Capitolo 13
Riesco a scorgere una massa di capelli biondi e lunghi.Sospiro frustrata.D'accordo, non ci sono cancelli o muri di cinta in questa casa, ma come è possibile che trovo sempre qualcuno a girovagare nel bosco dietro casa mia? La cosa è abbastanza inquietante, ma non sono impaurita. Anche se mi trovo ad una certa distanza, capisco che si tratta di una donna. L'unico problema è che sembra sapere esattamente che la sto guardando e non è né turbata né imbarazzata per essere stata colta in flagrante, anzi: mi fissa.Deglutisco e decido di far dare una mossa a mio fratello.Mi dirigo verso la sua stanza e busso alla porta, senza ricevere risposta.Sbuffo, quindi apro. Con mio stupore però, di mio fratello non c'è traccia.
-Colin! – Inizio a chiamare per la casa, senza ricevere alcuna risposta.Adesso sto iniziando a preoccuparmi.
-Colin ... - ripeto in un sussurro.Prendo il cellulare e compongo un numero.
-Vuoi essere perdonata? – Risponde subito Josh.
-Che? – Dico, cercando di non far trapelare il panico.
-Vuoi farti perdonare perché oggi hai fatto stare con noi quel montato senza degnarmi di uno sguardo, vero?
-Cosa? Ehm, Josh c'è un problema.
-Che problema?
-Non lo so! C'è qualcuno nel bosco e mio fratello è scomparso. Ora sembrerà una cavolata, ma me la sto facendo sotto e ...
-E non vuoi morire senza che nessuno sappia cosa sta succedendo. Recepito.
-Josh, non sto scherzando!
-Ok, allora vuoi che chiami la polizia?
-Potrebbe trattarsi di una sciocchezza ...
-Vuoi che venga io?
-Se puoi ... sì.
Silenzio dall'altro capo.
-Se mi uccideranno il mio spirito ti perseguiterà. Ma poiché trovo altamente improbabile che un assassino di nasconda nel bosco dei cacciatori, verrò.
-Grazie Josh.
Riattacco vergognandomi della mia vigliaccheria.Scosto nuovamente le tende e della donna non c'è più traccia. Però nel bosco c'è pur sempre qualcuno. Un momento ... Colin!Sospiro di sollievo ed esco fuori.Richiamo Josh per dirgli di lasciar perdere, ma non risponde. Nel frattempo mi inoltro nel bosco.
-Colin! – Riprendo a chiamare, senza ricevere risposta come prima.Sbuffo, ma continuo ad inoltrarmi.Percepisco dei passi alla mia destra, quindi mi avvio in quella direzione, finché non arrivo alla quercia e alla roccia.Il cielo è nuvoloso e nel bosco c'è quasi buio. Tra l'altro ho dimenticato di mettere il maglione e fuori c'è freddo. Rabbrividisco.I passi di colpo riprendono e decido di seguirli.Mi volto guardandomi alle spalle, guardando il limitare del bosco e la mia nuova casa. Spero solo di non perdermi, ma sono decisa e riprendo a seguire o passi. Non sono mai stata in questa zona. C'è buio e freddo. Poi mi sembra di scorgere qualcosa poco poi avanti, ma è difficile da distinguere cosa sia. Ora non sento più i passi, ma affretto il mio diretta verso quella che ha tutta l'aria di essere una struttura in pietra. Dopo un po' inizio a correre, impaziente dal raggiungerla. Non appena mi fermo resto senza fiato e non per la corsa: davanti a me si staglia un palazzo di pietra semidistrutto. Si erge su due piani, ma il soffitto è inesistente: all'interno del palazzo cresce un albero, una quercia dalle dimensioni enormi che supera addirittura l'altezza delle pareti. Anche metà del muro è inesistente, mentre sull'altra metà si affacciano eleganti finestre bifore.
-Karen! – Sento urlare alle mie spalle.Mi volto di scatto, trovando Colin e Josh che corrono verso di me.Sollevata, gli vado incontro.
-Grazie per essere venuto – dico a Josh. –Dove diavolo eri finito?! –Chiedo poi a Colin.
-Volevo schiarirmi le idee – risponde prontamente.
-Mi hai fatto venire un colpo! Hai visto la donna per caso?
-Quale donna? – Si affretta a domandare.
-Ho visto una donna nel bosco poco fa, per questo ti cercavo.
Mio fratello deglutisce e si guarda intorno.
-Avrai preso un abbaglio – conclude voltandosi e ritornando verso casa. –Vi consiglio di rientrare. Fa piuttosto freddo fuori.
-Simpatico – dice Josh.
-Non sai quanto ... mi dispiace averti fatto arrivare fin qui per nulla.
-Figurati, non abito poi così distante.
Mi copro le braccia con le mani provando a riscaldarmi.
