Capitolo 32 (pt. 2)

ATTENZIONE!
See-More in questa storia verrà descritto secondo una mia personale interpretazione, infatti nel fumetto originale e nel cartone non si accenna al suo vero nome o a cosa nasconda sotto la maschera.
Io ho trovato che il nome Simon, che riconduceva al suo nomignolo da criminale, fosse adatto a lui e la sua cecità non è assolutamente presa da fonti reali.

Detto questo, io shippo Bimon
E quindi eccovi la Bimon

:)

SIMON

"Seem." sento chiamare.

Non mi ha mai dato fastidio il non vedere veramente, ma forse perché in un certo senso ancora potevo farlo.
Non era come poter distinguere ogni sfumatura dei colori che mi circondavano o anche solo poter memorizzare ogni particolare degli oggetti a me vicini, però il visore che Gizmo costruì per me come incentivo ad entrare negli HIVE era la cosa più simile a un paio di occhi funzionante che potessi avere.
E mentre William mi chiamava potevo percepire la sua presenza di fianco a me, ma non avrei potuto guardarlo. E vedere il suo viso, la maggior parte delle volte, era la cosa che mi rendeva più felice di tutte.

"Will." risposi, tenendo le palpebre chiuse.

"Non chiamarmi Will, Simon." borbottò e sentii che si era seduto accanto a me, sul terreno duro e polveroso.

Ignorai le sue parole perché sapevo che in realtà gli piaceva che lo chiamassi Will e perché cercavo di capire quanto fossimo isolati rispetto alle altre persone, dato il costante rumore di passi ed il parlare più o meno concitato dei medici all'interno dell'infermeria dove ci trovavamo che mi faceva girare la testa.

"Ti prego, apri gli occhi." mi supplicò, sfiorando la mia spalla con quella che immaginavo fosse la sua. "Sei incredibilmente adorabile in questo momento, ma nonostante io adori vederti dormire ho bisogno della tua attenzione."

Involontariamente inarcai un sopracciglio e mi voltai verso di lui, accontentandolo e rivolgendogli le mie pupille che non potevano vederlo.

"Secondo quale logica ora dovresti avere di più la mia attenzione rispetto a prima?" gli domandai, leggermente innervosito. "Non ti sto veramente guardando, lo sai."

"Lo so." mi rispose, e potei sentire la sua voce incrinarsi leggermente. "Ma mi piace fingere che tu lo stia facendo."

Sospirai e mi coprii la faccia con le mani, perché mi trovavo decisamente una delle peggiori persone dell'universo.
Lui meritava di essere felice, eppure stava con me che non facevo altro che farlo soffrire; e se lo avessi fatto apposta avrei potuto riuscire a risolvere la situazione, ma il punto è che era il mio essere così a farlo stare male.
Potevamo fingere, durante il giorno, che io e lui potessimo essere una coppia normale, persino una coppia che stava bene, però quando arrivava il momento di togliere il visore il grigiastro che ricopriva ogni cosa non poteva essere ignorato, anche se avevo nelle orecchie la risata di William e riuscivo a respirare il suo profumo.
Però in quel momento di profumo ne era rimasto ben poco.

"Abbiamo già chiarito le fondamenta della nostra relazione. Io sono follemente e perdutamente innamorato di te, William Strayer." mormorai, temendo che qualcuno ci stesse ascoltando. "Ma credo che la tua scarsa igiene personale possa mettere fine ai sentimenti che provo per te."

La sua spallata arrivò ancora prima che finissi la frase, obbligandomi a sorridere nonostante non ne avessi per niente voglia.

"Tanto per cominciare solitamente io sono l'essere vivente più pulito di tutti." replicò, palesemente punto sul vivo. "Però scusami sai se faccio un po' schifo dopo aver combattuto ininterrottamente per ore in mezzo a una landa polverosa ed a guerrieri sudati."

Forse non avrei dovuto ridacchiare, non in un tendone ricolmo di feriti della guerra che stava proseguendo mentre noi ce ne stavamo seduti al sicuro l'uno accanto all'altro, quindi per rispetto loro tentai di soffocare la risatina nel mio braccio sperando di non essere notato.
Era divertente come la sua voce cambiasse, quando si sentiva offeso.

"Effettivamente sai anche un po' di terra, oltre a tutto il resto." osservai, poggiandogli la testa sulla spalla e percependolo rilassarsi sotto quel contatto.

Si spostò un poco per poter girare la testa e posarmi un bacio tra i capelli.

"Non è che tu sappia di fiori freschi e bucato, comunque." commentò, sempre a bassa voce.

"Ti prego, vatti a fare una doccia." lo supplicai stronfinando la fronte contro la sua tuta ed arricciando il naso. "Non posso sopportarlo."

Alle mie parole seguì uno sbuffo ed il movimento del ragazzo che si ritrovò a doversi alzare, per esaudire la mia richiesta o per andare da qualcuno che non lo avrebbe insultato.
Non udii il rumore dei suoi passi che avrebbe dovuto segnalarmi che se n'era andato, quindi mossi la mano alla cieca (è così sbagliato fare questi giochi di parole, ma io posso) davanti a me finché non incontrai la sua, che mi stava porgendo.
L'afferrai e mi tirai in piedi, facendo per lasciarla subito dopo ma venendo fermato da Billy, che invece serrò la presa ancora di più.

"Tu verrai con me, chissà quanto ci vorrà prima che Bee torni con Gizmo. Fino al suo arrivo il tuo visore rimarrà accanto ad Amalia, la quale ha giurato di proteggerlo a costo della vita." mi disse. "Sembrava leggermente ironica in effetti, ma credo sia la promessa migliore che potremmo ottenere."

"Mi stai dicendo che mi trascinerai tenendomi per mano nella cabina docce sotto gli occhi di tutti?" domandai, sperando con tutto il cuore di essere suonato sarcastico come desideravo e di non essere arrossito come sentivo di aver fatto.

"Non ho altra scelta." mi rispose, scrollando le spalle. "Dovrei lasciare il mio ragazzo non vedente da solo in mezzo a sconosciuti in un luogo altrettanto estraneo?"

Sospirai, reprimendo l'imbarazzo.

"Credo che tu abbia ragione." ammisi, prima di essere costretto a camminare in seguito ad uno strattone.

Chiusi di nuovo le palpebre perché quello era il mio modo di concentrarmi e capire cosa mi stava veramente accadendo intorno, il che era l'unica cosa di cui avessi bisogno in quel momento.
Capii dove metteva i piedi mentre camminavamo e feci di tutti per imitare i suoi passi, cercando di ignorare tutti i rumori che lottavano per insinuarsi nella mia testa e farmi impazzire, come quello dei lamenti dei feriti e dei pianti di chi perdeva un compagno che non ce l'aveva fatta.
Mas, Menos e Kid Flash erano i principali incaricati a riportare i feriti salvabili all'accampamento il più veloce possibile ed immaginavo che se avessero visto coloro che avevano cercando di aiutare morire come mosche avrebbero preferito essere me, per non dover più assistere a scene del genere.
Lentamente ci lasciammo il rumore alle spalle, dirigendoci via via verso la zona meno chiassosa dell' accampamento dove ci avevano spiegato erano i servizi igienici.
Ricordai distrattamente il modo in cui Amalia ci aveva parlato, dopo essere tornata assieme alla leader dei Titans East dalla sua breve fuga, con la voce leggermente spezzata. E mai avrei potuto immaginare che qualcosa potesse spezzare la Regina di Tamaran, perciò intuii che forse avremmo dovuto provare a starle vicino invece di cercare di sembrare più presentabili quando pochi minuti dopo saremmo dovuti ritornare a combattere.
D'altronde William mi stava tenendo per mano, quindi non riuscivo a prendere decisioni logiche.
Rallentammo fino a fermarci su una superficie di metallo, la quale immaginai fosse quella di un gradino che portava all'interno della cabina docce.
Billy aprì la porta tirandomi dentro e rinchiudendola alle nostre spalle, per poi lasciarmi la mano.
Capii da come aveva inspirato profondamente che aveva incrociato le braccia al petto ed era indignato per qualcosa.

"Non è possibile che persino in periodo di guerra le docce di qualsiasi altro pianeta siano più belle di quelle che abbiamo a casa." si lamentò, contrariato.

"Convinci Gizmo ad ammettere che i bagni sono l'unica cosa che non sa aggiustare e potremo finalmente chiamare un idraulico." gli feci notare, consapevole del fatto che lui era l'unico a poter riuscire in quell'impresa.

Non mi rispose e mi trascinò più all'interno di quella che potevo chiamare stanza quando avrebbe potuto benissimo non esserlo, dato che non avrei saputo descriverla, per poi farmi sedere su una panca metallica e non rivolgermi più la parola.
Udii il rumore della sua tuta scagliata sul pavimento ed avvampai quando finalmente sentii il suono della doccia che si accendeva, facendo volare qualche gocciolina addosso a me.
Sapevo benissimo che era stupido essere imbarazzato in una situazione del genere, visto che io non potevo realmente vederlo, eppure a volerlo dire chiaramente il mio ragazzo si era appena spogliato davanti a me.
Nascosi la faccia tra le mani di nuovo, per qualche secondo, e poi feci aderire la schiena e la testa alla parete metallica dietro di me schiudendo le palpebre e ritornando a vedere quel noioso grigio.

"Dimmi che c'è una porta tra noi due e che non ti sto inconsapevolmente guardando mentre ti fai la doccia." dissi, con le orecchie in fiamme.

La sua risata mi giunse soffocata dall'acqua, il che non so per quale motivo fece sorridere anche me.

"Tranquillo Seem, c'è una tenda a proteggere la tua innocenza." rise.

Le sue parole risuonarono particolarmente false ma cercai di non notarlo, illudendomi che se qualcuno fosse entrato non avrei dovuto dire addio ad ogni rimasuglio di dignità che possedevo.
Non sapevo esattamente dove avesse trovato il sapone che stava riempiendo di profumo la stanza, però immaginavo fosse in dotazione nelle docce dato che era così simile a quello che Amalia ci aveva fatto consegnate quando eravamo al castello.
Inspirai profondamente consapevole che poi la sua pelle avrebbe avuto quell'odore.

"Che faremo con Shimmer?" chiesi, di punto in bianco.

Il rumore dell'acqua si era interrotto e lo sentii afferrare qualcosa di simile a un tessuto, al che mi sconvolse il fatto che i bagni pubblici tamariani offrissero sapone, docce pulite ed asciugamani quando quelli terrestri a stento avevano la carta igienica.

"Mammoth aveva chiesto a Gizmo di occuparsene, nel caso non fosse tornato." rispose, mesto. "Anche se in realtà credo che non abbia la minima idea di cosa fare."

