• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟤 ~ 𝒮𝑜𝓅𝒽𝒾𝑒

Siamo dalla modista da questa mattina, è quasi l'ora del pranzo e io sono letteralmente sfinita!

Sfinita di provare abiti, di prendere misure, di non poter dire la mia neanche sul colore o tipo di tessuto che preferisco. La zia Bridget sembra una bambina in un negozio di dolci, eccitata e infervorata dalla scelta del mio guardaroba che servirà per tutta la Stagione. Mancano ormai un paio di settimane e avranno luogo la mia presentazione a Corte e i primi eventi.

Non so cosa aspettarmi o, meglio, so benissimo cosa succederà perché sono stata istruita a dovere, ma sarà tutto una novità per me. Mi sento un po' sola nell'affrontare questa prova che determinerà tutta la mia vita e avrei tanto voluto mia madre vicino. Lei mi avrebbe saputa consigliare per il meglio e mi avrebbe fatto scegliere almeno gli abiti e gli accessori da abbinarci. Avrei potuto chiederle com'era stata la sua presentazione, ma non ho fatto in tempo. Ero troppo giovane e ingenua, non pensavo minimamente al futuro. Poi lei è morta e tutte le mie possibilità di stare con lei sono svanite. Mi ha abbandonata, si è lasciata andare... Non ha pensato a me, ad Aaron. Ha seguito il suo amore fino alla morte e per questo la odio e la ammiro al contempo.

«Ahi!» Uno spillo mi pizzica la caviglia.

«Perdonatemi, lady Sophie.» Si scusa in fretta l'assistente di Mrs. Powell con aria mortificata, neanche mi avesse affettato una gamba.

«Non è nulla, solo un graffietto.» Replico subito, colpita dall'occhiata che la modista lancia alla ragazza. Non voglio fare la figura della vittima, è davvero solo un graffio, quindi mi affretto a cambiare discorso. «Ci vedrei bene delle perle su questo vestito, zia Bridget, che ne dici?»

La zia mi rivolge un'occhiata stralunata, neanche le avessi confessato di avere dodici dita ai piedi. «Mia cara ragazza, non dire sciocchezze! Che ne vuoi sapere, tu, di gioielli? Qui ci vogliono delle ametiste per far risaltare il tuo sguardo. Passeremo domani alla gioielleria.» Mi liquida con un breve gesto della mano e io chiudo la bocca, affranta.

Un risolino fastidioso invade in quel momento l'atmosfera dell'atelier, lo conosco già bene e mi meraviglia non essermi accorta del nuovo arrivo. Getto un'occhiata nei pressi della porta e non mi stupisco affatto nell'osservare Dorothy Drake (da me soprannominata DìDì, nomignolo dolce e fastidioso quanto una carie ai denti, per quanto mi riguarda) e sua madre, lady Ellen Drake, moglie del Conte di Essex. Sono simpatiche quanto due sanguisughe.

«Mie care!» La voce della zia Bridget blocca i miei pensieri diabolici, per fortuna, squillando forte come una campana. «Siete qui per gli abiti della giovane lady Dorothy?» Si sta rivolgendo proprio alla mia acerrima nemica, visto che lei e lady Ellen sono amiche, purtroppo. Frequentano gli stessi luoghi, fanno la stessa beneficenza, conoscono le stesse persone. E io mi ritrovo DìDì sempre tra i piedi per via di questo inconveniente.

«Certamente, lady Bridget. Anche voi siete qui per lo stesso motivo, no?» La Contessa fa un cenno verso di me, ma io mi giro verso lo specchio, facendo finta di osservare l'abito.

«Cara, scendi da lì e vai a cambiarti, così potrai salutare lady Drake e sua figlia.» Mi dice la zia, provocandomi un conato di vomito. Proprio quello che volevo evitare di fare. E invece mi ritrovo a scendere dalla pedana e a raggiungere il camerino, dove l'assistente di Mrs. Powell mi aiuta a togliere l'abito senza farmi pungere dagli aghi.

«Se può esservi di conforto, lady Sophie, voi siete molto più bella di lady Dorothy. E di gran lunga più gentile!» Sussurra al mio orecchio la ragazza, strappandomi un sorriso. So quanto può costarle pronunciare un'affermazione di questo tipo, rischia addirittura il posto di lavoro. Ma io non ne farò menzione con alcuno, non voglio certo essere responsabile della vita di questa ragazza! Avrà sedici anni e deve ritenersi davvero fortunata a lavorare presso questo atelier, anziché in qualche pub o bordello.

«Grazie, mi è davvero di conforto.» Mormoro a voce bassa anche io, sorridendole. Poi mi sfilo l'abito e mi rivesto, tornando poi nella stanza principale dell'atelier, dove Mrs. Powell sta consegnando a lady Ellen una confezione con l'abito della figlia.

«Eccoti!» La zia Bridget fa un gesto con il braccio, invitandomi ad azzerare le distanze. «Lady Ellen mi stava dicendo che la giovane lady Dorothy verrà presentata a Corte insieme a te. Vi incontrerete di sicuro durante i numerosi eventi che ci saranno durante la Stagione. E speriamo di vedervi presto maritate!»

Sorrido e faccio "sì" con la testa, sembro una marionetta comandata da qualcuno che ne muove le fila senza poter fare nulla per oppormi. È il mio destino e la gioia di avere DìDì come compagna di percorso traspare da ogni mio poro...chiuso.

«Abbiamo appena pagato l'abito da debutto, un trionfo di seta, tulle e perle d'acqua dolce, Dorothy sembra una vera principessa!» Lady Ellen si dimena in un verso di eccitazione che mi fa accapponare la pelle.

