Capitolo XXVI
La domenica era sempre stato il giorno preferito di Agatha.
Adorava fare colazione con calma, tutti insieme, seduti intorno al tavolo, prima di andare in chiesa.
Le piaceva condividere quel momento con la sua famiglia, assaporare ogni attimo e godersi le ore di riposo.
Ma da quando erano arrivati a New York le domeniche non erano più come una volta.
La causa principale, ovviamente, erano i Murray. Agatha cercava di far finta di nulla, di non farsi turbare dall'arroganza di Kale, dall'irruenza dei suoi fratelli minori e dall'estrema pigrizia della madre che, non facendo niente, trovava sempre qualcosa per cui lamentarsi.
Una volta il pane era troppo secco, un'altra era troppo cotto, un'altra volta la colazione era troppo abbondante, e la volta dopo troppo poca.
Farfugliava frasi su quanto fosse snervante vivere in quella situazione, ma non alzava mai un dito per cambiare le loro sorti.
E più passava il tempo più Agatha faticava a sopportarla e il sorriso finto, che prima illuminava sempre il suo viso, iniziò a spegnersi sempre di più.
Si chiedeva come i suoi genitori riuscissero a sopportare tutto ciò, quando il suo unico desiderio era quello di alzarsi e andarsene via.
Il malumore con il quale affrontava la domenica non faceva altro che farle ricordare i bei vecchi tempi, quando si alzava presto insieme a sua madre e a sua sorella per mungere le mucche, preparare il formaggio e raccogliere le uova nel pollaio.
Ed essendo un inguaribile ottimista, pensava che un giorno, quando finalmente avrebbero avuto una casa tutta loro - magari fuori dalla città- sarebbero potuti tornare a quei bei momenti.
A tutto questo pensava mentre la signora Murray blaterava su alcuni pettegolezzi che aveva sentito due giorni prima quando, inaspettatamente, aveva deciso di andare a lavare i panni insieme alle altre donne.
Mise perfino l'accento sull'età, continuando a fissare Agatha e Molly, come se sperasse che le due si sentissero in colpa per non aver assolto loro il suo compito ingrato. Peccato nessuna delle due si mosse a compassione, anzi, Agatha pensò che fosse giusto che lavasse i panni della sua famiglia.
Un leggero bussare alla porta interruppe il lungo, e tedioso, discorso di Abigail, facendoli voltare tutti insieme verso l'entrata.
Non aspettavano nessuno, non avevano mai visite e l'unica volta che qualcuno era passato a trovarli era stato Malone O'Neel, quindi Agatha trattenne il fiato.
Per qualche istante sembrò che nessuno avesse intenzione di alzarsi e andare ad aprire, ma poi Loran sussultò, si alzò di scatto, così velocemente da rischiare di far cadere la sedia a terra, e si precipitò all'entrata.
Quando aprì, Agatha era così curiosa di sapere chi fosse che il desiderio di alzarsi e scrutare oltre la figura di Loran fu tanta, ma si costrinse a restare seduta.
Non poteva essere Malone, altrimenti sarebbe stata in grado di vederlo in tutta la sua altezza, invece la persona fuori dalla porta doveva essere minuta, visto che Loran la copriva.
Sentì una voce squillante, proveniente sicuramente da un fanciullo, e il tutto durò pochi istanti. Quando Loran chiuse la porta e si voltò, in mano teneva una scatolina e una rosa rossa.
Agatha non poteva sapere cosa stessero pensando gli altri, nell'osservare quella scena, ma lei non si aspettava di sentir dire dal ragazzo: «E' per Agatha».
Non la guardò in volto, come se fosse in un certo senso imbarazzato, o forse contrariato, ma le si avvicinò per porgerle ciò che teneva tra le mani.
«E' quello che ha detto il ragazzino... Per Agatha Doyle», aggiunse lui, dopo che Agatha temporeggiava, fissando il pacchettino con diffidenza.
Era rettangolare e lungo, come se contenesse un bracciale o una collana, ed era incartato con cura e precisione con una carta di giornale.
La rosa, posata sopra, era fresca, comprata con buona probabilità quella mattina stessa, e riuscì a sentire il profumo anche a distanza.
Tutti la stavano fissando, lo poté immaginare anche se non prestava loro attenzione, perché li sentiva tutti addosso gli sguardi dei presenti, e le davano fastidio.
Prese il pacchetto con le mani un po' tremanti, chiedendosi se doveva aprirlo oppure no. Non c'era un biglietto, non sapeva chi le mandava quel regalo e non era sicura che fosse appropriato.
