Il 329
"Adel smettila!"
"Adel, ma cosa fai?"
"Adel, non pensare"
"Adel basta, o ti farai male!"
«Lo so, ma non riesco a smettere»
Urlò la giovane, riempiendo, con la sola voce, la stanza.
Ma in quella stanza non vi era nessuno, nessuno conosceva la ragazza, nessuno l'aveva mai vista, nessuno tranne il padre, che ormai, mancava, da mesi.
La voce sentita, non era irreale, ma esisteva, sì, solo nella sua mente. Avendo passato, tanto, troppo, tempo senza nessuno, Adel, aveva accumulato una serie di comportamenti "particolari", non era pazza, era solo sola.
La tentazione di aprire il diario che le era vicino era forte, troppo insistente, ma non voleva farsi del male, leggendo cosa la madre mise in quel libro.
Per sfuggire alla tentazione, Adel, prese il suo amato catalogo di schizzi, aprì su una pagina a caso, guardò il disegno in bozza, fece un segno di approvazione con il viso, prese un foglio più grande, e iniziò a disegnare.
I colori scelti erano lo specchio del suo umore, a tratti allegri, come il giallo e il rosa, e altri tremendamente infelici, come il nero e il grigio.
Ma la sua mente non smetteva di pensare, di riflettere sulla bella donna dai capelli rossi, posta sul disegno dentro al diario. La sua coscienza, a volta accomodante a tratti fastidiosa, le concesse di aprire il diario, ma solo ed esclusivamente per riguardare il dipinto.
Di fretta e furia, prese il diario, aprì la pagina, e si concentrò in maniera maniacale sull'immagine, ancora più bella di come se la ricordava. Pensò che chiunque avesse fatto quel disegno era stato davvero bravo, troppo bravo.
Notò che nel dipinto vi erano tanti, tantissimi dettagli, che prima non aveva notato, in primo luogo vide, che sulla parte inferiore della pagina, a destra, vi era il numero 5, "normale", pensò Adel, "è il numero della pagina in cui mi trovo", ma nell'angolo sinistro vi era un altro numero, scritto con la penna blu, riportava il numero 329.
«Ti prego, Adel, permettimi di andare su questa pagina»
Esclamò dolcemente e timidamente la giovane, e la sua coscienza, prontamente le rispose, attraverso, la voce della ragazza:
«Va bene, ma non farti male!»
In Adel sembravano convivere due personalità completamente diverse, un'impulsiva e l'altra molto razionale, che vivevano, comunque, in un'armonia costante, con alcuni litigi, a volte, che nella ragazza, si manifestavano con un grande mal di testa, come se le due emozioni iniziarono a picchiarsi, all'interno del cranio della giovane, mancandosi spesso e volentieri, e arrivando all'estremità della testa di Adel, con i pugni, che erano riservati all'altra emozione, provocandole dolore.
Dopo aver avuto il permesso da parte del suo lato più razionale, che era il suo più bravo consigliere, nonché l'unico, cercò velocemente la pagina 329, l'aprì con gli occhi sgranati, pronta a capire cosa vi fosse scritto, nulla, la pagina era completamente bianca, sembrava nuova, aveva solo il numero stampato nella parte destra, in basso, del foglio. Nulla di più, assolutamente nulla.
Sconcertata, provò a guardare la pagina dopo, pensando: "Magari, mamma, ha sbagliato di una cifra, la pagina", convinta di ciò, Adel, svoltò delicatamente, con le sue piccole, ma molto curate, mani, il foglio, per ritrovarsi in altre due pagine, assolutamente vuote.
Non capiva, si sentiva stupida, aveva paura di aver abboccato ad un numero scritto lì a caso, "Probabilmente, era, semplicemente, il suo numero preferito, nulla di più" , si mise a riflettere, non poteva essere, perché sua madre lo avrebbe scritto proprio su quella pagina, con il rischio di rovinare quello splendido disegno?
Pensò tanto, ma continuava a non capire, prese un foglio, scrisse il numero ed iniziò ad analizzarlo.
Alla fine, tra tutte le conclusioni a cui pensò, scrisse "3 + 2 + 9 = 14".
«Forse è a pagina 14 la descrizione del disegno?»
Sussurrò piano la ragazza.
Riprese il diario e aprì nuovamente il gigantesco libro, "ma a cosa le serviva un libro così grande?", pensò, mentre cercava la pagina che desiderava aprire.
La trovò, guardò la pagina e chiese alla sua coscienza: "Secondo te, posso leggere?" "Vai", le rispose prontamente il suo lato razionale, come se ad un tratto, si fosse mescolato con quello impulsivo.
Allora, ricevuta, ancora una volta, l'approvazione, Adel, mosse gli occhi da sinistra a destra, e lesse ad alta voce le righe scritte.
"Caro Diario,
oggi ti racconto un qualcosa di diverso, per ore sono stata in posa, ti chiederai il "perché?", ora risponderò subito alla tua domanda, mi hanno fatto un bellissimo dipinto, con acquerelli e tanto altro materiale, non chiedere a me, sai che non sono pratica del disegno, ma Guil lo è, e sì, è stato proprio lui a farmi il ritratto, è stato davvero fantastico.
Comunque Diario, non preoccuparti, lo attaccherò su una tua pagina, in modo che anche tu lo possa vedere!
Ora devo andare, grazie per essere così importante, caro, anzi carissimo, diario.
La tua Medelin.
P.S. Se mai dovessi perdere la memoria, Guil, ricordami, per favore, sempre •329•"
Adel era impallidita, invece di aver ricevuto delle conferme, tutto era più strano.
Una sola cosa la faceva sorridere, e le dava un attimo di pace, da tutti i pensieri che la tormentavano. Il fatto che la donna raffigurata era sua madre, ora sapeva come era.
Ma i dubbi erano ancora tanti:
«Mio padre sapeva disegnare?»
disse con tono arrabbiato;
«Ha sempre criticato questa mia passione, perché?»
continuò:
«Mi ha stracciato tanti di quei disegni»
Arrabbiata, prese i fogli che le erano più vicini, e con un colpo li buttò a terra.
Continuò, questa volta senza riportare i suoi pensieri con la voce, ma riecheggiavano solo nella sua mente:
"Perché mamma doveva ricordare il 329? Che significato ha?"
Sommersa di domande, Adel, stravolta per quelle ore passate, si addormentò sulla sua sedia.
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