15. Tu di che colore sei, Hunter?

Rimango ferma a guardare il soffitto.
Non so per quanto tempo io sia rimasta nella stessa posizione. Non so nemmeno l'ora. Ma so che è un altro giorno in cui mi sento così, di nuovo. Forse non riesco a digerire i trasferimenti, non riesco ad ambientarmi bene. Forse ho davvero qualcosa che non va.

Dovrei dirlo a qualcuno? O dovrei sperare che passi? Non passa mai così in fretta. Non passerà mai.
Sir Lancillotto sale sul mio letto e si mette al mio fianco. Se lo vedesse mia madre probabilmente prima urlerebbe in faccia a me e poi a lui. Odia vedere il cane sul letto. A dire il vero, lei odia un sacco di cose, tipo ammettere di essere nel torto ogni tanto.

Ma io sono la figlia. Sarò sempre in colpa, non è vero? Perché io sono piccola. Io non posso capire certe cose. Per la mia età non posso capire i discorsi degli adulti. Perché solo quando mi sposerò e avrò dietro alle spalle dieci matrimoni andati a finire male, forse potrò dire "Capisco come ti senti". È così che si diventa adulti? Ignorando i propri figli? Non impegnandomi nemmeno a capirli? Perché mia madre è un po' così. Sono la sua figlia preferita soltanto se prendo il massimo dei voti; sono la sua figlia preferita quando cucino e pulisco; sono la sua preferita soltanto quando le va bene. Quando sono così non sa mai cosa fare.
Inizia a darsi la colpa per non essere un buon genitore. Inizia a dire che avrebbe potuto fare di più per me, ma non ci è riuscita. Queste sono cose che ormai so a memoria.

Il mio migliore amico strofina il suo muso umido sulla mia guancia e sorrido.
« Ehi, bello! » dico, accarezzandogli la testa.
Ho dovuto pregare un sacco mia madre di comprarmi un cane. È incredibile il fatto che quando ti rendi conto che gli esseri umani non sono più in grado di capirti, inizi a farti amici gli animali.

Per il nome che gli ho dato, ogni volta la gente mi guarda in modo strano. Infatti, chi diavolo chiamerebbe così il suo animale? Beh, io. E non l'ho dato a lui per un motivo idiota o perché ero a corto di nomi.
Dicono che Sir Lancillotto sia il cavaliere più valoroso e più fidato. Infatti, è così che vedo io il mio cane. Perché al momento in questa famiglia, in questo mondo, lui è l'essere più valoroso e più fidato per me.
E forse sa, oppure no, che mi sta salvando ormai da tanto.

« Che ne dici se andiamo giù? Dovrei fare colazione e andare a scuola. » dico, facendogli i grattini sotto il mento. Lui chiude gli occhi e sembra quasi che stia sorridendo.

Scendiamo dal letto entrambi, e io vado in bagno a lavarmi velocemente e prepararmi mentre lui scende al piano di sotto.

Quando finisco, nel corridoio incontro Ethan. Mi guarda, lo guardo.
« Buongiorno, Hay. » dice sorridente.

« 'Giorno. » mormoro, poi scendiamo in cucina. Nostra madre legge il giornale mentre sorseggia il suo caffè amaro.

« Buongiorno, ragazzi. » posa la tazza sul bancone e punta lo sguardo su di me.

« Hayra, hai gli occhi gonfi, hai pianto? » chiede mia madre, riducendo gli occhi in due fessure.

« Sì. Ho letto una storia molto commovente. È finita male e ho versato un paio di lacrime. » rispondo, tralasciando la miriade di pensieri che ho per la testa. Questa è una bugia bella e buona. Una bugia che funziona sempre.

« Oh... Allora leggi qualcosa di più divertente, tesoro. » mi sorride e trattengo la voglia di alzare gli occhi al cielo. Perché non capisce? Una mamma dovrebbe capire lo stato d'animo dei propri figli, no? È così difficile farsi qualche domanda in più e provare a ricevere una risposta diversa?

