38. Questa non è la fine
Hunter
Sono distrutto, ma sono ancora in piedi. Forse dovrei crogiolarmi nel mio stesso dolore, ma non ci riesco.
Da una parte me lo aspettavo, eccome. È solo che non pensavo che lo avrebbe fatto.
La sera, prima di andare da Hayra, mio fratello stava bene. Apparentemente bene...
Da giorni aveva deciso di continuare a seguire la terapia, perché voleva stare bene. Aveva smesso di opporsi. Stava prendendo le sue medicine e sembrava voler stare meglio.
Avrei dovuto capire che si trattava di un'altra manipolazione da parte sua. Era vivace, quella sera. Parlava a vanvera, parlava un sacco. L'ho ascoltato. Avevamo parlato addirittura di Hayra.
Aveva capito che mi sono innamorato di lei. Lo aveva capito ed era felice per me. So che era difficile per lui vivere in quel modo, forse è per questo che non riesco ad essere arrabbiato con lui.
Lui mi aveva detto di essere felice... perché lo sarebbe stato anche lui. E in realtà stava soltanto preparando il momento perfetto per andare via.
Mi sento in colpa per avergli creduto. Mi sento in colpa di averlo lasciato da solo quella sera. Ma non mi sento in colpa per ciò che ho fatto con Hayra. Non mi sento in colpa per averla portata via. Sapevo che aveva bisogno di me. Sapevo che era successo qualcosa.
Non le avevo fatto domande perché sapevo che non mi avrebbe dato alcuna risposta. Certe cose le sai e basta. Le intuisci.
E lei mi aveva fatto capire di stare male. Forse più che male. E ho voluto farle del bene. Ho voluto assecondarla.
Sapevo anche che sarebbe venuta al funerale di mio fratello. So che si sente in colpa e questo pensiero mi macina dentro.
Ho perso una parte di me, ma so che Kayden ora è più felice dov'è adesso. Non volevo ferire Hayra, ma stavo male. Continuo a stare male. E la conversazione con lei al cimitero mi ha distrutto ancora di più.
Forse dovremmo prendere le distanze, o forse no. Non so più niente. Ma so soltanto che mi preoccupa. Lei e Kayden si capivano, eppure non è stato abbastanza.
E ora mi ritrovo a casa mia, davanti alla stanza di Kayden. Mi sono rifiutato di entrare qui dentro. Apro la porta e accendo la luce. Mi sembra di sentire ancora il suo profumo. Entro e stringo i denti e i pugni, mentre il cuore sanguina da morire. Mi siedo sul suo letto e guardo in ogni angolo, sentendo ancora la sua presenza qui dentro.
Afferro la foto che c'è sul comodino, di noi due. Sorrido e apro il cassetto per cercare le altre. Kayden le ha sempre messe da parte. Le toglieva dalle cornici e le metteva in posti diversi, perché non le voleva vedere. Quando stava male, non aveva voglia di vedere foto sue dove sorrideva.
Vorrei mandare un messaggio a Hayra e chiederle come sta, ma qualcosa mi blocca. Mi sdraio sul letto con le fotografie tra le mani e le guardo.
Balzo in piedi non appena mi rendo conto della foto che stringo tra le dita. Quando diavolo l'ha scattata, questa?
Io e Hayra che ci abbracciamo, la volta in cui eravamo al parco e le raccontavo di quanto andassi pazzo per l'arte. Giro la foto e leggo soltanto la frase “Anche nelle giornate grigie, il sole esiste.”
Resto immobile e ripenso alla conversazione di poco fa con Hayra.
Oh, cazzo.
Getto le foto sul pavimento ed esco dalla stanza, correndo sulle scale. Mia madre mi grida dietro, ma esco fuori e corro verso la mia macchina. Non è come penso. Non può essere così.
Le mani mi tremano e cerco di non perdere il controllo. Afferro il cellulare, con lo sguardo puntato sulla strada, e chiamo Ethan. Il cellulare squilla, ma non risponde.
«Maledizione!» accelero e prego nella mia mente che vada tutto bene. Avrei dovuto fermarla. Cazzo, stava già male!
Colpisco il volante e accelero ancora di più, finché non arrivo davanti a casa sua.
Scendo dalla macchina e corro verso la porta, iniziando a bussare freneticamente.
Sto per bussare ancora, ma la porta si apre di scatto. Sua madre mi guarda sconvolta, ma la ignoro ed entro direttamente in casa.
«Dov'è Hayra?» grido ed Ethan esce fuori dalla cucina, guardandomi in modo confuso.
«Sta dormendo, ha detto che-»
«Non sta dormendo!» ribatto, alzando la voce. Corro verso le scale e mi fermo davanti alla sua stanza. Ethan mi raggiunge, insieme a suo padre.
Cerco di aprire la porta, ma è chiusa a chiave.
«Oh, cazzo. Hayra?! Apri, Hayra!» grida Ethan, forzando la serratura.
Mi spingo contro la porta con tutta la forza che ho.
«Tutti e tre, avanti.» dice suo padre, e colpiamo tutti e tre la porta fino a romperla.
Inciampo nei miei stessi piedi mentre corro verso il suo letto. Le tolgo le cuffie dalle orecchie, lanciandole dall'altra parte della stanza e la scuoto piano per le spalle.
«Masy? Ci sei? Avanti, apri gli occhi.» dico, temendo già il peggio.
Le prendo il polso tra le mani ma non sento il suo battito. Appoggio la testa sul suo petto e grido:« È ancora viva.» poi guardo la confezione delle pillole a terra e Hayra mormora qualcosa di incomprensibile, mentre cerca di aprire gli occhi.
