Capitolo 4 - L'arena degli schiavi (E)

Everly

Durante la notte non ho sentito nulla, solo il rumore del mio respiro. Il giorno seguente mi alzo prima del sorgere del sole.
Sicuramente dobbiamo uscire quando ancora c'è buio. Se nessuno nell'isola degli schiavi è a conoscenza del segreto del Principe allora significa che il Re ha tenuto nascosto a tutti la verità.
Dopo aver sistemato il letto, cammino verso il bagno e, prima di varcare la porta, lancio uno sguardo furtivo a Maximilian che dorme profondamente in quel piccolo angolo, con le sue ali a fargli da coperta.
Entro nella stanza e inizio a rinfrescarmi.
Indosso i vestiti preparati per me e una volta pronta, esco fuori e noto che Maximilian si è già alzato e sta indossando una maglietta che allaccia sotto l'attaccatura delle ali.
Quando si gira verso di me, trascino il mio sguardo a terra, subito dopo aver notato una maschera che gli copre l'intero volto, e sento i suoi occhi squadrarmi dalla testa ai piedi.
«Indossa questa e andiamo» mi ordina e mi porge una maschera uguale alla sua, prima di affacciarsi alla porta finestra sospirando.
Sta seriamente pensando di farmi saltare nel vuoto?
Mi avvicino a lui, mentre mi copro il viso, e quando sono a un passo distante, mi prende con veemenza per il polso dalla parte della mano naturale.
«Non bruciarmi, bimba» mi dice e apre le porte. «Oppure ti farai molto male.»
Senza lasciarmi tempo di metabolizzare le sue parole, corre e si butta giù dal terrazzo con me al suo seguito.
Precipitiamo, trattengo il fiato. Il vento graffiante che mi sferza il viso con forza m'impedisce di urlare.
Stiamo ancora cadendo quando alzo lo sguardo verso di lui e vedo un angelo dell'oscurità guardarmi con i suoi occhi gialli brillanti. Ride per prendersi gioco di me e poi inizia finalmente a sbattere le ali.
Non sembra fare nessuna fatica a tenermi sospesa per aria mentre io ritorno a guardare in basso, verso il regno di Sonenclair.
Gli edifici sono tutti costruiti con acciaio e le scritte al led bastano a illuminare le strade. Dall'alto riesco anche a vedere il Colosseum, una riproduzione molto più resistente del Colosseo italiano dell'antica civiltà prebellica. Quando lo sorvoliamo vedo che le gradinate sono piene. Le grida sono attutite da una tettoia trasparente. Nell'arena ci sono degli schiavi che stanno combattendo per la propria vita.
Quando Maximilian inizia ad abbassarsi di quota, abbiamo passato il Colosseum da almeno tre minuti. Non appena atterriamo sul tetto di un edificio, mi chiedo perché mi abbia portata qui.
«Siamo arrivati» mi annuncia e cammina verso l'unica entrata presente. Non appena preme un pulsante che apre la porta scorrevole noto che è un ascensore molto ampio. «Dopo di te» mi invita a entrare prima di lui. Poi lo vedo premere dei pulsanti e sulla parete compare l'ologramma del numero selezionato, prima di iniziare a fare il conto alla rovescia dal piano da cui siamo partiti.
L'ascensore inizia a scendere, e nel frattempo mi stringo i polsi, giocherellando con il mio fuoco senza farglielo notare. Sono nervosa. Non mi è mai capitato di essere così agitata senza motivo.
«Cosa c'è? Non ti senti bene, bimba?» mi chiede all'improvviso Maximilian, sempre tenendo le spalle rivolte verso di me.
Spengo il mio fuoco e riporto le braccia lungo i fianchi, senza stringere i pugni.
«Sto bene, padrone» rispondo, senza far trapelare il nervosismo dalla mia voce.
Per il resto della discesa rimango in silenzio con lui.
Quando si aprono le porte automatiche vedo oltre le ali di Maximilian che il luogo in cui ci troviamo è pieno di mutazioni.
Inizio a camminare dietro il Principe, che a ogni suo passo costringe qualcuno a spostarsi per dargli spazio, e sento gli occhi di tutti su di me oltre a dei commenti.
«Ha portato una ragazza!»
«Angelus è qui con quella!»
«Chi è lei?»
«Guarda la mano!»
Evito di guardarmi in giro e, quando Maximilian apre la porta di un'altra stanza, entro senza farmelo ordinare: le pareti sono rosse, al centro c'è una poltrona reclinabile, come quella dei dentisti, e una sedia alta; contro le mura ci sono degli scaffali e degli armadietti di varia altezza del medesimo colore; sul soffitto ci sono delle luci al neon bianche utili a illuminare bene la stanza.
«Siediti e togliti la maschera. Tra poco arriverà il tatuatore» mi informa e io eseguo l'ordine. So che devo essere marchiata come schiava del Principe e sono a conoscenza del fatto che lui sceglierà il tatuaggio.
Sono la prima schiava del Principe, per questo sono la più importante, ed è anche per questo che non può uccidermi con le sue mani. È la legge di Sonenclair.
«Padrone, ho il permesso di parlare?» gli chiedo con tono di voce pacato.
«Sì» risponde mentre si guarda attorno.
«Che tatuaggio sceglierà?»
Lo guardo mentre si avvicina a me e, non appena si toglie la maschera, appoggia l'indice sotto il mio labbro inferiore e con il pollice tira quest'ultimo.
«Ti farò tatuare una serratura e il mio nome all'interno del labbro. Poi mi tatuerò una chiave con il tuo nome sul pollice con cui ti sto tenendo ora» mi spiega lui, con voce suadente. Avrei dovuto aspettarmelo: potrò aprire bocca solo con il suo permesso.
Respiro lentamente e dopo qualche secondo sento entrare qualcuno nella stanza e richiudere la porta a chiave.
«Mio Principe, è qui con la sua prima schiava?»
Maximilian si sposta per permettere al nuovo arrivato di vedermi: è una mutazione. Ha la pelle scura, gli occhi viola e sul collo ha delle branchie che si alzano e si abbassano ritmicamente. Indossa un paio di jeans e una maglietta bianca a maniche corte che gli lascia scoperte le braccia piene di squame nere. Ai piedi non porta scarpe.
«Valthasar, è un piacere rivederti» dice Maximilian stringendogli la mano. «Devi fare un piccolo lavoro per me, due tatuaggi e, se sei in grado, qualcosa per l'aggroviglio di capelli che ha in testa» continua, indicandomi.
Lo guardo e trattengo la voglia di lanciargli un'occhiataccia.
«È una mutazione, Principe?» chiede Valthasar mentre si dirige verso un armadio.
«Sì» risponde Maximilian appoggiandosi al muro e tenendo gli occhi fissi su di me.
«Perfetto, allora non avrete bisogno di ritornare per un ritocco. Userò un inchiostro adatto per le mutazioni. Solitamente un umano deve ritornare per farselo ripassare a causa della saliva che cancella l'inchiostro e del labbro che si rigenera. Questo inchiostro invece sarà permanente» spiega il tatuatore, sedendosi su uno sgabello vicino a me.
«Preferisco addormentarti completamente. Non userò su di te un metodo usato per gli umani» continua lui mentre prepara una siringa. «Non sentirai nulla.»
Guardo l'oggetto, poi Valthasar e infine Maximilian prima di annuire e sentire l'ago perforarmi il braccio. In pochi secondi perdo i sensi.

