21 olotipaC

BEASTBOY

Quando tornai in camera mia dopo essermi fatto una doccia trovai qualcuno a gambe incrociate sul mio letto.
La ragazzina mi guardò con riluttanza, come se avesse lottato contro se stessa per venire lì.

"Scusa per l'intrusione." disse.

Ero in mutande, quindi mi aspettavo che arrossisse, ma Neve non fece una piega.
<<Sono abituato a Raven.>> riconobbi, sospirando.
Devo ammettere che non appena avevo scorto la figura femminile avevo temuto che fosse lei.
Avevo sperato che fosse lei.
Dopo l'incidente in cucina si era rifugiata nella stanza del nostro leader a meditare, anche se poco prima l'avevo sentita parlare animatamente con quella che avevo capito doveva essere Stella.
Volevo darle lo specchio che Iella aveva comprato per me il giorno prima, come gesto di solidarietà.
Tuttavia avrei dovuto aspettare dopo pranzo, a quanto pare.
Vedere la ragazzina con gli occhi cerchiati di nero guardarmi in quel modo mi fece accapponare la pelle.

"Smettila di fissarmi come se mi stessi studiando." le intimai.

Si fece un attimo perplessa e poi sorrise.
La mia stanza, anche se era fredda a causa della volontà di Rose di non accendere il riscaldamento, mi parve pervasa da un nuovo tepore.
C'era qualcosa in quel sorriso e nel modo che aveva in quel momento di guardarmi che non andava.

"Mi dispiace. Comunque, volevo parlarti del tuo desiderio di rimanere qui sulla Terra." spiegò, portandosi un ricciolo che sfuggiva allo chignon dietro all'orecchio.

"Oh, a proposito di questo." feci imbarazzato, chiudendo la porta. "Ho cambiato idea."

Lei annuì con condiscendenza.

"Lo avevo immaginato. È successo qualcosa a Raven?" domandò.

Qualcosa mi risvegliò dalla sensazione di calore. Il disagio.

"Come..."

"Non fraintendermi, non voglio sapere di cosa si tratta." chiarì, mettendo le mani davanti in segno di resa. "Però quando siamo nella stessa stanza... È come se mi mettessi degli occhiali da sole. Vedo tutto con una gradazione più scura ed opaca."

"Già." dissi.

Non sapevo che altro dire.
Raccontarle della situazione della mezza demone? Rae mi avrebbe ucciso e poi sarebbe stato troppo irresponsabile anche per me.
Notò che ero in difficoltà e si esibì in un altro sorriso, che ebbe il risultato di mettermi a mio agio.

"Comunque, a quanto pare verrò con voi. Dici che batterò te e Cyborg a quel videogioco che avete comprato?" chiese, allegramente.

Ci volle un'intera mezz'ora di conversazione per accorgermi di nuovo che qualcosa non andava.
Non mi ero nemmeno accorto di essermi vestito e trasformato in un gatto per acciambellarmi sul pavimento davanti a lei.
Avevamo parlato di cibo, videogiochi e di dormite eterne.
In realtà non me ne accorsi in quel momento, anche perché l'argomento della conversazione era diventato Raven.
In breve mi stava psicanalizzando.
Le raccontai dei nostri drammi amorosi, partendo da quando ci eravamo conosciuti, arrivando al periodo Tara, alle recenti avventure, fino al relativo presente.
Non tralasciai alcun dettaglio.

"E quel medaglione le amplificava i poteri fino a farle prevedere l'arrivo dei nemici?" domandò, meravigliata. "Mi piacerebbe darci un'occhiata."

Era stato solo un commento, ma io balzai in piedi pronto a soddisfare il suo desiderio.

"Nessun problema, vado a recuperarlo." esclamai, sorridendo.

"Cosa?" domandò perplessa. "No Garf, Raven ti ucciderà."

Ma io stavo già per voltarmi ed uscire dalla stanza.
Non ci vedevo nulla di male, in fondo avrebbe solo guardato un ciondolo magico.
Secondo me fu allora che lei percepì che qualcosa non quadrava.
Mi afferrò un polso con le mani gelide e mi costrinse a voltarmi.

