Capitolo 25

RAVEN

"Che sta facendo?" domandai incuriosita.

O meglio, decisi di essere più interessata alla strana ragazzina piuttosto che a quello che era successo il giorno prima.
Soraya girò la pagina del suo libro senza staccargli gli occhi di dosso.

"Sta pensando." rispose.

"Ah, ovviamente." commentò Tara, guardandomi e facendomi intendere che fosse tutto tranne che ovvio. "E da quanto tempo è così?"

La ragazzina dai capelli blu incrociò le gambe e si mise più comoda prima di rivolgere lo sguardo alla meridiana sul muro accanto alla finestra.

"Da più o meno mezz'ora, forse di più." ci rivelò, tornando a concentrarsi sulla sua lettura. "Ma non è sempre stata così: se esiste la posizione dell'Idra con i crampi, allora lei l'ha eseguita."

La ragazzina dai capelli castani era aggrappata con le gambe a una trave del soffitto e si lasciava dondolare a testa in giù fissando intensamente fuori dalla finestra.

"Quanto scommetti che durerà prima di mollare la presa?" mi chiese la bionda accanto a me.

"Un minuto." risposi.

"Andata."

Purtroppo per me, Tris chiuse e riaprì gli occhi mentre Tara era ancora a metà della parola da lei pronunciata e con uno scatto verso l'alto raggiunse la trave con le braccia, tirandosi su.
Si coricò su di essa massaggiandosi la fronte ed appoggiò la guancia sulla superficie di legno.

"Mi sento ubriaca." commentò, rivolgendoci sguardi confusi. "E loro quando sono arrivate?"

Soraya schioccò le dita richiudendo il libro e la sua amica venne avvolta in una mano di magia argentea che la depositò sul divanetto sottostante, facendola sedere e dandole un paio di buffetti sulla guancia per farla rinsavire.

"Allora, vuoi dirmi come intendi fare?" le domandò alzandosi in piedi.

Tris le rivolse un sorrisino malvagio stiracchiandosi pigramente, sotto il suo sguardo indignato.

"Non hai intenzione di dirmelo, vero? Ma quanto ti diverti a ostentare il tuo poteruccio da strapazzo." l'accusò, infastidita, e dall'espressione di Tara capii che era come se fosse al culmine della furia per i suoi standard. "Non avevi il diritto di togliermi la capacità di leggere nel pensiero."

"E tu non avevi il diritto di frugare a tuo piacimento nel mio cervello senza chiedermi il permesso!" esclamò esasperata.

"Senti un po', la vuoi smettere di comportarti come se fossi Dio sceso in terra solo perché sei..." replicò bloccandosi a metà della frase.

Strinse con forza le labbra prima di continuare, sotto gli occhi spalancati di Tris che scuoteva la testa.
Una specie di popcorn arancione colpì la più alta sulla guancia, attirando la sua attenzione.
Ci voltammo tutti verso i due che sgranocchiavano snack tamariani seduti sul divanetto gemello di quello sul quale era adagiata la ragazzina appena colpita

"Vi prego, continuate." disse Rose, masticando rumorosamente. "Siete uno spettacolo."

Niall le strappò il secchiello di popcorn dalle mani e ne afferrò una manciata, mettendoseli tutti in bocca e stringendo a sé la confezione.
Soraya sospirò e si appiattì delle pieghe invisibili sui pantaloni di tessuto bianco.

"Scusateci, avevate bisogno di qualcosa?" ci chiese, mortificata.

"Volevamo solo farci spiegare la faccenda dell'incontro con l'elfo rachitico." rispose Tara, mentendo.

La verità era che dovevamo monitorare la principessa di Kurtham, alla quale non avevamo rivelato quanto era accaduto a Sigurd.
Temevamo ne rimanesse esageratamente distrutta e preferivamo fosse Stella a dirglielo, ma la mia migliore amica, seppur arrabbiata con me, era ancora in infermeria a farsi medicare il fianco.
In quanto a me, avevo chiesto di aspettare date le condizioni di Beast Boy, che era devastato dall'atto commesso e che lo sarebbe stato ancora di più vedendo il dolore di Soraya.
Thornton e Jopre quella mattina non si erano visti in giro e sebbene persino Amalia volesse nascondersi sotto le lenzuola era uscita dalla sua stanza allo stesso orario e sembrava ancora più efficiente del solito.

"Ha appena definito l'ultimo maestro Jedi un elfo rachitico. Assurdo." borbottò a basso voce Tris.

"Il Maestro Yoda è quello che si dice un cavaliere Jedi, ovvero qualcuno che riesce a controllare la Forza." spiegò la ragazzina dai capelli blu. "La Forza è più precisamente quella cosa che muove e controlla l'energia dell'intero universo, che controlla, in casi estremi, la vita e la morte.
Yoda ha riconosciuto in me del potenziale e mi ha chiesto se avrei gradito essere addestrata da lui."

Il secchiello di popcorn si rovesciò a terra facendoci intuire che i due seduti sul divano stavano lottando all'ultimo sangue per averlo, seppur prestando attenzione al racconto di Soraya.

"Ma tu non avrai intenzione di andare da sola di nuovo in quella dimensione, non è così?" domandò infatti Niall beccandosi un dito nell'occhio dal suo amore perduto.

Soraya si strinse nelle spalle.

"Per questo Elena era appesa a testa in giù sulla trave, stava pensando a come creare un incantesimo per farmi allenare a controllare la Forza senza dover partire per un'altra dimensione, dato che fango e vestiti bianchi non vanno molto d'accordo." ironizzò indicando se stessa e i suoi indumenti candidi. "Ma se l'incantesimo fallisse... dovrei andare. Perché voglio imparare a dominarla.
Pensate a quanta gente potrei salvare se per puro caso ho salvato Elena."

