第二十六章
BEASTBOY
"Sei irritante." mi sussurrò prima di coricarsi accanto a me, comparsa improvvisamente grazie ad un portale magico. "Non puoi evitarmi, sono io quella scontrosa e riservata. Se continui a cercare di rubarmi il posto dovrò diventare... socievole."
Storse la bocca nel pronunciare l'ultima parola in modo assurdamente comico che sapevo essere involontario, al che le concessi un sorriso.
Avevo le mani una sopra l'altra a farmi da cuscino e giacevo su un fianco sul morbido letto della mia stanza, l'ultimo giorno in cui l'avrei posseduto prima di essere mandato a dormire permanentemente all'accampamento vicino al centro di addestramento soldati, ma non stavo nemmeno lontanamente cercando di riposarmi.
Come avrei potuto? Dopotutto avevo compiuto il peggiore dei crimini esistenti e non avevo giustificazioni valide, se non l'aver perso completamente la ragione all'idea che qualcuno potesse fare del male a Stella.
La mia ragazza strofinò piano la guancia sul cuscino che io non utilizzavo, imitando poi la mia posizione per osservarmi meglio, in silenzio.
"Mi dispiace, non volevo evitarti." mi scusai, guardandola negli occhi senza aggiungere altro.
O almeno, senza aggiungere altro ad alta voce. La mia meravigliosamente perspicace fidanzata mi lesse tutto nello sguardo, come al solito, ed allungò una mano per appoggiarla sul mio fianco.
"Vorrei ben vedere se non fossi dispiaciuto." replicò pacatamente. "Comunque abbiamo due possibilità davanti a noi: vuoi parlare oppure no di ciò che è successo?"
Mi incupii senza cercare di nasconderlo, abbassando lo sguardo sulle lenzuola sotto di noi.
Dalle finestre entrava finalmente una brezza che seppur secca e calda riusciva a far circolare l'aria nella stanza da letto ed a rendere il calore più sopportabile, ma non ero riuscito a rimanere in maglietta.
Per qualche secondo rimasi a riflettere su ciò che provavo fissando il contrasto della mia pelle verde con le lenzuola bianche.
"Preferirei non parlarne, ciò che ho fatto è talmente orribile che mi viene da vomitare solo a pensarci." risposi, a bassa voce.
Il trucco era questo, non dirlo ad alta voce. Finché lo sussurravo, finché mi limitavo solo a pensarlo allora non era reale.
Ma ammetterlo ad alta voce... significava perdere definitivamente qualcosa che mi apparteneva da sempre e che avevo conservato fino ad allora nonostante le occasioni in cui avrei rischiato di cadere in quella trappola fossero state tante.
Perché avevo ucciso un uomo e non avrei potuto fare nulla per tornare indietro.
Dirlo veramente mi avrebbe reso un mostro.
"Credo che forse parliamo di due cose diverse." disse Raven, accennando a un piccolo sorrisino. "Io alludevo all'altra notte nella tenda."
Feci scivolare una mano via dalla sua posizione originaria e la misi sopra a quella che lei teneva sulla mia vita, stringendola.
A volte mentiva piuttosto bene, ma nonostante stesse facendo del suo meglio per non farmi pensare a ciò che avevo fatto era ovvio che stesse parlando di noi solo perché le avevo detto di non volermi confidare riguardo ad altro.
"Ah beh, di quello ho tantissima voglia di parlare." mi corressi, senza sorridere ma con un peso in meno sul torace.
Lei si avvicinò un po' di più guardandomi con fare cospiratore.
"Credo che dovremmo dirlo a Stella e Cyborg, potrebbero impazzire se così non fosse." osservò, cominciando a stringere anche lei la mia mano. "Già io ho litigato con la mia migliore amica ed il tuo si è ubriacato in uno stanzino perché lo ignoravi, l'unica cosa saggia da fare è far sentire quei due importanti prima che tentino di escluderci dalla loro vita."
"E Robin?" domandai, alzando le sopracciglia.
"Oh, a lui probabilmente basterà guardarci in faccia per capirlo. A volte ho paura che sia nelle nostre teste." mi fece notare, stringendo le labbra con disappunto.
Aveva ragione riguardo al nostro leader, era ovvio che ci conoscesse meglio di noi stessi, ma su questo ormai non avevo dubbi da anni.
Riguardo al dirlo a Cy e Stella poi, lì ero d'accordissimo. Solo che il momento era pessimo, faticavo a parlare di una cosa simile con Raven figurarsi con chi era stato testimone del mio crimine.
Intrecciai le mie dita con le sue.
"Lo sai vero che è stata la cosa più bella della mia vita?" le chiesi.
"Non essere incoerente, hai sempre detto che la cosa più bella della tua vita è stata la scoperta dell'hamburger di soia." ribatté da sotto il cappuccio, solleticandomi il palmo della mano con i polpastrelli.
"Va bene, è stata la cosa più bella insieme alla scoperta dell'hamburger di soia. Quello che volevo dirti in realtà è che non è stato fantastico per quello in sé, ma perché eri tu con me, Raven." ci tenni a precisare, guardandola intensamente negli occhi onde evitare che non mi stesse ascoltando sul serio. "Tu sei l'unica che vorrei al mio fianco, sempre."
(Io: *tosse improvvisa* O sotto. *tosse improvvisa*
Lettore: Ma com'è che quando compari è sempre per dare sfogo a pensieri che rovinano i momenti più romantici?
Io: Nega di averlo pensato. Ti sfido.
Lettore: Lo nego ed ho vinto la sfida, ma sto mentendo.
Io: *mettendo il broncio ed incrociando le braccia* Ehi, così non vale! Questo è fanboying(?) gratuito!
Peter: Perché siete così...
Io e Lettore: *in coro* Fantastici?
Peter: Avevo tutta una lista di aggettivi da attribuirvi e vi posso assicurare che fantastici non era tra questi.
In cima c'era la parola pervertiti.)
Dimenandosi raggiunse la mia faccia ed appoggiò la sua fronte sulla mia, che ovviamente era molto più calda.
"Anche tu sei l'unico che vorrei al mio fianco." mi confessò, da sotto il cappuccio che le adombrava il volto ma lasciava emergere i suoi occhi color ametista che continuavano a non stare fermi solo su una parte di me, ma tentavano di tenermi completamente sotto controllo.
Allungai la mano verso quel dannato pezzo di stoffa dietro al quale si nascondeva sempre e lo scostai dolcemente dal suo capo, godendomi ogni centimetro del suo volto che man mano veniva illuminato dalla luce del giorno e che le faceva quasi risplendere la pelle perlacea.
Una volta completamente scoperta le rivolsi un sorriso piuttosto semplice.
RAVEN
Mi rivolse un sorriso pieno di problemi.
BEASTBOY
"Forse, in una vita normale, non potrei dirtelo." ipotizzai.
"Che cosa?" domandò, inarcando le sopracciglia.
"Che ti amo." risposi, afferrandole una ciocca di capelli con le dita e mettendogliela dietro l'orecchio. "Probabilmente ce lo terremmo per noi, temendo di correre troppo e di spaventarci a vicenda con i nostri sentimenti."
