II. Ricordi Di Un Passato Remoto
«...da una vita, da una vita, da una vita di sbagli
è da una vita, è da una vita, è da una vita che scappi
da una vita che non vuoi, dici che con me ti annoi
perché ti ricordo che stiamo diventando grandi...»
•
•
[ penultimo capitolo dopo un mese che
non postavo lol, scusate gli errori ma devo ancora sistemarlo e non ho sbatti ]
•
«Allora figliolo, hai già deciso per il college?»
Laila, seduta vicino a suo padre che sì trovava a capotavola, incominciò a tossire portando la mano a pugno davanti alla bocca.
Il tovagliolo che aveva appoggiato sulle gambe nude era caduto sul pavimento, l'imbarazzo galleggiava nella stanza ed Eddie che a disagio aveva abbassato lo sguardo sul suo piatto quasi vuoto.
La ragazza diede uno scossone al padre, che sì girò verso sua figlia con un sopracciglio alzato.
Non era una domanda così devastante, era normale che arrivati ai vent'anni sì pensava già a cosa frequentare dopo le superiori.
Eddie, invece, era l'eccezione di tutto: stava ripetendo il quinto per la terza volta e non era interessato a continuare gli studi. Ma questo il padre di Laila non lo sapeva, non avrebbe dovuto saperlo.
Già non aveva molta simpatia per lui.
«Ho fatto domanda, non ho avuto ancora risposta.»
Bugia, tremenda bugia.
Il tremolio che aveva alle mani era evidente e appoggiò la forchetta sul piatto per non farlo notare.
«Che strano...» disse, poi sì girò verso Laila che aveva gli occhi fissi su Eddie. Prese la mano della ragazza sorridendo leggermente, sussurrando parole che lei non sentì.
«A te è arrivata subito, invece.»
Uscì un lieve sì dalla bocca della bionda, voleva cambiare argomento non le piaceva come aveva preso piega quella situazione.
«C'è qualcosa dì la, un po' di dolce?»
Cercò in qualche modo di cambiare traiettoria parlando di cibo, qualsiasi cosa pur di non parlare delle carriera scolastica di Eddie.
«Tesoro, non sapevo neanche che il tuo amico venisse a cena.»
Stava per chiedere il perché, di solito amavano mangiare qualcosa di dolce dopo la cena, ma poi rammentò qualcosa che aveva sicuramente scordato.
«Devi partire questa sera?» chiese, aveva completamente dimenticato che suo padre doveva partire quella sera per lavoro. Di nuovo. Ormai ci aveva fatto l'abitudine a non averlo in casa.
Dalla morte di sua moglie, il signor Foster non riusciva a stare due giorni di seguito dentro l'abitazione.
Vendeva elettrodomestici e questo gli permetteva di partire per vendere qualcosa all'infuori della città. Laila ci era rimasta molto male a quel cambiamento così drastico, e la sua non presenza faceva peggiorare soltanto i suoi incubi giornalieri.
Fin quando Eddie non l'aveva invitata a dormire con lui, visto che suo zio lavorava nelle ore notturne, e aveva trovato conforto nella sua presenza.
Al braccio che stringeva forte il suo fianco, e ai suoi capelli che trovava sempre davanti al viso ogni volta che apriva gli occhi.
«Sarà un viaggio breve tesoro, domani sera tornerò.»
Laila annuì con Eddie che la guardava con il cuore rotto.
Gli occhi della ragazza erano cambiati ed erano diventati talmente tristi e pieni di rancore che non riusciva più a parlare.
Quello era un tasto talmente dolente, un nervo così scoperto, e ogni volta che sentiva parlare suo padre capiva che la sua famiglia tanto perfetta stava cadendo.
Sua madre era morta e suo padre non c'era mai.
E più andava avanti, più il dolore aumentava e la mangiava così tanto da non riuscire più a respirare.