« Eh sì, ho letto già una storia in cui una donna parecchio disperata non trova la sua anima gemella e alla fine si ritrova con una decina di uomini alla sua porta, tutti a corteggiarla, mentre lei- » mia madre alza una mano, spostandola nella mia direzione, zittendomi.

« È una frecciatina a me? » chiede, alzando un sopracciglio.

« No, perché dovrei lanciarti frecciatine? » sogghigno, guadagnandomi un'occhiata strana da parte di mio fratello.

« Tesoro, hai dormito bene? » continua a chiedere mia madre, cercando di sviare il discorso.

« Abbastanza bene, grazie. » bugia colossale. Il problema è che non ho proprio dormito. Sono così stanca di questa merda, di nuovo.

Inizio a prepararmi un tramezzino, ignorando le lunghe occhiate di mio fratello. Perché mi guarda in questo modo? Ha per caso visto un fantasma?

« Stai studiando, Hayra? » la domanda di mia madre mi fa venire voglia di sbattere la testa contro il frigo fino spaccarmela.

« Sì, me la cavo. » rispondo, finendo di prepararmi il tramezzino. Evito di girarmi verso di lei. Certe volte perfino la sua voce mi irrita ed è una cosa abbastanza triste dato che è mia madre.

« Lo spero per te, altrimenti oltre il Natale, passerai anche le vacanze estive con tuo padre. » la sua sembra davvero una minaccia. In questo caso non so chi dei due sia peggio. I miei genitori non sono due santi, proprio per niente. Come genitori fanno davvero schifo, ma faccio finta di non vedere e di non sentire.

« Come vuoi, mamma. Sarà un piacere passare del tempo con la sua fidanzata. » il mio tono divertito la fa innervosire.

Alza lo sguardo dal giornale e mi scocca un'occhiata omicida. « Oggi non sono dell'umore. » mi fa notare.

Io non lo sono mai, vorrei dirle.

« Capita a tutti, mamma. Non siamo sempre felici. »

« Devi dirmi qualcosa? » domanda assumendo un'espressione seria.

« Dai, mamma, sai com'è fatta Hayra. » si intromette Ethan.

« Bene, vedi di smetterla. » mi intima mia madre.
Alzo gli occhi al cielo mentalmente, perché se lo facessi davvero mi urlerebbe contro probabilmente. Mia madre urla parecchio. A volte anche nella camera da letto. Mi mette parecchio a disagio.

« Smettila tu di comportarti come un'adolescente in crisi ormonale. » mia madre sgrana gli occhi, stessa cosa mio fratello. Prendo il mio tramezzino, lo metto nello zaino insieme ad una mela, poi vado via.

Ho passato parecchio tempo a dividere me stessa tra i pensieri del tipo " Zitta e ignora tutti, Hayra. Tutto passerà, starai meglio" e "Vaffanculo a tutti, dovete morire". È così per me. E la cosa triste è che nessuno capisce.

Spesso mi chiedono di spiegare come mi sento; di aprirmi con loro e sfogarmi. Ma come si fanno a spiegare i sentimenti? Nella mia testa c'è un casino, non saprei nemmeno da dove iniziare.

Metto le cuffiette e cerco tra le canzoni dei BMTH.
Nessuno, tra chi ho vicino a me, mi salva. Nessuno mi capisce. Ma una voce che sento soltanto nelle cuffiette mi capisce, mi fa sentire meno sola, mi tiene compagnia. Una voce appartenente ad una persona che non ho mai incontrato e che, con la sfiga che ho, probabilmente non incontrerò mai; non riuscirò mai a ringraziarlo per tutte le volte che con le sue canzoni è riuscito a tenermi in vita.

Prendo l'autobus. Il tragitto dura circa dieci minuti e in questo lasso di tempo ascolto musica. Odio sentire il chiasso che c'è qui dentro di prima mattina. Odio sentire le persone parlare. Odio andare a scuola.

Il cellulare vibra e leggo il nome di Kayden sullo schermo.

Kayden: Ho una cosa per te. Ho detto a mio fratello di dartela.

Corruccio la fronte, confusa. Perché dovrebbe darmi qualcosa?
Appena scendo dall'autobus, trovo davanti a me Vanessa e le sue amiche.