«Lo immagino. Bene, direi che è ora di tornare a casa, per noi.» La zia Bridget e io salutiamo cortesemente la modista e poi la Contessa di Essex, io ringrazio il cielo che questo strazio sia terminato. DìDì non mi ha fatto nulla, parliamoci chiaro, a parte qualche battuta sprezzante o una risata sotto i baffi, la nostra è un'antipatia reciproca, a pelle. E con questo genere di cose non ci si può fare niente. O si piace agli altri oppure no. E lei non mi piace in nessun modo, questo è poco ma sicuro.

Quando scendiamo dalla carrozza, davanti alla casa di zia Bridget incontriamo lady Amelia che rientra a casa e il saluto è d'obbligo.

«Buongiorno, lady Bridget! Lady Sophie.» La voce squillante di questa donna ti mette un'allegria inaudita in corpo, non so come faccia ma è sempre sorridente.

La salutiamo anche noi e lei si avvicina a grandi passi, quasi non volesse lasciarci sgattaiolare via.

«La temperatura è mite a quest'ora, che ne pensate?» Ci chiede lei, alternando lo sguardo fra me e la zia. Mi stupisco si aspetti una risposta anche da me, poiché quando siamo insieme è sempre mia zia a rispondere per entrambe. Lady Amelia, però, è diversa. Sembra interessata a cose diverse dagli altri, la si potrebbe definire "eccentrica", nel senso buono del termine. È una signora dell'età di zia Bridget, con i capelli castani striati di grigio, due grandi occhi verdi e un sorriso dolce e rassicurante.

«Concordo, al risveglio non ho neanche patito i miei soliti dolori alla schiena.» Conviene mia zia, strappando un'espressione benevola a lady Amelia. Io mi limito a sorriderle, ma lei sembra voler parlare proprio con me.

«Lady Sophie, avete già cominciato a partecipare a qualche evento di beneficenza?»

Faccio un breve cenno di diniego con la testa. «Non... non ancora.»

«Oh, bene! Voglio dire, se vi fa piacere vorrei reclutarvi per le mie opere di aiuto presso l'ospedale St. Bartholomew. C'è sempre bisogno di giovani energiche come voi! Io mi occupo di dare sostegno agli orfani con malattie a lunga degenza. Se vi fa piacere, potrei accompagnarvi domani mattina.»

Con la coda dell'occhio noto che la zia Bridget non si lascia sfuggire una smorfia tra le labbra. «Non credo che la cara Sophie abbia voglia di sporcarsi le mani in questo modo, lady Amelia. Deve concentrarsi per la Stagione che sta per iniziare, abbiamo molt-»

«A che ora mi faccio trovare pronta?» La domanda mi esce di getto, quasi non fossi io a formularla. Interrompo la zia e mi rivolgo direttamente alla vedova del Duca. Lei allarga gli angoli delle labbra in un sorriso sincero e soddisfatto.

«La mia carrozza vi attenderà qui fuori per le undici del mattino.»

«Beh, dopotutto se si tratta di un impegno sporadico...» Conclude zia Bridget, voltandosi già verso casa. «Buona giornata, lady Amelia.»

Ci salutiamo brevemente e mi affretto per raggiungere casa, dove il maggiordomo afferra i nostri soprabiti. «Il pranzo è in tavola, milady.»

«Grazie, Ernest.»

I monosillabi che pronuncia la zia mi fanno presagire una ramanzina epocale, tanto che studio già nella mia mente le possibili risposte da darle, senza trovarmi impreparata.

«Dobbiamo fare due chiacchiere, Sophie.»

Appunto.

«Siediti.» Annuisco al suo imperativo mettendomi al mio solito posto a tavola. Lascio lo sguardo basso.

«L'onere che mi sono presa quando ho accettato di presentarti a Corte sarà finalmente ripagato nel momento in cui diventerai la moglie di un Conte o di un Duca influente, cui andrà la tua dote e ogni cosa che ti appartiene. Compreso il tuo tempo.» Fa un breve sospiro, poi beve un bicchiere d'acqua, prima di riprendere a parlare. «E il tuo tempo, ora, dev'essere completamente a disposizione dei preparativi per la Stagione che sta iniziando. Dovrai presenziare a balli, feste, cene, passeggiate e gare sportive. Ti sarà chiesto di dare il meglio di te stessa per incantare il miglior partito sulla piazza, mia cara. Capisci da sola che questo impegnerà tutta la tua giornata per i prossimi mesi.»

Faccio un cenno d'assenso con la testa e, visto che non parla più, rispondo alle sue raccomandazioni con voce pacata. «Lo so benissimo, zia. Sono stata istruita fin da piccola a questo momento, mi impegnerò ancora di più, ma ti prego...» Unisco le mani proprio in segno di preghiera. «Non mi negare questa occasione. Ci tengo davvero ad assistere i bisognosi.»

Non so da dove sia venuto questo desiderio, perché non ci avevo mai pensato, ma nel momento stesso in cui lady Amelia me lo ha proposto mi sono vista con uno scopo che non sia solo trovare marito ed essere considerata come un pezzo di carne in vendita. Voglio davvero fare qualcosa di significativo e di valore, nella mia vita.

«Se questo non toglierà tempo ai tuoi doveri, va bene. Ma devo avvertirti, Sophie. Tu sei sempre vissuta nell'agio e nella protezione di tutta la tua famiglia...» Sospira. «Ciò che vedrai in quell'ospedale non sarà facile da sopportare.»

«Ti prometto che se mi accorgerò di non essere in grado, sarò la prima a tirarmi indietro.»

La zia annuisce e poi ci accingiamo a mangiare in totale silenzio. La tensione ancora vibra leggera fra di noi, ma in qualche modo mi sento soddisfatta per avere raggiunto questo piccolo traguardo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top