"I diciottenni normali se lo dicono ti amo, per la cronaca, e comunque è per questo che non ho mai desiderato essere una di loro." osservò, girandosi su se stessa e mettendosi a pancia in su per osservare meglio il soffitto. "Le persone normali hanno sempre troppa paura di affrontare i problemi, credono di avere tutto il tempo del mondo davanti a loro e non sanno in realtà quanto la vita sia breve."
Stupito emulai la sua posizione, trovandomi anch'io ad osservare la parete sopra di noi interamente dipinta di bianco ed adornata con graffiti o pitture rosse e oro.
"Sul serio non hai mai voluto essere una persona normale?" chiesi incredulo. "Dopo tutto quello che hai passato?"
Lei scrollò le spalle dandomi un colpetto con una di esse.
"Ho desiderato spesso non essere una mezza-demone, ma mai una di quelle ragazze il cui problema principale è capire quale tonalità di trucco si abbina di più ai loro occhi. Che poi, fin per carità, non sono tutte così ma quasi nessuna capisce con quanta facilità la loro vita possa svanire in un soffio di vento e ciò mi da ai nervi. Pronto? Noi diamo la vita per voi, volete approfittarne o no?" spiegò, prima di inclinare la testa per guardarmi. "Perché, tu saresti rimasto un umano?"
Annuii, più che convinto.
"Se fossi rimasto umano i miei genitori non sarebbero morti e mia sorella non sarebbe stata portata via, avremmo condotto una vita felice e non mi sarei mai trovato nella condizione di dover... uccidere qualcuno." dissi, buttando fuori le ultime parole con enorme difficoltà.
Mi coprii la bocca con la mano e strinsi forte gli occhi.
"Ho ucciso un uomo." dichiarai con un singulto.
Raven infilò un braccio sotto la mia schiena e si appoggiò a me stringendomi con l'altro da sopra mentre le lacrime cominciavano a sgorgare calde e dolorose sul mio volto, rigandomi le guance e cadendo sulle lenzuola candide.
Ammettendolo ad alta voce avevo appena perso quella cosa che avevo lottato fino in fondo per tenere con me ma che sapevo non appartenermi più da quasi due giorni: l'innocenza.
Io e Cyborg avevamo fatto una specie di confronto riguardo a questo circa due anni prima, chiedendoci chi per primo tra di noi avrebbe tolto la vita a qualcuno. Ovviamente avevamo puntato tutto su Robin, il quale avrebbe fatto qualunque cosa per seguire la retta via a meno che non dovesse scegliere tra noi ed i suoi principi morali: sapevamo che avrebbe ucciso chiunque pur di proteggerci. Al secondo posto come candidata c'era Stella, la ragazza più dolce e gentile dell'intero universo la quale aveva vissuto talmente tanti traumi nella sua infanzia che non si sarebbe lasciata impressionare tanto facilmente davanti a un omicidio.
E poi c'eravamo io, Cyborg e Raven, tutti sullo stesso piano.
Inutile specificare che io ed il mio migliore amico non avevamo mai azzeccato una premonizione.
"Hai salvato Stella, hai salvato la nostra amica." mormorò Rae contro la mia pelle, accarezzandomi il braccio. "Hai sacrificato per lei qualcosa di molto più importante della vita."
Quasi non riuscivo a respirare da tanto forte che il peso su di me premeva contro il mio petto, temevo quasi che la pressione schiacciasse il mio cuore e lo riducesse in mille pezzi.
"Avrei preferito essere morto." singhiozzai, sempre tenendo la bocca coperta con la mano. "Avrei preferito qualsiasi cosa al posto di questo."
Raven alzò quasi tutto il suo busto per guardarmi dall'alto, poggiandomi una mano fredda sulla guancia.
"Avresti preferito essere normale, ma il punto è che non lo sei. Beast Boy, guardami: sono nata per essere un mostro." esordì, chinandosi su di me. "Tu e gli altri siete gli unici che mi abbiano mai fatto sentire diversa da quella che effettivamente sono, perciò in questo casino ci siamo dentro insieme. Uccidendo Sigurd tu hai salvato Stella ed Amalia, quindi hai anche impedito una falla nell'alleanza: hai impedito che i nostri progetti per salvare l'universo andassero in malora. Per adesso hai salvato tutti."
Mi tolsi la mano da sopra le labbra e distogliendo lo sguardo mi asciugai velocemente la faccia, schiarendomi la voce.
"Posso chiederti un favore?" le domandai, suscitandole un sorriso intenerito.
"Qualsiasi cosa."
"Fingeresti che io sia normale, che noi fossimo normali? Solo per qualche minuto." la supplicai.
A quel punto oltre lo sguardo sorpreso una nuova ondata di tenerezza nei miei confronti la colse alla sprovvista nonostante riuscisse a contenerla, dopotutto lei conteneva sempre tutto.
"Okay, e che cosa fanno i fidanzati normali?" chiese, cercando di rimanere seria.
A quel punto mi tirai su a sedere, aggrappandomi a quella speranza di superare tutto dimenticando quanto fossimo diversi dalle persone comuni.
"Beh, di solito si comincia con domande banali, per conoscersi." risposi, concentrandomi. "Tipo: qual è la tua canzone preferita?"
Un sorrisino compiaciuto comparve sul suo volto, avvertendomi che la piega che il nostro discorso stava prendendo cominciava a piacerle.
"Psychosocial degli Slipknot." rispose, orgogliosa.
Rimasi in silenzio per qualche secondo guardandola prima di aprire di nuovo bocca.
"Mi pianterai se dirò che non ho idea di chi siano gli Slipknot?" domandai, indietreggiando leggermente con il torace per evitare di trovarmi con la sua mano tra le mie costole intenta a strapparmi il cuore.
Boccheggiò indignata portandosi una mano alla fronte.
"Come diavolo è possibile? Una delle mie band metal preferite." mi ricordò. "Mi hai chiesto di prestarti tutti i CD del mio repertorio musicale e loro erano tra quelli."
Feci una smorfia mortificata e scossi la testa.
"Quella volta mi sono fermato ai Linkin Park, mi dispiace tesoro." ammisi.
"E quale sarebbe la tua, di canzone preferite?" mugugnò, incrociando le braccia al petto.
Gonfiai il petto fiero di sfoggiare tutta la mia cultura musicale.
"Wonderwall, degli Oasis." feci, già pronto a ricevere lodi e complimenti riguardo a quanto la mia conoscenza della buona musica fosse tutt'altro che superficiale.
Lei mi squadrò incredula e poi si esibì in una risatina di scherno che mi sconvolse.
"Stai scherzando? Non credevo esistesse ancora qualcuno che la ascoltasse." mi prese in giro. "E qual è la tua seconda preferita? La colonna sonora di Dirty Dancing?"
Le feci la linguaccia trattenendomi dallo specificare che Dirty Dancing era un grandissimo film.
"Ah certo, perché gli Schifnot li ascoltano proprio tutti." replicai.
Lei mi fissò torva e strinse le labbra. "Non hai davvero storpiato così il loro nome, non l'hai fatto davvero."
Cercai di sostenere lo sguardo ma dopo qualche istante scoppiai in una risata fragorosa, la prima da troppo tempo per i miei standard.
