Capitolo 35
-Eccoti, finalmente – dice Riley non appena mi vede arrivare.
-Scusami, mio cugino è rimasto alzato fino a tardi, non potevo uscire.
Siamo nel punto prefissato. È un campo di Oakstone Valley che non avevo mai visto, in fondo al quale, secondo le parole di Riley, dovrebbe trovarsi il tunnel che ci condurrà nella radura.
-Nel tunnel il tempo non scorre, ma quello che a noi lì dentro sembrerà un giorno nella realtà corrisponde a molto meno. Una stima dice che un giorno vale mezz'ora o giù di lì.
-Cioè un giorno nella radura è uguale a mezz'ora?
-Sì. Sarà comunque meglio non perdere tempo. Al sorgere del sole dovremmo essere di ritorno.
Annuisco e lancio un'ultima occhiata per assicurarmi che nessuno ci stia osservando. E anche per rivedere il mondo, forse per l'ultima volta. Caccio alla svelta quello stupido pensiero e mi sbrigo a seguire Riley all'interno di una grotta naturale dal suolo sempre più in pendenza. Scendiamo sempre più in profondità.
-Siamo sicuri che non sia pericoloso attraversare questo tunnel? Non ci saranno crolli, vero? Come è successo a casa di quel tizio della festa ...
-La casa di "quel tizio", come dici tu, è una casa di fate. In molte di esse ci sono dei tunnel che collegano con la foresta in caso di pericolo. Entrando tu, una cacciatrice, i due ingressi, quello della casa e quello per la foresta delle fate sono crollati.
-Oh. Ora capisco molte cose.
-Non è crollato solo il passaggio verso la tua di foresta. Non sapevo nemmeno che esistesse quell'ingresso – continua Riley.
-Va bene, ma questa radura non poteva essere raggiunta da un posto che non fosse un tunnel?
La galleria sta diventando sempre più stretta. Molto stretta.
-Chi soffre di claustrofobia può morire qua dentro – continuo.
-La radura si trova sottoterra, a quanto si narra – spiega Riley.
Continua a guidarmi all'interno del tunnel, la sua torcia come unica fonte di illuminazione.
Ed è a questo punto che tutte le mie convinzioni vacillano. Che tutti i pensieri con i quali mi sono fatta forza ripetendomi che intraprendere questo viaggio fosse una cosa giusta da fare, l'unica soluzione, che sarebbe andato tutto bene non hanno più un senso. Non funziona più e vengo schiacciata dalla paura.
Ho mentito ai miei cugini e a mio fratello, la persona alla quale voglio più bene. Non ho salutato Josh come avrei voluto e ...
Scaccio questi pensieri perché se mi butto giù adesso, che siamo appena entrati nel tunnel, non potrò portare a termine la mia missione e devo mettercela tutta affinché ciò accada.
Però se rimango in silenzio sprofondo in questi pensieri, quindi tanto vale tenere la mente impegnata in una conversazione.
-Grazie, Riley. Grazie per avermi accompagnata – dico.
-Ti ho già detto che non devi ringraziarmi – risponde.
Non dice "potresti morire, non ringraziarmi per questo", ma so bene cosa celano le sue parole.
-Beh, almeno non sono sola.
-Non avresti saputo come raggiungere il posto. Una volta nella radura, ci saranno delle prove da affrontare e tu non sei capace di affrontarle da sola.
-Grazie per la stima!
-Ma ti pare.
Sbuffo scuotendo la testa, ma sono ancora grata della sua presenza.
-Perché hai deciso di non dire nulla a Mason? – Gli chiedo.
-Per il suo bene. Ci avrebbe seguiti e se le cose dovessero mettersi male almeno sappiamo che c'è qualcuno là fuori di cui ci possiamo fidare. Grazie per averlo perdonato, piuttosto. Tiene molto a te.