Da una semplice focaccia calda era arrivata a pensare alla sua famiglia, alla sua mamma che ogni giorno le mancava così tanto.
Sospirò cominciando a sorridere.
«Va bene.»
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Tempo.
Aveva sempre avuto bisogno del tempo, e quasi sempre era una brutta bestia.
Sì, perché passa così velocemente che delle volte rimpiangi i vecchi momenti.
Cerchi di farli tornare indietro, proponendo la stessa cosa, ma mai ci riuscirai.
A Laila serviva tempo.
Tempo per metabolizzare tutto quello che le stava succedendo, e perché lo stava facendo.
Nel salone della sua casa, la ragazza, era in piedi davanti al cammino che in quei mesi non era mai stato aperto.
Sul ripiano sì potevano trovare tante cornici messi in fila ordinaria, ma con la conclusione che di alcune foto, che solo prima occupavano quel posto, non c'è n'era neanche l'ombra.
Dita calda entrarono in contatto con il vetro di una cornice. Una bambina che faceva il broncio davanti a una torta di compleanno e un bambino che le rubava il giocattolo che aveva tanto atteso.
«Ero... orribile!»
Laila uscì dal suo stato di convalescenza, sentendo poi l'esclamazione del corvino dietro di lei.
«Eds, non è vero.»
«Ero senza denti e i miei capelli erano orrendi.»
«Avevi sei anni!»
Laila sì girò verso Eddie, sapendo che quelli erano i battibecchi che occupevano sempre il loro tempo.
Come una spina nel fianco il corvino amava punzecchiare la ragazza mettendo in palio le loro foto.
Ma sapeva, in parte, che Eddie aveva cambiato argomento per non parlare della cena disastrosa che avevano appena avuto.
Suo padre sì era spostato in cucina e Eddie l'aveva aiutato con i piatti, forse per riprendere i rapporti non tanto stabili con il signor Foster.
La ragazza sì avvicinò a Eddie mentre allargava le braccia e lo abbracciava senza preavviso. Eddie sì ritrovò inghiottito mentre la ragazza stringeva forte i suoi fianchi appoggiando la testa tra l'incavo del suo collo.
«Hai aiutato papà?» aveva sussurrato mentre una sua mano sì spostava suoi capelli del ragazzo, mentre giocava con le punte riccie dei suoi capelli.
Eddie aveva lo sguardo dritto, guardava il cammino esposto, massaggiando delicatamente il fianco di Laila ricoperto da una camicetta bianca.
«Abbiamo... uhm, parlato.»
Argomenti molto discutibili.
«Di cosa precisamente?»
Della scuola, ancora. Ed Eddie era così imbarazzato che non riusciva neanche ad emettere una frase che aveva un senso compiuto.
«Mi ha chiesto come va la vita, molto premuroso da parte sua.»
Laila sorrise sornione, con le guance così ampie che sul suo viso iniziarono a comparire facilmente delle rughe.
«Visto che non è così male?»
«Il tuo vecchio non ha comunque simpatia per me»
La presa sul suo fianco era aumentata e Laila sembrò notarlo perché arrossì violentemente a quel contatto non così amichevole.
«Vecchio? È giovane mio padre, eh!»
Eddie non commentò, anzi lasciò la sua migliore amica avvicinarsi maggiormente. Lui che la teneva salda e lei che giocava con i suoi capelli tanto crespi.
Soltanto a lei dava il permesso di farlo, soltanto Laila poteva arrotolare i suoi capelli oppure toccare la sua chitarra che tanto amava.
E per molti poteva essere soltanto un gesto amichevole e spensierato, ma che per lui nascondeva un terribile segreto fittizio.
Con la testa di Laila sopra il suo petto, e i loro respiri che sì mescolavano: Eddie stava osservando con occhi attenti le fotografie sopra al cammino.
Una in particolare che rappresentava Laila che sorrideva con alcuni denti davanti che le mancavano, dietro di lei una giovane donna che le metteva in ordine la treccia un po' disfatta.