Respirai a fondo di nuovo, ignorando la dolorosa stretta allo stomaco che mi aveva colpito quando il ragazzo aveva pronunciato il nome del nostro amico.
Per un paio di giorni dopo il terribile accaduto non ero riuscito a rivolgere la parola a Iella, poiché la incolpavo della morte del mio migliore amico: pensavo che se non gli avesse chiesto di seguirla in quella maledetta dimensione allora sarebbe stato ancora vivo ed io non avrei dovuto reprimere ogni volta il desiderio di smettere di respirare e basta pur di vederlo di nuovo.
E pensavo ancora che fosse colpa della mia compagna di squadra, tuttavia sapevo che aveva avuto le migliori intenzioni nel tentare di distrarlo con una missione da compiere.
Oramai tutto quello che mi rimaneva del nostro amico era la sua sorellina, bloccata in una comunità educativa a causa degli assistenti sociali che non tentavano nemmeno di trovarle una famiglia affidataria.

"Non parlo solo di Gizmo, parlo di tutti e quattro." precisai, mordendomi il labbro inferiore. "Nessuno chiederà mai di adottarla e fino ad allora gli assistenti sociali non l'aiuteranno. Ora come ora noi non saremmo la famiglia ideale per via di quello che facciamo, però potremmo... Diventare idonei."

"Stai dicendo che dovremmo cambiare vita?" mi domandò.

Non pareva scettico o diffidente, solo sorpreso.
Udii il suono dei suoi piedi bagnati sul pavimento mentre camminava verso di me e sperai veramente che si fosse messo un asciugamano attorno alla vita.

"Io... Lo so che sembra assurdo. Ma Iella sta con Cyborg, un supereroe, e Gizmo è un genio, potrebbe lavorare addirittura per la NASA se facesse richiesta." proseguii, leggermente a disagio. "In quanto a me e a te potremmo essere qualcosa di più normale ma comunque... buono."

Sbuffò seccato e fece un versetto di disappunto, prima di posare le sue mani ancora umide sul mio volto e facendomi capire che voleva che mi alzassi.
Quando ebbi eseguito l'ordine implicito sentii il suo respiro davanti alla mia faccia, la quale era troppo presa a essere preoccupata per andare a fuoco.

"Simon, noi non siamo i cattivi. Siamo criminali, questo è vero, ma è qualcosa di completamente diverso." disse. "Mammoth manca a tutti e tutti siamo preoccupati per sua sorella, ma so che tu lo sei di più. Solo che non è una cosa che devi risolvere da solo, dobbiamo aspettare la fine di tutto questo casino e parlarne. Insieme."

Esitai per qualche secondo e lui la prese come una vittoria personale, quindi mi fece abbassare la testa per potervi appoggiare sopra la propria.
Il suo torace era ancora bagnato ma vi diedi importanza, lasciandomi abbracciare in silenzio e continuando a pensare, anche se non dicevo tutto quello che mi passava per la mente.

"Però sì." aggiunse poi. "Cambieremo vita se servirà a farla felice. Io cambierò vita se servirà a fare te felice."

Trasalii in modo assurdamente patetico perché quella era la cosa che meno mi sarei aspettato di sentirgli dire.
In un certo senso noi altri eravamo stati costretti a quella vita, mentre lui la viveva perché gli piaceva e ormai faceva parte di lui da sempre.
Sollevai di nuovo la testa verso di lui ad occhi aperti, nonostante non potessi vederlo.
Ma in realtà non mi importava, perché lo sentivo più vicino di quanto non l'avessi mai sentito prima di allora e nulla avrebbe potuto migliorare quella situazione.
Oh, beh, effettivamente se non ci fossimo trovati nel bel mezzo di una guerra sarebbe stato un bel salto di qualità, ma non si può avere tutto.

"Stai scherzando?" chiesi, non impedendo ad un sorriso stupido di dipingersi sul mio volto.

"Io ti amo Simon." rispose, appoggiando la sua fronte sulla mia. "Sono maledettamente serio."

Non lo baciavo mai per primo, era una regola che mi ero imposto per non rischiare di fare figuracce mancandogli le labbra e lanciadomi sul suo naso per sbaglio, ma quella volta non riuscii a trattenermi dal farlo.
Allacciai le mani dietro alla sua nuca e premetti la mia bocca contro la sua, per merito di una qualche divinità alla quale importa ancora di me. Lui ricambiò il bacio e mi sentii 'più sicuro' di quello che stavo facendo, nonostante fossi su di giri e non sentissi altro che le sue braccia che mi circondavano la vita per attirarmi a sé.
Non so se la faccenda si sarebbe evoluta se non avessimo sentito l'inconfondibile suono di una macchina fotografica, ma credo che in quel momento fossi troppo impegnato a morire di imbarazzo per chiedermelo.

"Giz!" esclamò il mio ragazzo, più infastidito che imbarazzato.

"Voi due siete smielatamente disgustosi ragazzi." commentò il nostro leader, il quale riconobbi essere sulla porta dei bagni. "Ma ho promesso a Iella che se vi avessi beccato le avrei mandato la foto."

Nascosi il mio volto dietro al suo collo e lui sospirò scuotendo la testa.

"Perché chi vive con voi due non ha diritto a un minimo di privacy?" domandò retoricamente.

"Bah, forse perché noi non pomiciamo con i nostri fidanzati dove tutti possono vederci." replicò per poi farsi improvvisamente incuriositò. "Uno di voi è completamente nudo eccezion fatta per quella sottospecie di asciugamano attorno alla vita: devo presumere ci siano stati degli sviluppi?"

Forse è stato il fatto che stessi già morendo di vergogna a farmi dimenticare quanto cretino fosse il mio ragazzo, anzi, non forse, decisamente è stato quello.
Se fossi stato nel pieno delle mie capacità cognitive allora non mi sarei illuso che non potesse diventare più imbarazzante.

"Esattamente." rispose. "Mi ha chiesto di adottare un bambino."

Mi irrigidii e lo spinsi via, suscitando la sua irritante risata rumorosa.

"Non è vero!" esclamai senza sapere bene come smentirlo perché, accidenti, a conti fatti era quello che gli avevo chiesto.

"Non voglio approfondire il discorso." ci interruppe il ragazzo basso, aprendo la porta con un suo cigolio. "Forza, andiamo a riparare il tuo visore così voi due piccioncini potrete tornare a guardarvi negli occhi."

RAVEN

"Ragazzi." ci chiamò ancora speranzoso nel nostro perdono, o meglio, ancora speranzoso nel perdono del mio ragazzo.

Beast Boy strinse con più decisione la mia mano e non accennò a volerlo degnare della sua attenzione, il che mi preoccupava enormemente.
Il ragazzo verde non è mai riuscito a rimanere arrabbiato con qualcuno per così tanto tempo, eppure era da quasi un'ora che non rivolgeva la parola al nostro leader, il quale non capiva se prendere seriamente il suo risentimento oppure no.
Ovviamente io non potevo stare dalla parte di Robin, non quella volta dopo aver visto l'espressione ferita di BB una volta che il nostro compagno di squadra, ritornato all'età originale, non aveva smentito le sue accuse.
Quindi stavo collaborando a quell'infantile gioco del silenzio che in realtà così infantile non era, data l'ipocrisia dimostrata dal nostro amico, allo stesso modo in cui lo facevano anche Cyborg e Stella, i quali però parevano meno convinti nel farlo.
Cyborg non poteva non prendere le parti del suo migliore amico, tuttavia anche lui in passato ci aveva tenuto nascosta la sua relazione e molto di più, e Stella disapprovava il comportamento del suo ragazzo nonostante io fossi più che certa che anche lei avesse diversi segreti in quel periodo.
Io avevo tenuto nascoste al team delle cose, Beast Boy l'aveva fatto, l'avevano fatto Cyborg e anche Stella, ma era sempre stato Robin a condannare questo atteggiamento diffidente per poi adottarlo lui stesso. E questa era forse la cosa che faceva più male al ragazzo accanto a me, il quale era sempre stato più rimproverato dal nostro leader per questo.

"Ragazzi, per favore." disse di nuovo. "Mi dispiace, va bene? Ma questa mi sembra una reazione più che eccessiva."

Beast Boy si bloccò e si voltò di scatto verso il nostro capo, lasciandomi una mano e puntandogli un dito contro.

"Ti sembra una reazione eccessiva?" gli domandò, senza urlare. "Da che pulpito."

Nessuno di noi aveva mai visto il nostro compagno di squadra così, anche se si era già arrabbiato seriamente prima. Quel tipo di rabbia però era diversa, era così furioso e ferito che non sarebbe riuscito a gridare nemmeno se avesse voluto, il che ci spaventava a morte.

"Ora capisco perché ci passavi tanto tempo. Dovevate confidarvi i vostri segreti senza che noi lo venissimo a sapere." disse, infilandosi una mano tra i capelli per poi lasciarla lì. "Dio, eravate persino la mia seconda Otp dopo la RobStar."

Robin aggrottò le sopracciglia per un momento, appannando il senso di colpa con la sua confusione, che condivideva anche con noi tre che cercavamo di rimanere in disparte.

"Di che cosa stai parlando?" domandò, approfittando della distrazione di Beast Boy per avvicinarsi.

"Non importa." rispose bruscamente quello, lasciando ricadere la mano lungo il fianco. "Quello che mi importa, Richard, è che mi hai mentito. Non solo sapevi che per me era una cosa importante ed hai preferito non dirmelo, ma mi hai rimproverato e punito per aver assunto il tuo stesso atteggiamento di adesso. E tutto questo ti rende così ipocrita che... Che non..." si premette la mano chiusa a pugno contro la fronte, prima di voltarsi e dargli di nuovo le spalle. "Che non riesco nemmeno a parlarne."

Ora che l'aveva portata sul personale io e gli altri due ci lanciammo uno sguardo sollevato, intuendo che quello era il suo modo di ammettere che era per lui che stavamo ignorando il ragazzo dai capelli neri, il quale capì che era più con lui che con noi che doveva rimediare.
Ci diede un paio di occhiate nervose e lo inseguì, dato che aveva ricominciato a camminare.
Il fatto che l'avesse chiamato Richard era qualcosa senza precedenti, infatti non avevamo idea di cosa significasse. Non avevamo nemmeno la certezza che un giorno avrebbe accettato di perdonarlo perché, sì, forse per noi non aveva tutta quella importanza ma per Beast Boy l'aveva e Robin lo sapeva benissimo.

"Mi aveva supplicato." si giustificò, cercando di raggiungerlo. "Red X mi aveva chiesto di non dire nulla della sua identità..."

