21. Ti piacciono le stelle?
Si sa, quando si va in campeggio, quasi sempre, succede qualcosa, soprattutto se si è con la scuola.
Ci sono alcune persone, in particolare i ragazzi, che fanno scherzetti di cattivo gusto. Se devo parlare per me, fino ad ora non mi è successo niente di strano, a parte una scena alquanto disgustosa di anni fa, quando un ragazzo mi aveva messo una rana nel sacco a pelo.
Ora, penso la vittima sia Vanessa, perché è uscita dalla sua tenda come un cavolo di tornado e sta venendo verso di noi. Siamo intorno al fuoco, come spesso capita in campeggio, ad arrostire i marshmallows.
«Qual è l'idiota che mi ha rubato la biancheria intima?» sibila Vanessa, stringendo i pugni.
Tra di noi cala il silenzio di colpo, interrotto subito dopo da un verso strozzato, emesso dal professore.
«Che cosa significa?» chiede il professore, come se fosse pronto a drizzare le orecchie per sentire meglio la sua risposta.
«Professore, qualcuno è entrato nella mia tenda e mi ha rubato delle cose... Molto personali.» pone l'accento soprattutto sull'ultima parola. Dal modo in cui stringe i denti, penso abbia anche qualche istinto omicida.
«Non capisco... », mormora il professore «La natura dovrebbe farvi stare bene, dovreste essere in pace, fare amicizia, conoscervi meglio. E, per meglio, non intendo affatto fare sozzerie e né tantomeno rubare la biancheria intima ai propri compagni!» si prende la testa tra le mani con aria arresa.
Ridacchio a bassa voce, poi prendo il marshmallow e lo mangio. Sarebbe ancora più bello se non mi sentissi così fuori luogo. Troppe persone con le quali non ho confidenza.
Poi c'è mio fratello, che non so nemmeno cosa pensa di me. E c'è anche Hunter, che sembra molto più distante da me.
« Sono cose che capitano», prende parola Rachel «Voglio dire, non è la prima volta che succedono cose strane in campeggio.» scrolla le spalle, gli altri scoppiano a ridere. Solo io non so il perché di tutte queste risate. Perfino il professore sta cercando di trattenere le risate.
« Ovviamente, orsetto», la prende in giro Garrett «Dopotutto, è successo proprio a te.» i ragazzi ridono ancora più forte.
Rachel incrocia le braccia al petto, indispettita.
«Senti qui, razza di pallone gonfiato», inizia, in tono provocatorio «Voi tutti siete degli idioti», indica con il dito gli altri compagni di squadra. «E comunque, non è andata davvero così male. Ora quando ci penso, rido pure io.»
Mi protengo verso Stacy, la quale si gira subito verso di me, con un sorriso raggiante in viso. «Cos'è successo l'anno scorso?» le chiedo, ma Scott si mette a ridere, poi si rivolge a me: «Rachel ha il sonno abbastanza pesante, insomma potrebbe spaccarsi la terra in due e lei continuerebbe a dormire. Alcuni ragazzi sono entrati nella sua tenda, l'hanno presa in braccio e l'hanno portata un po' più lontano dalla sua tenda, quasi vicino al bosco. Il giorno dopo si è messa ad urlare come impazzita, è corsa direttamente verso Garrett, perché sapeva fosse stato lui l'artefice dello scherzo, quindi l'impatto che si è creato quando gli è praticamente saltato addosso, è stato così forte che sono caduti insieme nel lago.» finisce di raccontare, poi Garrett finge un colpo di tosse.
«Non mi ha spinto nel lago. E l'impatto non è stato davvero così forte.» dice, quasi tentando di nascondere l'imbarazzo. Il capitano della squadra di basket è imbarazzato. Assurdo, no?
«Oddio, Garrett, per caso qualcuno ti ha messo del blush sulle guance? Mi ricordi molto la bambola di Ken. » lo prende in giro Rachel.
«Beh, allora la bambola di Ken ti è piaciuta così tanto, soprattutto perché io le palle le ho eccome! » si lascia sfuggire il commento a voce troppo alta, tant'è che il professore getta in aria il marshmallow e geme a bassa voce.
«Ma insomma!» tuona, infastidito «Al ritorno, detenzione per entrambi!»
Garrett e Rachel aprono la bocca nello stesso momento, scioccati.
«No, non può dire davvero!» si lamenta Rachel.