Laila era uguale a sua madre. Ed Eddie pensava che suo padre cercasse di stare sempre più lontano perché elle gliela ricordava troppo.
La ragazza non voleva mai accettarlo, ma certe volte diventava il suo pallino fisso fin quando ormai non riusciva più a pensare a nulla.
Chiusi nella loro bolla, dove erano soliti perdersi.
«Quanta colonia hai messo?»
Eddie storse il naso reprimendo un sorriso mentre abbassava il viso per incontrare quello della bionda che s'era alzato.
«Sei un segugio, Laila.»
Spostò la sua mano dal suo fianco mentre prendeva il suo viso paffutto formando una coppa. Accarezzò il suo naso mentre ripercorreva ogni lentiggine chiara.
Così belle.
La ragazza aveva aperto la bocca come per parlare, ma sì era bloccata quando le dita di Eddie iniziarono a vagare sul suo viso. Lineando le sue lentiggini fino a scendere e accarezzare le sue labbra.
Il metallo freddo dei suoi anelli la fece sorridere, amava quella sensazione.
A vedere così vicina Laila, tutto di Eddie fu scosso da leggeri brividi e alcuni ricordi presero il sopravvento.
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«Mi dispiace!»
Non era la prima volta che Laila sì presentava a casa sua nel cuore della notte.
Facevano pigiama party ogni sabato sera, mangiavano ancora nel loro fast food preferito il venerdì e soprattutto Laila mai aveva perso l'abitudine di chiamarlo durante le ore notturne.
Fin quando non è morta sua madre.
E allora le chiamate erano diventate abituali e i pianti della ragazza erano sempre più frequenti.
Perché sua madre era morta e suo padre non c'era più.
Il periodo del lutto l'aveva passato a piangere nella sua camera e suo padre nell'altra, mai sì erano consolati come una vera famiglia.
E faceva male, malissimo. Come una morsa e mille spine che ti tritolano il petto.
Ora la ragazza sì stringeva forte a lui, perché altro non sapeva fare, e il corvino accarezzava i suoi capelli.
«Mi manca così tanto.»
Eddie aveva chiuso gli occhi aumentando la presa sulle sue ciocche, tutto il dolore che stava attraversando cambiava drasticamente anche il suo di umore.
E Laila lo odiava.
«Lo so, tesoro. Con me puoi sfogarti.»
E quante volte l'aveva fatto, anche se seguita da un grande senso di colpa.
Laila alzò la testa e il cuore di Eddie sì spezzò a vedere i grandi lacrimoni che facevano irruzione sul suo viso. Le labbra con screpolature evidenti perché mangiucchiate per tanto tempo.
Le mani sul suo petto ora coprivano una macchia, la ragazza aveva abbassato lo sguardo arrossendo un po'.
«Ti ho sporcato la maglia.»
Eddie le prese il mento tra le dita collegando di nuovo il loro sguardo, «Lì, non fa nulla. Non m'interessa.»
Laila sorrise leggermente, il ragazzo era sempre così premuroso con lei che non riusciva ad essere mai arrabbiata.
Eddie Munson, il suo migliore amico, la sua spalla destra.
Sì sporse un po' verso di lui baciando dolce la sua guancia, Eddie che era rimasto a bocca aperta ed era diventato come un pomodoro.
«Grazie, Eddie. Di tutto.»
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Era Eddie che doveva ringraziarla, ogni volta, perché sempre sì fidava di lui. E anche durante il periodo del dolore aveva fatto capire che era lì presente con Eddie vicino a lei.
«Non voleva essere invadente...»
«Lo so.»
«Sai che non m'importa di cosa pensa, tu per me sei perfetto così.»
Eddie sorrise tra i suoi capelli mentre annusava il suo odore, così delicato.