Niall e la ragazzina dai capelli castani si scambiarono un'occhiata in cui lei gli rivelava che c'erano pochissime possibilità e lui le rispondeva che doveva tentare di tutto pur di tenere al sicuro la sua sorellina.
Avevano già chiesto consulto a me, ma nei miei libri di magia non avevo mai sentito parlare di cose del genere e pertanto non ero riuscita ad aiutarle.
Tris si alzò, mentre Tara si avvicinava a Soraya per chinarsi e raccogliere il secchiello caduto a terra, prima di lanciarlo addosso ai due spettatori sul divano.

"Avrei una mezza idea, ma non garantisco niente." ammise, scrocchiandosi le dita. "Potrei provare a legarti alla Forza per ventiquattr'ore, così nuoterai in questo nuovo mondo della magia e ti abituerai a gestirla nel frattempo che cerchiamo qualcosa di più utile."

Soraya annuì e Tara le poggiò una mano sull'avambraccio per rassicurarla ed infonderle coraggio, ottenendo solo l'effetto di farla irrigidire.
Afferrai il mio cappuccio e me lo calcai sulla fronte, pensierosa. Avevo immaginato che quelle due fossero diventate buone amiche nel corso dei mesi in cui Tara era rimasta a Tamaran, perciò non capivo come mai negli ultimi giorni Soraya avesse queste reazioni brusche al suo contatto. Magari era solo nervosa per le diverse situazioni che richiedevano la sua presenza, o forse lo era per aver confessato a tutti di essere...
Oh.
Oh.
Osservai meglio la mano della bionda a contatto con la sua pelle e mi fu tutto piuttosto chiaro. Come avevo fatto a non capirlo prima?
Tris chiuse gli occhi e rivolse le mani alla sua amica.

"La Forza si legò a lei indissolubilmente e per le seguenti ventiquattro ore fece parte di lei, come aveva sempre fatto ma in modo che riuscisse a controllarla." disse, facendo diversi gesti con le dita prima che un lampo dorato colpisse Aya in pieno petto.

La ragazzina vacillò e Tara la sostenne mentre l'altra apriva gli occhi ed abbassava le braccia, ansiosa di capire se l'incantesimo avesse funzionato.

"Non mi sento molto diversa." commentò Soraya.

Subito dopo queste parole da lei si sprigionò un'ondata di magia argentata che investì tutti i presenti nella stanza, facendoci girare terribilmente la testa.
Afferrai il bordo del divanetto nello stesso momento in cui Rose e Niall si drizzavano a sedere aggrappandosi alla fodera rossa.
La bionda continuò a tenere Soraya per il polso onde evitare che cadesse ed accadde una cosa lievemente inaspettata.
Dove la mano di Tara incontrava Soraya cominciò a brillare una luce dorata e la stessa cosa accadde alle caviglie di Niall e Rose, che ancora si toccavano. La luce scomparve quasi subito, ma non appena i componenti delle due coppie tentavano di allontanarsi l'uno dall'altro fallivano miseramente.

"Che diavolo hai fatto?" chiese Rose alzandosi di scatto e dirigendosi verso Tris, trascinando Niall giù dal divano.

La ragazzina aveva la bocca spalancata e cercava di trovare le parole giuste, ma sembrava solo voler scoppiare a ridere.

"Deve esserci stata un'alterazione della Forza che si è annullata tra i vostri corpi." ipotizzò, afferrando la mano di Soraya. "E a quanto pare funziona soltanto due a due." Poi mise la mano di Aya su quella libera di Tara e le due si saldarono. "In più, più vi toccate e più rimarrete incollati."

La sua amica la fulminò con lo sguardo e confermò i miei sospetti, mentre la coppia di sposini prendeva a lamentarsi e litigare in sottofondo.
Tris si rivolse a me.

"Dato che siamo stati tutti e sei contagiati, forse è meglio se io e te non tocchiamo nessuno." osservò.

Un lampo di genio mi attraversò la mente.
Stella era arrabbiata con me ed aveva cercato di evitarmi fino a quando non aveva rischiato la vita, ma non poteva evitarmi se le ero incollata addosso.
Un sorriso malvagio si dipinse sul mio viso.

"Ma se io dovessi andare in bagno?" domandò Rose.

"Non puoi andare in bagno." la zittì Niall. "Te lo proibisco."

"Potresti girarti dall'altra parte, sai? Non è che devo lasciare esplodere la mia vescica per te." replicò dura.

Avrei voluto veramente sapere cosa avrebbero stabilito alla fine, ma mi stavo già teletrasportando in infermeria per molestare la mia migliore amica.

AMALIA

Non è mia abitudine deprimermi né lo era allora, soprattutto in periodo di guerra con il carico di diversi pianeti sulle mie spalle, tuttavia dovetti rassegnarmi un'unica volta al dolce conforto che cioccolata e alcol etilico riuscivano a darmi.
Se avessi dovuto prevedere qualche ora prima con chi mi sarei trovata ad ubriacarmi all'interno dello stanzino delle scope avrei di sicuro puntato su Thornton e Jopre, che avrebbero necessitato di qualsiasi tipo di distrazione per superare la morte di Sigurd.
Dato che nessuno dei due aveva rivolto parola ad anima viva quella mattina, avevo scommesso su Tara, che non conosceva bene uno dei miei consiglieri tanto quanto me, ma mi avrebbe supportato in quanto mia sfortunata migliore amica.
Eppure anche in quel caso sarei stata in errore, infatti la bionda si trovava insieme a Niall, l'ultimo della mia lista di potenziali compagni alcolisti, e la sua sorellina per monitorare quest'ultima.
La visione di un cyborg sbronzo è una cosa alla quale assolutamente obbligatorio assistere, soprattutto se il cyborg in questione non ha mai bevuto alcunché di alcolico da quando il suo corpo non è più stato umano al 100%.