"BB, no." ordinò.

Non so se fu l'ordine o il freddo sulla mia pelle a riscuotermi, ma d'un tratto realizzai quello che avevo fatto e quello che stavo per fare.
Mi strofinai gli occhi e la guardai di sbieco.

"Cosa è successo?" domandai. "Perché ti ho detto quelle cose?"

"Pensavo avessi bisogno di parlare e basta." rispose.

"Mi hai manipolato." l'accusai, tirando via il polso dalla sua presa.

"No!" esclamò, anche se non ne sembrava convinta.

"Avrei rubato il medaglione se me l'avessi chiesto." riconobbi, rivolgendole uno sguardo tradito.

Lei si alzò, sovrastandomi di qualche centimetro.
Dannazione alla sua altissima altezza. Era arrabbiata e mortificata allo stesso tempo, cosa non facile.

"Non l'ho fatto apposta. E smettetela di trattarmi come se fossi pericolosa ed instabile!" sbottò, sorpassandomi ed uscendo dalla mia stanza.

Decisi che le sarei stato alla larga, anche se sapevo che non voleva fare nulla di male.
Forse aveva ragione, forse semplicemente avevo bisogno di sfogarmi e né Cyborg, né Soraya erano presenti.
Tuttavia, anche se non volontariamente, mi aveva fatto qualcosa.
Era come se mi conoscesse meglio di me stesso e di conseguenza come mettermi a mio agio, quasi da farmi dimenticare che ci conoscevamo da poco.
Forse voleva solo essere gentile.
Mi si abbassarono le orecchie. Non ne combinavo una giusta, con nessuna ragazza.
Non ero riuscito a salvare Tara la prima volta, non riuscivo ad aiutare Raven, davo i nervi persino a una ragazzina.
Sospirando mi abbassati frugando sotto il letto alla ricerca della scatola in cui si trovava lo specchio e la tirai fuori, sbirciando il contenuto.
La superficie lucida era incorniciata da un bordo grigio scuro, decorato con disegni floreali e gemme di vetro colorate, così come il manico, che terminava con un finto zaffiro blu.
Mi alzai deciso a dare a Raven quel dono in segno di pace. Avrei smesso di provarci apertamente con lei ed avrei aspettato che fosse pronta.
Purché non morisse uno dei due prima.
Ormai era un'opzione decisamente probabile.
Nonostante il brontolio nello stomaco mi avvisi verso la sua stanza.

ELENA

"Smettetela di trattarmi come se fossi pericolosa e instabile!"

Come se non mi sentissi così già da sola.
Okay, pericolosa no. Ero riuscita a malapena a curarmi qualche taglietto ed a teletrasportare qualcuno, poi le mie forze mi avevano abbandonata.
Quando avevo salvato i ragazzi da quel mostro di sale ne ero stata distrutta.

"Si costruì davanti agli occhi della ragazza uno strano marchingegno che avrebbe fatto al caso suo." avevo detto, rivolta ai pezzi di metallo nella camera di Cyborg. "Ad un suo comando si sarebbe trasformato in una gabbia capace di contenere qualsiasi cosa la tocchi, riempiendosi d'acqua completamente."

Le gambe avevano quasi ceduto, ma le ignorati teletrasportandomi sul campo di battaglia.
Quando dovetti andare a prendere Rose, Cy e Iella svenni appena svoltato l'angolo, per più di mezz'ora.
E dopo averli riportati alla Torre, macchina compresa, ero corsa in camera, prima di crollare sul letto.
In sintesi: pericolosa? Non stavo in piedi dopo un incantesimo, figuratevi voi.
Forse instabile... Beh, no. Non era il genere di potere di Raven, che doveva essere contenuto. Faceva parte di me e mi obbediva con diligenza.
Quindi no, una volta per tutte.
Non ero una dannata mina vagante.

(Lettore: Non sono d'accordo.)