«Io posso fare tutto.» il professore gonfia il petto, mantenendo l'espressione seria.
Certe volte mi chiedo come faccia a sopportare, effettivamente, tutti noi. Insomma, adolescenti con problemi di ogni tipo, immagino. Mi piace il fatto che tratti tutti allo stesso modo, nessuna eccezione.
Ed è anche l'unico a volerci mettere in riga davvero.
«Professore, anche lei è stato adolescente. Cosa faceva in campeggio a quei tempi?» chiede un ragazzo con occhi quasi spiritati.
Il professore si mette a tossire, dopodiché scocca un'occhiata omicida al al ragazzo. «Per quale motivo pensi che vi dica di non fare sesso?» chiede con un sorriso sadico.
«Perché... », dice il ragazzo, pensieroso « Oddio, questo significa che lei, a quei tempi, insomma... Lei...» non riesce a finire la frase, perché si eleva un coro di esclamazioni.
Il professore fa finta di non aver sentito, si mette due dita tra le labbra e si mette a fischiare per far cessare il baccano. «Capisco la guerra ormonale contro la quale combattete ogni giorno, ma datevi un contegno! Detenzione anche per te.» dice, burbero.
«Sì, va bene, ma la mia biancheria?» è come se la magia si fosse spezzata e tutti riportano l'attenzione su Vanessa. I presenti fanno spallucce, inclusa me, ma lei si infuria ancora di più.
«Sapete cosa succederà quando troverò il colpevole, vero?» chiede, sul suo viso prende vita un sorriso diabolico.
Nonostante la sua mezza minaccia, gli altri restano comunque in silenzio.
Mi stringo le ginocchia al petto e penso. A volte odio quando cessa il rumore, perché i pensieri prendono il sopravvento. E altre volte ho bisogno di stare in silenzio, perché il rumore mi fa innervosire. Strana la vita, no?
«Io vado a dormire, ed è ciò che dovreste fare anche voi. Domani mattina, allenamento ad aria aperta!» annuncia il professore, sbadigliando. Ci saluta con un cenno della mano, poi si rintana nella sua tenda, molto più distante dalle nostre.
«Qualcuno ha voglia di raccontare storie horror?» chiede un'altra ragazza, bionda e minuta.
«Non siamo mica bambini. Io propongo di raccontare qualcosa di imbarazzante.» dice Scott, sfregando le mani luna contro l'altra. Gli altri emettono qualche verso di approvazione. Ho fatto così tante figuracce, ma al momento non mi ricordo neanche una.
Forse perché è un po' imbarazzante raccontarla davanti a loro. Quando ne sei consapevole che già ti hanno preso un po' di mira, l'ultima cosa che vorresti è dargli motivo per prenderti in giro ancora di più.
Tuttavia, sembra una cosa divertente e forse potrei integrarmi meglio nel loro gruppo, altrimenti, pazienza.
Magari non sono nata per socializzare.
«Va bene, inizio io!» Bella, che fino ad ora era rimasta in silenzio, decide di prendere l'iniziativa.
«Mmh, ci racconterai qualche tua figuraccia a letto?» le chiede Vanessa, ridacchiando.
Bella sogghigna. «Almeno io a letto soddisfo il mio partner, tu cosa fai? Stai attenta a non romperti le unghie? Oh, poverina...» mette il broncio, stuzzicandola.
Vanessa dilata le narici, poi sposta l'attenzione su Hunter. «Beh, se è così, forse Hunter potrebbe darti una risposta.» il sorriso vittorioso sul suo viso mi fa innervosire e forse sto per vomitare.
Non dovrebbe darmi fastidio, proprio per niente. Non c'è assolutamente niente tra di noi, non c'è mai stato e mai ci sarà. Non so se sto cercando di convincere me stessa, oppure è davvero così. Sono quasi sicura che lui mi parli soltanto perché rivede in me un po' suo fratello, probabilmente gli faccio un po' pena.
Ad essere sincera, nessun ragazzo si è mai avvicinato a me con buone intenzioni, tipo per conoscermi meglio, instaurare almeno una buona amicizia, possibilmente duratura, oppure una relazione. Di certo non mi aspettavo che Hunter fosse diverso.