Al mio risveglio sento l'interno del labbro inferiore bruciare così tanto da farmi lacrimare nell'immediato.
«Tutto bene, bimba?»
Sento la voce di Maximilian come se mi arrivasse da lontano. Quando mi giro verso di lui vedo che mi sta porgendo un fazzoletto nero e che Valthasar non c'è più. Lo afferro e asciugo i miei occhi, distogliendo lo sguardo dalla cicatrice che gli percorre il viso. Mi spaventa più delle sue iridi gialle.
Poi lo vedo afferrarmi lentamente come prima, con l'indice sotto e il pollice sopra il mio labbro inferiore e questa volta, abbassando lo sguardo verso la sua mano, noto il tatuaggio di una chiave e finalmente vengo a conoscenza del mio nome tatuato vicino all'oggetto: Everly.
È il mio vero nome. Coincidenza, vero?
Non dico nulla, non sembra esserne a conoscenza.
«Ti piace?» mi chiede.
Sussurro un "sì" e lui abbassa la mano per riprendere le nostre maschere dal ripiano.
«Guardati allo specchio. Ti ha sistemato i capelli» continua a dire prima di mettersi la maschera e coprire il suo viso, nascondendo così la cicatrice.
Mi sposto verso uno specchio a figura intera e vedo che la mia lunga e folta chioma scura è stata sfoltita in un taglio medio e scalato fino alle spalle.
«Forza bimba, andiamo» mi chiama Maximilian e sentirmi chiamata ancora in quel modo mi dà sui nervi. Ora che ha scelto il nome per me, perché deve continuare a chiamarmi con quel nomignolo?
«Adesso andiamo al Colosseum» mi informa e, dopo essermi messa la maschera, lo seguo nuovamente fuori dalla stanza e dentro l'ascensore che ci riporta sul tetto.
Mi prende nuovamente per il polso e ci libriamo in aria, diretti verso il Colosseum.
Quando atterriamo noto che siamo all'entrata posteriore e non a quella principale.
«Bene, bene. Guarda chi si vede: Angelus che si presenta al Colosseum! Qual buon vento la porta qui?» lo saluta un uomo oltre la porta attraverso una fessura dove si vedono solo i suoi occhi felini e bianchi.
Angelus... lo chiamano così? Non sanno che è il Principe?
Perché Valthasar lo conosceva?
«Voglio assistere a un combattimento insieme alla mia schiava» risponde Maximilian, tirando fuori dalla tasca una carta di credito.
«Parteciperà?» chiede l'uomo, guardandomi.
«No» dice prontamente, stringendo la carta e ho come l'impressione che stia facendo attenzione a non spezzarla.
Sento l'uomo ridere e guardarlo. «Vi hanno dato una Schiava che non sa combattere? Quale ingiustizia!» esclama, fintamente dispiaciuto.
«La ragazza sa combattere» sbotta Maximilian, con voce irritata.
«Allora perché non la fa combattere? L'iscrizione costa poco, solamente dieci syl» lo provoca lui. Sento che sta ghignando, si sta prendendo gioco di lui.
Stringo i pugni.
«Ha per caso paura di perdere una scommessa?» continua l'uomo e a quel punto, a muso duro, Maximilian fa un passo in avanti e ringhia.
«Va bene» dice con tono rabbioso. «La ragazza combatterà.»
«Allora prego, dieci syl e la sposterò nel prossimo combattimento.»
Guardo Maximilian allungare la carta di credito verso la fessura e digitare su un pannello il suo codice prima di vederlo fare un passo indietro e lasciar aprire le porte automatiche.
"Mi farà combattere..." realizzo in pochi secondi. "Non gli interessa se morirò subito. Pensa solo al suo fottutissimo orgoglio."

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