"Ehi, ehi, non finire tutta la cioccolata." biascicò storcendo la bocca mentre si toglieva la bottiglia di liquore dalle labbra e me la porgeva, per riappropriarsi del bastimento di cioccolatini che stringevo gelosamente tra le braccia.

Non avevo la mente molto lucida e solo per questo riuscì a strapparmi dalle mani la merce di contrabbando che aveva portato dalla Terra rimpiazzandola con la bottiglia di vetro quasi vuota.
Mi vuotai un sorso di quella roba in bocca e come al solito andò quasi a fuoco, ovvero l'effetto che quel particolare liquore doveva sortire.
Feci scendere le ultime gocce bollenti sulla lingua agitando su e giù la bottiglia, per poi abbandonare il braccio sulla mia pancia.

"Mi sentirò uno schifo più tardi." riconobbi schioccando la lingua contro il palato. "Voglio dire mi sento già uno schifo, ma so che tra qualche ora mi sentirò peggio perché quella rompiballe di mia sorella si preoccuperà a morte ed io mi sentirò in colpa e poi probabilmente mi sarò appena svegliata dal sonno alcolico e mi farà male la testa da scoppiare. Capisci?"

Cyborg masticò lentamente il cioccolatino che si era infilato in bocca annuendo, con l'aria di chi in realtà non aveva capito nulla.

"Senti, mi dispiace per Sigurd. Gli volevate bene." rantolò, mettendosi seduto dritto con la schiena appoggiata alla scaffalatura sulla quale erano appoggiati i detersivi per i pavimenti.

Agitai convulsamente la mano che stringeva la bottiglia vuota prima di formulare qualche parola con un senso logico, come se servisse per riavvolgere il nastro del mio cervello.

"Sigurd era un vero stronzo." esordii. "Voglio dire, voleva ucciderci perché sua moglie era morta per proteggere me e Stella. Ma non aveva pensato che essendo stata l'unica madre che io avessi mai avuto ci avessi già sofferto abbastanza?"

Cy annuendo in modo leggermente più presente si riempì la mano di cioccolatini ficcandoseli tutti in bocca.

"Questo è un atteggiamento da psicopatico." proseguii, pienamente immersa nei miei pensieri ad alta voce con la convinzione di non aver mai proferito parole più vere e solenni. "Senza contare poi che oltre a questo problema ho il pensiero delle risorse economiche che presto scarseggeranno e di Aqualad che ha tirato le cuoia facendo uscire di testa Bee..."

"Aqualad è morto?" domandò il ragazzo davanti a me.

Risi della sua faccia sconvolta.

"Già, non te l'aspettavi eh? Speedy e Bee hanno litigato di brutto perché lui, Kid Flash, Mas e Menos sono feriti e lei li vuole rispedire qui a Tamaran rimanendo però la per vendicare la morte del suo compagno di squadra." gli raccontai, con l'aria di una che la sa lunga. "È stato davvero carino tutto il discorso che lui le ha fatto sul volerla proteggere, un po' troppo sentimentale per i miei gusti ma suppongo fosse comunque okay."

Mi diede un calcetto sul piede con il suo.

"Am, andiamo, era un mio amico." sbuffò, riferendosi alla mia mancanza di vero interesse per la vittima della situazione.

"Ehi, non mi fraintendere, mi è dispiaciuto moltissimo quando l'ho saputo." mi difesi, faticando a tenere gli occhi aperti ed a non balbettare nel parlare. "Però credo di aver mangiato troppa cioccolata per poter essere triste adesso."

Il suo sguardo corrucciato scomparve e si mise un dito sotto l'occhio, rivolgendomi un largo sorriso sbronzo.

"Facciamo finta che sia merito solo della cioccolata." mi disse.

Ridemmo entrambi per un sacco di tempo, finché non mi fece troppo male la pancia e le lacrime non mi ebbero riempito le palpebre fino a rompere le dighe.
Una volta ripreso fiato mi allungai verso di lui con un braccio, pescando dal grosso contenitore tre cioccolatini e mettendomeli in bocca.

"E tu Cy?" gli chiesi con il sapore del delizioso cioccolato a tre strati che mi si scioglieva sulla lingua. "Come mai sei qui a ubriacarti con me?"

Si pulì la bocca con il dorso della mano prima di rispondermi.

"Iella e BB sono fratelli." mi rivelò.

Si compiaque per il sguardo sorpreso e gongolò nella soddisfazione di avermi detto qualcosa che non sapevo.

"Già, ed ora che lei ha perso uno dei suoi migliori amici e che lui ha ucciso una persona, i fratelli Logan sono in simbiosi e girano per il castello come se codipendessero l'uno dall'altra." mi spiegò, vagamente infastidito. "Così mi hanno tagliato fuori, confidandosi tra di loro senza nemmeno ricordarsi che sono la mia ragazza ed il mio migliore amico e che forse potrebbero coinvolgermi."

Rimasi qualche secondo in silenzio per esprimere il mio appoggio nei suoi confronti.

"Dovremmo bere dell'acqua, sai?" gli feci notare. "Così più tardi non ci sentiremo tanto uno schifo."

"Già." concordò.

"Però sono troppo stanca." aggiunsi.

"Già." concordò di nuovo, sbattendo le palpebre sempre più lentamente.

Facemmo piedino cercando di tenerci svegli, ma entrambi crollammo nel sonno senza riuscire a farci nulla.

Camminavo avanti e indietro per la stanza continuando a massaggiarmi l'attaccatura delle sopracciglia cercando di capire se ci fosse almeno una cosa che andasse per il verso giusto nella mia vita.
Il karma era tornato ad abbattersi su di me, cosicché dopo aver scatenato una guerra ne dovessi affrontare un'altra, giusto per ricorrere a leggi terrestri primitive del tipo occhio per occhio, dente per dente.
Ma la ragazzina dalle occhiaie spaventose e dalla sgargiante maglietta gialla (solo una del suo vivace repertorio) sembrava volermi illudere che qualcosa sarebbe potuto andare bene, il che era di per sé sconvolgente.

