Il Diario

Il vento soffiava forte e riecheggiava all'interno della casa in cui Adel sedeva, entrava attraverso una finestra lasciata leggermente aperta, e colpiva in maniera delicata la miriade di fogli all'interno di quell'abitazione, creando una sinfonia leggera, ma presente.

Adel, cullata da quel suono, iniziò a pensare, ricordò il volto cupo di suo padre, dai lineamenti duri, occhi sgranati e sguardo violento, lo ricordava seduto, mentre leggeva e sorseggiava caffè.

Guil era un uomo di poche parole, concentrato, sempre, su quello che faceva.

I pensieri furono bruscamente interrotti da un tonfo, il vento aveva fatto cadere dalla mensola situata in cucina, un grosso libro.

Alzatosi velocemente dalla sedia per lo spavento, Adel, andò a controllare che i danni procurati dal vento non fossero troppo gravi, svoltò l'angolo, e si trovò nella cucina, luogo accogliente, ben curato, ma leggermente disordinato, dettaglio che faceva capire che la casa fosse abitata.

La giovane donna guardò il pavimento, terrorizzata dall'idea di poter trovare a terra, in mille pezzi, il vaso che il padre custodiva come l'oggetto più prezioso che avesse, anche se esso era un comunissimo vaso da fiori, con delicati ornamenti, ma nulla che potesse ricondurlo ad un oggetto di tale valore.

Gli occhi verdi di Adel si sgranarono, le pupille si allargarono e capito che il vaso fosse salvo, tirò un profondo sospiro di sollievo, che la riportò nella realtà.

L'oggetto caduto era un libro, Adel non gli aveva mai dato importanza, era sempre stato nel punto più alto della mensola, anche se molte ante erano vuote, come se fosse stato, per qualche motivo, nascosto, ma Adel non era una ragazza facile da imbrogliare o da cui fosse facile nascondere qualcosa, lo aveva notato da tempo, ma lo aveva etichettato come un noioso libro di ricette.

Non lo aprì mai, non era il tipo di libro che aveva piacere di leggere.

E per le ricette, il padre, gli aveva comprato, non regalato, un ricettario dall'apparenza più nuovo, in modo che la ragazza, sin da giovanissima età, potesse cucinare per entrambi.

Adel, fece per mettere a posto il libro, ma cadutegli dalle mani, e facendo, nuovamente, un bel tonfo sul pavimento, si aprì su una pagina disegnata a mano, di manifattura pregevole, dalle linee delicate e dai colori tenui.

Il soggetto era molto bello, raffigurava una giovane donna, dai lunghi capelli rossi, di una corporatura esile e di bell'aspetto.

Adel si perse nell'osservare quel bel disegno, che, a differenza di tutti quelli che si trovavano all'interno dell'appartamento, non aveva fatto lei.

Lo guardò a lungo, e iniziò a immaginare storie fantastiche che avevano come protagonista quel soggetto.

Era una donna innamorata, aveva concluso Adel, innamorata di un uomo straordinario, che era dolce e premuroso, poi girò, incuriosita la pagina.

Questa era diversa, vi era solo una grande scritta, dalla calligrafia ordinata, ma semplice:

"Medelin",

Adel gettò il libro a terra, nel suo cuore riaffiorarono pensieri e si sforzò di ricordare l'aspetto della madre, tentava di recuperare un momento in cui il padre, attraverso qualche foto, gliela avesse fatta vedere.

Nulla, nessun accenno di Medelin era stato fatto dal padre alla figlia.

Adel conosceva solo il nome, niente di più.

Riprese il libro e lo aprì nuovamente nella pagina del disegno, che era facile individuare, in quanto, l'acquerello aveva sporcato i bordi del foglio di diversi colori, e risaltava nel bianco delle altre pagine.

Riguardò il disegno e sussurrò:

«Mamma sei tu?»

Come se il disegno potesse in qualche modo risponderle.

Una lacrima scese delicatamente sul viso di Adel, non capiva l'emozione che provava, non sapeva cosa il cuore le stesse comunicando, era qualcosa di nuovo.

Ma, avendo una grande intelligenza e razionalità, sapeva che, la donna raffigurata poteva non essere sua madre, poiché, le prove, erano, per ora, inesistenti.

Cambiò pagina, toccò dolcemente con l'indice la scritta "Medelin", fece un grosso sospiro e girò nuovamente pagina, che risultava avere un lungo testo.

Si apriva con una data in alto a destra, poi, con calligrafia veloce, "Caro diaro".

Adel capì immediatamente che doveva essere il diario della madre, velocemente mosse gli occhi per tentare di leggere il più rapidamente possibile, fino a quando arrivò in mezzo alla pagina e lesse il nome Guil.

Quello era il nome di suo padre.

Sgranò gli occhi spaventata.

Chiuse il libro, ma lo tenne con sé, aveva il terrore di continuare a leggere, conosceva suo padre, ed aveva paura di cosa potesse aver fatto a sua madre e di leggere i racconti di costei sui dolori provocatole.

Una volta richiuso il libro, girò nuovamente l'angolo e si risiedette sulla sedia, posando vicino a sé il diario.

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