Dopo essermene andata dalla stanza di Beast Boy avevo rifatto la borsa, dato che saremmo partiti quella sera stessa e una volta finito scoprii di avere fame.

(Peter: *sarcastico* Sono strabiliato!)

L'orologio sulla parete indicava l'una e mezza, quindi mi sembrò legittimo avere il desiderio di andare in cucina.
Chiudendo la zip della borsa notai che le mie mani tremavano.
Le strinsi con forza e le ficcai nelle tasche della felpa di Robin.
Rose mi avrebbe ucciso per aver indossato quella felpa? Probabile.
Da quello che avevo capito non stavano insieme e si mormorava che avesse un legame 'speciale' con un principe-mago-alieno o sciocchezze simili, ma era gelosissima delle cose del leader.
Me ne infischiai ed uscii, diretta al frigo.
Mi bloccai prima di passare davanti alla camera di Robin, dalla quale venne lanciata fuori una sedia.
Immaginai fosse stata Raven, ma notai segni di artigli sullo schienale.

"Basta dire così! Inventa scuse migliori, di tanto in tanto." stava urlando BB.

Sbirciai cautamente all'interno della stanza, per vedere se altri oggetti volanti avrebbero cercato di colpirmi.
La scena mi confuse.
Beast Boy camminava avanti e indietro, furioso, mentre Raven cercava di calmarlo.

"Non è una scusa, sto solo cercando di proteggerti e mi pare di avertelo già detto." replicò, cautamente.

Teneva uno specchio in mano leggermente davanti a sé, come se volesse aggredire Beast Boy con quello.
L'elfo verde diede un potente calcio a un barattolo di gel che mi sfiorò il naso andando a conficcarsi nel muro del corridoio.
Mi ritrassi prima che mi vedesse, con la schiena contro la parete.

"Così non mi proteggi, e tu lo sai! Abitiamo ancora insieme ed i tuoi problemi sono ancora i miei problemi!" sbottò, esasperato. "Se tu non mi permetti di aiutarti, non risolveremo nulla ed io sarò ugualmente in pericolo!"

Sentii Raven inspirare con forza.
Mi sporsi per vedere se avevo via libera.
Allungò lo specchio appena un pochino più avanti.

"Ascoltami Beast Boy, lo so che non sei arrabbiato con me..." disse, condiscendente.

Il ragazzi si bloccò e la fissò, gelido, con una rabbia più contenuta ed inquietante.

"Hai ragione, non sono arrabbiato con te. Sono furioso." la interruppe.

Raven trasalì, facendo tremare lo specchio.
Ebbi un'illuminazione.
<<Non lo tiene in avanti per attaccare.>> riconobbi. <<Si sta difenfendo. Lei lo teme.>>

"Perché sei una ragazzina egoista, ecco perché. Se vogliamo essere onesti, per proteggermi non è sufficiente lasciarmi, perché, come vedi, siamo ancora vicini. Saresti dovuta andartene per sempre, oppure chiudermi in una campana di vetro. Invece mi hai mollato, e sai perché? Perché ti spaventa questa cosa, quello che c'è tra noi." l'accusò, indicando con le mani lui e lei. "Tu scappi sempre dai tuoi problemi. Tu non hai nemmeno il coraggio di provarci, tanta è la tua paura di sbagliare. Quindi tu hai preferito far soffrire me al posto tuo."

La mezza demone era spiazzata, e anch'io.
Le tremava il mento ed aveva gli occhi spalancati.

"Non è vero..."

"Oh, non è vero? Poverina, hai fatto tutto questo per rendermi felice? Io ero felice con te, scema. E anche tu lo eri, ma a causa della tua stupida paura hai rovinato tutti e due." commentò, con una luce strana negli occhi. "A te piace, vero? Soffrire, commiserarti. È facile ed è sempre possibile. Per questo non volevi essere amica di Stella, per questo ti dava fastidio che noi volessimo starti vicino. Non avresti avuto più ragioni per deprimerti."

