Chapter 26\"Se incontrarsi è la vera magia, è non perdersi la vera favola..."




Diverso tempo dopo...

<<Anna? Sei tu?>>.

Apro con fatica un occhio per capire dove mi trovo, che ore sono, chi mai avrà interrotto il mio stupendo sogno e per quale stramaledetto motivo. <<Sì. Chi parla?>> chiedo irritata.

<<Oh, meno male, ti ho trovata. Sono Noemi. Sai... la sorella di... Claudio e di... Marco>>.

Spalanco anche il secondo occhio e mi siedo nel letto, attenta. <<Ma certo, Noemi. Dimmi. Che succede? Come... chi ti ha dato questo numero?>> domando a raffica, stordita.

<<Tua mamma Agata. Senti... non so dove ti trovi, ma... pensavo che volessi sapere che... mia madre è... morta>> confessa, tra i singhiozzi.

<<Tua... Nadia?>>.

Sono basita.

<<Sì. Ieri. Un infarto. Improvviso. Faranno i funerali domani... >>.

Piange sommessamente. Chissà quanto deve costarle questa telefonata. Anche economicamente.

<<Noe, prendo il primo volo: arrivo>>.

I funerali sono orrendi. Okay, a nessuno piacciono, ma io proprio non li sopporto. Non so mai come comportarmi e non potendo, per ovvi motivi, sfruttare la mia carta – vincente, il più delle volte – ironica, mi sento a disagio. Sono anche molto triste, ovviamente: ero affezionata a Nadia.

Mentre prendo posto nell'ultima fila di panche all'interno della chiesa di S. Maria Assunta, scorgo Marco, in camicia e cravatta: avrei preferito vederlo così elegante in un'altra occasione. Lui non mi vede, tiene gli occhi bassi, assorto. Inizia la funzione e, quando il prete che presiede la cerimonia chiede se qualcuno vuole dire due parole, tutti tacciono e fingono disinteresse.

Non so cosa mi prenda, di preciso, in quel momento, ma alzo la mano, come durante le lezioni a scuola per andare in bagno. Quanto vorrei questa fosse una di quelle situazioni in cui si può accampare con una banale scusa come quella di una pipì impossibile da trattenere, per sfuggire ad un'interrogazione. <<Ah, la signorina laggiù vuole dire qualcosa? Prego, avanzi...>> mi sprona il parroco, sorridendo.

Parlare in pubblico mi provocava, solitamente, i miei soliti attacchi di panico. Ma non questa volta: questa volta eravamo solo io e Nadia.

Infatti, sistemo il microfono davanti a me e inizio il mio discorso, inventato di sana pianta, ignorando di avere un pubblico, come se parlassi esclusivamente a lei: glielo devo. <<Nadia, non siamo state vicine negli ultimi tempi. Avrei dovuto chiamarti più spesso, parlarti più spesso... e tu mi avresti preso le mani tra le tue, sorridendomi, come solo tu sapevi fare. Sei stata come una madre, per me, e io ti ho voluto un bene immenso. Ti ringrazierò eternamente per avermi, per averci, donato tre persone meravigliose, cui hai dato la vita. Tre persone che io... amo>> volgo lo sguardo in direzione di Marco <<amo infinitamente. Grazie>>.

Congiungo le mani in preghiera, e scendo dal pulpito.

Cammino piano, mentre raggiungo il mio posto ma, invece di riaccomodarmi, recupero la borsa ed esco.

Il cielo è grigio, come il mio umore.

Mi siedo sulle scale della chiesa per cercare le chiavi dell'auto, disperse nella O Bag argento.

<<Credo le sarebbe piaciuto>> sento pronunciare alle mie spalle.

Mi alzo e mi volto di scatto.

<<Il discorso, intendo. Le sarebbe piaciuto>> specifica Marco alle mie spalle. Ha disertato al suo compito, non attendendo la fine del rito, per seguirmi.

<<Lo penso anch'io>> dico a mia volta, avvicinandomi per abbracciarlo.

<<Mi dispiace tanto>> sussurro, tra le sue braccia.

Non ho mai visto Marco più vulnerabile di ora. Ha il bel viso scavato dalle grandi occhiaie, sintomo di notti insonni. Pare così fragile...

<<Anna...>>.

<<Sì?>>.

<<Grazie di essere qui. Senza di te io... non ce la faccio. Non voglio più fingere di essere forte, fingere che mi vada bene rinunciare a noi. Tu... tu sei la donna della mia vita. Io ti amo. Amo te e te soltanto. Mi dispiace...>>.

Non molla la presa, nè con lo sguardo, nè con le mani.

Sospiro, scuotendo la testa.

<<Per favore, non venirmi a dire che l'amore è non dire mai dire mi dispiace, o stronzate simili...>> conclude, amareggiato.

Ripenso a chi aveva pronunciato quella frase, ricordando il momento in cui avevamo visto insieme la scena di Jennifer e Oliver nel vecchissimo film "Love Story", che ci aveva annoiato talmente tanto da farci cadere in un sonno profondo prima della fine, abbracciati.

Come ora.

<<Marco, io... non...>>.

Tento di sciogliere l'abbraccio, ma lui mi trattiene.

Alza il mio polso destro, e lì si blocca. Spostandomi la manica della giacca, compare il piccolo segno indelebile sulla mia pelle. Non sono certo io ad aver paura del "per sempre"... il mio tatuaggio lo dimostra.

Marco lo osserva, poi mi fissa con un'intensità tale da disarmarmi. Mi bacia proprio in quel punto, lentamente, iniziando a piangere. <<Una rosa blu...>> bisbiglia, tra le lacrime.

<<Anna... non so più dove vivi, cosa fai... ma non m'importa. Tra un anno, proprio qui, proprio oggi... noi... ci sposiamo>> afferma serio, scrutando l'espressione stupita del mio viso.

<<Dimmi di sì>> implora, speranzoso.

Questo sarebbe il perfetto epilogo della mia favola.

Perchè se incontrarsi è la vera magia, è non perdersi la vera favola, dicono.

Una volta, molto tempo fa, lessi che il primo Amore o te lo sposi, o te lo porti per sempre dentro al cuore.

Sospiro, mentre i miei occhi si perdono nei suoi, in quel verde mare profondo, unico e raro come la persona che li possiede.

Con tutto il fiato che mi resta, esclamo <<Marco, tu sei e resterai per sempre nel mio cuore>>.

Ultima nota autrice: Eccoci giunti alla fine!🙂

Sì, lo so, è un finale un po' enigmatico... perchè?
Ma perchè il vero senso dell'ultima frase pronunciata da Anna lo scopriremo solamente nel primo capitolo del secondo volume della trilogia!😜

Tranquilli... lo pubblicherò! 😎

Intanto... vi è piaciuto questo primo volume? Scatenatevi! A presto, Lisa💕

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top