"Chiamalo Jason, Richard, tanto ormai lo sappiamo tutti chi è." lo interruppe, con irritazione. "Non hai più quel terribile segreto da mantenere che scommetto non ti faceva dormire la notte."

"Beast Boy." lo fermò, afferrandolo per un braccio. "Mi dispiace, davvero. Ma non ho intenzione di scusarmi oltre, quando la decisione che ho preso non ti riguardava."

C'è stato un momento preciso in cui i loro occhi si sono incrociati ed ho temuto che due delle persone alle quali tenevo di più si uccidessero a vicenda, cosa che in realtà pensavo sarebbe successa a Stella e Niall.
Con stizza il ragazzo verde tolse il polso dalla stretta dell'altro, senza distogliere lo sguardo da lui.

"Stella è la leader." dichiarò.

La tamariana chiamata in causa allargò gli occhi, sorpresa.

"Beast Boy..." tentò di dire Robin.

"Ho detto che Stella è la leader." ripeté, raddrizzando le spalle ed osservandolo con astio, prima di abbassare lo sguardo a terra. "Non ho intenzione di seguirti, Richard. Non oggi."

Il moro serrò le labbra consapevole che non avrebbe più ottenuto la sua attenzione e ne parve sinceramente turbato, sensazione che conoscevo perfettamente. A volte pensavo che nulla spaventasse noi quattro come la consapevolezza di aver ferito il nostro compagno di squadra, del quale necessitavamo la risata tanto quanto necessitavamo della luce del Sole.

"Bene." concordò Robin, rivolgendo lo sguardo alla sua ragazza. "Stella, a te il comando."

La mia migliore amica aveva superato quasi istantaneamente lo stupore iniziale ed aveva preso a confrontarsi silenziosamente con Cyborg, cosa che mi faceva sentire leggermente esclusa.
La principessa di Tamaran era cresciuta e, mentre prima avrebbe temuto di non essere in grado di sostenere la responsabilità di una squadra, ora era pronta a mettere il bene della missione davanti alle sue insicurezze: ciò che mi faceva sentire inutile era il fatto che in questo non potessi aiutarla, data la mia totale assenza di leadership.

"Okay, a quanto pare dovremo dividerci ed esplorare questa zona. Non sappiamo per quale motivo questa dimensione abbia una geografia diversa dalle altre, ma grazie alla mappa olografica sviluppata da Niall ed Amalia potremo orientarci senza problemi." disse quindi, sistemandosi lo zaino sulle spalle e digitando rapidamente una sequenza sul suo bracciale, il quale proiettò ciò di cui stava parlando. "Big Spot non risulta essere presente, quindi forse ha una forma diversa da quelle già incontrate. Tenete i comunicatori accesi e non date falsi allarmi. Raven, tu e Beast Boy andrete a Nord."

Il sostegno incondizionato che la ragazza dava alla nostra relazione quella volta non c'entrava un bel nulla, non completamente almeno.
Mi aveva lanciato un'occhiata piuttosto esplicita, con la quale mi chiedeva di far ragionare il nostro broccolo ed indurlo a perdonare Robin, prima che la spaccatura all'interno della squadra peggiorasse.
Si tolse il bracciale che teneva al braccio destro e me lo lanciò, mentre il leader momentaneamente sospeso la raggiungeva per nulla intenzionato a tenere la testa bassa.

"Ci vediamo fratelli, attenti alle buche." ci salutò Cyborg prima di seguire la coppia che si era avviata verso Sud, strizzandoci l'occhio.

"E tu attento alle falene!" gli feci di rimando, perché decisamente se l'era cercata.

Qualche ora prima, quando ancora Robin stava prendendo confidenza con le sue dimensioni da ventenne e lui e Beast Boy non avevano ancora litigato, avevamo deciso (leggasi: il nostro leader aveva deciso) che fare una corsetta tutti insieme attorno alle mura sarebbe stato un ottimo modo per prepararci alla missione che avrebbe seguito.
Non sono mai stata una grande atleta ed anche se dopo diversi anni di allenamento me la cavavo nel corpo a corpo avevo ancora la stessa resistenza di un criceto sovrappeso, perciò mentre Stella, Robin e Cyborg continuavano a essere sempre più lontani da me il mio ragazzo stava caritatevolmente rallentando per non lasciarmi sola.
Nonostante la stanchezza, il fiatone ed il dolore alla milza trovavo piacevole sentire il suo chiacchiericcio continuo nelle orecchie e mi ero convinta di avere uno dei migliori fidanzati della galassia, motivo per il quale mi distrassi ad ascoltare la sua risata in seguito a una sua pessima battuta e non vidi la buca nel terreno davanti a me.
Allora, il ragazzo aveva rallentato per potermi stare vicino, ma come al solito doveva riuscire a strapparmi un sorriso correndo all'indietro e guardandomi mentre dalla sua bocca usciva una marea di idiozie.
Quindi, come nelle peggiori storie d'amore, quando inciampai nella buca che ovviamente ero troppo distratta per vedere gli finii addosso, facendo cadere entrambi a terra.

"Okay Rae-Rae, se volevi saltarmi addosso bastava chiedere." mi disse, dopo aver sbattuto la testa sul terreno polveroso.

Dato che la nostra era la vita reale e non un romanzo rosa, anch'io avevo sbattuto la fronte, ma contro il suo naso, il che aveva reso la sua voce incredibilmente ridicola mentre se lo stringeva dolorante.
Mortificata scoppiai a ridere nascondendo il volto nel suo collo e suscitando anche una sua puerile risatina a sbuffo.

"Non riesco a capire come tu faccia a essere così adorabile anche ora." replicai alzando la testa e guardandolo da qualche centimetro più in alto.

Lui mi rivolse un sorriso felino in completa contrapposizione al mio ghigno sornione, per poi sporgersi verso di me e premere le sue labbra contro le mie.
Nemmeno il nostro bacio era perfetto, come invece lo si descrive essere quello tra i due soliti protagonisti di un romanzo, però l'avevamo reso bello, a modo nostro.
Forse l'avevamo reso bello perché eravamo proprio noi due ed assurdamente la sua bocca sapeva di lime.

"Beh, volevo darvi una mano ragazzi, ma forse è meglio se me ne vado e torno con una macchina fotografica." commentò una rumorosa voce familiare.

Mi separai bruscamente dalle labbra del ragazzo sotto di me, il quale emise un mugolio di disappunto mentre alzavo la testa verso il nostro terzo incomodo preferito, il quale aveva la faccia piegata in una smorfia letteralmente impossibile da assumere, a metà tra il disgusto e l'entusiasmo.
Ovviamente era contento per noi e tutto il resto, ma mi avevano spiegato che dopo che Iella aveva fatto chiarezza sulle parentele di sangue e non che ci legavano per lui vedere noi due insieme era come vedere i suoi fratelli baciarsi.
Devo ammettere che fui leggermente disgustata anch'io a quell'idea.

"Sono inciampata in una buca." mi giustificai, mentre sotto di me il mio ragazzo inarcava un sopracciglio.

Non aveva affatto il diritto di sembrare così scettico, ma d'altra parte non avevo nulla con cui soffocarlo e dovetti lasciarlo continuare a fare la sua faccetta stupida.

"Una buca, eh?" ripeté Cyborg, sogghignando.

Avrebbe continuato a prenderci in giro se non fosse giunta quella che secondo lui era l'incarnazione di ogni male: una bellissima falena bianca.
Qualsiasi commento malizioso volesse fare gli morì in gola mentre scappava a gambe levate dalla piccola creatura alata.
Ricordare quella scena mi fece sorridere, così quando gli altri nostri tre compagni di squadra si allontanarono da noi due io mi sbilanciai verso Beast Boy circondandogli le spalle con un braccio mentre osservavo sull'altro la proiezione della mappa di quella dimensione.

"Forza broccolo, andiamo in esplorazione." esordii, cominciando a camminare verso la direzione che avremmo dovuto prendere.

Il ragazzo verde sbuffò -sbuffò capite, il genere di cose da adolescente frustrato ed introverso che facevo io- e perché non perdessi la presa sulle sue spalle mi seguì a ruota, con ancora lo sguardo leggermente incupito.
Procedemmo in silenzio per quelle che mi sembrarono ore ma che alla fine risultarono essere solo una, dividendoci a nostra volta giusto per consentirgli di sorvolare la zona in volo e a me di esaminare l'ambiente in cerca di tracce magiche.
Avevo notato che il terreno sul quale camminavamo cambiava consistenza e colore man mano che ci allontanavamo dalla zona di partenza, non che fosse l'unica cosa strana di quella dimensione.
A circondare la terraferma c'era una sostanza trasparente e viscosa che solo all'inizio mi era sembrata simile ad acqua, ma che invece avevamo scoperto essere corrosiva a contatto con qualsiasi elemento fatta eccezione per ciò di cui era fatta la superficie sulla quale aderivano le suole delle mie scarpe da ginnastica (rubate dai bagagli di Bee).
Mi chinai per sfiorare ciò su cui stavamo camminando, cosa che cominciava a sembrarmi sempre più familiare seppur ancora non avessi capito di cosa si trattasse.

"Non ho visto vulcani da nessuna parte qua attorno." mi comunicò Beast Boy sbrigativo abbandonando la sua forma da falco mentre era ancora in volo ed atterrando con una capriola a terra.

Alzai gli occhi al cielo per non dargli dell'esibizionista, quindi mi alzai in piedi immersa nei miei pensieri.
E se anche Big Spot non avesse avuto la forma di un vulcano? E se fosse stato un pozzo di magma sotterraneo, invece di una montagna chiusa con un tappo di ossidiana?
Vidi distrattamente il mio ragazzo incrociare le braccia al petto risentito, anche se non capivo che cosa stessi facendo.

"Hai deciso di escludermi anche tu dal contenuto dei tuoi pensieri?" domandò, cercando di farlo risultare più scherzoso che piccato, fallendo miseramente.

Mi sfregai gli occhi sbuffando prima che potessi anche solo cominciare a pensare a come poterlo far ragionare, perché sapevo benissimo dove sarebbe andato a parare il mio inconscio.
Cosa farebbero gli altri al mio posto?, era stata la domanda che mi ero posta e che dovevo riuscire a dimenticare.
Sapevo cosa avrebbe fatto Cyborg per aiutarlo, sapevo cosa avrebbe fatto Iella e sapevo persino cosa avrebbe fatto Tris, ma lui aveva bisogno di me e non di chiunque altro.
Sospirando gli poggiai entrambe le mani sulle spalle e lo fissai intensamente negli occhi suscitando la sua confusione.

"Garfield Mark Logan." scandii distintamente, inclinando la testa in simultanea con lui, gesto che sembrò incrinare il suo disappunto. "Voglio che tu perdoni Robin."

Lui alzò entrambe le sopracciglia incredulo.