Sì perdevano ogni volta che uno toccava l'altro, e non riuscivano mai a smettere. Le mani di Laila erano così confortanti che lui non riusciva ad allontanarsi.
«Resta con me, questa notte.»
No, non era una domanda. L'aveva detto decisa, come se fosse un dato di fatto. Perché erano mesi che non dormivano più insieme, e lei aveva bisogno di lui in maniera quasi disperata.
Eddie aveva sospirato alzando il petto prepotentemente, «Tutte le volte che vuoi.»
Diede un bacio casto tra i suoi capelli, mai avrebbe detto di no.
Avrebbe fatto di tutto per lei.
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Il padre di Laila aveva lasciato l'abitazione da circa dieci minuti e solo allora Eddie aveva sentito qualcosa smuoversi nel petto, era da solo con Laila.
E sì, l'avevano fatto un sacco di volte, un esempio era stato la giornata al lago che avevano appena vissuto.
Ma ora sentiva come se fosse tutto cambiato, con soltanto la compagnia del suo respiro vicino al suo viso.
«Eds!»
La voce di Laila rimbombava dietro la porta di legno seguita da un leggero bussare.
Dopo che il padre era andato via, s'era rinchiuso nel bagno con Laila che lo guardava stranita.
«Ho trovato una maglietta che utilizzavi come pigiama nel cassetto, posso entrare così te la passo?»
Con un po' di timore nella voce, Eddie rispose di sì e mai cosa più sbagliata.
Laila aveva in mano la sua maglia, pulita e stirata, con indosso una vestaglia da notte bianco perla.
Di solito quando Eddie andava a dormire da loro utilizzava delle semplici magliette, ma ora sì sentiva un po' più sicura.
Quella era la vestaglia preferita di suo mamma, perché cucita da sua nonna, e voleva che Laila la tenesse e la curasse.
Non era così accattivante e neanche troppo scoperta, ma sotto lo sguardo tagliente di Eddie era come se fosse nuda.
Il cuore cominciò a battere e anche il rossore sulle sue guance che era ormai il protagonista, abbassò lo sguardo appoggiando la maglia dei Metallica sul lavandino e uscì.
Il tutto fatto in una decina di secondi, e quando chiuse la porta era certa che una smorfia era comparsa sul viso di Eddie.
Entrò nella sua camera da letto ancora scossa da quel breve contrattempo nel bagno, non capiva perché adesso il suo cuore batteva in quel modo.
Così violento
Irrequieto.
Il suo petto batteva, mentre sì alzava e abbassava velocemente, Laila decise che forse quella vestaglia non era l'accessorio adatto per quella serata e prese velocemente una felpa con la zip da mettere sopra.
Camminò di nuovo in direzione del suo letto, con i piedi scalzi che facevano contrasto con il pavimento freddo, e guardò oltre la finestra mentre si sedeva supita sul bordo.
La notte era nuvolosa, mancava poco al prossimo temporale, e lei cercò di non pensarci troppo o soltanto basare i suoi pensieri su quello che stava per accadere.
Prese il suo pupazzo che aveva sempre sul letto tra i cuscini, non era nulla di che.
Anche imbarazzante per una ragazza, che stava diventando una donna, avere quel pupazzetto lì sopra.
Ma non ci poteva fare nulla, non puoi mai lasciare andare le cose a cui sei affezionata.
Una giraffa, sistemata con ago e filo in alcuni punti, era l'oggetto dell'infanzia.
Più precisamente del suo quinto compleanno, l'aveva vinto alle giostre grazie a suo padre.
Sospirò di nuovo come se tutti quei ricordi le facevano soltanto del male, ed era vero.
Una lacrima solitaria scese, ma l'asciugò in fretta con la paura che altre avrebbero fatto irruzione sul suo viso paffuto.
Sentì la porta del bagno aprirsi grazie allo scatto di una serratura, e prontamente sì alzò posando la giraffa nel primo cassetto del suo comodino.