"Perché non l'hai ucciso?" le domandai.

"Quando l'ho visto lì a terra ho pensato fosse stupido non approfittarne, così ho riprogrammato il suo cervello con un incantesimo, in modo da poterlo usare a nostro piacimento come infiltrato." mi spiegò evitando la domanda. "Sarebbe stato stupido farlo sparire portandolo qui o altrove, tutti si sarebbero agitati o insospettiti, mentre così potremo controllare Bruce a distanza per sabotare i loro piani o passarci le loro informazioni più segrete..."

Mi fermai davanti a lei rivolgendole uno sguardo di fuoco.

"Ti ho chiesto perché non l'hai ucciso, Piccola Tempesta." ripetei. "Potevi far nascere addirittura discordia tra i nostri nemici, indebolendoli a nostro vantaggio."

Alzò lo sguardo da terra e non sembrò intendere abbassarlo prima di me, stringendo i pugni.

"Non sono così egocentrica o vigliacca da uccidere una persona." ribatté.

"Credo che tu intenda dire che non ne avresti avuto il coraggio." replicai.

Si alzò in piedi di scatto, leggermente indignata.

"Il coraggio? Non c'è alcun tipo di coraggio nell'uccidere una persona, mia Regina." sbottò. "Chiedi a Beast Boy se lui preferirebbe tornare indietro  e cambiare le cose o tenersi la morte di Sigurd nel curriculum da eroe come punto a favore del suo coraggio."

Schiarendomi la voce incrociai le braccia al petto e le diedi le spalle, consapevole di averle appena fatto vincere l'informale gara di sguardi.

"Le guerre fanno vittime, Elena." le ricordai, dolorosamente. "È nel naturale corso delle cose."

"La causa scatenante di questa guerra è stata la disfatta di Lord Voldemort, la quale era stata pianificata tempo prima da un unico artefice: Trigon." disse.

(Lettore: Pensavo dicesse la quale era stata pianificata da un unico artefice: io.

Peter: Ma allora vuoi proprio che si faccia ammazzare.)

"Io so che in Bruce c'è del salvabile ancora, so che se non fosse per quel demone malvagio lui potrebbe essere ancora una brava persona. Ucciderlo sarebbe stato ingiusto."

Sospirai, capendo che in quanto a moralismo la ragazzina era irremovibile e pertanto era meglio approfittare del vantaggio che ci aveva dato.

"Perché limitarci ad usarlo per sabotarli?" le chiesi voltandomi di nuovo verso di lei. "Perché non fargli confessare la pura verità alla prossima riunione dei potenti?"

Lei scosse la testa e si risedette sul bordo del letto. Era fortunata che le avessi concesso di fare rapporto in camera sua, sembrava esausta.

"Dai per scontato di avere a che fare con persone mosse da valori e principi morali, o perlomeno da sentimenti come rabbia e rancore, ma la maggior parte di quella gente vede questa guerra come il più grande investimento della propria vita." mormorò, affranta. "Mettere loro i bastoni tra le ruote è l'unico modo, altrimenti potrebbero arrivare ad uccidere Bruce e Trigon si troverebbe un nuovo ospite ancora più irraggiungibile."

Una secchiata di acqua gelida si abbatté sulla mia testa e spalancai gli occhi subito, accogliendo malvolentieri la fortissima fitta alla testa che mi fece venire le vertigini.

"Amalia, dobbiamo parlare."

La figura di mia sorella si stagliava davanti a me, con la luce esterna che faceva risaltare la sua furia.

"Merda." commentai e Cyborg sembrò essere d'accordo vomitando subito dopo la mia esclamazione.

NIALL

Era un rumore chiaro e ritmico quello che si ripeteva da ormai quasi dieci minuti, ovvero il rumore di una pallina che rimbalzando colpiva il pavimento, il muro ed il soffitto prima di tornare in mano a colei che l'aveva lanciata.
Cercavo invano di trovare un incantesimo che ci liberasse, ma anche se ci fosse stato tra i libri che avevo rubato a Kurtham nella nostra ultima spedizione non l'avrei mai trovato se quella dannata lupa mannara non la smetteva di distrarmi.

"La vuoi piantare?" le domandai, alzandomi a sedere.

L'ampia seppur non principesca camera in cui dormivo era la mia oasi di pace, che fortunatamente non ero stato costretto a dividere con nessuno.
Al contrario, presto i Titans e gli altri sarebbero stati costretti a trasferirsi permanentemente nel campo di addestramento per lasciare libere le stanze del castello ai cittadini che potevano pagare abbastanza da farsi ammettere ai piani superiori.
Tuttavia, l'ampiezza della mia adorata camera non era riuscita a sciogliere il laccio magico che legava le nostre caviglie, così mentre io giacevo sul mio morbido letto con le gambe a penzoloni, lei era rannicchiata ai piedi di quest'ultimo con quella maledetta pallina trovata chissà dove.
Bloccò il piccolo oggetto sferico non per darmi ascolto ma perché aveva ormai ottenuto la mia attenzione.

"Allora? Trovato niente?" mi chiese.

Scossi la testa e mi lasciai cadere all'indietro sul materasso.

"Non c'è assolutamente nulla riguardo alla Forza o alla manipolazione di essa, gli unici incantesimi di scioglimento li ho già provati e sono falliti tutti ed inoltre quella ragazzina non sembra utilizzare una magia conosciuta, perciò c'è poco da fare." risposi, passandomi affranto una mano tra i capelli.

Un brontolio basso mi avvisò che Rose era scontenta di qualcosa e non avevo che infinite possibilità di scelta per attribuire una spiegazione al suo improvviso malumore.

"Quella ragazzina non mi convince. Non mi convince affatto." commentò, stendendo le gambe sul pavimento e quindi tirandomi inavvertitamente verso di lei.