« Ehi, Mason. Anche questa maglietta che hai addosso l'hai pagata cinque dollari? » chiede, facendo ridendo le sue amiche.

« Forse sì, perché? Ne vuoi una anche tu? Quella che hai addosso fa parecchio schifo, che marca è? Il tuo è molto spazzatura style. » le faccio l'occhiolino, lei allarga le narici come un toro che sta per farmi fuori.

« Simpaticissima, Mason. Le magliette come le tue le lascio ai poveri. » mi sorride nuovamente, sfidandomi.

« Cara, la maglietta costerà anche cinque dollari, ma la tua personalità non vale un cazzo. Ora, fuori dal mio cammino. » le do una spallata mentre le passo accanto.

Sorrido trionfante, ma in realtà tiro subito un sospiro di sollievo. È davvero una rottura essere prese di mira per qualche stupido motivo.
Immagino che il motivo in questo caso sia Hunter, che, tra l'altro, mi sta osservando con un sorrisetto furbo, quasi soddisfatto. Il suo amico, Garrett, continua a parlargli ma, non ricevendo alcuna risposta da parte sua, si gira verso di me. Ora entrambi mi guardano.
Non so perché lui mi sta sorridendo in quel modo, ma mi sta mettendo parecchio in imbarazzo.

E io sono così: mi incazzo per tutto, tiro fuori gli artigli per difendermi, ma sono anche sensibile e i sorrisi sinceri, quando sono rivolti a me, mi fanno un po' emozionare.
Non ne ricevo tanti; quasi per niente. Ed è così strano quando qualcuno mi sorride come se fosse fiero di me. Vorrei vedere un sorriso del genere anche sulla bocca di mia madre. Un sorriso del tipo " Sarò fiera di te sempre, in ogni caso".

« Ehi, perché vi guardate così, voi due? » sento Stacy accanto a me e distolgo subito lo sguardo da quello di Hunter.

« Non lo so. Mi stava guardando lui. » dico, quasi balbettando.

« Vieni, andiamo. » mi prende a braccetto e ci dirigiamo verso l'edificio in cui non vorrei esserci ora.

« Ehi! » sento la voce di Hunter dietro di noi e mi blocco. « Hai un minuto? » chiede. Ma certo, forse deve darmi la cosa di cui parlava Kayden. Stacy mi fa segno di aspettarmi dentro, così mi giro verso di lui e lo guardo con sospetto.

« Cosa vuoi? »

« Nel weekend ci sarà un barbecue a casa di mio padre... Vorrebbe, ehm... che portassi la mia ragazza. Insomma, vuoi venire? » chiede con una punta di nervosismo.

« Hunter, io non sono la tua ragazza. » ci tengo a ricordarglielo.

« Mio padre questo non lo sa. Inoltre, sicuramente a Kayden farà un sacco di piacere vederti lì. » infila una mano dentro la tasca, guardandosi intorno un po' nervoso. Magari non vuole essere visto mentre parla con me? Strano. Continuo a fargli favori come una stupida. Suo padre vorrebbe vedermi. Suo fratello vorrebbe vedermi. Ma lui? Lui vorrebbe avermi intorno? Perché ha tirato un pugno a quel ragazzo?

« Non rispondere. Vieni con me. » mi afferra per il braccio, poi mi fa segno di seguirlo.

« Non posso saltare la prima ora, Hunter. »

« Non finirai nei guai, te lo prometto. » cerca di rassicurarmi.

« Dove stiamo andando? » ci stiamo dirigendo verso la sua macchina.

« Voglio darti una cosa. » ecco, la cosa di cui parlava Kayden. Resto in silenzio e salgo in macchina. C'era bisogno di questo? Avrebbe potuto darmela a scuola.
Hunter accende il motore e usciamo dal parcheggio della scuola. Non dice niente, ma guida in silenzio. Ha spento perfino la musica. Io non riesco a stare in silenzio, perché il silenzio fa male a volte.