Ogni qualvolta cercassi di fermarmi per riprendere fiato incrociavo i suoi occhi cupi e colmi di disprezzo che mi facevano esplodere in una nuova risata ancora più forte della prima.
Ad un certo punto sentii lei che borbottava qualcosa tipo soffocati intanto che ci sei e toglimi il pensiero di doverlo fare io stessa e temendo per la mia incolumità piano piano recuperai il contegno perduto, scorgendo vittoriosamente che a dispetto della sua faccia seccata i suoi occhi brillavano divertiti.
Scosse la testa esasperata mentre le afferravo le mani, aiutandola a mettersi seduta davanti a me.
"Beh, se fossimo stati ragazzi normali non ti avrei mai incontrato." sospirò, come se non fosse un'alternativa così terribile.
Mantenendo un sorriso che non riuscivo a cancellare mi portai le sue mani alle labbra e le baciai.
"Impossibile." dissi. "Avrei trovato il modo di arrivare da te, in qualsiasi realtà. Niente sarebbe riuscito a tenerci lontani."
Qualche secondo di silenzio accompagnò il lento evolversi del suo sorriso, che ebbe come effetto secondario quello di far allargare il mio, ma fummo bruscamente interrotti da un bussare frenetico alla porta.
Per un attimo mi prese il panico perché Raven avrebbe dovuto trovarsi al campo di addestramento come tutti gli altri e solo io avevo ottenuto un giorno di congedo per riprendermi, perciò temevo la scoprissero lì a oziare e la punissero.
Poi Stella spalancò la porta in lacrime e ci guardò disperata respirando a fatica, prima di essere affiancata da Robin e Cyborg, entrambi messi in condizioni di poco migliori.
"Aqualad." pianse, scuotendo la testa. "Aqualad è morto."
Io e Raven ci guardammo, sconvolti.
Subito dopo lei cercò di dire qualcosa che non riuscimmo a capire, perché al posto delle parole dalla bocca le uscì un fragoroso singhiozzo.
ELENA
Kim non aveva fatto altro che lamentarsi nelle ultime ore e ciò stava cominciando a rendermi la vita decisamente complicata. Il giorno prima Stella aveva indetto una riunione, dato che Amalia non si sentiva bene perciò non poteva farlo lei, ricordando a ogni anima presente quanto avessimo ancora da fare specificando che non solo le sedute di allenamento tornavano ad essere obbligatorie per tutti senza eccezione alcuna (anche se poi un'eccezione per BB la fece) ed anche un gruppo sarebbe dovuto partire quella notte stessa per non una, ma ben due dimensioni diverse.
Chi era stato legato dalla Forza quella mattina stessa non aveva potuto farci nulla, così dato che sarebbe stato il branco di Rose a dividersi per partire e servivamo sia io che Soraya le mie coppie preferite si erano trovate costrette a condividere la missione suicida.
Il nostro gruppo era composto da me, la coppia che scoppia Rosiall (come sono brava a dare i nomi alle ship), Kayla ed il perennemente mestruato Kim. All'inizio, non appena avevamo scoperto che era effettivamente possibile partire per due dimensioni differenti nello stesso momento, la cosa di cui mi dispiacevo di più era non poter tenere d'occhio la Taya (voglio chiamare mia figlia così, in onore nel mio talento per etichettare le mie OTP) per vederne l'evoluzione romantica, ma mentre per la centomillesima volta sentivo l'uomo lamentarsi ad alta voce per la scarsa illuminazione della grotta che stavamo esplorando da tutta la notte credetti di non potere incappare in una sofferenza peggiore di quella.
"Kim." lo chiamò Rose nello stesso istante in cui lui attaccava con la solfa che camminare al buio non è sicuro e che sarebbe finito tutto molto male. "Chiudi il becco. Lo so che stiamo camminando alla cieca da ore e che tu hai paura del buio, ma non ho intenzione di ascoltare un'altra parola."
L'interpellato le ringhiò contro con poca convinzione e non aggiunse altro, nonostante potessi immaginare benissimo il broncio indignato che doveva esserci sul suo volto.
Dato che le dimensioni create per sottoporci allo sforzo fisico erano terminate avevamo tutti a disposizione i nostri poteri, il che significava anche che mentre i tre lupacchiotti vedevano benissimo in quell'ambiente oscuro io e Niall procedevamo a tentoni affidandoci ai nostri compagni mannari.
Sì, avendo i miei poteri avrei potuto illuminare l'ambiente, ma la dittatrice Rose mi aveva impedito di farlo per non destare sospetti. I sospetti di chi? Delle umide e muschiose pareti di roccia?
In ogni caso mi ero arresa ed avevo pronunciato un solenne Heil Rose che mi era quasi costato un orecchio.
Il punto era che la mia compagna mannara, quella alla quale mi ero avvinghiata come una cozza per non morire sbattendo la testa contro uno spuntone roccioso che non avrei potuto vedere, allo smettere di parlare del suo amico si era come volatilizzata.
Mossi disperatamente la mano nel buio per riafferrarla, fallendo nella mia fugace ricerca.
"Kayla?" chiamai, preoccupata. "Kayla?"
"Che succede lì dietro?" domandò Rose qualche metro più avanti.
Pregai con tutta me stessa che non mi stesse facendo uno scherzo o non sarebbe uscita indenne da quella grotta.
"Non trovo Kayla, prova a vedere con la tua supervista se riesci a capire dove possa essere sparita." dissi, agitando le mani soprattutto perché non riuscivo a vederle.
Avevo un bisogno quasi ossessivo di guardarmi le mani quando facevo qualcosa e non vederle mi stava facendo impazzire, soprattutto perché il problema non era il buio ma che mi fossi fatta scivolare via da esse una persona, perdendola
"Non vedo né lei, né Kim." ci avvisò e la udii molto vicina a me. "Deve esserci un buco nel pavimento che non abbiamo visto e ci saranno caduti dentro."
"O forse tutto questo non è reale." replicò Niall, con voce impassibile. "Questa è una delle dimensioni dello sforzo psicologico, probabilmente è un'illusione per spaventarci o cose simili."
Scommetto che vi ricordate delle sue infinite lavagne di appunti.
Io me le ricordavo molto bene.
Immaginavo senza alcuna difficoltà l'espressione che il suo volto aveva assunto, a metà tra il saccente e il Rosie adorata, se proprio vuoi starmi vicina non temere, ti proteggerò, perciò non trovavo impossibile ipotizzare la faccia con la quale Rose stava rispondendo a quella del ragazzo che vedeva benissimo.
"Non vedo l'ora che tu scompaia allora." ringhiò.
"Scommetto che ha l'espressione Alpha 3." feci.
Niall ridacchiò come per criticare la mia ingenuità.
"No, guarda che è evidente che in questo momento la sua smorfia è l'Alpha 5." ribatté, trovandolo piuttosto ovvio.
"Di che diavolo state parlando voi due?" domandò irritata la lupa mannara.
"Abbiamo classificato le tue espressioni facciali, risulta essere più utile che dire semplicemente Rose è arrabbiata." risposi. "I tuoi livelli di rabbia sono praticamente infiniti."
Una scossa improvvisa del terreno bloccò la ragazza prima che si prendesse la briga di insultarci e cercai di afferrare qualcosa prima di perdere l'equilibrio, fallendo e rovinando a terra, sbattendo il capo sulla ruvida e polverosa superficie sotto di me.