"Dipenderà forse dal fatto che ha rapito il tuo branco?" finsi di ipotizzare. "Ma andiamo, è successo più di un mese fa."

Lei si voltò di scatto e balzò sul letto puntandomi un dito contro.

"E da quando tu sei il tipo di persona che dispensa perdono in maniera così misericordiosa?" mi domandò irritata.

Le rivolsi un sorriso ed alzai le spalle.

"Da quando questo mi serve ad infastidirti." risposi. "Sei fortunata ad essere un lupo mannaro, almeno con quell'espressione sempre arrabbiata non c'è comunque il pericolo che ti vengano le rughe."

Lei alzò una mano come per colpirmi, poi esitò boccheggiando come se si stesse trattenendo anche dal proferire una serie infinita di insulti nei miei confronti prima di prendere ripetutamente a pugni il materasso sotto il mio sguardo vittorioso.
Dopo un po' buttò la testa all'indietro sconfortata.

"Sei veramente l'Eruzione Cutanea della mia vita, Niall." disse. "E menomale che il mio branco si sta allenando al campo di addestramento, perché altrimenti mi avrebbero cominciato a prendere in giro da ore."

Appoggiai il mento sul palmo della mia mano aperta e la osservai dal basso.

"E perché mai? Ho già inquadrato più di un paio di domestiche che donerebbe un rene pur di essere al tuo posto in questo momento." le feci notare muovendo le sopracciglia.

"Essere costretti a respirare la stessa aria di un tale cretino egocentrico non è esattamente il sogno della mia vita." ribatté, sorridendomi in modo malvagio.

Indignato mi alzai di nuovo a sedere, dirigendomi a gattoni all'inizio del letto.

"Adesso basta, mi hai stancato." borbottai. "Ora ti sopprimo, finalmente."

Lei cercò improvvisamente di essere più cauta.

"Niall, ti prego, ricorda che più ci tocchiamo più rimaniamo incollati e sono passate solo sei ore." tentò di farmi ragionare, mentre io ormai avevo già afferrato l'arma del delitto.

Sollevai il cuscino sopra la mia testa rivolgendole uno sguardo omicida.

"Non mi serve toccarti per toglierti di mezzo." dichiarai, sotto il suo sguardo di finto terrore.

Dopo aver lanciato l'urlo di battaglia le saltai addosso cercando di soffocarla sotto il cuscino di piume schiacciandoglielo sulla faccia, ma lei prontamente lo afferrò ai lati e me lo spinse contro, ribaltando la situazione con la sua forza sovrannaturale e trovandosi lei sopra di me in procinto di mettere fine alla mia vita.
Tentare di uccidere una persona senza toccarla è piuttosto difficile, non so se avete mai avuto l'occasione di sperimentarlo.
Cercando di non sfiorarle nemmeno le mani le strappai velocemente il cuscino dalle mani e lo usai per colpirla in testa stordendola e per colpirla di nuovo cercando di recuperare il mio vantaggio su di lei.
Nonostante le fossi sopra non sembrò essere particolarmente in difficoltà, infatti con un artiglio taglio parte della federa dell'arma e cominciò a prelevarne le piume per lanciarmele addosso.
Sovrastandomi si mise a ridere mentre la mia faccia e i miei capelli cominciavano ad assomigliare a un pulcino spelacchiato, così per darle il colpo di grazia diedi un colpo alla mia parte del cuscino e gran parte dell'imbottitura uscì dall'altra, ovvero dalla sua.
Risi della sua nuova capigliatura di piume candide e lei cercò di sputare quelle che aveva in bocca, ancora ridendo e rendendo quindi l'operazione piuttosto difficile.
Con un colpo secco mi voltai verso sinistra facendola cadere a terra e mettendo giù gli avambracci prima di finirle addosso.
Si tolse l'imbottitura dalla faccia e dalle labbra, cercando come me di riprendere fiato dopo la lotta all'ultimo sangue, tenendo quindi la bocca semichiusa.
Ad un certo punto, credo che non avremmo potuto evitarlo, i nostri occhi si incontrarono ed avvenne quella cosa fastidiosissima che accadeva tutte le volte: non riuscii a distogliere lo sguardo.
I suoi occhi nocciola cominciarono a cambiare colore diventando prima rosso scarlatto e poi viceversa, senza riuscire a scegliere una tonalità della quale rimanere.
Strinse le labbra cercando di formulare una frase.

"Dovremmo..." tentò. "Dovremmo stare più attenti, non ci dobbiamo toccare."

La frase aleggiò nel silenzio per qualche istante, il tempo che mi rendessi conto dell'effettiva distanza tra i nostri volti, che corrispondeva a circa venti centimetri.

"Toccarti in questo momento è l'unica cosa che vorrei fare." sussurrai non riuscendo ad impedire a me stesso di annullare cinque dei centimetri che ci separavano, prima di riuscire a fermarmi.

Esitò cercando le parole ed inspirando a fondo.

"Anch'io." ammise.

Mi morsi un labbro per evitare di baciarla lì e subito, conscio che così facendo avrei creato dei problemi poco indifferenti come il doverci muovere con la faccia dell'uno attaccata a quella dell'altra e quindi facendoci vedere da tutti.

"Ma non è una buona idea, quindi sarà meglio mettersi in una posizione meno..." osservai, continuando a torturarmi il labbro inferiore. "...equivoca."

"Giusto." concordò a fatica.

Rose chiuse gli occhi inspirando profondamente ed io feci lo stesso, poco prima di girarmi verso destra e ricadere sul pavimento al suo fianco.
Entrambi espirammo buttando fuori tutta la tensione, quasi tremando.

"Ci mancava solo che uscissimo per andare a pranzo completamente incollati, così avrebbero potuto prenderci in giro a vita." osservò cercando di trovare il lato positivo di essere sdraiati l'uno accanto all'altra senza poterci toccare.