«Laila?»
Il viso di Eddie fece capolinea da dietro la porta grezza che conduceva alla sua camera, Laila che era già in piedi sorrise al ragazzo facendo cenno con la testa.
Eddie sorrise a guardare la stanza della ragazza, non era mai cambiata e lo sapeva molto bene.
Non la vedeva da molto tempo, di solito era Laila che dormiva da lui, ma gli era mancata molto. Segreti di stato erano rinchiusi la dentro e soltanto loro erano i possessori delle chiavi.
Il basso di Laila era posto vicino all'armadio a quattro ante, con sopra uno sticker con scritto il nome della sua band preferita.
The Beatles
Eddie non andava pazzo per i Beatles: oppure non erano proprio il suo genere preferito e ideale.
Ma Laila era come una spina nel fianco e l'aveva praticamente obbligato, sin da quando era piccola, ad ascoltare con lei tutte le loro cassette.
E se iniziava a parlare dei Beatles, Laila non la smetteva più, un po' come lui quando parlava dei Black Sabbath.
•
«Edward Munson, non ti permetto di parlare male dei Beatles in mia presenza!»
Laila armeggiava con le sue cassette: erano più di una dozzina aveva pensato Eddie senza mai dirlo.
Aveva detto più volte alla ragazza che quella band non gli piaceva, ma lei continuava assiduamente a tartassarlo cercando di convertirlo: con false speranze.
Laila continuava a parlare da sola, mettendo a posto le sue cassette con cura sul suo divano. Le guardava con grande fierezza, le trattava come le sue bambine intoccabili.
«Non mi piace quella roba, Lì!»
«Cosa ti piace? Illuminami, ti prego! Visto che insulti continuamente i miei gusti musicali!»
Alzò lo sguardo e un ghigno sfacciato fece leva sul suo viso.
Mai toccarle i Beatles... delle volte poteva diventare molto violenta.
«Umh... Ho alcune cassette nuove dei Black Sabbat...»
Il suo discorso non fu mai concluso perché Laila aveva già alzato la mano come per fermarlo mormorando un no secco.
«Mio Dio, che schifo!»
Eddie ora era piuttosto sbalordito dalla sua affermazione, l'aveva ferito nel profondo.
Non una leggera crepa... Laila gli stava calpestando il cuore.
Decise di non commentare, non sarebbe riuscito ad assemblare le sue emozioni.
«Ieri mi hai fatto ascoltare per due ore intere canzoni dei Beatles, oggi tocca a me.»
Laila sbuffò posando di malavoglia le cassette dentro il suo zaino, che utilizzava per la scuola, la sua proposta non le parve molto interessate e succusa. E guardando il suo viso imbronciato una risata genuina uscì dalla sua bocca.
Aveva quella faccia da quando Eddie aveva preso le sue cassette e aveva azionato lo stereo: felice di ascoltare altro che non sia la band del cuore di Laila.
«Hai il muso?» aveva detto con la musica alta in sottofondo, il metal che riempiva l'intera roulotte.
«Stai zitto, Edward.»
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Dormiva con Eddie talmente tante volte che ormai non faceva più differenza, lo facevano da sempre da quando erano piccolini e i suoi genitori erano assolutamente contro.
Laila non aveva mai conosciuto i suoi genitori, Eddie non aveva mai parlato, era cresciuto con Zio Wayne è quello era l'importante. La ragazza non aveva mai chiesto di loro, sapeva che a Eddie faceva nascere soltanto un profondo disagio, ma ora che erano cresciuti voleva tanto sapere la sua storia assiduamente.
Girata a pancia in su guardava distratta il soffitto leggermente crepato nei quattro angoli, non sì era mossa da quella posizione da quando erano entrati entrambi nel letto.
Eddie era girato e dava le spalle, da allora non si era più mosso neanche il cenno di un respiro.
Laila per un attimo prese un colpo.