Un forte fischio mi fece quasi esplodere i timpani per il dolore, ma quando il terremoto si placò anche le mie orecchie ritrovarono un po' di pace nonostante in quel momento la testa mi dolesse più che mai. Appoggiandomi con una mano a terra cercai di tornare in piedi sentendo il verso di dolore che anche gli altri due avevano emesso.
"State bene?" chiese Rose, producendo un rumore di ghiaia strofinata.
Aggrottando le sopracciglia toccai il terreno di nuovo e sentii solo polvere e terriccio sotto il palmo della mia mano, stupita.
Non aveva alcun senso, dov'erano i sassi?
Una luce intensa brillò di fronte a me evidenziando le parti del corpo che ormai i due piccioncini condividevano ed una Forza improvvisa li separò, estinguendo subito la luce.
Andiamo, avrete capito la battuta, una Forza improvvisa... Okay, la smetto.
Soffocando il mal di testa concentrandomi esclusivamente sul mettere un piede davanti all'altro in modo corretto cercai di avvicinarmi a loro.
"Finalmente. Non avrei sopportato starti così vicino un secondo di più." esclamò Niall, sospirando di sollievo.
Non c'è bisogno di specificare che non credevo a una sola parola di quello che diceva, non solo perché a quanto Bruce mi aveva rivelato ero l'autrice della storia e sapevo di aver inserito quei due personaggi affinché si piacessero almeno un pochino (è un eufemismo, lo so, ma non voglio sembrare sdolcinata) ma anche perché li avevo visti.
Forza, tutti l'avevamo notato ormai a Tamaran dei loro sguardi furtivi e dei loro tentativi impacciati di ricorrere in ogni singolo momento della loro vita al contatto fisico.
Rose ricorse alla sua minaccia preferita, un ringhio basso ma chiaro.
"Almeno non avrò più addosso la mia Eruzione Cutanea." commentò acidamente.
"In ogni caso." proseguì Niall ignorandola. "Che detriti sono caduti dal soffitto della grotta?"
"Nessuno." risposi d'istinto, nonostante fosse una domanda retorica.
Se avessi potuto vederlo probabilmente mi avrebbe rivolto uno sguardo di approvazione, della serie Ben fatto Watson.
Non fraintendetemi, amo John Watson, ma odio quello sguardo.
"Appunto. Prima la grotta aveva anche un soffitto piuttosto basso, adesso se alzassi le braccia dovrei toccarlo... Ma non sento nulla." proseguì il re.
Scossi la testa, spazientita e le mie dita schioccarono ancor prima che pensassi all'incantesimo da usare.
Ormai in realtà la magia faceva parte di me, ne ero completamente ricolma, come un recipiente di energia pura. Potevo farla affiorare sottopelle se lo desideravo e anche solo pensando di dover recitare qualche incantesimo il mio potere mi precedeva, come se sapesse esattamente cosa intendevo fare.
La magia è una cosa complicata, è qualcosa di potente che ti scorre nelle vene e che tu non puoi non accettare, perché dal momento che tu ne fai uso anche solo una volta si riapre come una ferita aperta e tutto quello che sei veramente viene allo scoperto.
Non è la magia a rendere una persona un mago o un mostro, ma è la persona a rendere la magia bianca o nera.
La mia è grigia: dopotutto si può decidere di agire per il Bene, ma non sempre ci si comporta Bene.
Una luminescenza argentea comparve nello stesso momento in cui la mia sfera di luce dorata illuminava la grotta attorno a noi ed io e Niall ci guardammo per qualche secondo, senza esprimere granché.
Feci per scusarmi con Rose per aver dovuto ignorare i suoi ordini, quando vidi che eravamo tutti e tre divisi da pareti di vetro e se alzavamo lo sguardo non riuscivamo a scorgere nessun tipo di soffitto roccioso.
Rose toccò stupita la ghiaia sotto le sue scarpe osservando la differenza tra quella e la roccia scura e liscia sul quale Niall era in piedi.
"Non ha alcun senso..." osservò, poggiando una mano sul vetro che la separava da lui quasi automaticamente.
Finsi di non vedere come il ragazzo dai capelli blu la guardava e tentai di pensare a una soluzione, quando le due piccole fonti di luce che io e Niall avevamo creato si spensero improvvisamente.
Schioccai più e più volte le dita ma sembrò non portare a nulla.
"Piccola Tempesta, anche il tuo potere fa cilecca?" mi domandò con voce calma.
"Già." risposi ingoiando l'ansia. "Che dimensione hai detto che era questa?"
Ero in ansia per diverse ragioni.
Primo, Kayla e Kim erano svaniti.
Secondo, eravamo comparsi in un luogo sconosciuto in una maniera altrettanto sconosciuta.
Terzo, il mio potere non funzionava. E il mio potere funzionava sempre.
"È la dimensione della paura, ne sento ancora l'odore." mi informò Rose.
Eh già, miei miscredenti lettori, non ci stavamo aggirando a caso in una grotta oscura sperando di uscirne e trovare Big Spot, stavamo seguendo la strada che man mano avanzavamo e meno puzzava di paura, ciò ci rendeva fiduciosi ogni passo avanti che compievamo.
Ovviamente prima che succedesse tutto ciò che mi aveva messo in ansia.
Sentii un ronzio insistente raggiungere le mie orecchie e mi fermai ad ascoltare per qualche secondo, cercando di capire di cosa si trattasse.
"Ragazzi, lo sentite anche voi?" domandai.
Nessuno rispose alla mia domanda e li chiamai di nuovo non ricevendo alcun segno della loro presenza.
Camminai disperatamente in avanti e dove avrei dovuto toccare il vetro le mie mani andarono a vuoto, facendomi sbilanciare in avanti perdendo l'equilibrio e recuperandolo miracolosamente un attimo prima di cadere.
Scossi la testa inspirando profondamente ed imponendomi di stare calma, quand'ecco che il ronzio aumentò la sua intensità accompagnato anche da qualche piccolo schiocco, come il rumore di una frustata nell'aria.
Vidi delle scintille in lontananza e corrugai le sopracciglia sorpresa.
Corrente elettrica, era quella l'origine del rumore.
Tu sei la corrente, sei sempre stata la corrente.
Sentire le voci nella testa mi avrebbe preoccupata anche se non mi fossi trovata in quella situazione, tuttavia pensai a qualcuno non appena la udii. Non a qualcuno, piuttosto a un nome, qualcosa che sembrava portarmi alla normalità. Subconscio.
Purtroppo però quella era una voce femminile e stridula che non aveva nulla di familiare, anzi, faceva semplicemente accapponare la pelle.
Tu sei elettricità, tu sei energia pura. Tuo padre lo sapeva che dandoti alla luce avrebbe creato un'arma.
Il rumore della corrente elettrica attorno a me si fece più forte ed il numero di scintille aumentò, nonostante la luce che producevano non riusciva a illuminare l'ambiente circostante.
Mi presi la testa tra le mani, confusa.
Se quella era la dimensione della paura perché avrebbe dovuto farmi vivere una simile esperienza? Non ero spaventata da ciò che accadeva, non ero terrorizzata all'idea di prendere la scossa perché non potevo prendere la scossa.