Annusò incantata la rosa, prima di posarla sul tavolo, mentre si rigirava tra le mani l'oggetto.
«Che aspetti? Aprilo!», la incitò Molly, seduta accanto a lei, che si sporgeva per poter avere la visuale migliore e sbattendo i piedi più eccitata come se fosse stata lei ad ottenere quel regalo.
Nel frattempo Loran era tornato al suo posto, di fronte a lei, e la fissava con una certa intensità, da farla sentire ancora più a disagio.
Avrebbe pagato qualsiasi cifra per sapere cosa stesse pensando in quel momento, ma fu costretta a non pensarci per dare tutte le sue attenzioni sul regalo ricevuto.
Non ricordava di essere mai stata l'oggetto di attenzioni simili, in Irlanda, e la cosa la faceva sentire strana. Da una parte era curiosa e lusingata, dall'altra imbarazzata e preoccupata.
Con ancora le mani un po' tremanti, liberò il pacchetto dalla carta di giornale, trovandosi a stringere una scatola che aprì in fretta, per togliersi il pensiero.
Come aveva immaginato dal momento in cui lo aveva visto tra le mani di Loran, all'interno c'era un bracciale. Una catena non molto spessa ma di un metallo che sembrava molto resistente.
Sicuramente non un gioiello di grande valore ma che saltò subito all'occhio per la piccola miniatura che vi era appesa. Una pittura, fatta a mano, del ritratto di San Patrizio, il patrono di Irlanda e degli Irlandesi.
Il santino era piccolo quanto un unghia ma il santo era raffigurato nei minimi dettagli, segno che l'artista era stato davvero molto bravo.
Per svariati minuti non le importò chi fosse il misterioso ammiratore che le aveva fatto il regalo. Con il dito indice sfiorò il piccolo dipinto, quasi persa nel suo mondo pieno di ricordi e bellezza.
Il cuore perse un battito e non poté non sfoggiare un sorriso armonioso e sincero, che illuminò il suo volto fanciullesco e che la rese ancora più bella.
Molly si sporse ancora di più per vedere meglio, incantata forse quanto lei e riuscì solo a dire, con la bocca aperta: «Oh».
Suo padre, seduto dall'altra parte rispetto alla sorella, aggiunse: «Davvero molto bello», sua madre invece, allungò il braccio per invitare la figlia a passarle il bracciale e farglielo vedere da più vicino.
Agatha, che aveva avuto abbastanza tempo per ammirare l'oggetto, lo porse alla donna, tornando a chiedersi chi avesse avuto un pensiero così dolce nei suoi confronti.
Di sicuro una persona che la conosceva abbastanza bene da sapere che le mancava l'Irlanda e che era molto cattolica.
Certo, quelle informazioni non erano difficili da reperire, eppure più ci pensava e più la sua mente era in grado di formulare un solo nome.
Doveva essere una persona dolce, sensibile e romantica, per decidere di farle un regalo senza neanche rivelare il suo nome. E non conosceva nessun altro oltre a Will che le sembrasse adatto a quel gesto.
La madre fissò il bracciale con altrettanta gioia: «Chi è il giovane così generoso?», chiese ridandoglielo, era evidente che il sorriso felice era tutto per la figlia maggiore.
Ma Agatha fu costretta a darle un dispiacere, scrollando le spalle e affermando: «Non c'è un biglietto».
Intuiva chi fosse, ma non voleva sbilanciarsi, soprattutto perché non voleva fare il nome di Will di fronte a suo padre, perché altrimenti sarebbe stata costretta a spiegare in quale situazione si erano conosciuti e come la loro relazione si stava evolvendo.
E non le sembrava proprio il momento più opportuno per fare tali rivelazioni, proprio mentre il suo cuore batteva a mille e le sembrava quasi di volare dalla contentezza.
Non riuscì neanche a capire perché fosse così tanto euforica, perché non aveva mai avuto esperienze simili, eppure se era stato Will si sentiva lusingata.
Perciò tacque, mentre tutti la fissavano con un misto di curiosità, timore, titubanza e sconcerto.
In particolare la signora Murray sentì il bisogno di esternare ciò che pensava, sbuffando e affermando in tono superiore: «Ma quale screanzato fa un regalo ad una fanciulla e non ha neanche la decenza di scrivere un biglietto con il proprio nome?».
«Io lo trovo romantico», rispose subito Molly, mettendosi entrambe le mani al petto e alzando gli occhi al cielo con fare sognante. Decisamente eccitata come la sorella.
Fu riportata subito alla realtà da Abigail Murray che sbuffò di nuovo e aggiunse: «E' oltraggioso e sconveniente».