Raven si arrabbiò appena un po', ma la vergogna e la tristezza la stavano affogando.

"Ragioni per deprimermi? Che voglia potrei avere di soffrire dopo aver vissuto l'infanzia con un demone intergalattico come padre, con dei poteri pericolosi..." replicò, ancora troppo debolmente per vincere la discussione.

"I miei genitori sono morti! Sono stato trattato come un fenomeno da baraccone tutta la vita!" gridò, facendomi sussultare. "Sono sempre stato il meno utile della squadra, l'ultima ruota del carro. Da quando ci conosciamo non hai fatto che criticarmi e disprezzarmi, ma quando sono stato felice tu hai preso il mio cuore e l'hai gettato nello scarico. Perciò scusami sai, se sono un tantino arrabbiato."

La ragazza era in silenzio, affranta.
Approfittai della loro distrazione per andare in cucina, dove Iella, Cyborg e Rose stavano per mangiare.
Senza nemmeno guardarli mi sedetti in un posto a caso, accanto a Victor.
Rose continuava a lanciarmi occhiate assassine, ma per il resto non sembrava troppo di cattivo umore.
I tre discutevano animatamente sul da farsi per la faccenda H.I.V.E., così non mi fecero troppe domande.
Mi ingozzai di tacos e salse, con voracità.

(Lettore: Per fortuna non è nutella...

Peter: NON. DARE. STRANE. IDEE.)

Arrivarono anche Raven e Beast Boy, quando io ero all'inizio del secondo taco.

"Tris, faresti cambio di posto?" mi chiese Raven.

Ignorai il fastidioso soprannome e mi spostai, mettendomi tra lei ed il piccolo elfo.
Ero alla fine del terzo taco quando mi accorsi che le ragazze mi guardavano in modo strano.
Mandai giù il boccone e mi scolai un bicchiere di cola.

"Che c'è?" domandai.

"Niente, abbiamo semplicemente trovato qualcuno che s'ingozzi come loro due." rispose Iella.

"Benfenuta nel club." bofonchiò Cyborg a bocca piena.

Non sapevo se prenderlo come un insulto o cosa, ma mi limitai a prendere una fragola da in mezzo al tavolo.

"Non è stagione di fragole." osservai.

"Sì, beh, io amo le fragole, ne avevo bisogno." replicò Beast Boy, vuotandosi della soda nel bicchiere. "E poi al supermercato ci sono sempre."

Un brivido freddo mi percorse la schiena facendomi mettere giù la fragola, disgustata.
Scesi dallo sgabello e mi precipitai nel frigo, dove la scatola dalla quale le avevano prese era ancora lì.
Lessi l'etichetta e per poco non picchiai qualcuno.

"Sapete quanti conservanti ci hanno messo se le hanno importate? Quanti steroidi ed insetticidi?" chiesi, oltraggiata. "Come fate a mangiare queste cose?"

"Oh, andiamo, quanto sarà grave?" minimizzò Rose, sogghignando.

"Vengono dal Burundi. Dal Burundi! Non sapete nemmeno dove si trova il Burundi." sbottai, pizzicandomi l'attaccatura del naso. "Non lo voglio sapere cosa ci avete messo nei tacos."

"Sei una specie di... Paladina del cibo a chilometri zero?" domandò Iella, inarcando un sopracciglio.

"No, ma tutto questo è semplicemente disgustoso." osservai, scuotendo la testa e gettando le fragole a Silkie.

"Nooo!" esclamò BB, lanciandosi a terra cercando di salvarne almeno una, non riuscendoci. "Sei un mostro."

"Molto bene, Rose mi accompagnerà a fare la spesa." annunciai. "E stasera cucino io. Non mangerò più nulla che sia stato fatto da voi."

Temetti di sembrare un pochino dura, ma qualcosa dentro di me stava bruciando.
Rose fece una risatina sarcastica.

"Temo di aver sentito male." disse, con un ghigno di sfida. "Hai per caso dato ordini a me?"