« Non ci conosciamo, è vero, ma a me sembra di conoscerti già, e anche troppo. » rompe il silenzio, lui.
Lo guardo preoccupata.

« Insomma, Hayra. Vai d'accordo con mio fratello e già questo dice tutto. Quante volte hai provato a toglierti la vita? » chiede, stringendo forte il volante.

« Non ho provato a togliermi la vita. » dico, il cuore mi batte a mille.

« Davvero? Sei onesta con me? » mi guarda con la coda dell'occhio. Perché le persone che non conosco per niente capiscono tutto e in fretta, e quelle che ho accanto nemmeno capiscono quando sono triste o felice?

« Overdose di barbiturici. » rispondo, la vista mi si appanna. Hunter frena bruscamente al semaforo, diventato ora rosso.
Si gira verso di me, scioccato. È perfino sbiancato in viso.

« Anche mio fratello. La prima volta. » dice, deglutisce faticosamente. « Capisci, Hayra? Tu e lui andate d'accordo, è per questo che già mi sembra di leggerti come un libro aperto. Perché sono a contatto con una persona come te. » dopo un po' riparte.

Mi mordo il labbro con forza, chiudo gli occhi e dico: « Ferma la macchina. »

« No. » risponde, ripartendo.

« Per favore, voglio scendere. » continuo a dire. Mi manca l'aria.

« Il problema è che io non voglio che tu scenda. Ti porto con me. » dice, concentrato sulla strada.

« Dove? »

« Non ne ho idea. Voglio darti una cosa e ho bisogno che tu mi ascolti attentamente. » dice e faccio un bel respiro, provando a tranquillizzarmi. Guardo fuori dal finestrino e lui continua a guidare tranquillamente.
Kayden mi ha chiesto chi vedo in lui. Vedo me stessa. Vedo anche l'unica persona che mi è stata davvero accanto. Ma Hunter ora chi vede in me? Suo fratello?
Non voglio essere salvata perché vede in me Kayden. Ho bisogno di qualcuno in grado di vedere me, soltanto me.

La macchina si ferma e Hunter mi fa segno di uscire fuori.
Si siede sul cofano e rimango in piedi di fronte a lui.

« Kayden mi ha detto di darti una cosa. » dice, stringendo una busta di carta tra le mani. « Ma anche io voglio darti una cosa. »

Rimango ancora interdetta, lui sorride. « Tieni, questa è da parte sua. » allunga la busta verso di me e, quando l'afferro, sfioro involontariamente le sue dita. Presa dalla curiosità, la apro subito. Trovo un foglio piegato, quindi deduco sia una lettera, e una collana con il ciondolo dello Yin e Yang.

« Lo sapevo. » dice Hunter, ridacchiando.

« Sapevi che mi avrebbe regalato questo? » domando, stringendo la collana tra le mani.

« Sì. Perché l'altra metà ce l'ha lui. Gliel'ho regalata io. Quella che hai tu, apparteneva a me. » spiega, guardandola quasi con nostalgia.

« Oh, puoi riaverla, non è in problema. » allungo la collana verso di lui, ma scuote la testa.

« Conosco la faccenda dei colori, sai? » Hunter guarda per terra. Sembra aver perso il coraggio di guardarmi in faccia quando si tratta di suo fratello.

« A volte penso che tu sia una cattiva influenza per mio fratello. Il punto è che io conosco Kayden fin troppo bene. Una volta sono stato io a trovarlo incosciente. Sarebbe potuto morire, Hayra. Come te. » alza lo sguardo verso di me. Non leggo alcuna emozione sul suo viso.

« Al risveglio stava delirando. Non faceva altro che dire di voler morire. Mi aveva detto " Vedo solo nero, lasciatemi andare". E sai quanto fa male quando la persona a cui si tiene di più ti prega di lasciarla morire? » no, non lo so. Ho provato tante cose, ho perso una persona, ma lei non mi ha pregato di lasciarla morire. Se n'è andata e basta.