"Sono piuttosto sicuro che non funzioni così, Raven." osservò, stringendo le labbra.

"Scommettiamo che adesso ti dirò delle cose che ti faranno venire voglia di dimenticare i suoi errori?" chiesi, rivolgendogli uno sguardo di sfida.

BEAST BOY

Ovviamente le diedi corda, perché ero troppo arrabbiato per parlare con il nostro compagno di squadra, ma sicuramente non con lei.
Arrabbiato in realtà non è il termine corretto, dato che non era il suo errore che condannavo, quanto più il fatto che lui avesse sempre tollerato ben poco i miei.
Ero più ferito di quanto non avessi immaginato e non perché mi importasse veramente di Jason Todd e della sua stupida maschera, ma perché io mi fidavo ciecamente di Richard Grayson e lui non aveva riposto la stessa fiducia in me.

"Okay, provaci." accettai quindi, più che certo che nulla di quello che avrebbe potuto dire mi avrebbe fatto cambiare idea.

Lei mi studiò a lungo, cosa che io invece non mi presi la briga di fare. Sapevo già che era bella, sapevo già che ogni centimetro di me non voleva fare altro che sfiorare ogni centimetro di lei, quindi concederle anche la più breve occhiata significava darle un vantaggio ed ero più che certo che lei l'avesse calcolato.

"Tu sei carino. Intendo, wow, tu sei davvero carino." cominciò quindi, sollevando una mano dalla mia spalla e gesticolando per qualche istante, come se fosse difficile per lei trovare le parole. "E sei intelligente, a modo tuo, in una via più empatica dalla quale io avrei qualcosa da imparare in effetti. Sei divertente e cerchi di impegnarti il più possibile nel dimostrarlo perché sei anche altruista, infatti non vedi l'ora di vedere sorridere le persone che ami."

Invece di posare la mano che teneva in aria di nuovo sulla mia spalla la appoggiò sulla mia guancia, la quale era già di un colorito più simile ai capelli di Stella che ai miei.

"Io ti amo. Sono perdutamente, inesorabilmente e profondamente innamorata di te, Garfield Mark Logan. E non posso pensare di perdere la persona meravigliosa che ti ho appena detto di essere." proseguì, prima di mettersi a ridacchiare nervosamente. "E sono innamorata anche fisicamente di te, sai? Sentire di essere così vicina a te e a ogni parte del tuo corpo senza avere il tempo di accarezzarle e baciarle una ad una mi sta distruggendo, questa è la verità." Arrossì anche lei, senza però voler dare segno di arrendersi. "Mi sconvolgi ogni volta, perché tu cambi sempre, ti migliori, cresci. Mi sconvolge persino che le tue labbra non abbiano sempre lo stesso sapore, perché le bacerei fino alla fine del mondo, le tue labbra, anche se ne valesse della mia vita."

Il mio proposito di non degnarla di uno sguardo se non di quelli più che necessari era già svanito nello stesso istante in cui aveva ammesso di amarmi, anche se cercavo di non lasciare che il rossore sulle mie guance mi spingesse ad arrendermi.
Perché non era con un suo ti amo che avrei perdonato Robin, non poteva usare l'amore incondizionato che provavo per lei come arma a suo favore.
Però mi permisi di posare una delle mie mani su quella che lei teneva sul mio volto, che osservava come se fosse la cosa più incredibile che avesse mai visto.
Non mi aveva mai guardato in quel modo.

"Sarei disposta a vivere esclusivamente per te, sarei disposta a morire per te. E sarei disposta a mentire anche a Dio per te, anche se è sbagliato. Ma non sembra che possa esserlo, no?" continuò, avvicinando il suo viso al mio. "Tu faresti lo stesso?"

La verità era che a me sembrava fossimo andati completamente fuori contesto e che quella domanda fosse incredibilmente stupida, dato che quella stessa notte io avevo fantasticato sull'avere dei figli con lei a mo' di quindicenne in preda alla cotta del secolo.
Deglutii perché il non reagire alle sue parole mi aveva reso la gola incredibilmente secca.

"Io ti amo, Rae-Rae." risposi, ed effettivamente in quelle parole c'era quanto di più profondo e assurdo e complicato avessi mai detto a qualcuno.

"E ti credo Beast Boy, veramente. Solo che non lo faresti solo per me, ma anche per Cyborg." mi fece notare, senza alcun tono accusatorio. "O per tua sorella, o per Stella. Ed anch'io a conti fatti farei tutto quello che ho detto per la mia migliore amica." terminando la frase mi rivolse un sorriso incredibilmente dolce ed intenerito, il che mi fece intuire dove voleva andare a parare. "Perciò non possiamo fingere di non capire la decisione di Robin. Qui, nel bel mezzo dello spazio così lontano da tutto quello che conosciamo, lui è l'unico punto di riferimento di Red X, e nessuno dei due ha bisogno che il segreto che era stato affidato al nostro amico crei i problemi di cui tanto avevano paura. Pensa solo a Rose, se sapesse che il suo ex è qui."

Sbuffai stancamente perché aveva ragione, ma non ero ancora pronto ad ammetterlo.
Mi dondolai avanti e indietro sui talloni, lo sguardo fisso sulla sua clavicola per non doverla guardare negli occhi.

"È impossibile che Rose non sappia che si tratta di Jason." borbottai. "È un lupo mannaro dopotutto."

"Sì, ma lo è diventata tempo dopo aver rotto con lui, quindi non avendo idea che si tratta di Todd crede che il suo odore sia diverso solo perché lui è persona diversa, mentre è la sua percezione che è cambiata." replicò, schiacciando piano le punte dei miei piedi con le sue per farmi stare fermo. "E Robin è stato zitto per proteggere Red, Rose e anche tutti noi dal dubitare della sua lealtà. Perché lo ammetto, ora che so che è il figlio di Bruce mi chiedo se non stia facendo il doppio gioco."

Sbuffai di nuovo, tirandola però verso di me mentre allacciava le braccia dietro al mio collo e mi rivolgeva un sorriso obliquo.

"Va bene, come al solito voi avete ragione ed io torto." biascicai.

"Beh, in realtà non è che tu avessi-" cercò di dire Raven, fingendo di strozzarsi. "Forse tu avevi- È possibile che tu fossi-"

Le misi le mani sulla testa e gliela feci chinare, schiacciandole la fronte contro il mio petto e suscitandole una risatina.

"In un certo senso avevi ragione." disse infine, senza provare a spostare il volto dal mio torace. "Sapeva che ti avrebbe ferito, sapeva che per te era molto personale. Eppure l'ha fatto lo stesso."

Strofinai delicatamente il mento sui suoi capelli permettendole poi di rialzare la testa e venendo investito dalla bellezza del colore violetto che avevano le sue iridi, come sempre.

"Cercherò di fare pace con lui, ma solo una volta arrivati a Tamaran." acconsentii, spostandole una ciocca di capelli dal volto. "Però tu hai detto di amarmi."

"L'ho fatto?" domandò, inarcando un sopracciglio e facendomi venire voglia di spalmarle una ciotola di quella sottospecie di porridge che ci davano a colazione sulla faccia.

Le posai la mano libera sul fianco e piegai la testa di lato mentre lei alzava gli occhi al cielo.

"Sì l'hai fatto." le ricordai, rivolgendole poi un sorriso malizioso. "Ma quanto mi ami veramente?"

Fu il suo turno di sbuffare ed alla vista delle sue sopracciglia che si aggrottavano il mio sorriso si radicò sempre di più nelle profondità della mia faccia, facendomi temere che non sarei più stato in grado di cancellarlo.

"In questo momento dovremmo essere a cercare un vulcano magico, sai?" mi rammentò, alzando una seconda volta gli occhi al cielo.

"Ti prego." la supplicai, facendole la faccia da cucciolo sperando che avesse su di lei lo stesso effetto che aveva su Stella. "Prova a stabilire una scala dei valori."

Lei sbuffò di nuovo e scosse la testa, ma intuii dalla sua espressione che si era arresa e che quel suo impercettibile dondolarsi capo chino era il suo modo di concentrarsi per pensare.
Io, d'altro canto, ero in fermento all'idea di sapere chiaramente quanto significassi per la mezza-demone; non che non fosse già stata abbastanza esplicita, ma lei aveva un criterio per stabilire l'importanza dell'evento persone completamente originale e non saperne nulla mi teneva sulle spine.

"Okay." disse quindi, improvvisamente ispirata allacciando di nuovo gli occhi con i miei. "Okay, se tu ti trovassi in bilico tra la vita e la morte ed io dovessi scegliere se salvare te o salvare ogni traccia di Macbeth sulla Terra, allora esiterei prima di salvare Macbeth."

"Wow, esiteresti?" commentai, fischiando di ammirazione senza che lei cogliesse la mia ironia. "Addirittura?"

"Esiterei, capisci." ripetè sorridendo sia con la bocca che con gli occhi. "Andiamo, Macbeth è riconducibile a un testo sacro, è qualcosa di una bellezza e straordinarietà mistica che deve essere tutelato a costo di qualunque cosa. Eppure-" prosegue, avvicinando ancora più il volto al mio, al culmine dell'euforia. "Eppure io avrei lo stesso dei dubbi su chi salvare, capisci? Capisci quanto sei importante per me?"

A quel punto scoppiai a ridere genuinamente, sotto il suo sguardo caratterizzato da una sincera ingenuità che non avevo mai visto sul suo volto: lei era convinta che ciò che mi aveva detto fosse forse la misura più alta per definire l'amore ed io lo sapevo benissimo.
Per questo non riuscivo a quasi a contenere la felicità, perché sapevo che quello era il suo modo di dire che non avrebbe mai potuto amare nessuno tanto quanto amava me e che ciò che provava nei miei confronti era talmente forte da superare ogni sua logica.
Premetti forte le labbra contro le sue, soffiandole contro la mia risata.

"Ah, Macbeth!" risi, strofinando il mio naso contro il suo. "Ormai è una parte di te."

Lei ritornò a far scontrare le nostre labbra in un bacio più lento, meno impulsivo e pregno di un nuovo significato.
Poi improvvisamente si staccò come colta da un'illuminazione.

"Parte di me." ripeté, sconvolta. "Ma certo!"

Digitò un paio di sequenze sul bracciale che le aveva consegnato Stella e proiettò in aria la mappa bidimensionale della dimensione in cui ci trovavamo quasi saltellando sul posto.
Poi fece ruotare il disegno con due dita e lo tirò, facendogli prendere una forma tridimensionale che risultò familiare persino a me.

"È una cellula." osservai, ancora confuso.