Ma ero preoccupata per gli altri che avevo perso, che sicuramente paura di essere fulminati ce l'avevano.
Le scintille ormai erano tutte attorno a me ed il rumore prodotto sembrava ormai quello di un gigantesco serpente a sonagli pronto ad afferrarmi nel buio e stritolarmi.
Non puoi essere fermata, la Tempesta si muove a passo deciso e pesante distruggendo ogni cosa che incontra. E forse tu non nuoci a te stessa con i tuoi fulmini, ma quando sei troppo vicina a loro il tuo potere li uccide.
La luce arriva prima del suono, per questo cerco sempre di essere entrambi. Per questo mi vesto di giallo e mostro una perenne espressione allegra, perché ciò che comunica la nostra presenza arriva prima di ciò che vogliamo dire.
Per questo fingo di essere più simile al sole che ad un uragano o una tempesta.
Così, quando arrivò, vidii prima la luce e sentii il bruciore nello stesso momento in cui sentii il fragore del fulmine che mi colpiva in pieno e si schiantava a terra.
Ovviamente non sentivo dolore, ma mi formicolava tutto il corpo e mi sentivo sopraffatta, come se l'energia fosse troppa ed il recipiente si stesse per incrinare. Sarei potuta esplodere, rivelando il reale disastro che sono.
Se non fosse che poi tutto cambiò e sul mio corpo sentii solo le goccioline della pioggia che scendeva dal cielo.
Aprii gli occhi che prima avevo chiuso e vidi che mi trovavo davanti all'entrata di un cimitero, mentre dalle nuvole plumbee e pesanti scendeva una pioggia malinconica. Mi strinsi nel mio cappotto cercando di ricordare cosa facessi lì.
"La metafora è stata efficace, vero?" mi domandò qualcuno accanto a me.
Mi voltai e vidi che una donna bionda se ne stava in piedi al mio fianco tenendo sollevato un ombrello sopra la testa, osservando orgogliosa il cimitero.
"Sì, insomma, nella storia avresti anche l'effettivo potere della tempesta anche se non capisco perché non lo usi, ma il collegamento metaforico con il fatto che molti moriranno a causa tua è decisamente ben marcato." commentò, pensosa. "Non è stata una delle mie idee migliori, ma non mi sembra male."
Boccheggiai voltandomi meglio verso di lei.
"J.K. Rowling?" chiesi sbalordita.
La donna mi rivolse un professionale sorriso affettuoso prima di tornare ad osservare la distesa di lapidi che sorgeva sul prato verde.
"In persona. Sono qui per darti un consiglio." mi fece. "Vattene da questa storia prima che si accorgano che sei tu a decidere che ogni cadavere era necessario. Lo sanno già Harriet e Garfield, non ti consiglio di rimanere a lungo."
Mi pizzicai l'attaccatura delle sopracciglia scuotendo la testa. Metà delle mie frasi sono composte da scuotimenti di testa.
"Fantastico, dovrò anche parlare con i fratelli Logan." borbottai, prima di chiedere comprensione con lo sguardo alla donna che aveva creato il mio primo mondo Fantasy. "Ma il fatto che tutte queste persone ora debbano morire è solo perché ho cercato di lasciarne in vita il più possibile! Se non avessi riportato in vita chi l'aveva persa sarebbe stato troppo presto per loro e..."
Cercai di non rendermi patetica mentre chiedevo umilmente che mi fosse concesso di essere giustificata per tutte le persone che sarebbero morte a causa delle mie decisioni.
"Lo so cosa ti ripeti, per la qualità dell'opera bisogna mantenere un equilibrio. Se ti fa dormire meglio la notte continua a raccontarela, ma io so che sono tutte scuse." mi liquidò. "Tu stai per strappare via persone care a gente con dei sentimenti, con delle emozioni! Vivere con loro non ti ha fatto capire quanto siano reali? Nemmeno vederli distrutti a causa delle perdite che tu hai procurato loro ti ha fatto provare un briciolo di pietà?"
Mi coprii la bocca perché sapevo che non era vero, ero più che sicura che non fosse così, ma ero terrorizzata dall'idea che forse la donna davanti a me aveva ragione.
"Per un po' sarà sopportabile, per un po' chi legge da casa riuscirà ad accettare i sacrifici. Ma ad un certo punto perderà la vita qualcuno che non avrebbe dovuto farlo e non riesco a credere che tu possa guardare negli occhi una persona del genere e non sentirti un mostro." mi accusò puntandomi un dito affusolato contro. "Tra qualche minuto ci sarà la prossima vittima e tu te ne stai qui a piangerti addosso quando potresti salvarla, quando potresti evitare la sua morte."
Mi passai un dito sotto gli occhi asciugando le lacrime e schiarendomi la voce.
Vittima era la parola che mi aveva ricordato dove mi trovavo, che mi aveva ricordato perché non potevo permettermi il lusso di mollare tutto e scappare via.
Forse anche perché non avrei potuto andarmene, okay, ma soprattutto perché avevo un universo da salvare.
"Le guerre fanno vittime, è nell'ordine naturale delle cose." replicai, citando Amalia e fissando una dei miei idoli dritta negli occhi. "E tutto questo non è reale."
Non appena pronunciai quelle parole tutto ciò che avevo davanti scomparve istantaneamente, facendomi risvegliare in piedi ed alla semioscurità della grotta illuminata da una piccola torcia.
Respirando affannosamente mi guardai attorno vedendo che Kim indossava teneva in mano la torcia cercando di far tornare in sé Kayla, che si aggrappava alla parete lamentandosi a occhi chiusi.
Non appena vide che avevo aperto gli occhi ringraziò il cielo, ma non senza aver imprecato.
"Non sono mai stato felice di vederti, ma oggi faremo un'eccezione." ammise, lanciandomi una seconda torcia presa dal suo zaino. "Cerca di svegliare Rose e Niall, ci manca poco prima che venga loro un infarto."
Accendendo lo strumento consegnatomi mi voltai dalla parte opposta, illuminando i due ragazzi.
Il primo si era completamente abbandonato a terra singhiozzando disperatamente, mentre l'altra era raggomitolata accanto a una roccia con il volto accartocciato.
Mi precipitai dal ragazzo, certa che se Kim avesse avuto ragione lui avrebbe avuto meno probabilità di sopravvivere.
Gli afferrai le spalle e lo feci mettere seduto, nonostante continuasse a piangere senza guardarmi.
"Niall, ehi, Niall aprì gli occhi." lo chiamai, scuotendolo appena. "Non è reale, chiaro? Non è reale."
"Ho troppo potere e lui ha ripreso il controllo. Sapevo che sarebbe successo ma non ho detto niente." disse, agitandosi. "Sto facendo male a troppe persone, non riusciranno a fermarmi."
Ignorai l'analogia delle nostre paure perché non potevo permettermi di perdere tempo: certo, ancora molte persone sarebbero morte a causa mia ma dovevo pensare con lucidità se volevo limitare le perdite.
"Lord Voldemort è stato distrutto e non può più usarti per fare del male." gli ricordai, poggiandogli una mano sul volto. "Ti prometto che sarai al sicuro, ti prometto che non permetterò che altri ti usino per fare del male. Fidati di me, so come ci si sente."