Annuii tenendo sempre gli occhi chiusi per non cadere in tentazione.
D'un tratto una consapevolezza mi colse all'improvviso e scoppiai a ridere, prima di girarmi e coricarmi sopra di lei, poggiando la mia fronte sulla sua.

"Che diavolo fai?" domandò sconvolta, cercando di spingermi via fallendo.

Sorrisi ai suoi scarlatti occhi sbarrati.

"Sono uno stregone, Rose." risi. "Posso creare un incantesimo schermo che riproduca un'illusione attorno a noi in modo che gli altri non vedano come siamo realmente messi."

Lei sbarrò ancora di più gli occhi.

"Oh grazie a Dio." esclamò.

Poi mi afferrò per la nuca e mi afferrò le labbra con le sue.

ROSE

Stupido egomaniaco troppo bello e stronzo per questo universo.
Soraya irradiava quasi luce pura quando entrava in una stanza, tanto era bella, ma anche il fratello non scherzava: Niall era quel tipo di ragazzo davanti al quale coloro con meno autocontrollo avrebbero cominciato a sbavare per poi inchinarsi a lui e vendersi come schiavi pur di ottenere la sua attenzione.
Ma lui non era perfetto, al contrario di sua sorella non lo è mai stato, e forse per questo mi aveva fatto perdere la testa. Quando lo conobbi era sotto l'influenza di Lord Voldemort ed era se stesso solo con me, mi faceva sentire importante come nessun altro era mai riuscito a fare.
Ed in quel momento avevo tutta una lista di cose che sarei morta dalla voglia di fargli che faticavo a decidere con quale cominciare.
Scelsi di dedicarmi a mordergli il labbro inferiore, che prima si torturava torturando in realtà me, e lui si spinse ancora più in avanti rendendomi difficile mantenere la presa e baciandomi il labbro superiore.
In poco tempo avevamo scoperto che se ci staccavamo da una parte nello stesso momento in cui ci attaccavamo a un'altra allora riuscivamo a cambiare posizione.
Gli infilai le dita tra i capelli che erano diventati un po' più lunghi di prima e serrai il pugno stringendoli nella mia mano mentre constatavo che se gli succhiavo le labbra diventavano quasi rosse.
Mi mise una mano dietro la schiena stringendomi a sé, facendo scivolare l'altra sulla mia coscia ed afferrandola dato che senza un motivo preciso oltre al caldo torrido di Tamaran avevo deciso di mettermi i pantaloncini corti.
Con la gamba libera mi aggrappai a lui ed a quel punto divenne un pomiciamento piuttosto confuso, con lui che mi aveva fatto aderire la schiena al bordo del letto e che continuava a cercare di baciare più parti di me possibili, come se avessimo poco tempo.
Proprio nell'istante in cui sfiorò la mia lingua con la sua qualcuno bussò alla porta.
Cercò di staccare una delle mani il più velocemente possibile ed anche le labbra, con mio grande disappunto, per poi schioccare le dita e pronunciare qualche parola incomprensibile.
Robin aprì la porta affacciandosi sospettoso.

"Il pranzo sta per essere servito, Stella vuole che siano tutti presenti per poter fare un annuncio." ci avvisò.

"Stella?" domandò Niall, ovviamente senza alcun tentativo di dissimulare il fastidio che gli procurava l'udire quel nome.

Robin guardò verso di noi facendomi gelare il sangue nelle vene.

"Amalia è nelle sue stanze, non si sente bene." spiegò, prima di rivolgere uno sguardo accigliato a dove in fondo al letto, dove poco prima mi trovavo io. "È la mia palla quella?"

GUNILLA

"Avete chiesto di me, signora?" domandò.

Solo nel tempo che le era servito per pronunciare quelle parole avevo capito molto di lei, ciò mi rincuorava e mi induceva a pensare che avrei sicuramente trovato qualcosa di interessante sul suo conto.
Una delle mie guardie l'aveva annunciata poco prima della sua entrata nelle mie stanze, che era avvenuta a spalle dritte e sorriso sul volto, con l'unica riverenza di un cenno del capo come inchino che veniva valorizzato dalla sincerità del gesto.
Le rivolsi un ampio sorriso.

"Ebbene sì mia cara, devo dire che mi hai particolarmente incuriosita." le risposi, aggiustandomi la collana tirandola sopra l'ombelico.

Anche da come mi rivolgeva lo sguardo riuscivo a intuire che in lei si celava qualcosa che dovevo assolutamente scoprire. Mi soppesava con educata curiosità, ma senza soffermarsi sulla trasparenza dei miei abiti o addirittura solo sul mio volto per evitare il contatto dei suoi occhi con essi, al contrario di chiunque altro avessi mai incontrato, come se la trovasse una cosa del tutto normale.

"La Regina Komand'r mi ha rivelato il ruolo che ognuno dei terrestri arrivati qui ricopre nella guerra, dai più ai meno utili. Mi ha raccontato ogni loro particolarità, sovrannaturale e non, fatta eccezione per una persona." proseguii, addolcendo il mio sorriso. "Tu. Vuoi dirmi il tuo nome?"

Si inumidì le labbra, ma notai che nascondeva quasi una risata e la domanda che mi assillava era naturalmente riguardante a cosa mai potesse trovare divertente.

"Elena, signora." fece, incrociando le braccia al petto ed osservandomi allegra.

La lingua che parlavano i terrestri che la regina di Tamaran mi aveva fatto incontrare era melodiosa, certo, ma l'accento della ragazzina era diverso ed il modo in cui aveva pronunciato il suo nome era stranamente dolce e familiare.

"Ha un significato particolare, nella lingua terrestre?" le chiesi. "Il mio per esempio a Huma'na significa colei che porta la libertà."

Con le dita prese i lembi della sua maglietta e li tirò leggermente.