"Non una semplice cellula, una cellula demoniaca. In breve questa è una di quelle che compongono la più grezza delle entità demoniache, forse persino uguale a quella di Trigon." mi spiegò rapidamente. "I diversi tipi magia sono ciò che cambia le caratteristiche delle dimensioni che affrontiamo, come se fosse il DNA. E visto che la magia è contenuta nel vulcano, allora Big Spot è il nucleo della cellula."

Stava indicando una struttura simile a una cupola sulla mappa tridimensionale, sfoderando la sua espressione da 'oddio, sono un maledetto genio' che aveva ogni ragione di avere.
Boccheggiai un paio di volte cercando di assimilare le informazioni e la baciai di nuovo, per poi prenderla per mano.

"Sei un genio, Rae-Rae." le dissi. "Ora dobbiamo dirlo agli altri."

"Oh sì, dobbiamo assolutamente." rispose con un ghigno crudele sul volto. "Vediamo come reagirà Cyborg quando vedrà che non è l'unico con un quoziente intellettivo a tre cifre."

E quindi sospirai, perché onestamente amavo i miei due nerd, ma erano delle presenze davvero sfiancanti.

ROBIN

Mi rifiutavo di considerare l'idea che la rabbia di Beast Boy nei miei confronti fosse completamente colpa mia ed il fatto che i miei fidanzati mi tenessero per mano non mi faceva di certo mettere in dubbio, dato che mi sentivo incredibilmente amato e apprezzato.
Dico fidanzati perché quando Stella aveva cominciato a prendermi per mano nel tentativo di infondere conforto ed anche per essermi più vicina possibile per quanto lo consentisse la presenza del nostro amico, il mezzo robot si era lamentato di sentirsi incredibilmente escluso in mezzo ai suoi migliori amici che si mettevano insieme e giravano a coppie lasciandolo indietro.
Quindi si era impossessato della mia mano libera ed aveva decretato che fino a che non avesse di nuovo stretto tra le braccia Iella la nostra relazione avrebbe dovuto includere anche lui.
Io personalmente non ero per nulla d'accordo a riguardo, ma potevo fare ben poco di fronte allo sguardo della mia vera ragazza, la quale mi stava dolcemente chiedendo di essere gentile pur comunicandomi che non avessi veramente voce in capitolo.
La principessa di Tamaran era un tesoro, sì.
Non riuscivo a credere nemmeno che nonostante avessi chiesto scusa più volte il mio compagno di squadra non mi avesse lasciato spiegare e non sembrasse averne l'intenzione, quasi come se quello che avevo fatto me ne avesse fatto perdere il diritto.
Ma quanto aveva veramente a che fare quella storia con BB?
Quasi nulla, ecco quanto. Non potevo mettere la sua emotività davanti alla stabilità dell'alleanza creata tra i supereroi ed i criminali della Terra facendo sapere loro che tra di noi vi era il figlio del nostro nemico.
La morte di Koula era stata un colpo decisamente più duro per me che per lui, la quale era seguita subito dopo a quella del mio mentore e della mia guida, l'uomo che mi aveva amato e cresciuto dopo che nessuno era rimasto per farlo: Bruce Wayne poteva ancora essere vivo e posseduto da un demone, ma Batman, l'eroe che salvava quotidianamente Gotham ed il mondo intero senza chiedere nulla in cambio era scomparso per sempre.
Quindi ero a pezzi, ero decisamente a pezzi, però non potevo semplicemente non vedere il dolore negli occhi neri di Red X, il quale l'aveva dissimulato più a lungo possibile ma che alla fine aveva ceduto ed aveva lasciato spazio alle lacrime andando contro a ogni insegnamento di suo padre.
Jason Todd era solo come non lo era mai stato ed era compito mio proteggerlo, anche se non me l'aveva chiesto, indipendentemente dal dover essere meschino con le altre persone.

"You are," canticchiò Cyborg a un certo punto, mentre camminavamo verso il luogo dove ci eravamo divisi la prima volta. "my fire."

Gli scoccai un'occhiataccia, nonostante non sembrasse intenzionato a notarla mentre ancora non si decideva a mollarmi la mano.
Raven ci aveva chiamato al comunicatore riportandoci le sue supposizioni, al che avevamo deciso di incontrarci al punto dove ci eravamo separati in due gruppi; ovviamente Cy e la mezza-demone ebbero il tempo di bisticciare riguardo alla posizione del vulcano, dato che mentre Raven sosteneva che si trovasse nel nucleo Cyborg credeva fosse nei mitocondri, così Stella dovette prendere il monopolio della chiamata incaricandomi di ricordare al ragazzo che lo stress non faceva bene al bambino (aveva detto di volere una relazione che fosse completa nonostante la sua breve durata, quindi aveva dichiarato di essere incinto).

"The one," proseguì Stella, sulle stesse note. "desire."

E non è che avessi qualcosa contro i Backstreet Boys, coloro che avevano cantato quella canzone, il problema era che sapevo benissimo che cosa stavano facendo.
Non era mai stato difficile per me prevedere le loro mosse, i loro pensieri e le loro emozioni, perché erano la mia famiglia e li conoscevo meglio di me stesso, quindi non fu difficile nemmeno capire che implicitamente cercavano di spingermi a chiedere scusa ancora una volta al ragazzo verde.

"Belive when I say." cantò Cyborg, mettendosi una mano a microfono davanti alle labbra.

"I want it that way!" lo accompagnò l'altra prima di fare una capriola svolazzando.

Strinsi i denti e guardai in avanti dritto verso il sentiero che avremmo dovuto prendere per raggiungere i nostri amici, scacciando le loro voci dalla testa.
Quella canzone era stato il regalo che Beast Boy mi aveva fatto l'anno precedente: quando aveva scoperto che oltre per le canzoni Metal andavo pazzo per il Pop di fine anni novanta non aveva esitato nel ingaggiare una band in tutto e per tutto uguale ai Backstreet Boys perché suonassero I want it that way, probabilmente dovendoli poi pagare con un rene.
Il testo non aveva un particolare significato per me e non avevo ricordi importanti legati a quella musica prima di quel giorno, semplicemente mi piaceva da morire e BB se n'era accorto, cosa che aveva reso il suo gesto ancora più prezioso: crescendo come sono cresciuto io arrivi a credere che nessuno ti guarderà mai dentro e vedrà quello che sei veramente, semplicemente la gente non nota i dettagli.
Ma il ragazzo verde sembrava notare solo i dettagli e mai il quadro generale, questo lo rendeva incredibilmente speciale ed unico, ma allo stesso tempo troppo ottuso e testardo.

"But we are" riprese il mio amico, mentre Stella si lanciava nel beatboxing con un'abilità sorprendente. "two worlds apart."

Se solo BB non si fosse concentrato solo sui dettagli come al suo solito avrebbe finalmente visto il quadro generale ed avrebbe capito le mie ragioni.
Perciò come potevo addossarmi la colpa di tutto quando il merito della sua reazione eccessiva era solo di uno dei suoi difetti più grandi?
Saremo sempre dalla tua parte, Robin.
Strinsi forte le labbra.

"Can't reach to your heart- When you say" Cyborg quasi ululò le parole che davano titolo alla canzone. "That I want it that way!"

Le parole che mi rimbombavano nella testa erano quelle che il mio amico aveva pronunciato poco prima che mettessimo in atto il nostro piano per sconfiggere Lord Voldemort. Quando era accaduto, due mesi prima? Di più? Di meno?
Non riuscivo a smettere di pensare a quanto sembrasse fiducioso in me quel giorno, nonostante avessimo litigato poco tempo prima per il suo costante nascondere le cose alla squadra, mentre ora era sembrato deluso talmente profondamente da non poter non dubitare di ogni mia parola.
Faceva male?
Sì. Forse non avrebbe dovuto. Forse se fossi stato più simile a Bruce non l'avrebbe fatto. Ma la sofferenza di Beast Boy era sempre stata anche la nostra sofferenza e nulla poteva cambiarlo.
Tuttavia non potevo scusarmi di nuovo con lui, non sarebbe stato giusto: quella faccenda riguardava Jason e solo Jason, non noi due, per quanto fosse difficile ricordarlo.

"TELL ME WHY" esclamarono entrambi i ragazzi ai miei fianchi, assordandomi. "AIN'T NOTHIN' BUT A HEARTACHE"

"Ragazzi." sospirai, deciso a non dare importanza alla canzone che stavano cantando. "So cosa state facendo e non funzionerà."

Stella mi lasciò la mano solo per poter volare in circolo attorno a me e prendermi entrambe le mani quella volta.

"TELL ME WHY" gridò Cy tamburellando con le dita metalliche sul proprio braccio e ricreando il ritmo della canzone.

"Ain't nothin' but a mistake." fece la principessa in modo più dolce.

Delicatamente prese a muovere avanti e indietro le nostre mani facendomi scrollare piano le spalle, i miei movimenti simili a una danza furtiva imitati da lei con un sorriso luminoso in viso.
Non riuscii a non scuotere la testa e a sorriderle anch'io, posando gli occhi un secondo in più sulle sue labbra ben disegnate.

"TELL ME WHY" urlò Cyborg, inginocchiandosi e fingendo di fare un assolo di chitarra.

"I never want to hear you say-" aggiunse gentilmente la ragazza dai capelli rossi.

Alzai un braccio verso l'alto senza smetterla di tenerla per mano, facendole fare una piroetta mentre ballavamo quasi in segreto.
Quei grandi occhi verdi che spesso celavano i più grandi dolori mi guardavano come non lo faceva nessun altro, l'avevano fatto da sempre e senza alcuna eccezione.
Anche quando era arrabbiata con me, quando piangeva, quando non mi sopportava. Mi guardava sempre come se fossi quello che di più bello le fosse mai capitato e le sue labbra si piegavano sempre in quel sorriso pregno di ogni emozione possibile, che mi faceva credere che non avrei mai potuto deluderla.
E ballavamo, ballavamo anche senza farlo, ballavamo anche con gli sguardi e nel silenzio, anche in mezzo a un mare di gente che faceva rumore.
Avrei ballato per sempre con lei.

"I want it that way" canticchiai per concludere il ritornello, spingendo la principessa ad allargare il suo sorriso.

"Ehi, pensavo che questa fosse la nostra canzone." osservò risentita una voce familiare.

Mi voltai e vidi la sagoma del ragazzo verde ergersi all'inizio del sentiero, dato che eravamo arrivati al punto d'incontro stabilito, il quale stringeva la mano della mezza-demone senza dare l'impressione di volerla lasciare andare prima o poi.
La ragazza non sembrava particolarmente interessata alle parole del mutante e nemmeno a quelle che avrei potuto dire io, infatti era intenta a esaminare la proiezione tridimensionale che proveniva dal bracciale di Stella, come se sapesse benissimo che qualsiasi cosa sarebbe successa non sarebbe stata cruciale.
E forse era così, forse passato qualche tempo non avremmo nemmeno ricordato quella discussione, ma non riuscii a non rendermi conto di quanto a me importasse.