Smise di piangere poco a poco, ma senza voler dare conferma di credere alle mie parole.
"E se facessi del male a Rose?" mi chiese, spaventato. "E se facessi del male ad Aya?"
Lo scossi ancora un pochino senza staccare la mano dalla sua guancia bollente per poi mordermi il labbro in cerca delle parole giuste.
La vita di ciascuno di noi ruota attorno alle parole giuste.
Erano state le sue parole il giorno prima, quando dopo pranzo Rose si era addormentata sul divanetto della biblioteca costringendolo a rimanere lì ed offrendogli come unica opportunità di svago il parlare con me, che tanto per cambiare stavo scrivendo.
Stavo scrivendo un finale per la storia, una specie di Flash Forward dove avrebbero potuto veramente essere felici e contenti.
"Niall, mi hai promesso che avresti continuato a scrivere, mi hai promesso che avremmo continuato a scrivere. Non farmelo fare da sola." lo supplicai. "In più, loro hanno bisogno di te, Rose e Soraya non possono perderti, non di nuovo."
Vidi che debolmente cercava di aprire gli occhi, nonostante fosse incredibilmente difficile, ma mancava poco ed il suo cuore avrebbe deciso di balzargli fuori dal petto. Io cercavo di parlare con lui tuttavia qualsiasi fosse la visione che lo terrorizzava non poteva essere spazzata via solo dalla mia voce.
'Ma chi voglio prendere in giro, sono l'essere vivente più insopportabile dell'universo, voglio ben vedere se non riesco a farlo svegliare da un brutto sogno' pensai.
"Sappi che se non apri gli occhi subito dirò a Rose che sei innamorato di lei." lo avvertii con tono pratico.
Passò meno di mezzo secondo ed il ragazzo spalancò gli occhi annaspando in cerca di aria, osservandomi trafelato.
Sospirai di sollievo mentre tossiva ripetutamente ed appoggiava la fronte sulla mia spalla mentre si calmava e riprendeva fiato, permettendomi di posare una mano sulla sua nuca e di esultare interiormente.
Si tirò su di scatto puntandomi un dito contro perentorio e cercando di improvvisare la sua miglior faccia minacciosa.
"Se dovessi morire non dirle che l'ho amata. Non diteglielo." mi ordinò.
Alzai le mani in segno di resa, sorridendogli e poi guardando nella direzione della sua gigantesca cotta, che Kayla e Kim erano riusciti a svegliare.
A volte vorrei che non fosse andata come è andata, per il semplice fatto che avrei voluto non conoscere i sacrificati. Sì, ho deciso di chiamare così i dodici (Robin morendo e tornando in vita aveva fatto aumentare il loro numero) che avrebbero preso il posto dei risorti.
Credo che tornare indietro però non sia in mio potere.
L'imboscata fuori dalla grotta era l'ultima cosa di cui avevamo bisogno, l'ultima delle cose che avrei immaginato sarebbero potute accadere.
Dopo che ci ebbero catturati solo il momento peggiore della mia vita rimase realmente impresso nella mia memoria, oltre allo sguardo impassibile della maggior parte dei soldati inviati da Bruce.
Vidi le guardie che la trascinavano verso la roccia e che la tenevano ferma per i polsi con le catene d'argento.
Lei ringhiava e strattonava i suoi aggressori, ma non riusciva a liberarsi di loro, allo stesso modo di Niall e Kim che con ogni briciolo di forza cercavano di uscire dalla piccola prigione d'argento e ossidiana (i nostri carcerieri erano informati su ogni nostro punto debole) in cui li avevano rinchiusi.
Rose cercò di piegare le sbarre della nostra gabbia, tirandole con forza, mentre io scuotevo la porta di metallo cercando di aprirla.
"No!" esclamai, picchiando sulla porta. "Lasciatela stare!"
Legarono le catene dietro al masso, bloccandola lì.
Si spostarono e il terzo soldato caricò l'arma, prendendo la mira.
Non avevo un punto debole come i lupi mannari o gli altri stregoni, ma non potevo fare nulla per salvarla. I miei poteri erano bloccati dato che la morte che stava per avvenire l'avevo resa necessaria io.
Le barre di metallo cominciarono a piegarsi sotto la forza di Rose, mentre gridavo per distrarli o solo chiedere di prendere il suo posto.
"Uccidete me, uccidete me!" urlai, disperata.
Non avrei lasciato che accadesse veramente, dopotutto questo avrebbe significato portare con me tutto quell'universo, ma era l'unica cosa che riuscissi a dire senza che la paura mi stringesse un nodo alla gola.
Kayla ritirò le zanne e fece tornare i suoi occhi castani. Ci rivolse uno sguardo terrorizzato e colmo di dolore, ansimando per lo sforzo di spezzare le catene.
"Dite ai miei fratelli che gli voglio bene." disse.
Il soldato sparò, più e più volte, mentre io rimanevo impietrita e Rose cadeva in ginocchio.
Il corpo della ragazza si sbilanciò in avanti, rimanendo in piedi legato alle catene.
Il sangue le gocciolava dall'addome a terra, mischiandosi con la polvere.
CYBORG
Il non poter sentire le cose sulla mia stessa pelle non era mai stato sconfortante come allora, mentre Iella mi porgeva una tazza di qualcosa di fresco per distrarmi un po'.
"Stai tranquillo, non lascerò che ti avvicini ad altro alcol, è solo succo ghiacciato." mi disse sorridendo, prima di sedersi sulla branda accanto a me e prendermi per mano.
In quel momento dove tutto sembrava scivolare via dalla mia presa e dove non facevo altro che sentirmi impotente, avrei solamente voluto riuscire a sentire il contatto della sua pelle con la mia.
Le strinsi ugualmente la mano anche se non avevo idea di come sarebbe stato farlo per davvero.
Bevvi un sorso del succo aspro e poi appoggiai il bicchiere sul tavolino, voltandomi verso la ragazza dai capelli rosa ed appoggiandole una mano sul volto, baciandola senza che lei potesse fare nulla per impedirlo.
Almeno quello potevo sentirlo, almeno le sue labbra morbide sulle mie potevo permettermi di assaporarle e potevo gioire di come ricambiava il mio bacio.
Mi staccai solo quando fummo entrambi senza fiato ed appoggiai la mia fronte sulla sua, lasciandole fare lo stesso.
"Volevo solo dirti una cosa." mormorai. "Sai, volevo solo dirti che ti amo ma tu sei così irresponsabilmente bella che mi hai praticamente costretto a baciarti."
Lei ridacchiò e cercò di smettere subito, con scarso successo.
"È un po' macabro, Cy." obiettò, accarezzandomi la testa con una mano. "Stai attraversando un lutto e ciò ti porta a desiderare di baciarmi..."
Le permisi di prendermi in giro non solo perché non ero assolutamente dell'umore di ribattere a tono, ma anche perché un'altra cosa che potevo sentire era la sua mano tra i miei capelli rasati quasi a zero e non riuscivo a pensare di doverla fare smettere.
Purtroppo però non potevo rimandare quel discorso ancora e dovetti rassegnarmi ad alzare la testa per guardarla negli occhi.