Chiuse gli occhi cercando di riposare ancora, ma nulla sembrava darle pace.
•
«Esci ancora con pinguino?»
Era una calda nottata, l'estate era arrivata all'improvviso portando afa e aria irrespirabile.
Ed era per quell'esatto motivo che i due ragazzi non stavano dormendo preferendo di gran lunga restare svegli e raccontare cazzate.
Erano sdraiati svogliati sopra al letto di Eddie, parlavano e sudavano, era quello il protagonista della loro fanatica serata.
Laila alzò entrambe le gambe mentre guardava le punta delle dita dei suoi piedi, Eddie invece era girato su un fianco con lo sguardo verso di lei.
Quella domanda era un po' strana, detta così all'improvviso dopo minuti di silenzio assoluto.
«Pinguino?»
Laila spostò lo sguardo verso di lui, il suo viso incredibilmente vicino al suo era un grandissimo problema.
Il suo shampoo alla menta era l'unica cosa che le sue narici volevano sentire.
Eddie sorrise, con un sorriso furbo e malizioso, alla faccia confusa della dolce ragazza.
«Ben Hers! Uscivi con lui una volta.»
Laila l'aveva completamente assillato riguardo alla sua nuovissima cotta. Con soltanto la differenza che ora i suoi sentimenti verso di lei erano peggiorati diventando con il tempo giganti e sì espandevano come una macchia d'olio.
Poco male, perché Ben era davvero una persona adorabile e gentile che non meritava di certo l'odio gratuito di Eddie Munson.
«Perché lo chiami così?»
un pizzico di rabbia nella sua voce, pinguino non era poi così divertente ma era meglio non parlare visto che Eddie aveva un umorismo davvero pessimo.
«Presentarsi a scuola con lo smoking mi sembra esagerato, tutto qui.»
Se poteva permettersi ogni mattina di indossare uno smoking che problema c'era? L'importante era andare oltre le apparenze, e Ben non meritava le sue battute sciocche.
Eddie alzò il viso quando notò lo sguardo cupo di Laila, avvicinando la sua mano piena di anelli sul suo viso come per accarezzarla.
Laila non aveva nessuna intenzione di stare a contatto con le mani di Eddie, quindi spostò il viso con un lamento e sì alzò a metà busto.
«Sei arrabbiata?»
Laila aveva lo sguardo basso mentre giocava con i lacci del pantaloncino che aveva indosso.
Ogni volta che usciva con qualcuno c'era sempre Eddie dietro, come un'ombra.
Non gli andava mai bene nessuno e Laila sì era stancata a sentire tutti i suoi discorsi da papà che fa le repliche alla figlia ribelle.
«Ben è gentile...»
Ora sì era alzato anche lui, entrambi seduti sul letto.
«Questo non lo metto in dubbio...»
Sembrava non aver sentito, perché Laila continuò con il suo monologo che sembrava non avere una fine.
«È buono, è studioso. Lui non merita le tue battute sciocche!»
Eddie la guardava da dietro la frangia lunga, sembrava nervosa e muoveva agitata le mani mentre parlava velocemente.
«Stavo scherzando, Lì.»
«No!»
Sguardo dritto e gli occhi verdi che sembravano più scuri grazie all'oscurita, era decisamente arrabbiata adesso.
«Esco con qualcuno e non ti va mai bene! Sono stanca... Per un volta, una fottutisima volta, puoi essere felice per me?!»
Il caldo non lo sentiva più, non sentiva più nulla.
Non pensava che per uno scherzo ingenuo Laila gli avrebbe fatto la morale. Forse aveva esagerato.
O forse aveva dato troppa libertà alla gelosia.
•
Girato di fianco Eddie era troppo impegnato a guardare la porta della camera di Laila.
Sapeva bene che era sveglia, lo aveva intuito.
«Eddie?»
