Capitolo 16

Prendo il cellulare e illumino delle scale in pietra. Devono essere piuttosto antiche e molto, molto scivolose.

Con un sospiro, decido di togliere le scarpe e inizio a scendere.

Dopo un po' però mi rendo conto che le scale sono veramente troppe. Devo aver sceso due ... tre piani.

Eccomi finalmente.

Con la torcia illumino uno stretto corridoio, interamente in pietra. Lo sono il suolo, il soffitto, i muri. Non c'è più traccia dell'odore di poco prima, ma la testa gira ancora un po'. Forse era Mason a fare quell'odore. Chissà che profumazione usa, forse qualche sostanza della quale sono inconsapevolmente allergica.

Il mio unico obiettivo è trovare l'acqua ...

-Che stai facendo? – Chiede una voce rabbiosa.

Mi volto puntando la torcia contro il nuovo arrivato che in fretta si protegge gli occhi. Riley.

-Cerco dell'acqua – gli dico.

-Beh, certamente non la troverai qui, non ...

I miei riflessi sono ancora un po' intontiti.

Per questo mi accorgo troppo tardi dell'improvviso rumore ... per questo non vedo in tempo i massi che iniziano a crollare dal soffitto.

Mi sembra quasi di vedere tutto a rallentatore.

Con un balzo, Riley mi arriva addosso facendomi cadere più lontano dal punto in cui mi trovavo.

Sto per sbattere la testa contro la dura pietra, ma incontro la sua mano a protezione della nuca.

Ciò basta a darmi la giusta adrenalina.

Con il cuore a mille, cerco di rialzarmi subito, seppur dolorante.

Davanti a noi ci sono delle rocce che bloccano il passaggio. Non possiamo più tornare indietro.

Solo in quel momento penso a Riley.

-Riley! Stai bene?

Cerco di raggiungere il cellulare con la torcia ancora attivata e che miracolosamente non si è rotto.

Punto la luce su di lui che sta fissando la nuova parete di roccia, preso dal panico.

-Oh mio dio ... - dice.

Poi si volta verso di me e abbassa subito la torcia che lo acceca, facendo pressione sul mio braccio e causandomi una fitta.

-E' tutto colpa tua! – Urla.

-Cosa?! Colpa mia? Stai scherzando, spero. Piuttosto, se era pericolante Miller avrebbe dovuto impedirne il passaggio. O meglio ancora, avrebbero potuto fare dei lavori e ...

-Se tu non fossi scesa qui giù, nulla di tutto questo sarebbe successo. È la tua presenza!

-La mia che? D'accordo, non voglio più sentire una parola da te.

Mi volto cercando di sondare il territorio.

-L'ho salvata. Come ho potuto ... - lo sento sussurrare.

Cosa? Qual è il suo problema? Mi odia così tanto che mi avrebbe fatta morire? Veramente si è pentito di avermi ... di avermi salvata?

Anche se non era sua intenzione, l'ha fatto.

-Grazie per avermi spinta. Sarei finita direttamente sotto un masso – gli dico.

Brontola qualcosa in risposta, poi si siede.

Aspetto in silenzio qualche istante, con lo sguardo basso.

-Magari è un tunnel. Magari c'è un'uscita – dico speranzosa.

-E' crollata anche quella – dice con voce scocciata.

-Come fai a saperlo?

-Lo so e basta. Te l'ho detto, è tutto colpa tua.

Apro la bocca per protestare, ma poi ci ripenso.

-Gli altri avranno certamente udito il crollo. Saranno accorsi. Magari qualcuno avrà già chiamato ...

-Non possono aver sentito. Questa zona è completamente isolata.

-Ma si accorgeranno presto della nostra assenza ...

-Perché dovrebbero venirci a cercare proprio qui?

Controllo il cellulare. Qui giù non c'è campo.

-Usciremo da qui, non è questo il problema. O almeno, io uscirò di certo. Il problema è che hai appena distrutto uno dei collegamenti principali!

Adesso sto iniziando a spazientirmi.

-Senti, spiegami un po', pensi che sia maciste, che sia capace di far crollare un soffitto intero? No, spiegami.

-Te l'ho detto tempo fa, Edwards. Smettila di fingere.

-Io non fingo proprio nulla!

-Il tunnel è crollato. Non sei affatto innocente.

-Ma cosa diavolo ...

-La tua ora è ormai arrivata. Perché continui a mentire?-Cavolo, se sapessi di cosa diavolo stai parlando! La mia vita è solo una matassa ingarbugliata! Nulla va bene! Io non volevo trasferirmi qui, volevo rimanere nella mia città! Non sopporto mio padre e questa nuova vita alla quale ci ha condannati, non sopporto mio fratello che non fa altro che comportarsi da vittima, non sopporto persino mamma che devo continuamente incoraggiare, non sopporto aver dovuto vendere il violoncello per avere più soldi dicendo a mia madre che non mi interessava più la musica e nascondendole il mio ingresso in un'Accademia perché non ce la potevamo permettere e non sopporto te che te la prendi sempre con me senza un motivo!

Cerco di ricacciare indietro le lacrime che stanno iniziando a sgorgare e mi siedo per terra.

Spengo anche la torcia, in modo che non possa vedermi.

Non ha nulla da replicare, per una volta.

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