« Ora, io non conosco te, tu non conosci noi e la merda che abbiamo attraversato insieme. Ma, siccome non sei molto diversa da lui, sapevo che prima o poi ti avrebbe dato quella collana. Io e lui non ci siamo parlati per un po'. Sai, tra fratelli capita litigare, soprattutto quando lui continua a respingere tutti intorno a sé, e in questo caso un po' ti invidio. » non so perché sembra che sia sul punto di piangere. Va avanti. « In un momento di rabbia mi sono tolto la collana e gliel'ho lanciata contro. Gli ho detto di darla a chi un giorno riuscirà a colorare il nero in cui è intrappolato. Vedi, Hayra? » mi prende la collana dalle mani e mi indica il punto bianco « Questo puntino bianco sei tu. »
Ma se io sono il puntino bianco, allora lui perché ha il puntino nero?

« Questa collana vale tanto. Ha un significato che io e lui non abbiamo mai spiegato a nessuno e sono sicuro, però, che lui l'abbia spiegato in quella dannata lettera. » me la restituisce e si passa le mani sul viso e poi nei capelli.

« Io e te dovremmo stare lontani. Anzi, dovresti stare lontana da entrambi. Kayden è così com'è e non c'è rimedio. Ma io... Ti ferirò, anche se non posso essere del tutto indifferente a quell'espressione che hai sul viso. » sospira in modo frustrato « E so che sono io che ti ronzo ancora intorno. Vieni a questo maledetto barbecue, poi dirò la verità a mio padre. » scende giù dal cofano e va verso lo sportello. « Vorrei dirti di dimenticarti ciò che ti ho detto, ma so che è impossubile, quindi almeno rifletti. »

Ha parlato per tutto il tempo solo lui e penso mi abbia fatto un favore. Perché le due parole mi hanno completamente spiazzata.

Salgo in macchina e metto la cintura di sicurezza. Rimetto la collana nella busta di carta e mi torturo nervosamente le dita. Hunter guida, ogni tanto sembra che voglia dirmi qualcosa, eppure resta in silenzio.

Non pensavo che mi avrebbe detto quelle cose. Forse anche lui in fondo sta male. Forse ha bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma magari non sono del tutto all'altezza per lui.
Non mi ha chiesto nemmeno cosa ho. Non mi ha chiesto nemmeno perché sono così. Non sa neanche cosa mi è successo.
Magari ha soltanto paura che io trascini nei guai suo fratello.

« So che griderai in silenzio finché qualcuno non imparerà ad ascoltarti. È un peccato, sai? Perché qui la gente spesso è sorda, Hayra. E alcuni non vogliono proprio sentire. » mi dice in tono basso. Stringe i denti e cerca di rilassare le spalle.

« Tu di che colore sei, Hunter? » gli chiedo, bagnandomi le labbra con la lingua.

« Cinquanta sfumature di grigio, dolcezza. » risponde, facendomi l'occhiolino. Non so per quale motivo, ma mi fa arrossire. Forse perché sono io ad aver pensato ad altro e non proprio al colore?
Mi scappa una risata e vedo l'ombra di un sorriso piazzarsi sulle sue labbra.

« Perché dovrei starti lontana? »

« Perché sono sicuro che non porterai a niente di buono. E sono anche sicuro che ti farò soffrire. Spesso ferisco le persone, anche involontariamente. »

« È ciò che hai fatto a tuo fratello? » azzardo a chiedere « Hai paura di fare lo stesso sbaglio con me? »

« Forse è meglio se chiudi la bocca, ora. E comunque, non pensavo che la ragazza che mi ha abbassato i jeans fosse in realtà così. » e la sua frase mi zittisce davvero. Lo scoprirò da sola. Scoprirò perché a volte è carino e altre volte è lunatico.
Perché dietro ad ogni comportamento strano c'è sempre un perché.
Lui però non mi ha ancora dato ciò che voleva darmi.

Ecco il nuovo capitolo. ❤️ Ancora le cose non sono del tutto chiare, lo so, ma verrà fuori tutto a sua volta. 🌺❤️ Come sempre spero vi sia piaciuto. Alla prossima 🌺 la faccenda dei colori dovrà essere ancora spiegata, in un modo più chiaro così verrà capita da tutti. :)

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