La voce delicata della ragazza aveva fatto irruzione nei suoi pensieri, e no, non stava dormendo. Laila era solita russare quando cadeva in sonni profondi, ed Eddie delle volte doveva utilizzare dei tappi per dormire pacificamente.
«Sei sveglio?»
Aveva poco senso far finta di dormire, quindi sì rigirò di nuovo. Ma questa volta non c'era la porta, ma il viso assonnato di Laila che lo stava già guardando.
«A quanto pare.»
Silenzio.
Solo il suo sguardo che era come incantato ad avere a pochi centimetri il suo volto stanco.
«Scusami se ti ho disturbato, non riesco a dormire.»
Stesi su quel letto con in sottofondo il rumore del vetro che sbatteva grazie al vento.
Laila guardava ancora il soffitto, un po' annoiata e dispiaciuta di aver svegliato Eddie.
Quando erano annoiati, o semplicemente non riuscivano a dormire la notte, erano soliti celebrare la loro credenza.
Latte e biscotti per accontentare la fame notturna.
Era una specie di tradizione, che non avevano mai abbandonato.
Il sabato mattina, in casa Foster, era solito cucinare biscotti e preparare il pranzo per la domenica. Eddie lo sentiva quando varcava la porta della loro casa e lo capiva quando vedeva Laila con le mani impastate.
Ed era per questo che Eddie voleva celebrare quella credenza, purtroppo senza i biscotti favolosi di sua madre.
«Hai fame?»
Laila sì girò di scatto le labbra piegate in un sorriso ingenuo.
«Latte e biscotti?»
Eddie fece sì con la testa e prontamente Laila sì alzò dal letto come una pila che voleva essere soltanto caricata.
•
«Latte?»
Una folta chioma, ancora non molto lunga, uscì con la testa dal frigorifero alzando il pollice.
«Qui!»
Il cartoccio del latte era aperto da pochi giorni, ma andava comunque bene.
«Il miele?»
Eddie sì girò verso Laila con lo sguardo accigliato e confuso, molto confuso.
Il miele non era il protagonista della loro fantomatica ricetta.
Latte e biscotti, e se proprio volevano esagerare delle volte i biscotti erano al cioccolato.
Ma mai c'era stato il miele.
Eddie in verità lo odiava, brutta esperienza con le api.
«Miele!?»
Laila fece spallucce posizionando il vassoio in mezzo al tavolo, le loro tazze ancora vuote.
«È buono con il latte sciolto! Giuro...»
Prima che potesse continuare con il suo discorso, e su quanto era buono quel miscuglio, Eddie la fermò alzando il cartone del latte ridendo.
«Scordati del miele, ora. Lo odio!»
Laila prese in mano un biscotto, con la faccia triste, piccole briciole sparse sulle sue labbra.
«Non ti va mai bene nulla, in verità.»
•
Non c'erano più i biscotti di sua madre, s'erano accontentati di un pacchetto vagante che era riposto dentro un cassetto vicino al frigo.
La verità era che non sapevano come, adesso, erano imbarazzati.
Davvero, in una maniera insopportabile. Da quando era successo quel piccolo inconveniente nel bagno, non sì era capito più nulla.
Eddie sì strofinava gli occhi, come se non dormire gli causava quel terribile malessere. Laila era seduta davanti mentre manteneva il manico della sua tazza preferita.
Sorseggiò un altro po' di latte, guardando ancora Eddie che non aveva ancora toccato la sua tazza.
Sembravano estranei.
«Eddie, cosa hai?»
Il ragazzo era completamente perso nei suoi contorti pensieri, a tutto quello che stava succedendo.
Alzò il viso dopo la chiamata della sua migliore amica e il suo cuore cominciò a perdere battiti.
Era così bella, anche ora, con i capelli scompigliati e le briciole sulle labbra che non aveva ancora spostato con le dita.
«Nulla, Laila...»
«Non può essere nulla...»