-Sì, me l'ha detto. Ma ci conosciamo da così poco ... anzi, non ci conosciamo nemmeno.
-Lui dice di sì. Lui dice di capirti.
-Com'è che parlate così tanto di me, voi due?
-Sei la prescelta che distruggerà le barriere. Sei il soggetto preferito di molte discussioni nell'ultimo periodo, anche se non si fa direttamente riferimento a te.
Le pareti si restringono ulteriormente e proseguiamo in fila indiana.
-So cosa sono capaci di fare le fate. Non voglio innocenti sulla coscienza. Per questo ti sto accompagnando – dice.
Annuisco nel buio, ma ritorno all'argomento precedente.
-Mason ti ha parlato della ...
-Della musica? Sì, me ne ha parlato. È convinto ci sia un qualche legame speciale e indissolubile tra voi due – dice.
-E tu cosa pensi?
-Che importa cosa penso io?
-Sei il suo migliore amico.
-Gli ho suggerito di stare alla larga da te, ma non mi ascolta. Non mi ascolta mai, e finirà per farsi male.
-Perché dici così?
-Niente.
-Riley ...
-Ti ho detto niente. Penso solo che Mason interpreti la faccenda nel modo sbagliato. Crede che siete legati ... che farete grandi cose insieme. Per me invece ...
-Per te cosa?
-Ti ho detto nulla. Sono solo impressioni.
-Beh, la strada è ancora lunga e non abbiamo molti argomenti di cui parlare.
-Potresti risparmiare il fiato.
-Odio le persone che interrompono le frasi a metà.
-Non preoccuparti, l'odio è reciproco.
-Però mi stai accompagnando.
-Ti ho già detto che non è per te. È per il bene del pianeta.
-Ma che dolce ambientalista! Indossi una maglietta con scritto "no al nucleare" sotto quella giacca, per caso?
-Edwards, il tuo umorismo mi sta proprio sul cazzo.
-Che parolone ... calmino, Riley.
Si volta un istante, fulminandomi con lo sguardo e il mio cuore perde un battito.
Poi si volta e riprende a camminare.
-Sei lunatico – dico.
-Ma sempre coerente con me stesso.
-Non mi risulta. Qualche volta riesci ad essere persino sopportabile.
-Mi fa piacere che la mia presenza sia di tuo gradimento.
-Non ho detto questo.
-Ma l'hai pensato. Tutti adorano la mia compagnia.
-Forse sei un tantino egocentrico, che ne pensi, Riley?
-Ne ho i miei motivi. E ora, chiuderesti quel becco, per favore?
Continuiamo a camminare in silenzio.
Inizio a canticchiare una canzone nella mia mente per non pensare a cose deprimenti e non buttarmi giù, ma ad un certo punto Riley si volta nuovamente.
-Devi credere che potrai farcela – mi dice.
-Cosa?
-Lo so che hai paura. Lo so che stai cercando di pensare ad altro pur di non farti travolgere da essa. Ma devi vincere questa battaglia. Se lo farai, il campo sarà spianato per la guerra.
-Non è così facile.
-Lo so che non è facile. Ma tu sei forte e puoi farcela.
Quante personalità esistono in Riley? E perché mi piacciono tutte, persino quelle terribilmente odiose? Forse sto impazzendo. Ma che dico, a me Riley non piace. Riley ...
Ad un certo punto percepisco il tocco delle sue dita. Avvolge la mia mano nella sua e la stringe forte, continuando a camminare.
Il corridoio si allarga leggermente e posso camminare al suo fianco. Riley continua a tenermi per mano, facendo battere il mio cuore all'impazzata.
Lo sento ridacchiare.
-Che succede? – Gli chiedo.
-Sento il tuo polso – dice.
Ritiro bruscamente la mano, arrossendo.
-Attenta a dove metti i piedi. Da qui in poi il percorso è più accidentato – mi dice.
Annuisco e continuiamo ad avanzare nel tunnel.
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