Il Ragazzo

Lasciati soli Eiden e Tan, si ritrovarono a dover parlare, per evitare di immergersi in quel, fastidioso, silenzio, che creava ad entrambi una sensazione di disagio.

Il primo ad interrompere la quiete fu Tan, con il suo solito sorriso stampato sul volto, esclamò:

«Eiden, quanti anni hai? Non ho mai lavorato con un tirocinante, nessuno sceglie mai di venire in questo postaccio per provare a lavorare»

Eiden, con sguardo spiritoso, si guardò in torno; Tan non aveva tutti i torti, era un luogo a dir poco sgradevole, disordinato e cupo, alcune luci si spegnevano e accendevano, non venivano cambiate ormai da tempo, e donavano al luogo un lato spaventoso.

«Ho da poco compiuto 18 anni, e sono pronto ad immergermi completamente in questa avventura.
Posso fare tutto, prepararvi caffè, pulire...
Dovete solo chiederlo» Disse ciò con un largo sorriso sul viso, che lasciò intravedere i suoi bianchissimi denti.

A tale risposta Tan si mise a ridere rumorosamente.

«Stai scherzando vero? Non pensavo avessi una vena così spiritosa»

Eiden lo guardò sconcertato, e dall'espressione che si pose sul viso del giovane, Tan capí che non era uno scherzo.

«E precisamente io cosa dovrei fare?»

Tan pensò tra sé, se questo fosse realmente il ragazzo dal profilo brillante, cosa scritta sul foglio di ammissione inviato alla centrale di polizia, che avevano selezionato. Pensava che andasse bene che avesse acconsentito a svolgere tale ruolo, ma che, in questo ambito, è indispensabile avere una grande intelligenza e scaltrezza.

Eiden lo guardava con sguardo curioso, e, sentendosi osservato, Tan, fece svanire in un batter d'occhio i suoi pensieri. E disse, con un sorriso falso, che si distingueva dagli altri fatti in precedenza:

«Aiuterai me! Hai mai visto qualche serie tv poliziesca o hai letto qualche libro giallo?»

Il ragazzo mosse la testa su e giù in segno di approvazione.

«Bene, Eiden, quando vi è la possibilità che vi sia stato un omicidio, quale sezione della polizia entra in gioco, ragazzuolo?»

«La parte investigativa» Rispose Eiden timidamente.

«Bravo, esatto! Forse non mi sono presentato con il nome giusto, sono: il Tenente Tan, suona bene, vero?»

Arrossendo, Eiden, fece sì con la testa, poi disse, sussurrando:

«Mi scusi davvero»

Non sapeva perchè quelle parole gli fossero uscite dalla bocca e sperava, con tutto il cuore, che non fossero arrivate alle orecchie di Tan. Speranza che si spense subito, quando il tenente pronunciò:

«Non scusarti per questa sciocchezza, ragazzo mio! Ma ricorda questo: guarda sempre i dettagli»
E si toccò un lucente pezzo di metallo, color oro, che aveva posto sul petto, era una spilla, che, in modo chiaro, riportava "Tenente Tan".

Eiden si sentì inghiottire dal pavimento, voleva sparire, nella sua testa riecheggiava una voce "Sei solo uno sciocco", lo avrà sentito almeno dieci volte, prima di riprendersi da quei pensieri intrusivi che lo disturbavano.

Allora Tan continuò:

«Ragazzo, ti prego, non abbatterti, non volevo essere sgradevole, ma è solo un insegnamento, qui i dettagli valgono più di tutto, comunque ora basta parlare, ti presento la mia squadra, forza»

E indicò gentilmente la porta di uscita.

Una volta usciti da quella sala cupa, i due si incamminarono per la centrale, molto più grande di quanto sembrasse all'esterno, passarono per un centinaio di corridoi, o almeno, era questo  che pensava Eiden, che seguiva attento il suo superiore, che, stranamente, non diceva nessuna parola. Sino a quando si trovarono davanti ad una grossa porta, e Tan la aprí dolcemente, aggiungendo:

«Siamo arrivati, ragazzo»

Eiden guardò incuriosito all'interno, era una stanza enorme, che conteneva altri piccoli stanzini e un grosso tavolo al centro. Vi era chi lavorava al computer, chi discuteva al tavolo.

«Ragazzi, ragazzi, attenzione per favore, lui» ed indicò gentilmente il ragazzo «È Eiden, passerà un bel po' di tempo con noi»

Eiden sorrideva a tutti.

«Dai ragazzo, entra, cosa aspetti?»

Entrò lentamente, e piano piano tutti iniziarono a presentarsi, stringendoli la mano.

«Piacere sono Chris»

«Piacere Ann»

«Salve, Neave»

«Oh che bel giovincello, sono David, il più anziano del gruppo»

E così via, erano una trentina di persone, e ciò, per forze di cose, non durò poco.

Eiden pensò tra sé : "Cavolo! Non riuscirò mai a ricordarmi i nomi di tutti".

Una volta scambiati i saluti, Tan, con una voce più severa, disse:

«Bene, ora, tutti al lavoro»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top