"In una delle tante lingue parlate sulla Terra, migliaia di anni fa significava Splendore del Sole." mi rivelò, con la stessa enfasi con cui ad un bambino si racconta una storia di re e guerrieri.

Cominciai a percepire qualcosa che non andava, ma ero troppo decisa a capire quale fosse il suo ruolo al palazzo.

"Un nome ambizioso, che preannuncia gloria. Vorresti dunque dirmi qual'è il tuo ruolo glorioso in questa guerra?" domandai. "Perdonami per la sfacciataggine, ma credo che le cose si debbano dire chiaramente e senza girarci troppo attorno."

Disse che concordava continuando a rivolgermi quel suo sorriso sinceramente incuriosito, prima di distogliere gli occhi da me e dedicarsi all'esplorazione della stanza, passando le dita sopra la superficie dorata dei miei bagagli, quasi come se fosse inosservata e non avesse il mio sguardo stupito incollato a lei.
Con un piccolo balzo si sedette sul trono di legno pregiato che avevo portato con me ed incrociò le gambe come se fosse perfettamente a suo agio.

"Il tuo nome significa colei che porta libertà. Piuttosto ironico se si pensa al lavoro che assegni ai tuoi schiavi più forti o a quelli meno interessanti quando li congedi perlando loro di 'vacanze'." osservò, passando un dito sul velluto azzurro del mio trono ignorando il fatto che mi fossi irrigidita. "Miniere di Qwertyuio, giusto? Un materiale radioattivo dalle potenzialità energetiche tali da alimentare un pianeta intero. O farlo esplodere."

Mi rivolse uno sguardo innocente come se stesse esponendo fatti noti a chiunque, quando in realtà nemmeno i miei consiglieri più fidati erano al corrente di quelle operazioni. Passai i palmi delle mie mani sul vestito, nervosa.

"Bombe termonucleari, ecco qual è il progetto a cui ti stai dedicando da ormai sette anni, bombe create per affrontare mezza galassia e conseguentemente conquistarla." disse, stiracchiandosi e sistemandosi più comoda sul mio seggio. "Cosa accadrebbe se rivelassi questa notizia ad Amalia?"

Ammutolire non era una cosa che mi accadeva molto spesso, anzi, mio padre non faceva che ripetermi che una donna dovrebbe imparare a legarsi la lingua, infatti il mio primo atto da sovrana in seguito al Colpo di Stato, come dicono i terrestri, fu quello di farlo giustiziare pubblicamente. Ricordo ancora quei meravogliosi istanti in cui lui supplicava di essere lasciato in vita, chiedendo per quale motivo una figlia che lui non aveva scomunicato dopo aver scoperto essere sterile lo odiasse tanto.
Sessista di merda.
Sorvolando su questa felice digressione sulla mia gioventù, dicevo che non mi capitava sovente di ammutolire ed anche se per qualche secondo non seppi cosa dire ripresi presto il controllo di me stessa.

"Chi ti ha detto queste assurdità? Sanno tutti che quindici anni fa, dopo aver preso il potere, ho fatto interrompere le ricerche del Qwertyuio iniziate da mio padre." mi difesi cercando di immaginare quale delle mie guardie più fidate avesse potuto vuotare il sacco davanti a quella ragazzina dall'aspetto malaticcio.

"Non me l'ha detto nessuno, infatti non ne ho bisogno. Volevi sapere qual'era il mio ruolo nella guerra? So molte cose ed ho un illimitato potere magico." mi rivelò, scrollando le spalle. "In più la Regina si fida di me perché dice che ho gli occhi da persona buona."

Deglutii rumorosamente, certa che in pochi istanti avrei potuto toglierla di mezzo se l'avessi colta sufficientemente di sorpresa: nonostante il candore della pelle e la spaventosità delle occhiaie la ragazzina era alta e con le spalle larghe, una stazza che poteva nascondere quindi inaspettate abilità di combattimento.

(Lettore: *ridendo* Inaspettate abilità di combattimento?

*si piega in due dalle risate*

*rotola su se stesso più volte, contorcendosi come se fosse assatanato*

*cade dal letto con un tonfo sordo, senza riuscire a prendere fiato*

*Peter entra preoccupato nella stanza*

*realizza che il suo amico è a terra probabilmente intento a schernire la loro autrice preferita*

Peter: Ma perché frequento ancora queste persone?)

"Una persona buona non si atteggerebbe come stai facendo tu, come se da un momento all'altro volessi ricattarmi." le feci notare.

Non ho mai avuto molta pazienza e perciò volevo solo arrivare dritta al punto, capendo finalmente che cosa voleva da me. E se fosse stata mandata da qualcuno?
Improvvisamente irritata balzò giù dallo scranno di velluto blu e si infilò le mani nelle tasche dei pantalocini.

"Si narra una leggenda sulla Terra, riguardo alla mia omonima vissuta migliaia di anni fa che a causa delle sua bellezza scatenò una delle più violente e famose guerre dell'antichità. Molti la disprezzano come personaggio credendo che si tratti di una principessa che, annoiata, si è divertita a vedere tutte quelle persone morire per lei, ma ciò che non sanno è l'influenza che aveva suo padre su di lei." prese a raccontare con furore, ignorando la mia faccia palesemente confusa. "Suo padre era Zeus, noto soprattutto come dio dei fulmini ma anche, incarico meno conosciuto, dio della giustizia. Nessuno ha mai raccontato che causò una tempesta di fulmini per impedire i combattimenti e che una volta scoperto il suo potere la rinchiusero nella cella più buia per non farla udire nemmeno da suo padre, nessuno lo sa oltre a me."

Avanzò di un paio di passi verso di me e si indicò il petto con un dito.

"Io lo so perché Zeus è anche mio padre e per colpa sua sono fissata con la giustizia, perché quando sono venuta al mondo si era mostrato a mia madre con quel lato della sua personalità e le ha rivelato ciò che era veramente sua figlia. Perciò sai, sarò una persona buona ma è piuttosto difficile per me essere anche gentile quando ho saputo che sei stata tu la causa della morte di Sigurd." concluse, serrando infine la mascella.