"Hai ragione." dissi quindi. "Non avrei dovuto cantarla senza di te."

Non avrei mai ammesso che stavo trattenendo il fiato, questo è ovvio.
Ma lo stavo facendo perché mi spaventava l'idea che lui mi odiasse, e forse non avrei mai ammesso nemmeno questo eppure era la verità.
Lui abbassò lo sguardo avvampando e schiarendosi la voce.

"Già, non avresti dovuto." concordò a voce più bassa.

Raven alzò finalmente gli occhi dalla proiezione e si apprestò a dirigersi verso di noi, trascinandosi dietro il fidanzato come se non avesse affatto udito lo scambio che avevamo avuto.
Stella mi strinse di nuovo le mani e poi le lasciò andare, alzando involontariamente il mento verso l'alto in un impeto di regalità che aveva guadagnato in quel periodo vissuto lontano dalla Terra, come se si fosse improvvisamente ricordata di essere la leader.

"Siete sicuri che Big Spot sia nel nucleo, quindi?" chiese, anche lei sorvolando sulle parole dette da me e dal nostro compagno di squadra.

Cyborg prese a gesticolare avanzando verso la sua sorellina, visibilmente contrariato all'udire le parole della principessa.

"Okay, sentite, non può essere nel nucleo." si oppose, cercando di far valere la sua ipotesi. "Avete idea della quantità di energia magica e non che viene sprigionata da quel luogo? E quali sono le centrali energetiche della cellula? I mitocondri."

"Con tutto il rispetto Cy, ma tu non hai idea di quello che stai dicendo." replicò Raven assolutamente intenzionata ad avere ragione. "Il vulcano produrrà anche energia, ma non è la fonte della dimensione. Quindi hai torto e io ho ragione, come sempre."

"Ragazzi." si intromise Beast Boy, posizionandosi tra i due a mani alzate intimando loro di fermarsi. "Non per criticarvi o altro, ma qui sono io l'esperto di bio-organica, che è praticamente l'unica scienza che conosco. Guardatemi: io sono il rappresentante vivente degli esperimenti genetici." fece loro notare, rivolgendo un'occhiata significativa prima al suo migliore amico e poi alla sua ragazza. "E se dico che il vulcano si trova nel nucleo della cellula non è per rendere felice Raven, ma perché questa volta io ho ragione e so di cosa stiamo parlando."

La mezza-demone piegò le labbra in una smorfia di sfida rivolta al cyborg, il quale ricambiò con una linguaccia decisamente poco matura.
Prima che uno dei due potesse proferire parola, Stella attirò la loro attenzione con un fischio, cosa che non sapevo nemmeno fosse in grado di fare.
Solo io non ne ero in grado?

"Bene, allora dirigiamoci a Est, verso il nucleo." ordinò, in un perfetto equilibrio di imperiosità e gentilezza. "Amica Raven, tu e Beast Boy trasporterete l'amico Cyborg in volo mentre io mi occuperò di Robin. Risparmieremo energie e tempo in questo modo, non essendo conveniente teletrasportarci dove non sapremo cosa incontreremo."

I due piccoletti annuirono vigorosamente pronti a sollevare il mezzo robot da terra, non prima che il ragazzo verde mi rivolgesse un'ultima rapida occhiata nel secondo precedente alla sua trasformazione.
Quando fui sicuro che non mi stava più guardando mi concessi un fugace ed impercettibile sorriso, mentre la mia ragazza mi afferrava per le ascelle e prendeva il volo.
Non avevamo risolto nulla con quel breve scambio di poco prima, ma sapevo che tornati a Tamaran mi sarei scusato un'ultima volta e che lui avrebbe deciso di perdonarmi, prima o poi che fosse. E andava bene così, avrei aspettato in eterno ed avrei cantato I want it that way all'infinito purché accadesse.
Durante il volo io continuai a controllare le zone che sorvolavamo nel timore che degli uomini di Bruce fossero arrivati prima di noi, ma non mi stupii nel non vederne nessuno.
Di certo Wayne era convinto che una volta che saremmo giunti all'ultima dimensione Trigon sarebbe stato abbastanza potente per distruggerci ed approfittare del varco tra le dimensioni creato dal nostro passaggio, per cui probabilmente aveva richiamato tutti i suoi soldati alle armi per combattere le tre battaglie di quei giorni: la principale si stava tenendo sul pianeta che ci aveva ospitato, sebbene lontano dalla capitale, la seconda dalla parte opposta della galassia tra gli alleati principali delle due fazioni e la terza sulle cinque lune che orbitavano attorno a Yondu, il pianeta che stava proprio tra Tamaran e Kurtham.
Ad un certo punto un sussurro di Stella spezzò il silenzio, risvegliandomi dalle mie riflessioni.

"Robin." mi chiamò, piano.

"Stella." risposi con lo stesso volume di voce.

"Ciao." mi salutò, con la voce di una che stava sorridendo.

Ridacchiai piano ignorando tutti i nostri problemi.

"Ciao, amore." ricambiai, posando quindi il mio sguardo davanti a noi.

Raven sosteneva dal basso il nostro amico chiassoso con i suoi poteri e Beast Boy lo aveva afferrato con gli artigli da aquila per le spalle; nonostante la loro concentrazione nel non farlo cadere stavano comunque discutendo animatamente su quale film (e nel caso di Raven, da ragazza acculturata qual'era) o libro della saga del Signore degli Anelli fosse il migliore.
Il terzo incomodo di turno, che per quanto potessimo amare con tutti i nostri cuori sarebbe rimasto tale in molte occasioni, cercava di farli ragionare convincendoli persino che Lo Hobbit non si potesse contare nella classifica, come se fosse una cosa a parte.
Mi trattenni dal dissentire, improvvisamente interessato alla risatina di Stella.

"Parla con me." mi disse, non cercando di alzare la voce. "Mi piace parlare con te."

"Anche a me piace molto parlare con te." ammisi, con l'aria in faccia che cominciava a pizzicarmi gli occhi. "Di cosa vuoi parlare?"

Lei parve pensarci su per qualche secondo per poi fare una piroetta su se stessa e facendomi venire un breve ma intenso attacco di vertigini.

"Hai presente il film Io e Marley?" domandò, soppesando le sue parole. "Dici che sono una persona debole se quando l'ho guardato assieme agli amici Cyborg e BB ho pianto a dirotto?"

Scossi la testa energicamente, anche per scacciare l'immagine del bellissimo cane che aveva spezzato milioni di cuori.

"Solo un insensibile non piangerebbe davanti a Io e Marley. E non credo di essere in grado di giudicare qualcuno io." confessai, mordendomi il labbro inferiore. "Guardando Dragon Trainer II ho pianto alla morte di..."

La ragazza emise un versetto infastidito piroettando di nuovo su se stessa interrompendomi, avendo come unico effetto quello di farmi ridere.

"Non fare le anticipazioni, Robin!" esclamò, aggiungendo un articolo non necessario come ai vecchi tempi, cosa che ormai accadeva solo quando era sopraffatta. "Ho promesso a Cyborg di guardarlo insieme a lui, non posso rovinarmi il finale."

Strinse la presa su di me ed io smisi di ridere, rimanendo comunque con un'espressione veramente felice sulla faccia.

"Voglio guardare un film con te, quando torneremo a casa." dissi, mordendomi l'interno della guancia. "E voglio anche ballare con te, magari una di quelle canzoni vecchie degli anni '80 che piacciono tanto a Cyborg. E voglio andare a pattinare di nuovo con te, questa volta senza cominciare una rissa con il primo tizio che capita. Voglio fare un sacco di cose con te."

(Lettore: E vuole farsi te.

Peter: *vocina da donnicciola indignata* LeTtOrE!

Subconscio: *copre rapidamente le orecchie di Samuele* Ci sono dei bambini qui!

Lettore: Oh merda, scusate, non si dicono le fottute parolacce in questa cazzo di casa.

Peter: *assottigliando gli occhi* Ma eri già così o è stata la cattiva influenza di Elena?)

La sentii improvvisamente silenziosa e maledissi il non poterla vedere in faccia, cosa che mi avrebbe fatto capire il significato dell'assenza di ogni commento.

"Quindi non credere che non sappia che hai intenzione di seguire tua sorella in battaglia non appena saremo tornati. E mi sta bene, è anche per questo tuo senso del dovere, della giustizia e questo incredibile coraggio che sono innamorato di te." aggiunsi approfittando del suo silenzio e percependola trasalire, come se veramente non si aspettasse che lo sapessi già. "Ma io verrò con te, Stella, perché vale la pena morire per difendere l'universo. E anche se da questa guerra non dipendessero miliardi di vite io ti seguirei lo stesso perché, amore mio, se vale la pena vivere con te allora decisamente vale anche la pena morire con te."

Non ricevetti mai una risposta e oggi come oggi non sono sicuro che me l'avrebbe data, presa com'era a digerire l'informazione.
Sì, aveva una gigantesca famiglia di sangue e non che l'amava profondamente, ma l'aveva ottenuta completamente a più di vent'anni: era comprensibile che fosse difficile per lei concepire che qualcuno potesse dare la vita per lei con la stessa facilità con cui lei l'avrebbe data per noi.
Prima che potesse quindi spiccicare anche solo una parola a riguardo, i nostri tre amici rallentarlo affiancandoci.

"Ragazzi, questa è una delle ultime dimensioni che ci separano dalla pura essenza di Trigon. Sento il suo potere nelle mie vene e la sua presenza nella mente." ci disse Raven con la sua solita aria inquietante, che avevamo imparato a considerare preziosa quanto lei ma che ovviamente metteva sempre inquietudine. "Quindi, intanto che siamo soli e che siamo vivi vi devo dire che vi voglio bene. Incondizionatamente."

Stella e Cyborg emisero il medesimo versetto di adorazione dopo aver udito le sue parole, facendole alzare gli occhi al cielo mentre si fingeva pentita di quello che aveva detto.
Beast Boy si schiarì la voce stando bene attento a non spostare lo sguardo da davanti a sé nemmeno per sbaglio.

"Visto che siamo in tema, anch'io vi voglio bene da morire." proferì, a metà tra il timido e l'emozionato. "Voglio solo vedervi felici, ragazzi."

Il medesimo suono emesso dai due di pochi istanti prima risuonò di nuovo nelle nostre orecchie, spingendomi a sorridere.
Non mi stava guardando e non pareva rivolgersi specificatamente a me, ma sapevo che significava che un giorno mi avrebbe perdonato.