La metto seduta, Ethan mi aiuta a tenerla ferma e le infilo due dita in bocca. «Avanti!» dico, cercando di non crollare con lei.
Appena vomita e rovescia gli occhi all'indietro, mi assale un'ondata di panico.
«È arrivata l'ambulanza.» grida qualcuno, ma il mio cervello non riesce ad analizzare più niente. Cado per terra mentre i soccorritori la portano via. È incosciente. Per un secondo ho pensato che ce l'avrebbe fatta... Ha deciso davvero di farla finita anche lei.
Accanto alla confezione delle pillole c'è un quadernino. Lo afferro e lo porto con me, mentre scendo al piano di sotto.
«Vengo con te.» mi dice Ethan e corriamo verso la mia macchina.
Andrà bene. Lei starà bene.
***
Dopo ore di attesa, mentre aspettiamo che ci diano notizie, ho violato la privacy di Hayra. Ho letto ciò che ha scritto nel suo quadernino e mi fa sorridere il fatto che abbia provato ad imitarmi. Ma si sbaglia su alcune cose che ha scritto. Lei non ha rubato la felicità a nessuno.
Sappiamo soltanto che per ora è stabile. Ethan non fa altro che torturarsi le dita e fare avanti e indietro nel corridoio.
Suo padre esce dalla stanza e fa mezzo sorriso, poi abbraccia Ethan. E il cuore mi scoppia di gioia.
«È cosciente. Sei arrivato in tempo...?»
«Hunter.» rispondo con lo stomaco in subbuglio. Suo padre mi viene ad abbracciare e mi ringrazia.
«Ho parlato con lei. Verrà a Los Angeles con me.» dice e non so se essere felice o triste. Sarà lontana da me, ma almeno sarà viva.
«Non vuole vedere nessuno.» continua, e la sua risposta è come un pugno allo stomaco. «Mi dispiace, figliolo.» mi stringe la spalla, ma ormai non mi importa. Sono soltanto felice per lei.
«Quando se ne andrà?» chiede Ethan a suo padre.
«Appena starà meglio, sarà trasferita in una clinica. Lì riceverà le cure necessarie. Lei è d'accordo, vuole stare meglio, ma lontana da qui. Ha bisogno di staccarsi dal passato e andare oltre. Deve imparare ad amarsi, e non può farlo qui.» e vorrei obiettare, ma non posso. Hayra merita di stare bene. Merita di trovare la felicità, e se significa trovarla lontano da qui, sarò felice per lei.
Ho già letto i suoi pensieri. So già cosa prova e so già cosa pensa di me. E mi sarebbe piaciuto dirle un'ultima cosa.
Una cosa che non ho avuto il coraggio di dirle.
«Cosa ha detto appena si è svegliata?» chiedo, mordendomi il labbro.
«Che non vuole dipendere dalle altre persone. Vuole imparare ad amarsi.» risponde suo padre.
«Va bene... Sono felice per lei. Sono felice che stia bene.» dico, iniziando ad allontanarmi.
«Hunter...» Ethan mi chiama, ma non mi giro.
Ha avuto una seconda possibilità e questa volta andrà bene. Lei non è Kayden. E lei non cederà più, lo so.
Ognuno merita una seconda possibilità. E anche se sono consapevole che il dolore la mangerà viva ancora, so che lotterà e ne uscirà fuori.
Esco fuori dall'ospedale e apro il suo quadernino, leggendo l'ultima frase che ha scritto.
“ Virginia Woolf dice: sono in vena di dissolvermi nel cielo.
Sai che ti dico? Io oggi ho voglia di dissolvermi nel grigio. Nel grigio nel quale sono nata e cresciuta. Nel grigio nel quale ho combattuto le mie battaglie.
Oggi mi dissolvo nel grigio, perché mi va. L'arcobaleno non fa per me, quindi vado via. Sta per piovere, il cielo è grigio e forse mi sta aspettando.
E se qualcuno leggesse queste parole, ascolta.
Ascoltami.
Tu non dissolverti nel grigio mai.
Il grigio a volte ti incatena e non ti lascia andare.
Ma io ho scelto questo.
Io mi dissolvo nel grigio, ma tu cerca l'arcobaleno, sempre. Perché non è introvabile. A volte è proprio dietro l'angolo.”
Sorrido e scuoto la testa, mentre il mio cuore sembra restringersi sempre di più.
Ti sbagli, Masy. Il grigio a volte ti lascia andare. E tu non ti dissolverai. Non ora.
E mi allontano dall'ospedale, con un sorriso sulle labbra e il rimorso di non averglielo detto in tempo, quanto è speciale.
E quelle due paroline bruciano sulla punta della mia lingua, ma non importa.
Alzo lo sguardo verso il cielo e penso a mio fratello.
Penso a Hayra.
E solo ora ho capito che il mio colore è lei. Sono loro.
Stringo il quaderno tra le mani e la saluto mentalmente, augurandole il meglio. Quel meglio di cui ha bisogno e che le è mancato.
Ma so soltanto che questa non è la fine. È soltanto l'inizio di una nuova vita.
Ultimo capitolo ❤️ spero abbiate davvero capito ciò che ho voluto trasmettervi e farvi capire. Le persone devono smettere di credere nel "se non ti salvi, ti salverò". La realtà è che dobbiamo salvarci da soli, se vogliamo. Dobbiamo imparare a stare bene con noi stessi, chiedere aiuto a chi è di competenza non è mai sbagliato. E in questo caso non sarà l'amore a rimetterla in piedi, ma sarà l'aiuto che lei riceverà, perché ne ha bisogno.
Detto ciò, manca soltanto l'epilogo.
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