmo voler fare del male alla Grande Madre.
-Santo cielo, questo posto è un po' complicato.
Riley riaccende la torcia e si sdraia per terra. Dopo qualche istante lo imito, attenta a mantenere una certa distanza. Poi il nostro rifugio diventa nuovamente buio.
-'Notte – dico a Riley.
-Buon riposo – risponde.
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