"Voi siete l'unica famiglia che mi è rimasta. Non ho sorelle o fratelli perduti, non ho genitori o tutori ancora in vita, per buoni o malvagi che siano. Ho voi quattro, eroi troppo organici e poco coerenti." si inserì quindi Cyborg, il quale aveva una bella faccia tosta nel chiamare noi incoerenti. "E nonostante tutto quello che ho perso non rinuncerei mai a voi per riaverlo indietro."

"Smettila di fare così, o vorrò abbracciarti andando contro ogni mio principio riguardo allo spazio personale." lo liquidai, non avendo bisogno di scorgere il ghigno sul suo volto per sapere che c'era. "Anch'io vi amo, okay? Non chiedetemi di aggiungere altro."

La verità era che non c'era nulla da aggiungere, nulla che potesse descrivere meglio l'attaccamento quasi morboso per i miei amici, i quali erano parte di me e parte della mia vita, senza i quali non riuscivo a immaginare come avrei potuto anche solo esistere.
Mi stupiva che la mia ragazza non avesse detto la sua a riguardo e stavo per chiederle scherzosamente di farlo, prima di essere scosso improvvisamente dal suo singhiozzo, che l'aveva scossa completamente.

"Scusatemi." pianse, senza nemmeno preoccuparsi di tenermi con una mano sola per asciugarsi gli occhi. "È che siete incredibilmente simili a dei cuccioli di Ratlikxis. Siete meravigliosi amici."

Raven la prese in giro in maniera poco convinta, sfregandosi furtivamente gli occhi mentre Beast Boy e Cyborg esprimevano tutto il loro affetto per la più dolce principessa dell'universo (nonostante Soraya competesse con lei per il titolo).
Dopo quel breve momento di eccessiva intimità, il quale mi aveva procurato un grave picco glicemico, mi schiarii la voce indicando a loro quello che doveva essere il nucleo della gigantesca cellula in cui ci trovavamo.

"Ehi, sommo leader, che dici? Lasciamo un regalino a questa dimensione?" chiesi, ottenendo l'attenzione di tutti per poi trasferirla subito alla ragazza.

"Seminiamo un po' di bombe di magia termonucleare." disse quindi, facendo cenno agli altri due di planare verso il basso.

ELENA

Senza emozioni.
Sono solo due parole, ma descrivevano appieno come volevo essere per sempre in quel momento, mentre dei poveri servitori ripulivano i resti di quello che non doveva essere nemmeno il più orrendo dei massacri al quale avevano assistito.
Mi ero illusa che Bruce fosse abbastanza ingenuo da sperare di contenermi con l'ossidiana e gli incantesimi della volta precedente, ma purtroppo ero stata delusa e sembrava aver pensato a ogni minimo dettaglio.
O meglio, non Bruce, ma Trigon, poiché sentivo che oltre al corpo e alla voce del primo non era rimasto più niente a contrapporsi alla presenza del demone.
Gli occhi infuocati dell'uomo richiamavano la magia con cui mi stava tenendo attaccata al muro, quasi troppo potente persino per me, e la pelle era solcata da rune e simboli scarlatti, i quali brillavano della luce demoniaca del Signore Oscuro (perché tutti i cattivi si fanno chiamare in questo modo? È così in Once Upon A Time, in Star Wars, Harry Potter...).

"Sciocca!" mi schernì con una terrificante voce profonda, che trovai solamente eccessiva. "Credi che potrai resistere a lungo in queste condizioni? Sei quasi senza forze e quando cederai, io dominerò su ogni cosa."

Emisi un grugnito sordo, per fargli capire quanto poco mi importasse di quello che stava blaterando.
Era vero, ero stremata e ferita, il mio potere aveva bisogno di 'recuperare energie' ed il suo insozzava completamente ogni briciolo di magia nell'aria rendendo il mio ripristino delle energie sempre più difficile.
Finalmente (e sottolineo finalmente perché non è possibile che i personaggi delle storie debbano sempre metterci così tanto a capire le cose) il più crudele dei Demoni aveva capito che finché ero accanto a tutti quei bravi paladini della giustizia non potevo non essere una minaccia, perciò aveva deciso di trovare il modo di tenermi sotto controllo ovviamente senza uccidermi, cosa che non sarebbe stata proficua nemmeno per lui.
Che universo puoi schiavizzare se l'universo non esiste?
Piegai il capo di lato ed indicai a uno dei servitori una figura nell'ombra.

"Lì c'è ancora una testa." lo avvisai, accompagnando le mie parole con uno sbadiglio.

Non era solamente dovuto alla stanchezza, ma anche alla noia, dato che sentir blaterare un supercattivo delle proprie intenzioni malvage era talmente soporifero che stavo per addormentarmi.
L'inserviente mi guardò pieno di terrore e poi si apprestò a occuparsi dell'elemento poco gradevole che gli avevo segnalato, al che io alzai gli occhi esasperata.
Era difficile persino per Trigon percepire il vuoto che dimorava nel mio petto in quei giorni e perciò aveva creduto di potermi piegare facendo del male a degli innocenti come aveva fatto la prima volta. Mi aveva sfidato insomma. E da brava figlia di Tyr non avrei mai potuto rifiutare una sfida (sì, lo so che si fa confusione con tutte le mie ascendenze divine, ma cercate di non farvi distrarre dal loro numero).

"Ti piegherai, ragazzina, e nemmeno i tuoi amichetti riusciranno ad aiutarti." continuò, palesemente seccato dal fatto che lo avessi ignorato.

"Scusami? Ma se sono io che li dovevo salvare ogni cinque minuti, certo che non potranno aiutarmi. Se non ne sono in grado io, non lo sono nemmeno loro." sbuffai, facendo dondolare i piedi nel vuoto che mi separava dal pavimento. "E comunque non credo che verrebbero, sono stata poco simpatica in questo periodo."

Il demone mi rispose con la sua voce cavernosa, ma io avevo smesso di ascoltarlo improvvisamente attirata dalla runa sul palmo sinistro di Bruce, il quale era volto verso l'alto.
Era una tzereba e letteralmente significava 'rinuncio all'amore'.
Ovviamente mi venne un'idea brillante, come sempre, ma non ero sicura che fosse rimasto qualcosa di abbastanza potente da risvegliare nell'inconscio dell'ex eroe.

"There's a road I'd like to tell you about, lives in my home town" canticchiai distrattamente, abbastanza forte perché lui capisse le parole. "Lake Shore Drive the road is called and it'll take you up or down."

"Stai... cantando?" domandò al culmine dell'indignazione, stringendo gli occhi ed il pugno destro.

Lo ignorai bellamente e cercai di continuare, le parole e le note della canzone che mi venivano in mente volta per volta.

"From rags on up to riches fifteen minutes you can fly" proseguii, percependo la presa della magia di Trigon stringersi sul mio torace e togliermi un po' d'aria. "Pretty blue lights along the way, help you right on by"

"Come osi comportarti in questo modo alla mia-" volle interrompermi, per poi portarsi una mano al petto incredulo, come a smorzare un dolore improvviso. "Che cos'è?"

Gli rivolsi un sorriso sghembo, ostententando una sicurezza che effettivamente avevo.
In quei giorni pensavo con lucidità, mi sentivo quasi invincibile e l'unico prezzo da pagare era quella costante sensazione di vuoto dentro di me, con la quale potevo convivere benissimo.
Quindi non mi importava dell'uomo che avevo ucciso mentre eravamo in ricognizione e non mi importava nemmeno degli altri sedici ai quali avevo appena tolto la vita per rispondere alla sfida di Trigon.
Perciò non stavo cantando quella canzone per risvegliare Bruce e riportarlo dalla parte dei buoni, ma per risvegliare Bruce e indebolire il demone che aveva tanto potere, il quale era il mio problema principale.

"And the blue lights shining with a heavenly grace, help you right on by" proseguii, prendendo un respiro più profondo degli altri a causa della mancanza d'aria.

Il fuoco negli occhi dell'uomo ebbe un tremito e quello scosse la testa velocemente, portandosi una mano alla fronte.

"Basta!" gridò, con una forza tale da far tremare i sotterranei, le cui pareti vennero percorse da lingue di fuoco scarlatte.

Con un gesto delle mani mi lanciò contro le sbarre di una delle celle, contro la quale sbattei con la schiena provando una nuova interessante soglia del dolore.
Pregai con tutta me stessa che si trattasse solo di una botta e nulla di più, mentre cercavo di mettermi seduta a denti stretti lasciando scivolare una lacrima lungo la mia guancia.
Non avevo alcun interesse a 'voler sembrare forte' evitando di piangere, poiché era una sciocchezze inutile e stupida: non era di certo con l'assenza di lacrime che si dimostrava il proprio valore.
Perciò non mi preoccupai di asciugarmi il viso, non quando il mio vero problema era un demone arrabbiato che si avvicinava pericolosamente a me con sguardo omicida.
Prima che potesse dire qualcosa una corda nera si avvolgesse attorno al suo collo tirandolo indietro con uno strattone, prima che un fulmine rosa lo colpisse con una scarica di energia.
Quello barcollò e dovette appoggiarsi alla parete contro cui il potente scatto della corda l'aveva fatto sbattere, stringendo i denti all'udire le voci di coloro che l'avevano aggredito alle spalle.

"Non osare fare il bulletto con mia figlia, Triangolo." ringhiò Iella, stringendo le mani a pugno mentre una di queste sprizzava scintille dello stesso colore dei suoi capelli.

"Triangolo?" domandai, approfittando della distrazione del nostro avversario per mettermi in piedi.

"Sì. Sai, Trigon, Trigonometria..." mi spiegò con un sorrisino fin troppo soddisfatto per una battuta del genere.

Al suo fianco un uomo dai capelli brizzolati e dalla benda sull'occhio scosse la testa mentre riavvolgeva la frusta attorno alla mano, il quale riconobbi essere Slade.

"Questa potevi risparmiartela." borbottò, riportando la sua attenzione di nuovo su Bruce, che si aveva riacquistato l'equilibrio.

L'uomo fece un rapido gesto con le mani e due raggi di magia dal colore scarlatto colpirono in pieno i due che avevano tentato di salvarmi, anche se francamente non capivo per quale motivo ci fosse il padre della persona che mi detestava di più a lottare per la mia vita.
Che volesse inscenare un incidente e uccidermi per compiacere la sua bimba mannara?
Non appena i due cercarono di alzarsi il demone le bersagliò ancora, con potenza e senza pietà, anche se vedevo che avendo destabilizzato Bruce si sentiva ancora incerto.
Cominciai a scuotere le mani nel tentativo di riattivare i miei poteri ma nulla sembrava funzionare e nemmeno un guizzo del potere dorato apparve tra le mie dita tremanti.
Non tremavo perché ero spaventata o simili, dato che non avrei potuto esserlo nemmeno volendo, ma per il semplice fatto che io ho tutto tranne che le mani ferme. Per questo è andato a monte il mio sogno di essere un neurochirurgo.