"Ovviamente no, non mi permetterei mai." replicai sorridendole. "Ma tu sei la leader sostitutiva, non ti sottrarresti mai al tuo incarico di sorvegliarmi solo per pigrizia, vero?"

Pensai che avevo proprio delle forti pulsioni di morte, mentre gli occhi di Rose si ingiallivano e stringeva i denti.
Borbottò un'imprecazione e tornò normale.

"Va bene, faremo la spesa." acconsentì.

Scrutandoli decisi che il mio lavoro era finito e che era il momento giusto per svenire, tanto per rendere tutto più teatrale.
Scherzavo, non decisi di perdere conoscenza, tuttavia accadde lo stesso.

Aprii gli occhi che ero coricata su una superficie fresca, morbida e pelosa.
Mettendo a fuoco realizzai che non erano peli, ma steli d'erba. La rugiada depositata su essi sembrava brillare, come se fosse composta da migliaia di piccoli diamanti. Passai una mano tra l'erba, morbida, ed osservai le goccioline cadere sulla mia mano.
Lentamente mi misi seduta e mi guardai attorno, meravigliata.
Avrei detto, a causa della calma, che mi trovassi sott'acqua, anche perché la poca luce e la sfumatura azzurra di tutto quello che mi stava intorno me lo facevano pensare, ma mi accorsi presto che tutto era dovuto alla notte sopra di me ed alle fiammelle che mi danzavano attorno. In quel prato (non saprei come altro chiamarlo) parecchie decine di fiammelle azzurre grosse quanto la mia mano fluttuavano placidamente, ballando insieme alle lucciole per illuminare l'erba verde. Una di quelle si avvicinò a me e mi solleticò il polso, come se mi stesse incoraggiando a seguirla.
Mi alzai in piedi e cercai di starle dietro senza perderla di vista, difficile con tutte le altre le mi fluttuavano intorno, ma non la smarrii ed arrivai ad un laghetto dalla superfiecie liscia e senza increspature, ai piedi di un albero alto quanto la Titans Tower, con delle liane che pendevano dalle sue fronde e degli splendidi fiori su di esse. Avevano la corolla dai colori vivaci, mentre il centro era fatto di luce pura. Mi fermai a guardare il cielo stellato, con gli occhi quasi che uscivano dalle orbite.
La fiammella si strofinò su di me ed ebbe un tremolio, quasi come se stesse facendo le fusa.

"E' bello, vero?" chiese una voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto, scorgendo l'uomo che era apparso dietro di me, annuendo.

"E' meraviglioso." concordai. "Che cos'è?"

"E' il centro del tuo potere, Polvere." rispose Bruce, venendomi affianco. "Tutta la tua magia è qui."

Faticavo a crederci. Mi ero sempre ritenuta un disastro, ma in quel momento... non c'era nulla di meno disastroso. Era tutto così calmo e perfetto.

"Ho sentito che partirai con i Titans." disse poi, dopo qualche momento di silenzio.

Strinsi gli occhi all'udire della nota di rimprovero nella sua voce. Non conoscevo Bruce, o Batman, ma quello che avevo accanto ormai era un condottiero, doveva essere severo e distaccato. Non potevo pretendere che fosse buono con una ragazzina appena conosciuta.

"Contavo di arrivare a Tamaran, da lì potrei teletrasportarmi con meno fatica." dissi, cercando di sembrare mortificata e delusa da me stessa. "Credevo di essere abbstanza forte da farlo anche da qui. Mi sbagliavo."

Per completare l'opera avrei potuto sedermi a gambe incrociate al bordo del laghetto lanciando sassolini sulla superficie, ma non il mio orgoglio me lo impedì. Non ci tenevo a risultare patetica davanti a Bruce.
Con la coda dell'occhio lo vidi titubante, ma ancora sospettoso.

"Potevi dirmelo." osservò. "Ti avrei mandato una nave a prendere."

"Non capisci?" domandai, girandomi e guardandolo negli occhi. "Devo farcela. Devo farlo da sola."