So che non dovrei tenere conto della sua popolarità e che gli stereotipi fanno davvero schifo, ma è innegabile il fatto che spesso i popolari non stanno con le "sfigate" come me. Forse è bastata la scena a scuola, quando Hunter ha dato un pugno al suo compagno, per farmi capire che non riuscirò ad integrarmi nel loro gruppo, come ha fatto mio fratello.
È stato un gesto carino. L'unico che ha picchiato un ragazzo per me, è stato mio fratello. È che sono un po' stupida io, o forse tutte le donne sono un po' così. Non appena un ragazzo si dimostra interessato a te, si preoccupa, ti usa come finta fidanzata e ti bacia un paio di volte, ecco, dentro di te scatta qualcosa, soprattutto quando non sei mai stata in modo così intimo con un ragazzo più di una volta.
Se non vogliamo contare che fino a qualche ora fa io e Hunter ci stavamo per baciare di nuovo, e sono quasi sicura che non si sarebbe trattato di finzione. In quel momento non doveva dimostrare niente a nessuno.
Mando giù il groppo che si è formato in gola e sorrido, cercando di sembrare il più naturale possibile.
Sbircio verso mio fratello, quasi sperando che io non trovi il suo sguardo su di me, ma ovviamente non è così. Ha la mascella serrata, lo sguardo quasi curioso e i pugni chiusi.
«Non ricordo di essere andato a letto con te, Vanessa. E anche se così fosse, dato che ti diverti a rendere pubbliche delle cose che, teoricamente, dovrebbero restare private, il sesso con te probabilmente è stato così insignificante che neanche me lo ricordo.» la voce di Hunter gli esce quasi come un ringhio. Ammutoliscono tutti, perfino Vanessa è rimasta senza parole.
Sgrano gli occhi, mentalmente sorrido, ma in realtà ci sono rimasta comunque male. Dovrei ripetere nella mia mente: Hunter non ti appartiene, smettila di pensarlo.
E, a proposito, questo è il momento in cui mi rendo conto che mi sto prendendo una cotta per lui e che non posso fare niente per impedirlo? Fantastico!
Un'altra delusione da aggiungere alla mia lista infinita. Ormai, una in più o una in meno, non penso faccia alcuna differenza.
«Io vado a dormire, sono stanca e ho dormito poco.» dico a Stacy, cercando di mostrarmi indifferente ai discorsi di un minuto fa. Stacy annuisce e poi mi alzo per andare via. Man mano che mi avvicino alla mia tenda, sento dei passi dietro di me.
«Hay, aspetta...» dice Ethan, quasi in un sussurro. Mi giro lentamente verso di lui. Ci guardiamo per un attimo negli occhi, poi mi getta le braccia intorno al collo e mi stringe a sé.
«Sono giorni che mi sono imposto di non pensarci, di fare finta di non notare certi dettagli, di trattarti come sempre, forse con la speranza che ti saresti sentita normale e non sbagliata.», dice, staccandosi lentamente da me. « La verità è che non voglio notare certi dettagli. Non voglio memorizzarli. Non voglio che tu-» si blocca, passandosi in modo frustrato la mano sulla guancia.
«È tutto okay, Ethan. Smettila di dannarti. Sto bene.» abbozzo un sorriso e faccio finta di niente, mentre lui fa finta di credermi.
«Buonanotte, Hay. Ti voglio bene.» mi dà un bacio sulla fronte e abbassa lo sguardo, indietreggiando lentamente.
Il motivo per cui non riesco a parlare con mio fratello e sfogarmi, è proprio perché avrebbe un peso addosso, il mio peso. È così difficile avere fiducia in se stessi, un po' di coraggio e una buona dose di buona volontà per poter parlare realmente con un'altra persona.
La cosa che odio di più, è il pensiero di disturbare gli altri con i miei problemi. Magari li annoio, o magari li faccio stare male, o forse mi prendono per pazza.
Vado nella mia tenda, prendo il cellulare e mando un messaggio a Kayden.
Io: Ti voglio bene, Kay.
Kayden: Che hai? Cos'è successo?
Io: Niente :) vado a dormire, buonanotte.
Kayden: Fanculo.
Kayden: Non a te. Fanculo a tutto. Fanculo anche alla vita, Hayra, se ti fa stare male.
Io: Non è la vita, Kayden. È la mia testa. Sono le persone. È tutto un casino.
Kayden: Tutti dovrebbero avere la possibilità di abbracciare qualcuno in momenti del genere. Tornerai presto, io ti aspetto.
