Capitolo 14
Passano il weekend e i primi giorno della settimana successiva, ma non le stranezze. Il giovedì sono così stressata, che mi ritrovo a cedere a Mara e Jess solo per non sentirle più.
-D'accordo, verrò alla festa di questo Miles - dico loro.
-Miller - mi corregge Jess.
-Posso dirlo anche a Josh?
-Tutti sono invitati - mi ripete Mara.
Solo che non penso ad un fattore fondamentale: la festa è domani e io non ho nulla da mettere. Non appena arrivo a casa inizio a provare qualche vecchio vestito senza trovarne uno adatto, continuando a guardarmi allo specchio cercando di non far caso alla macchia sempre più allungata. Decido di optare per un comunissimo top nero e faccio appena in tempo a cambiarmi quando suona il campanello.
-Colin, vai tu? - Chiedo a mio fratello. Lui non risponde, ma sento i suoi passi che si dirigono verso il pianoterra. Sento delle voci, ma non mi curo di appurare chi possa essere. Sono troppo stanca e non leggo da quasi una settimana quindi ...
-Karen! - Mi chiama mio fratello. Sbuffo, dopodiché esco dalla stanza e mi affaccio sul ballatoio. Oltre mio fratello riesco a scorgere una massa di capelli biondi.
-Mason! - Esclamo sinceramente stupita. Non abbiamo parlato molto nell'ultimo periodo, ma ho avuto modo di approfondire la sua conoscenza.
-Fallo entrare - dico a Colin lanciandogli uno sguardo torvo.
-Vi conoscete? - Insiste mio fratello.
-No, è uno sconosciuto venuto a rapirmi. Certo che lo conosco, Col.
-Ma lui è più grande.
Spalanco gli occhi. Questo non è un comportamento da Colin Edwards.
-Va bene, sono in camera mia - dice poi facendosi da parte. Mason mi sorride e io ricambio.
-Scusa per mio fratello.
-Figurati. Anch'io mi preoccuperei allo stesso modo per mia sorella.
-Cosa ti porta qui?
-Stavo facendo un giro da queste parti e ho pensato di venire a farti una visita, anche se ho poco tempo. Se non ti da fastidio, naturalmente.
-Figurati! Ti avevo detto io che potevi venire. Entra.
Lo faccio accomodare a ci dirigiamo verso la mia stanza.
-Che casa meravigliosa! - Dice subito. Sto iniziando ad offendermi. Pensano tutti ad elogiare questa casa invece che me. Pazienza.
-Grazie. Scusami se in questi giorni non ti ho cercato, ma ho avuto un bel po' da fare.
-Immagino, ho avuto anch'io molte cose a cui pensare.
Ed ecco il silenzio d'imbarazzo che inizia a farsi strada.
Domani andrai alla festa di Miller? - Mi affretto a chiedergli. Sembra stupito da questa domanda.
-Penso di sì. Perché?
Santo cielo, ora non penserà male, vero?
-Solo per sapere. Mara e Jess mi hanno invitata, o meglio, costretta ad accettare l'invito anche se non l'ho ricevuto dal padrone di casa.
-Oh, ma alle feste di Miller sono tutti invitati.
-Almeno una voce di corridoio è corretta, quindi.
-Beh, allora ci vedremo domani.
-Già - Rispondo osservando fuori dalla finestra. Percepisco lo sguardo curioso di Mason su di me.
-Dunque è proprio vero: ti piace leggere.
-Sì - rispondo orgogliosa. Mason ridacchia tra sé scuotendo la testa.
-E poi? Che altro fai?
Lo osservo di sottecchi, indecisa se rivelargli il mio grande segreto. Cedo, almeno in parte.
-Suonavo il violoncello - gli dico. Lo sento irrigidirsi e noto la sua espressione farsi più dura. Aggrotto la fronte, ma prima che possa sondare meglio il suo sguardo lui lo abbassa.
-Ora non lo suoni più?
-Non ho portato lo strumento con me - mi limito a dirgli.
-Peccato. Sei brava?
Sollevo le spalle. Perché ho iniziato a parlare del violoncello? Meglio cambiare argomento e in fretta.
-Tu piuttosto?
-Io sono uno scansafatiche.
-Non ci crederei nemmeno se ti vedessi.
-Credici invece - guarda l'orologio. -Chiedo scusa per la mia brevissima visita, ma ho un noiosissimo impegno da portare a termine nonostante preferirei di gran lunga trascorrere il mio tempo con la qui presente Lady Edwards. Spero che domani mi concederà comunque un ballo.
Scoppio a ridere.
-Oh milord, temo dipenderà dalla sua futura condotta - gli dico.
-Sarò meritevole - dice facendo un inchino. Lo spingo fuori dalla mia stanza continuando a ridere mentre lo accompagno alla porta.
-Bene, allora a domani - mi dice. Prima che risponda però, un cellulare inizia a suonare. È poggiato sul tavolino dell'ingresso e riconosco la suoneria di mio fratello.
-Colin, il telefono! - Urlo. Lui però non arriva.
-Rispondi tu. Tanto è tuo fratello - dice Mason. Non ho intenzione di rispondere, ma mi avvicino al cellulare per vedere chi sia. E spalanco gli occhi incredula quando leggo "papà". Gli squilli smettono e io sblocco il cellulare andando nel registro chiamate per essere certa di aver letto bene. Ho letto bene e non solo: ci sono altre decine di chiamate ricevute ed effettuate allo stesso contatto.
-Tutto bene, Karen? - Mi chiede Mason visibilmente preoccupato.
-No - dico sollevando lo sguardo su di lui. -Ma sarà meglio che tu vada o farai tardi. Te ne parlerò domani.
Riluttate, si decide ad andare via mentre io mi sento completamente svuotata.
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