Lievemente stupito non reagì subito, infatti rimanemmo in silenzio per circa mezzo minuto, a guardarci. Io perché non potevo abbassare lo sguardo, poiché stavo difendendo il mio onore, mentre lui perché mi stava studiando.
Distolse lo sguardo per concentrarsi su un punto indefinito davanti a lui, turbato.
Vidi che capiva quello che gli avevo appena detto e capiva che ero sincera nel dirlo. Volevo essere più brava, volevo essere quella in grado di fare quello che Bruce mi aveva detto all'inizio. Ma ero debole e volevo migliorare, in qualche modo volevo diventare più forte.

"Bene." fece, scrocchiandosi le mani. "Allora possiamo approfittarne per fare un po' di conoscenza con il tuo potere ."

La fiammella di prima continuava a fare le fusa contro il mio fianco.
All'uomo accanto a me scappò un sorrisino.

"Accarezzala." mi incoraggiò.

Feci quanto mi aveva detto e la luce della fiammella parve aumentare d'intensità. Soddisfatta, quella mi fece un paio di giri intorno come ringraziamento e se ne andò.
Lui si chinò sul bordo del laghetto e mi fece segno di fare altrettanto.

"Ogni volta che fai un incantesimo il tuo potere si risveglia, ma se è di grande potenza il giardino si consuma." spiegò, indicando un ramo spezzato dell'albero che si stava pian piano riformando. "Tutte le volte il giardino si ripara, con il risultato di diventare ogni incantesimo più resistente. Un po' come le ossa."

"Sto contribuendo al disboscamento?" chiesi, inarcando un sopracciglio.

"Meno sarcasmo e più attenzione, Polvere." mi fulminò, facendomi ammutolire.

Mise le mani sulla superficie del laghetto, con i palmi rivolti verso l'acqua.

"Fai la stessa cosa e concentrati sul tuo ricordo più intenso, per poi lasciarlo defluire nell'acqua." mi disse. "Può essere qualsiasi tipo di pensiero, da felice a doloroso, purché sia forte."

Avevo voglia di chiedergli se stesse scherzando, ma poi qualcosa dentro di me mi fece il solletico.
Feci quanto mi aveva detto e dal fondo dell'acqua cominciò ad emergere una strana figura, come un qualcosa di brillante che nuotava in cerchio.
Poi, all'improvviso, una carpa d'argento gigante saltò fuori dall'acqua e volò a mulinello fino a me, guardandomi con enormi occhi verdi.
Senza sapere bene cosa fare la salutai con un gesto della mano e quella chinò il capo, come per rispondermi.
Poi si alzò fino alle fronde dell'albero e si tuffò in acqua, schizzandoci.

"Quello era il tuo potere, nella sua incarnazione materiale." spiegò Bruce.

"Il mio potere è una carpa?" domandai, divertita.

"Il tuo potere è vivo, ha una propria volontà e decide che forma assumere." rispose.

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo.

"Okay, è stato abbastanza spettacolare." risi.

Anche l'uomo, suo malgrado, sorrise.

"Già."

BRUCE

Mi svegliai con una serva che mi portava lo scettro che avevo fatto costruire.
Mi massaggiai la testa e mi sedetti in modo più regale, in modo da non sembrare fuori posto sul trono.

"Quella ragazza ha un dono." dissi a me stesso, accarezzandomi il mento.

Inorridito ricordai che non mi ero fatto la barba il giorno prima.

"Mio signore." attirò l'attenzione la ragazza. "I prigionieri sono nella sala torture."

Un sorriso si dipinse sul mio volto.

"Fantastico. Riferisci a Hugo di convocare il primo ufficiale e di farlo venire qui tra due ore." ordinai, passandole accanto e prendendo lo scettro con un gesto fluido.

Camminai fino alla porta e poi mi bloccai, voltandomi di nuovo verso di lei.

"E portatemi un cambio uguale nella mia stanza, dovrete togliere da qui le macchie di sangue." dissi con sorrisino, passandomi una mano tra i capelli.

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