Charles Leclerc

Non vedevo Charles così felice dall'anno prima, dalla sua seconda vittoria in formula uno, in Italia. Era così bello vederlo sorridere in quel modo sul podio, con i tifosi che lo acclamavano e con il team che gli sorrideva fiero. Non ci sono stati tanti altri momenti del genere quest'anno, ed è deprimente vederlo così triste, ma rientrare nel paddock di Monza sembrava averlo completamente cambiato. Le qualifiche non erano andate per il meglio, ma lui era ottimista riguardo alla corsa. Camminava nel paddock sorridendo come un ebete e quasi saltellando.

Mi misi a ridere e lui si girò di scatto abbassandosi gli occhiali da sole. "perché ridi?" chiese senza togliere quel sorriso da ragazzino dalla sua faccia. "mi ai ridere, sembri un bambino di 7 anni a cui hanno appena comprato una caramella" dissi continuando a ridere e facendo ridere anche lui. "non sai quanto sono contento di essere di nuovo qui" disse aprendo la porta del motorhome e facendomi cenno di entrare prima di lui. "oh si che lo so" dissi entrando e appoggiando la borsa sul tavolo all'entrata. Il motorhome di Charles a Monza era decisamente il mio preferito, era così pieno di colori, di Ferrari e di Italia che mi faceva essere fiera di essere italiana. "Martina" mi sentii chiamare e mi girai verso Charles che aveva un pacchetto in mano. "cos'è?" chiesi avvicinandomi. "aprilo" disse lui tendendomelo. Lo presi, lo aprii e tirai fuori un cappello rosso con lo stemma giallo del cavallino rampante davanti. Sorrisi scuotendo la testa "così farò il tifo meglio" dissi e lui annuì aiutandomi ad indossarlo. "ci stai una favola" sorrisi e mi diede un lieve bacio sulle labbra.

La corsa era iniziata da un po' e Charles stava iniziando a recuperare. Guardai i meccanici preoccupati. "non va?" chiesi ad Andrea Ferrari, che scosse la testa. "non c'è gap, non c'è velocità, neanche con il DRS arriva alla velocità degli altri" guardai gli schermi cercando di capirci qualcosa, ma l'unica cosa che avevo capito era che la Ferrari non era più la stessa. Mi sedetti accanto ad Andrea e accesi il telefono controllando i messaggi ma nulla che mi potesse distrarre dal disastro che c'era in corso. Mia madre chiedeva di passare a Venezia da lei prima di tornare a Monaco con Charles lunedì. Mio fratello che chiedeva di portargli una felpa della Ferrari da Monza e il gruppo delle mie compagne di università che chiedevano di vederci in settimana per ripassare qualche cosa prima del penultimo esame della settimana seguente. Spensi il telefono e guardai Andrea, neanche lui era contento. Tutto il team era disperato. Rimasi a fissare il vuoto per qualche minuto finché non vidi tutti alzarsi di colpo dalle sedie. Guardai lo schermo. Safety Car. Bandiera gialla. Mi alzai di botto e guardai Andrea che mi indicò un altro schermo. Una macchina rossa a muro, aveva distrutto il muro di gomme e i cartelloni pubblicitari su di esso. La polvere copriva tutto e non si riusciva a vedere bene l'auto, ma lo sapevamo tutti che era di Charles quell'auto. Mi girai di scatto verso gli ingegneri nella pit lane e corsi lì da loro. "sta bene?" chiesi. Mi guardarono per un secondo ma non mi risposero. Chiesero a Charles se stesse bene. Avevano le cuffie, non potevo sentire la risposta. Loro non si mossero. Binotto apparse dietro di me preoccupato e mi porse un paio di cuffie mentre indossava le sue "Charles tutto bene?" chiese lui. "sto bene" rispose Charles. Sospirai, stava bene, ma la sua voce era spezzata dalla tristezza. La sua gara era finita. "va bene Charles, hanno la safety, puoi uscire dall'auto, vieni qui" non rispose, ma aveva capito. "Martina è li?" chiese lui. "sono qui" dissi io. Non ci fu altra risposta, lo vidi uscire dall'auto dagli schermi e tornai nel motorhome.

Charles apparve mentre si toglieva il casco e tutti gli piombarono addosso. Lui rispose velocemente a tutti ed entrò esausto. Chiuse la porta e si buttò sul divano accanto a me. "stai bene?" gli chiesi. Lui annuì e si portò le mani tra i capelli. Sapevo di cosa aveva bisogno, succedeva spesso. "vuoi stare solo?" scosse la testa. "ho bisogno di te" lo abbracciai e lui mi strinse forte. Faceva caldo, tanto caldo ma stavo bene.

spazio autrice, scusatemi infinitamente per tutto questo tempo che ci ho impiegato, sto scrivendo quanto posso ora e penso che a fine settimana dovrei finire di scrivere tutte le one shot che mi avete chiesto, spero vi piacciano :)

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