"Un aiutino?" domandò Iella, colpendo in volto Bruce con una sfera di energia, mentre Slade si avvicinava abbastanza per potergli sferrare un pugno nello stomaco.

"Arrivo, arrivo!" sbottai, frustrata.

Trigon scagliò Slade contro la parete opposta a lui e tentò di fare la stessa cosa con Iella, la quale miracolosamente si spostò in tempo solo per poi essere colpita un secondo dopo.
Improvvisamente ricordai l'idea di poco prima e sperai che Cyborg avesse fatto ascoltare quante più vecchie canzoni alla sua ragazza prima di quel giorno.

"Avete presente Lake Shore Drive?" chiesi. "Dobbiamo cantarla a partire dal ritornello."

Ricevetti un'occhiataccia da entrambi e, davvero, che c'è di male nel cantare una canzone mentre si rischia di morire?

"No! Non di nuovo!" esclamò Trigon voltandosi verso di me e colpendomi con un raggio di magia scarlatta.

La sua reazione portò me a sbattere di nuovo contro le sbarre di una cella, ma in compenso convinse gli altri due che forse non era poi una così cattiva idea.

"And there ain't no road just like it" cominciò Iella, facendomi ringraziare Cyborg di avere gusti così antiquati. "Anywhere I found."

Trigon si voltò per colpire anche lei e Slade si premurò di proseguire con la canzone non appena il viso della ragazza si contrasse in una smorfia di dolore.
Il demone fece un passo indietro e scosse la testa, mentre i suoi occhi smettevano di emanare la luce infuocata, deciso però a colpire anche l'uomo che stava per parlare.

"Running south on Lake Shore Drive heading into town." fece quindi, stupendomi con le sue capacità canore, prima di essere scagliato contro la parete dietro di lui.

Agitai di nuovo le dita mentre Trigon barcollava e le rune sul corpo di Bruce parevano sbiadirsi, venendo piacevolmente sorpresa dal manifestarsi delle familiari fiammelle dorate.
Piegai la testa di lato quando vidi che l'uomo mi stava guardando leggermente timoroso ed alzai le mani verso l'alto percependo ogni goccia di potere che possedevo farsi strada sotto la mia pelle, nel mio sangue e nella mia anima, scaldandomi da dentro e riempiendomi di una nuova energia che aspettava solo di essere liberata.
Con uno scatto delle dita avvolsi il corpo dell'uomo con la mia magia e lo lanciai contro la parete alla sua sinistra, poi a quella alla sua destra, poi sul soffitto ed infine sul pavimento.
Concentrai gli effetti sulla sua gola e strinsi il pugno, serrando la presa a distanza sul suo collo e facendogli mancare l'aria, rivolgendogli un secondo sorrisino.

"Just slippin' on by on LSD, Friday night trouble bound." terminai, facendo spegnere definitivamente il fuoco nei suoi occhi e la luce emanata dalle rune.

Quando alla fine svenne per mancanza d'aria lasciai la presa, per nulla intenzionata a ucciderlo.
Slade offrì una mano a Iella invitandola ad approfittarne per alzarsi e lei la studiò sospettosa, per poi afferrarla e tirarsi in piedi.
Io mi guardai attorno avendo l'occasione di osservare le celle vuote, dentro le quali speravo di trovare una persona in particolare ma che scacciai rapidamente dalla mia testa, intenzionata a fuggire da lì il prima possibile.

"Creo un portale così possiamo andarcene." dissi con voce piatta, raggiungendoli calpestando il corpo inerme di Bruce. "Ne ho avuto abbastanza di Kurtham per oggi."

"Non possiamo andarcene, ci sono ancora Blaken e Rose nel castello." mi comunicò Slade con uno sguardo improvvisamente duro. "Arriveranno da un momento all'altro e poi potremo raggiungere la navicella con cui siamo venuti."

"Piuttosto." si intromise Iella, avvicinandosi a me ed appoggiandosi con un gomito sulla mia spalla irritandomi profondamente. "Come mai Lake Shore Drive ha fatto questo effetto a Trigon?"

Misi in ordine i pensieri e rapidamente spiegai loro la ragione per cui avevo cominciato a cantarla, ovviamente senza specificare come facessi a sapere che avrebbe funzionato.
Gli spiegai che non aveva destabilizzato Trigon, ma bensì Bruce, dato che quella era stata la canzone che aveva udito quando per la prima volta aveva incontrato la donna che aveva amato di più. Mi veniva quasi da vomitare a parlarne, però quei sentimenti così profondamente radicati in lui avevano permesso che ne risvegliassi anche solo una piccola parte e che questa facesse perdere il controllo del demone su di lui, rendendolo vulnerabile.
Rose e Niall entrarono di corsa nei sotterranei mentre facevo una digressione sull'inutilità di rifiutare l'amore solo per paura che questo ci possa distruggere e si bloccarono improvvisamente, guardandosi negli occhi per una frazione di secondo per poi riportare su di noi l'attenzione.

"Abbiamo portato a termine il nostro compito, ma presto qualcuno si accorgerà dell'assenza delle guardie qui fuori." disse Niall, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

Li osservai compiaciuta, dato che quel taglio era merito mio.

"Avete trovato Luke?" domandai. "Sapete, mentre quel tesoro di un demone mi torturava ho pensato che con la stessa facilità con cui ha fatto sparire me poteva averlo fatto anche con lui, probabilmente per sbaglio."

Rose si morse il labbro inferiore mentre i suoi occhi venivano bruscamente percorsi da un lampo rossastro, colore che identificava il suo ruolo di Alpha.

"No, non l'abbiamo trovato." rispose. "Non riesco nemmeno a percepirlo."

Aggrottai le sopracciglia confusa, poiché ero quasi certa che quella fosse l'unica spiegazione per la scomparsa del ragazzino. Insomma, Bruce cercava di rapire me ma data la vicinanza del lupo mannaro commetteva un errore: semplice, no?

"Ma se non è stato lui allora chi..." cominciai a dire, per poi essere colpita dall'evidenza come da un fulmine a ciel sereno. "No."

"'No' cosa?" mi chiese Rose, non arrabbiata ma impaziente.

Ma certo.
Chi poteva comprarsi il silenzio di guardie e testimoni per nascondere le proprie malefatte?
Chi era abbastanza scaltro ed esperto da nascondere indizi e tracce che potrebbero svelare la sua colpevolezza?
E soprattutto, chi avevo già scoperto manipolare persone e commettere omicidi a sangue freddo, esclusivamente per il proprio interesse e guadagno personale?

"È stata Gunilla." quasi sussurrai, fremendo di rabbia. "Quella stronza sadica e insensibile, ecco chi è stato."

Avevo un disperato bisogno di colpire qualcosa o qualcuno, un disperato bisogno di trovare la regina di Huma'na e fargliela pagare, un disperato bisogno di gridare fino a che avessi avuto fiato in corpo.
Ma una consapevolezza più grande mi colse all'improvviso, spiazzandomi.
Quella era rabbia, era pura e semplice rabbia.
Era una maledetta emozione, quindi significava che era questione di istanti prima che tornassero tutte quante.
E con loro le conseguenze delle mie azioni.
Fui scossa da un violento singhiozzo ed un dolore profondo e lacerante mi spezzò in due, prima di manifestarsi sottoforma di brividi e lacrime copiose, che mi scesero lungo le guance sotto gli occhi stupiti dei presenti.

"Li ho uccisi." singhiozzai, coprendomi la bocca con la mano mentre Iella mi circondava con le braccia. "Ho ucciso un uomo guardandolo negli occhi ed oggi ne ho uccisi altri sedici solo per rispondere a una sfida." chiusi gli occhi e nascosi il viso nel collo della ragazza dai capelli rosa, riuscendo a malapena a respirare. "Sono un mostro."

La mano di Iella mi accarezzò dolcemente la schiena, facendomi capire quanto mi fosse mancato quel genere di contatto.
Appoggiò la sua guancia sulla mia testa e continuò a sussurrarmi che era okay, che andava tutto bene.
Ma nulla andava bene.
Sentii un'altra mano appoggiarsi sulla mia spalla e mi voltai, incontrando lo sguardo di Rose e stupendomi nel vedere che anche sul suo scendevano lacrime argentee.

"Non sei un mostro, Tris, quella sottospecie di Regina lo è." mi disse, inaspettatamente comprensiva. "Non avevi le tue emozioni, vero? Ora che sei così vicina sento la differenza."

Inclinò la testa di lato squadrandomi per qualche istante e poi trasse un profondo sospiro tremante.

"Luke non avrebbe voluto che le facessi del male, questo comprometterebbe l'alleanza tra i sovrani. Ma non appena saremo a Tamaran io la appenderò al muro e la costringerò a confessare che cosa ha fatto al mio beta." ringhiò, con la voce pregna d'odio. "E se alla fine lui non fosse vivo allora una volta conclusa la guerra la troverò e la farò a pezzi talmente minuscoli che nessuno riuscirà a distinguerla dalla polvere che ricopre la terra di Tamaran."











































(Sono tredicimila e sessanta parole)

(Raga mi fa male tutto)

(È roba da pazzi questa)

(Comunque io amo la Bimon)

(E amo la RobStar)

(E amo la BBRae)

(ODDIO SIH LA BBRAE)

(Ma odio Gunilla)

(Cioè l'ho creata io)

(E la odio)

(Sono pazza)

(Comunque)

(Sapete cosa sarebbe bello)

(Avere delle fanart)

(Nel senso, mi spiego)

(Ci sono le fanart dei personaggi della serie televisiva su internet)

(Ma non ci sono quelle dei miei personaggi, quindi Soraya, Niall, Thornton...)

(Sarebbe straordinario avere un disegno di una scena Taya)

(O Rosiall)

(O di BB e Iella che si abbracciano)

(O di Niall e Raven da piccoli)

(O di Stella e Soraya)

(O di Robin e Rose)

(O della Bimon)

(ODDIO SIH LA BIMON)

(Però non so disegnare)

(Uffa)

(Che palle)

(Voglio qualcuno che legga le mie storie e mi faccia i disegni)

(Sarebbe il sogno della mia vita)

(Comunque)

(Detto ciò)

(Ho scritto talmente tanto che mi gira la testa)

(Quindi)

(Addio)

(Ah)

(Tra parentesi)

(Questa è la canzone che cantano Cyborg, Stella e Robin)

(E questa è quella che cantano Elena, Slade e Iella)

(Eneb)

(Addio sul serio)

(Baci)

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