"Avrei potuto essere io, Iella, o avresti potuto essere tu. Non posso pensare che potremmo morire senza che ti abbia ricordato per l'ennesima volta che tu sei una delle cose più belle che mi siano capitate." dissi, mordendomi il labbro inferiore leggermente imbarazzato. "Ed anche se tu lo sai già non riesco a non..."
Mi tappò la bocca con tutta la mano agitando l'altra in aria per zittirmi.
Si alzò in piedi e si piazzò davanti a me decidendosi a permettermi di respirare.
"Tu stai muto e tranquillo, adesso parlo io." esordì, mettendosi le mani sui fianchi. "Non puoi usare la scusa Iella è anaffettiva per fare sempre i discorsi migliori ed accaparrarti il ruolo di fidanzato del secolo."
Avrei voluto controbattere in una decina di modi diversi ma saggiamente scelsi di non farlo, temendo per la mia incolumità e per quella della mia relazione.
Rimase in silenzio per un po' facendo avanti e indietro per tutta la lunghezza del tavolino posizione di fronte al divano, poi si bloccò improvvisamente e prese un respiro profondo.
"Tu sei la persona più masochista, irresponsabile e sconsiderata che io abbia mai conosciuto." cominciò con solennità.
"Meno male che doveva essere un discorso romantico." commentai alzando un sopracciglio.
"Tappati quella fogna e stammi a sentire." mi intimò, inducendomi a obbedire con uno sguardo di fuoco.
Prese nuovamente un respiro profondo e si stronfinò le mani sul volto, cercando di riavvolgere il nastro.
"Ti sei innamorato di una criminale e l'hai frequentata contro ogni logica e contro ogni regola di buonsenso, disobbedendo a ordini del tuo leader e infischiandotene del tuo codice morale solo per ascoltare i tuoi sentimenti. Ed io non l'ho impedito." proseguì, stringendo le labbra e rimanendo assorta per un momento nei suoi pensieri, abbassando lo sguardo di poco. "A volte mi odio per averti lasciato compromettere la tua carriera, cosa che non è successa per fortuna ma che sarebbe stata più che possibile. A volte mi odio perché sono innamorata di te e non riesco a fingere che non sia così nemmeno per proteggerti da te stesso. Perché sei completamente pazzo a stare con me, lo sappiamo entrambi."
Nonostante tutti i miei sforzi non riuscii a non sorriderle, non solo perché aveva una matita infilata nei capelli e non ci aveva fatto caso ma anche perché era quasi perfetta mentre mi insultava cercando in realtà di esprimere i suoi sentimenti.
Ed era il suo essere quasi perfetta che mi aveva fatto perdere la testa.
"Ma sai che ti dico, io ti amo. È così, non ci posso fare niente. E per quanto possiamo essere diversi, per quante difficoltà potremmo incontrare quello che proviamo l'uno per l'altra basterà, basterà sempre." concluse, tra l'imbarazzato ed il solenne tornando a guardarmi negli occhi. "Cy, sei la parte migliore della mia vita. Non posso perderti."
A quel punto non riuscii più a stare seduto a guardarla, così mi alzai di scatto e le presi il volto tra le mani, affondando le mie labbra nelle sue.
Anche lei per un po' si lasciò andare, poi si riscosse e si staccò, schioccando la lingua contro il palato.
"Stavo dicendo che dovresti smetterla di fare tutti questi discorsi tipo e se dovessimo morire?" aggiunse. "E smettila di guardarmi così, pochi minuti fa eri depresso mentre ora sembra che tu non riesca a smettere di sorridere."
La baciai sulla fronte, ovviamente sorridendo.
"È l'effetto che mi fai." confessai.
Alzò gli occhi al cielo venendo tradita dalla sua espressione compiaciuta, poi appoggiò le sue labbra sulle mie solo per poi staccarsi facendo una smorfia disgustata.
"Non ce la faccio, quel succo ti ha lasciato il sapore di mele acerbe." si lamentò.
Senza che potessi farci nulla sentii improvvisamente la gola pizzicarmi ed un peso simile a quello di un macigno mi schiacciò il petto, togliendomi il respiro.
Rapidamente cercai di scacciare le lacrime voltando la faccia da un'altra parte ma la mia ragazza mi scoprì.
"Ehi, che succede?" domandò.
"Oh, nulla, è solo che..." provai a dire con un nodo in gola. "Aqualad adorava le mele."
TARA
"Quarantacinque elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela." cantavano in coro i tre lupi mannari, che in quanto uomini avrebbero dovuto ostentare mascolinità facendoci credere che fossero in grado di proteggerci.
"E ritenendo il gioco interessante andarono a chiamare un altro elefante."
"Il prossimo elefante dovrà pur rompere il filo della ragnatela, no?" domandai a bassa voce alla ragazza alla quale ero incollata.
Soraya rise piano coprendosi il volto con la mano libera, dato che l'altra era stretta nella mia a causa dell'incantesimo di Elena che ci aveva costrette in quella posizione, ma fece di tutto per fermarsi subito prima di arrossire vistosamente.
Mentre eravamo ancora a Tamaran aveva passato tutto il pomeriggio a lanciare fatture sulle parti del corpo che avevamo incollate, tutto mentre io seduta a gambe incrociate davanti a lei sgranocchiavo degli snack e giocavo ad Hai mai...? con un'Amalia post sbronza, ed era riuscita a ridurre la superficie legata alla Forza ai palmi delle nostre mani, che ci trovavamo a tenere strette in modo più che spontaneo ormai.
"Che hai contro gli elefanti?" mi domandò Nate affiancandoci e schernendomi con un sorriso sghembo.
"Chiedi ad Aya se ha intenzione di fare il mio nome a Yoda!" esclamò Luke dal fianco di Thomas, che ridacchiava vedendolo saltellare nervoso.
Guardai Nate a sopracciglia alzate e gli sorrisi.
"Io adoro gli elefanti, giusto perché tu lo sappia, ma essere contento di aver superato una dimensione non ti autorizza a cantare per quasi mezz'ora quella stupida canzoncina." precisai.
"E riferisci a Luke che mi dispiace infinitamente, ma non lo raccomanderò a Yoda perché ha lo stesso nome di un suo vecchio allievo." aggiunse Soraya con una nota di sofferenza nella voce, come se negare un favore simile a quel ragazzino le fosse costato parte della sua anima.
Nate rallentò e tornò a camminare al lato sinistro di Luke, rendendolo partecipe del rifiuto della mia amica.
Mi voltai per vedere la sua espressione e non appena vidi quanto fosse afflitto capii come mai era il preferito del branco; a dimostrarlo Thomas gli assestò una leggera pacca sulla spalla e si offrì di portarlo sulle spalle restituendogli un sorriso largo quanto tutta la sua faccia.
Anch'io mi girai verso la mia giovane protetta, che si era raccolta i capelli blu in una coda alta per affrontare meglio il calore dell'interno del vulcano.
Ricordai che all'inizio, non appena l'avevo conosciuta, mi metteva in soggezione tutta quella sua bellezza pura dato che non avevo ancora conosciuto qualcuno di tanto perfetto ed altrettanto modesto.