Indietreggiai di un passo, boccheggiando.
Una semidea, ovviamente il termine era universale.
Anche a Huma'na diverse centinaia di anni fa si narrava di dei che si congiungevano con i mortali dando alla luce creature a metà tra il divino e non, le quali possedevano poteri al di sopra dell'immaginazione di ogni persona comune.

"Grazie ai tuoi poteri sei riuscita a scoprirlo?" domandai, ormai cercando solo di prolungare la durata della mia vita, temendo che in realtà non potessi affatto ucciderla e toglierla di mezzo.

"Grazie al tuo profumo, in realtà; sapevo già del tuo progetto termonucleare, non mi è risultato difficile capire quali erano le tue intenzioni nonostante il tuo piano lo avessi cominciato a progettare diverso tempo fa." rispose, facendo scomparire l'aria arrabbiata e diventando seria. "Durante la guerra contro i Citadel le principesse più grandi, Stella ed Amalia, erano risultate scomparse e la maggior parte della gente le aveva date per morte come i loro genitori. Jopre, allora reggente insieme al fratello già vedovo, era invischiato in una tresca sentimentale con una dei sovrani accorsi in aiuto di Tamaran e decise quindi di affidare l'ultimo erede della corona a quest'ultima, perché potesse portarlo al sicuro finché non fosse cresciuto abbastanza. La sovrana vide la potenzialità di quel bambino che ha acconsentito di portare con sé quando è ormai a Huma'na e non le era ancora giunta la notizia del ritorno delle principesse, infatti sapendo di possedere una vasta quantità di un potente elemento radioattivo e l'erede di Tamaran, fece due più due e capì che sposando l'infante una volta adulto avrebbe acquisito ancora più potere." raccontò, comportandosi in modo tale da farmi credere che mi stesse semplicemente leggendo dentro e che io stessa le stessi dando tutte le risposte. "Ma le eredi non erano morte e Tamaran non aveva bisogno del giovane principe, così il suo piano rischiava di non riuscire ad essere messo in pratica. Poi arriva la richiesta di aiuto, dopo tutto questo tempo, e la sovrana crede che, una volta a stretto contatto con le reali, potrebbe riuscire a farle fuori per tornare ai suoi ideali di conquista originari. Dico di aver dedotto tutto grazie al tuo profumo perché il fiore dal quale lo hai fatto estrarre è una tipica pianta che se trattata perde le sue capacità allucinogene, ma allo stato originale funge da droga ipnotica. Quanto può essere stato difficile per te drogare Sigurd e convincerlo di dover vendicare la moglie defunta, della quale hai saputo grazie a Jopre, il quale aveva avuto una relazione con lei ed aveva fatto sì che nascesse Thornton? La rabbia di Sigurd avrebbe potuto proiettarsi anche contro di loro, in modo che non potessero collegarti al fatto quando avresti sposato il principino perduto in quanto deceduti."

Si massaggiò le sopracciglia e sospirò profondamente dimostrandomi che mantenere la calma e non rivelare sin dal principio ciò che aveva intuito a tutti quelli che conosceva doveva esserle costato ogni briciolo del suo autocontrollo.

"Se il corpo di Sigurd non avesse avuto il tuo profumo forse non ci sarei arrivata così velocemente. Mi aveva quasi distratto il fatto che fossimo tutti convinti che fosse lui il padre di Thornton, quando mi sono resa conto che i padiglioni auricolari uguali, quelli grazie ai quali pensavo fosse Sigurd il suo genitore, li aveva anche Jopre e che lui aveva molte più caratteristiche in comune con il Generale." ammise scuotendo la testa delusa.

Delusa dal mio comportamento, delusa da me.
Non avevo mai conosciuto mia madre e mio padre era un completo idiota, ma non ebbi alcun dubbio nel constatare che era come aver deluso la persona che mi aveva dato alla luce. Scacciai quella sensazione e cercai di guardarla negli occhi.

"Ora che farai? Farai la spia?" chiesi, senza alcun tremolio nella voce.

Il mio orgoglio veniva comunque prima della paura.

"Qui viene il bello, non posso creare disordini nell'immediato, non ne abbiamo bisogno, ma posso farlo una volta finita la guerra. Ed ecco la parte del ricatto." rispose, sorridendomi innocentemente come se fosse certa di non fare nulla di male e facendomi credere che avesse ragione. "Non dirò nulla delle diverse informazioni che ho su di te e su tuo padre, a queste condizioni: la prima è che devi lasciare in pace Tara."

Non riuscii a non sbuffare contrariata e sorpresa, non vedendo come potesse c'entrare la bella ragazza dai capelli dorati con la guerra.

"Non vuoi che la tua amica cada nelle grinfie della Regina Cattiva?" feci, sarcastica, mantenendo spavalderia nonstante la mia precaria posizione.

Mi rivolse uno sguardo di pietà.

"Tara piace a quella che qui è la mia migliore amica e si vede lontano miglia che vuoi portartela a letto. Perciò scollati ed intrattieniti con il manico di una scopa." mi zittì, con voce tagliente a dispetto dei suoi occhi compassionevoli. "E la seconda condizione è che tu tolga la tua parte di esercito dalle retrovie e la metta in prima linea. Siete i più forti ed abbiamo bisogno che combattiate sul serio."

Strinsi con forza i denti rimanendo in silenzio per qualche istante, prima di annuire arrendendomi.

"Le altre condizioni mi verranno in mente poi." disse, improvvisamente allegra, avviandosi tranquillamente verso la porta. "Ci vediamo alla riunione di oggi!"


















(Scritto nelle ultime tre ore senza interruzioni, la mia testa sta per esplodere.

Io amo Rose e Niall.

Ecco, l'ho detto.)

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