Stringo le labbra, chiudo la schermata del cellulare e lo metto nel borsone. Prendo le salviettine e il pigiama e mi preparo per andare a dormire. Ripenso a ieri sera. Perché Hunter stava dormendo accanto alla mia tenda?
Sbuffo e mi metto nel mio sacco a pelo. So che anche questa volta non dormirò. L'insonnia sa essere una vera bastarda, a volte.
«Psst.» sento fuori dalla mia tenda. Mi acciglio e mi metto a sedere di colpo. Me lo sono immaginata?
«Hayra, sono io.» la voce di Hunter mi fa rabbrividire. Gattono e apro la tenda, trovandolo davanti a me.
«Ciao, Masy.» sorride come un bambino.
Batto le palpebre, un po' confusa e perplessa. «Ciao, Hunter. Ti serve qualcosa?»
Lui tentenna un po', poi dice: «Ti piacciono le stelle?»
Sollevo le sopracciglia e trattengo un sorriso. «Ti serve qualcosa?» ripeto.
«Hai sonno? » chiede, evitando di guardarmi.
«Arriva al sodo, Hunter.» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
«Perché non dormi?» chiede, il tono allarmato.
Rilasso lentamente le spalle e penso a cosa rispondergli.
«Cioè, so perché... » borbotta, impacciato.
«Già, perché sono-» dico, ma mi interrompe.
«Non mi interessa sapere cosa sei, ma chi sei.» puntualizza, questa volta guardandomi negli occhi.
Vorrei dirgli che ha ragione, ma non è sempre così.
Viviamo in un modo pieno di etichette. Le persone sembrano medici, è come se ti diagnosticassero sempre. Ti osservano per bene, raccolgono informazioni su di te, memorizzano il tuo modo di parlare, di camminare, di relazionarti e, quando hanno tutti i dettagli, ti danno l'etichetta: strana, pazza, depressa, sola, anormale, idiota, sfigata.
«Per questo non dovresti credere a tutto ciò che dicono le persone. Se vuoi conoscere una persona, ascolti solo lei. No?» dice, alludendo a qualcos'altro.
«Sì, ho capito.», taglio corto. « Andrò a dormire, ora. Buonanotte, Hunter.»
«Ma non dormirai.» dice in un bisbiglio. «Esci fuori? Guardiamo il cielo, senza parlare, prometto. Almeno ti tengo compagnia.» dice, speranzoso. Con i suoi atteggiamenti mi fa confondere, soprattutto perché da quando ci stavamo per baciare, sia lui e sia mio fratello fanno finta di niente.
Non dico niente. Sto per prendere la coperta, ma mi interrompe: «Ce l'ho io.» furbo, penso.
Esco fuori e mi fa segno di seguirlo. Stende la coperta e mi fa segno di sedermi. Ciò include che dovremmo stare vicini...
Prendo coraggio e mi siedo, ma sono più rigida di un albero.
Hunter posa le mani sulle mie spalle e lentamente mi spinge giù. «Rilassati, Masy. Guarderemo un po' le stelle, poi te ne andrai a dormire. Magari in questo modo ti verrà sonno.» dice, ma sicuramente sarà totalmente il contrario, soprattutto con lui vicino.
Si sdraia accanto a me e inizia a mostrarmi le costellazioni. Stupidamente, lo ascolto come se fossi incantata. Ogni tanto lo osservo di nascosto e mi viene da sorridere. Più parla, più mi viene sonno e più ho freddo, qui fuori. Hunter si avvicina di più, allunga un braccio e mi invita ad appoggiare la testa su di esso.
«In questo modo stai più comoda.» specifica, così non penso male. Ma è troppo tardi. Un po' a disagio, faccio come dice e riprende a parlare. Lui e Kayden sono così diversi. Diversi in un modo così bello.
Dopo circa dieci minuti sento il suo braccio stringermi un po' più forte e le mie palpebre si chiudono.
«Le persone devono sapere quando è il momento giusto per tenerti.» è l'ultima frase che sento, prima di cadere in un sonno profondo.
Ecco il nuovo capitolo. ❤️ Spero vi sia piaciuto. Ho intenzione di pubblicare questa storia una volta finita, perché forse sento il bisogno anche io di tenere il libro tra le mani, rileggere certe parti quando avrò bisogno di qualche consiglio e quando mi sentirò sola. :) spero sia così anche per voi. 🙈
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