In quel momento poi la soggezione era alle stelle, ma dato che potevo permettermi il lusso di guardarla ignorai il desiderio di farmi piccola e scomparire dalla sua vista.
"Quarantasei elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela e ritenendo il gioco interessante andarono a chiamare un altro elefante." ricominciarono a cantare i tre ragazzi estremamente virili alle nostre spalle.
Incapace di ascoltare una parola in più di quella canzone mi avvicinai a Soraya, infischiandomene se la Forza ci avrebbe legate ancora di più.
"Ascolta Aya, dovremmo parlare..." tentai di convincerla, nonostante lei non riuscisse a guardarmi in faccia.
"Non sei obbligata a parlarne se non vuoi, Tara." mi disse con estrema cordialità, per la prima volta forzata.
Continuammo a salire i gradini di roccia vulcanica e man mano che avanzavamo il carico sul nostro petto si faceva sempre più leggero. Tuttavia non riuscivo a non vedere quanto fosse sconvolta anche se cercava di nasconderlo al meglio.
"Senti, volevo solo dirti che mi dispiace, non avrei dovuto farlo." mi scusai, continuando a cercare in modo disperato la sua attenzione. "Però era l'unico modo per farti rinsavire."
Lei si schiarì la voce e si lasciò scappare un sorriso nervoso, procedendo con la tattica non guardiamo Tara.
"Tara, ti ringrazio per avermi fatto uscire dalla morsa della dimensione, ma potremmo semplicemente non parlarne?" mi chiese con un leggero tremolio nella voce.
Mi zittii desiderosa solo di non turbarla oltre.
Le lunghe ore di cammino che avevamo affrontato erano state particolarmente difficili a causa dei nervi a fior di pelle che avevamo tutti, essendo quella la dimensione della rabbia.
Tutti ci comportavamo in modo piuttosto nervoso, ma quando la nebbia rossa ci circondò ed inalammo quel fumo che ci doveva far andare fuori di testa io non sentii alcun effetto su di me, grazie (incredibile, sto per dirlo veramente) a Slade ed alle tecniche che mi aveva insegnato per gestire i miei sentimenti.
Mai prima di allora avrei immaginato che Soraya potesse addirittura arrivare ad arrabbiarsi, ma mentre Thomas, che come me riusciva a controllarsi, cercava di trattare con i suoi due amici lei si allontanava il più possibile per poter sradicare rocce e piante con la sola forza del pensiero trascinandomi quindi con sé.
"Soraya, ti prego, cerca di controllarti! Non lasciare che questa dimensione ti domini." avevo cercato di dirle.
Lei si era voltata furente verso di me subito dopo aver fatto esplodere un masso grande quanto la mia testa.
"Ho un sacco di rabbia repressa, sai? In questo momento l'unica cosa che voglio e prendere quella tua bella testolina e sbatterci contro un sasso." aveva ringhiato. "Perciò se mi va di far saltare in aria qualche roccia è meglio per te che non cerchi di fermarmi."
Un gemito ci costrinse a fermarci e vedemmo Thomas cadere in ginocchio subito dopo aver mollato Luke, stringendo i denti e tenendosi il petto con una mano.
Nate si chinò accanto a lui e noi scendemmo i pochi gradini che ci separavano per raggiungerlo.
"Amico, che ti succede?" gli chiese preoccupato il ragazzo dai lineamenti orientali.
Il biondo scosse la testa prendendo ampie boccate d'aria.
"È mia sorella, sento che è in pericolo." ci spiegò aggrappandosi alla spalla dell'amico. "Probabilmente sta affrontando la prova della loro dimensione."
"Concentrati su chi ha bisogno di te, su chi necessita che tu ritorni in te." la incoraggiai mentre un'altra roccia volava lontano. "Pensa a Niall, pensa a Stella."
"A quell'egomaniaco di mio fratello, quello che ha ucciso tutta la nostra famiglia, e a quella finta innocente di Stella, che gli ha permesso di sterminare la nostra popolazione?" gridò, fissandomi a mento alto e sopracciglia corrucciate. "Non è facile essere me, Tara, non è facile per niente."
Intravidi una luce sprigionarsi tra i nostri palmi e capii di essere libera, ma Soraya era troppo furiosa per accorgersene.
"Allora non pensare a chi ti ha fatto del male." tentai, sempre più a corto di idee.
"Non ci riesco!" esclamò, rabbiosa. "Non faccio altro che dirmi di non pensare, ma questo mi induce a farlo e più penso più mi viene voglia di prendere a pugni qualcuno-"
Non finì la frase perché mi ricordai di quanto avevo odiato Robin qualche mese prima, per avermi zittito mentre lo aggredivo verbalmente, ed in quel momento decisi di imitare quello che lui aveva fatto con me.
Mentre ancora parlava le misi una mano dietro la nuca ed afferrai le sue labbra con le mie, approfittando del fatto che non sapeva che il nostro legame si era sciolto per bloccarle la mano dietro la schiena e stringerla a me.
Non avevo mai baciato una ragazza prima e soprattutto non ero mai stata io a fare la prima mossa in una situazione come quella (o meglio, nessuna delle mie prime mosse era andata così tanto a buon fine), così non fui sicura di quando avrei dovuto staccarmi e ciò mi indusse a indugiare sulle sue labbra il tempo necessario per confondermi.
Quando mi scostai lei spalancò gli occhi stringendo le labbra e senza riuscire a smettere di fissarmi trafelata.
"Che stavo dicendo?" chiese, imbarazzata.
"Dovremmo muoverci allora, quando tornerà a Tamaran avrà bisogno di noi." stabilì Luke, porgendo una mano al ragazzo in ginocchio sulla gradinata.
Quello la afferrò ed aiutato dall'altro lupo mannaro si alzò in piedi facendoci cenno di proseguire.
Strinsi la mano di Aya approfittando del fatto che lei non sapeva di essere libera di lasciarla e lei tornò a camminare verso la cima del vulcano.
Tornai a guardarla di sbieco, temendo di averla ferita, nonostante sapessi che non ne avrei mai avuto la conferma.
Lei era quel tipo di persona che avrebbe preso tutto il tuo dolore se avesse potuto ed avrebbe finto di non soffrire pur di vederti felice.
*Lettore e Spidey sono seduti sul divano e cercano di riassumere in breve gli ultimi due libri della trilogia scritta da Elena*
*Subconscio annuisce di tanto in tanto, fingendo di capire. È felice di essere tornato ma tutte le nuove informazioni sembrano volergli fare esplodere la testa*
Subconscio: Perciò Elena ha creato anche nuovi personaggi... Qual'è la nostra Otp totalmente inventata?
Lettore: *osservandolo con superiorità* Ovviamente la Rosiall, che domande.
Peter: *risatina di scherno* Stai scherzando vero? Rosiall is okay, but Taya is the way.
*entrambi si fissano con occhi truci per qualche secondo*
*si alzano in piedi e sguainano le spade*
Lettore: Potere della Rosiall!
Peter: In nome della Taya!
*comincia un combattimento furioso fatto completamente a caso perché, andiamo, quando mai quei due hanno fatto lezioni di scherma*
Subconscio: *riguardandosi le pagine e pagine di appunti* A me piacciono Gunilla e Jopre.
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