-Vieni, entriamo.
Non impiego molto a perdermi nei miei pensieri. Probabilmente si tratta solo della mia mente che viaggia troppo velocemente, ma stanno accadendo troppe cose strane.
-Probabilmente avrai visto solo una fata – dice Josh.
-Cosa?! – Chiedo voltandomi di scatto verso di lui.Inizia a ridacchiare.
-Una donna che provava ad attirarti nel bosco per portarti nella sua radura ... potrebbe essere riuscita ad infrangere le barriere. Sto scherzando, le fate non possono distruggere la barriera che divide la foresta. Ehy, sto scherzando anche parlando di tutta questa faccenda. Era solo per tirarti su di morale.
-Beh, certamente non ci riuscirai in questo modo.
-Chiedo perdono.
-Ti è concesso – rispondo alzando gli occhi al cielo. –Mio fratello è strano.
-Forse dovresti lasciarlo libero. Dopotutto sa quello che fa.
-Ma tu non sai com'era prima. Lui ... era tutto l'opposto di ciò che è adesso.
-Gli passerà. Non è una tua responsabilità, è più grande di te e sa cavarsela certamente.
-D'accordo, ho capito - rispondo.
-Va bene, ora non prendertela anche con me.
Sbuffo, quindi entro nella mia stanza.
-Hai già studiato? - Chiedo a Josh.
-Sì - risponde lui.
Ti pareva. Io non riuscirei neanche a continuare il libro che stavo leggendo prima, in questo momento. -Josh, non chiuderti anche tu nel mutismo. Parla o impazzirò.
-E va bene. Continuo con le leggende, se ti va.
-Sarebbe perfetto.
-Okay, allora ... Come ti ho già detto, la metà di bosco in cui vivi era accessibile agli umani e quindi ai cacciatori. Ma non ti ho detto che secondo le leggende, questa fosse la casa del loro fondatore.
-Aspetta, cosa questa?
-La casa. Casa tua.
-Serio?! La tenuta Oakwest?!
-Proprio così.
-O mio dio e tu me lo dici solo adesso?!
-Scusa.
-O mamma. Il mio livello di fangirl sta superando quote molto elevate.
-Il tuo che?
-Lascia stare. Sono nell'epicentro di una leggenda, è come se mi trovassi a Narnia senza Lucy o a Camelot senza Artù e Merlino. Te ne rendi conto?!
-Può darsi.
-Quindi in questa casa viveva un cacciatore ... Che siano miei antenati? Sto scherzando Josh, non preoccuparti.
-A dire la verità è per questo che l'altro giorno ti spiavo. Cioè, non credo alle leggende, ma comunque la tua famiglia deve nascondere dei segreti. Perché non provi a parlarne con tua madre?
-Perché la tenuta è di mio padre. Ce l'ha lasciata, almeno questa. E possiamo dire che non ho un bel rapporto con lui, quindi non ho intenzione di cercarlo per domandargli una cosa del genere. E ora continua a raccontare. Non voglio pensare alla realtà per un po'.
-Posso raccontarti qualche leggenda sui cacciatori, se vuoi. Dunque, si narra che qualche decennio dopo la grande battaglia tra fate e cacciatori, quella che culminò con la divisione della foresta, un cacciatore e una fata si frequentassero. Nel senso che stessero proprio insieme, di nascosto si intende. Però in realtà il cacciatore non provava vero amore, ma usava la fata per poter ottenere informazioni e sconfiggere la sua razza. Il cacciatore, Travis era il suo nome, le spezzò il cuore e per vendicarsi Violet, la fata, lanciò una maledizione alla sua discendenza: per le successive non ricordo quante generazioni, nessun cacciatore avrebbe potuto mettere piede ad Oakstone Valley. Questa fu dunque la fine dei cacciatori. Lanciò anche un'altra maledizione riguardante una figlia femmina, ma non ricordo quale fosse.
-Wow. E da allora questa casa restò vuota?
-Che io sappia, era stata data in affitto negli ultimi cinquant'anni e fu fatta ristrutturare, ma era disabitata da qualche decennio prima del vostro arrivo.
-Affascinante.
-Si dice tra l'altro che la scorsa famiglia che visse qui resistette solo un anno dopo averla ristrutturato la facciata. Sentivano delle strane presenze.
-Che cosa patetica.
-Perché, per te non è lo stesso?
-Smettila, Josh.
-Era solo per dire. Mi sembravi spaventata poco fa.
-Beh, devo aver preso un abbaglio.
-D'accordo, ci rivedremo domani quando ti sarà passata. Ora sarà meglio che vada.
Lo guardo uscire dalla mia stanza e attendo finché non sento la porta dell'ingresso che viene chiusa, dopodiché chiamo Loren.
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