A quel punto la madre prese la parola, sorridendo in direzione della donna e affermando con semplicità: «E' solo un ammiratore un po' timido, ed è un bel pensiero».
Agatha non riuscì a parlare, non aveva più fiato in gola, perciò si limitò ad annuire in conferma che la pensava come sua madre e, ancora in silenzio, si voltò in direzione della sorella e le porse il polso, in un chiaro invito ad aiutarla ad indossare il bracciale.
«Avete intenzione di indossarlo?», chiese la signora Murray, ancora più scioccata dal gesto di Agatha che la ignorò, e altrettanto fece Molly che ubbidì alla richiesta della sorella e le allacciò il bracciale.
Abigail Murray scosse la testa: «Dovreste stare molto più attenta, invece d'indossare gioielli da parte di sconosciuti... se la persona che vi ha fatto il regalo ve lo vedrà addosso potrebbe farsi un'idea di sbagliata».
Non era la prima volta che la signora Murray cercava di intendere che il comportamento di Agatha fosse inappropriato al suo status di fanciulla non maritata, e spesso sia lei che la madre avevano cercato d'ignorare le sue velate accuse.
Ma quella volta Maureen Doyle ribadì: «Invece, se non lo indossa, potrebbe essere maleducata... il giovane sconosciuto ha spesso soldi ed, evidentemente, conosce molto bene la nostra Agatha, tanto da regalargli un santino con il nostro santo protettore. Credo che non ci sia nulla di sconveniente, anzi».
«E poi credo che la nostra Agatha abbia idea di chi sia il suo spasimante», aggiunse Fergus, appoggiandosi allo schienale della sua sedia, con le braccia conserte e un sorriso furbo sul volto.
Per qualche istante Agatha temette una reazione negativa da parte del padre, considerato anche quanto fosse tradizionalista, eppure quando si voltò a guardarlo, per accertarsi di poter leggere qualcosa nella sua espressione, rimase stupita.
Fergus era rilassato e perfino divertito: «Non è vero, Agatha?», continuò lui, insistendo.
Si preoccupò subito, pensando che forse suo padre avesse intuito tutto, che l'avesse seguita un giorno mentre si dirigeva a lavoro e avesse capito tutto.
Terrorizzata, come prima reazione, cercò lo sguardo del fratello, dall'altra parte della tavola, convinta che fosse l'unico in grado di poterle dare una conferma o una smentita ai suoi timori. Loro due andavano sempre a lavoro insieme e tornavano a casa insieme, perciò era impensabile che Connor non sapesse nulla.
Intuendo le preoccupazioni della sorella leggendogliele semplicemente nel volto e nell'espressione, lui scosse leggermente la testa, rassicurandola e facendole tirare un sospiro di sollievo.
Suo padre non sapeva, ma la conosceva abbastanza da capire dal suo modo di sorridere che lei avesse in mente una persona in particolare.
E quando tornò a fissare il bracciale, che ora circondava il suo polso bianco e piccolo, e a farlo girare lentamente intorno ad esso, un altro sorriso compiaciuto le comparve sul volto.
«Sì, credo di sapere chi sia».
«Bé, speriamo che questo giovanotto prima o poi abbia il coraggio di palesarsi», le rispose subito Fergus, tranquillo e fiducioso, per poi tornare serio mentre aggiungeva: «E una volta che lo avrà fatto sarà meglio che venga a presentarsi».
D'altronde Fergus rimaneva sempre attaccato alle tradizioni, e comunque un padre che prima di tutto desiderava il meglio per la figlia.
Agatha annuì, sperando che il giorno che attendeva il padre potesse giungere presto, ed era così contenta che non riuscì più a far caso a niente intorno a lei.
Ignorò la gioia di Molly e la complicità della madre, ignorò l'invidia e la stizza di Abigail ma soprattutto ignorò i due cugini Murray. E forse non avrebbe dovuto.
Perché se fosse stata più attenta avrebbe senz'altro trovato strana l'irrequietezza di Kale, che fissava il regalo con sospetto e con ansia, e la gioia nascosta di Loran, che sembrava faticare dal trattenere un sorriso mentre posava la sua attenzione solo sulle reazioni del cugino.
Spazio autrice:
Buonasera!
Scusate l'ora ma ci tenevo comunque a rispettare la pubblicazione. Chi avrà regalato il bracciale ad Agatha? Lei pensa che sia Will, ma è così? E perché Kale sembra nervoso e Loran contento?
A lunedì, con il prossimo capitolo,
Chiara 😘
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