Voleva continuare la frase ma non voleva dire nulla fuori posto, quindi ricominciò a bere il suo latte dando attenzione alla tazza.
Eddie, invece, era rimasto molto scosso dalla sua risposta. Era vero che a lei non sfuggiva mai nulla, riusciva sempre a capire se c'era qualcosa che non andava.
Era un segugio, davvero.
Eddie respirò lentamente, perché altro non poteva fare se non stare in silenzio. O peggiorare la situazione, come poteva rovinare il loro rapporto così bello solo per quel semplice incidente.
Sì, era un incidente. E Laila era anche imbarazzata per il suo sguardo così indulgente.
«Sto benissimo, torna a dormire.»
Sì alzò dalla sedia seguito da un forte rumore, la tazza stretta e lo sguardo della ragazza, ferito, che lo guardava camminare fino al lavandino.
Buttò il latte all'interno, lavando successivamente la tazza, il tutto seguito da uno strano nervosismo.
Laila, invece, tremava dal suo improvviso cambio d'umore.
Non aveva fatto proprio niente, era la loro banalissima tradizione.
«È successo qualcosa?»
Laila era anche molto testarda, e le poche volte che litigavano era lei a fare il primo passo.
Cercando di chiarire, non voleva mai bisticciare.
Eddie gli dava la schiena, interessato al suo lavandino che gocciolava, nonostante la voce di Laila lo attirava come un magnete.
Il vero problema era lei, in tutta onestà.
Il suo problema era che stava vivendo dentro un cliché.
Il ragazzo che s'innamora della sua migliore amica, così sopravvalutato ma sofferente.
E voleva davvero finirla, smettere di essere agitato vicino a lei, ma non riusciva più a controllarlo o fermarsi.
«Eddie, girati.»
Laila era praticamente dietro di lui e aveva appoggiato un mano sulla sua spalla, il ragazzo a quel contatto rabbrividì.
Le sua mani che accarezzavano le sue spalle, il suo fiato sul collo lo confondeva completamente.
Perché lo fai,
Perché lo trattava così.
Come se aspettasse la sua pietà.
«Eddie...»
Il ragazzo cominciò a girarsi, con gesti misurati e cauti, e quando ritrovò il suo viso avvampò.
Era così stupido.
«Scusami.»
Laila alzò le sopracciglia confusa, e abbassò la mano lungo il fianco.
«Per cosa, Eddie?»
Eddie aveva alzato entrambe le mani, prendendo il suo viso e formando una coppa. I suoi occhi verdi erano troppo, e sì maledì per quello che stava per fare.
«Per questo...»
E poi le sue labbra sì ritrovarono completamente sulle sue, così calde e piene.
All'inizio era un bacio dolce e alzò immediatamente il viso per osservare la reazione della ragazza.
Laila era estasiata, lo desiderava da così tanto tempo che quando Eddie sì staccò mugugnò un lamento.
Sì ammirarono ancora, ma questa volta cercarono entrambi un riavvicinamento.
Attaccati ancora, questa volta il bacio sembrava più crudo e caldo.
Erano affamati.
Di loro, della situazione e di quello che stavano facendo.
Le mani di Eddie cominciarono a scendere sempre più giù, fino ai fianchi massaggiando la pelle ancora coperta.
E la stanza che all'inizio era avvolta da un profondo silenzio cominciò a riempirsi dello schiocco dei loro baci.
Non aveva mai provato quel genere di passione e il corpo di Laila richiedeva ancora.
E fermarli, ormai, non era più possibile.
spazio autrice
ciao amici,
per scrivere questo capitolo ho letteralmente partorito, avevo idee in testa ma non sapevo come scriverle.
aggiungo inoltre che questa storia avrà tre capitoli + uno bonus ;)
e fremo letteralmente per scrivere l'ultimo capitolo.
scusate per gli errori, ma non aggiornavo da un mese e dovevo recuperare.
ci vediamo all'ultimo capitolo
mars<3
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