Abbassa Quell'Arma
La porta, una volta aperta, lasciò ai tre pover'uomini vedere l'interno della casa.
C'era poco da discutere. Era abitata.
La miriade di disegni, svolazzavano attraverso l'aria che entrava dalla porta. Andavano, viaggiavano a destra e a sinistra, arrivavano a sfiorare i poliziotti, incantati da quella situazione fiabesca.
«Oh cavolo»
Esclamò uno dei tre, impossibile distinguere la voce, lo disse come un soffio, che si mischiò insieme all'aria.
Rimasero a guardare per un po', l'atmosfera era serena, erano felici, non si sa per quale motivo, nessuno ebbe il coraggio di parlare per alcuni minuti, "non volava una mosca", anzi, qualche insetto vi era, ed impreziosiva la scena con il suo ronzio e con il suo batter di ali.
E, a proposito di ali, sembrava che, per la leggerezza di quel momento, tutti loro potessero alzarsi al cielo, come se fossero spinti dalle più grandi ali.
Qualcosa però li riportò bruscamente nella realtà, uno dei tre, Chris, fece un passo in avanti e cadde in modo buffo.
Vi era qualcosa di scivoloso a terra.
"Qualcuno ha passato la cera sul pavimento"
Pensò il trentenne.
«Oh no, no!»
Disse Eiden, con un sentimento di terrore, che si era impadronito del suo corpo.
«Oh ragazzo, cosa c'è? Forza parla» Disse Tan, con gli occhi rivolti verso al ragazzo, impietrito.
«Ah ragazzi come siete carini a preoccuparvi per me, comunque sto bene, non mi è successo nulla» Esclamò Chris con tono infastidito, facendo un movimento per recuperare la posa eretta.
«Fermo!» Disse il giovane.
«Eiden, che ti prende?» La voce, era, nuovamente, quella di Tan.
«Chris, Tan, guardate a terra! Abbiamo un serio problema»
I due, ignari di cosa Eiden stesse tentando di mostrarli, abbassarono lo sguardo.
Impallidirono a loro volta.
La scena era macabra, i fogli che prima volavano erano caduti sul pavimento ed erano macchiati di rosso.
Chris si guardò le gambe, avevano delle macchie rosse anch'esse.
Fece un balzo, per lo spavento o per lo schifo.
«Sembra sangue» Disse Eiden.
«Non è che lo sembra, lo è!» Esclamò Chris terrorizzato.
«Ok, ragazzi, calma. Il sangue» e allungò la mano verso terra, toccando il pavimento nel punto in cui si trovava una chiazza «È fresco! Non può essere andato lontano.» Puntualizzò Tan.
Il tenente si toccò la tasca destra dei pantaloni, sentì la pistola e la prese. Puntandola in avanti, verso un'entità invisibile.
«Dovremmo seguire il sangue» Disse il giovane «Non ha avuto il tempo di pulire, il sangue ci dirà dove sia andato la vittima o il carnefice»
«Giusto Eiden, bravo» Tan si congratulò per l'idea.
Nel frattempo Chris rimase impietrito. Ascoltava e basta, non diceva e non dava alcun segno di fermezza mentale, ma solo di grande, di estrema, paura.
«Ok, ora, lentamente, seguitemi» Disse Tan.
Si incamminarono e seguirono le impronte di sangue. Svoltarono a destra, e si trovarono dispersi. Il sangue terminava, davanti ad un muro.
«Ah ci mancava il fantasma» Chris finalmente espose la sua teoria stramba.
«Ma cosa dici?» esclamò il ragazzo ridendo «Non siamo mica in un film dell'orrore, Tan, mi lascia, cortesemente dare un'occhiata?»
«Ragazzo, non credo che sia sicuro»
«Si fidi di me, non abbiamo altre idee per ora, o mi sbaglio?»
Fissò i due, uno immerso nel panico, contemplante teorie assurdamente fantastiche, l'altro con sguardo perso e testa senza alcuna teoria.
«Va bene, stai attento Eiden, noi ti copriremo le spalle»
«Ma dove pensate che vada? Resto qui, voglio solo vedere meglio il muro»
«Eiden, non mi sembra il momento adatto per capire se sei anche tu un fantasma» riprese fiato Chris, esclamando un qualcosa che fece ridere entrambi gli altri due.
«Ma va? Quale fantasma?» e rise il giovane.
Mettendosi d'accordo, Eiden superò Tan, e arrivò di fronte al muro.
Il ragazzo iniziò a toccare il legno che componeva la parete. Iniziò dall'alto, per poi arrivare verso il basso. Tutte le assi nella parte superiore erano estremamente allineate, poi, abbassandosi, sporgevano leggermente.
Allora picchiettò il muro, prima in alto, il rumore era pieno, risuonava poco, dietro il legno vi era sicuramente una parete di muratura. Poi provò la stessa cosa nella parte bassa, il rumore era differente.
«Qui c'è un buco» Disse Eiden «Provo ad aprirlo».
«No Eiden, sei pazzo? Lascia fare a me, sono armato, può essere davvero pericoloso» Esclamò Tan, quasi urlando.
Il tenente si avvicinò al muro, si abbassò e tentò di forzare le assi, con l'arma puntata in avanti, carica.
Poi un tonfo, le assi vennero giù tutte insieme, attaccate le una alle altre, e si rivelò il contenuto.
Una giovane donna tremante e sporca di sangue.
Che li fissava terrorizzata. No, non fissava loro, ma la pistola che le era stata puntata in testa da Tan.
Aspettava che premesse il grilletto.
«Tan, ma cosa stai facendo? Abbassa subito quell'arma! Non vedi che è una giovane ragazza?»
Tan, rimproverato dal ragazzino che solo da questa mattina aveva iniziato il lavoro, abbassò l'arma.
«Lascia fare a me, è sotto shock, avrà più o meno la mie età, non è stata una grande idea puntarle una pistola!»
«Hai ragione Eiden, scusa» Questa volta era stato il tenente a porgere le sue scuse al ragazzo, per l'errore commesso.
Poi i tre fissarono la ragazza, di bell'aspetto, capelli corti e castani.
Tremante come una di quelle foglie, che poco prima aveva ammirato dalla finestra.
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