• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 32 ~ 𝒮𝑜𝓅𝒽𝒾𝑒

Mi specchio, mentre Sarah cerca di sistemarmi i capelli arruffati e il viso gonfio di pianto, e il riflesso che vedo non sembra il mio. È una ragazza piena di dolore e sofferenza, che non ha fatto altro che piangere per due giorni interi. Deglutisco e subito un groppo in gola mi assale.

«Perdonatemi, vi ho pettinato con troppa forza?» mi chiede ingenuamente la mia cameriera.

Scuoto la testa un paio di volte: non riesco neanche a risponderle senza farmi riempire gli occhi di lacrime.

«Dovreste essere felice, oggi finalmente potrete rivedere il Duca» tenta ancora Sarah.

E solo dopo un lungo minuto riesco a rispondere. «Già... peccato che sia l'ultima volta. L'hai sentita anche tu mia zia, l'hanno sentita tutti i domestici e sono certa che l'abbiano sentita perfino lady Amelia e lord Anthony dalla casa accanto!»

«Non dite così... farò quello che posso per cercare di aiutarvi.»

«Lo so, e per questo ti sarò eternamente grata, ma non potrai convincere la zia Bridget a cambiare idea, se non ci sono riuscita io con valide argomentazioni. È evidente che la mia verità non è la sua» commento amareggiata.

Sarah ammutolisce e il suo sguardo si fa cupo e spento. Mi dispiace per lei, ma non ho altre spiegazioni da darle al momento. Non vedo l'ora di rivedere Anthony, ma allo stesso tempo ho paura che questo incontro sarà l'ultimo. L'impotenza nei confronti della mia stessa vita è devastante in questo momento.

«Scusami...» mormoro in direzione del riflesso di Sarah sullo specchio.

«Ma cosa dite? Quella che deve chiedere perdono sono io, che non posso neanche immaginare il vostro dolore.»

«Finiamola qui e sbrighiamoci... se questa è l'ultima volta in cui potrò incontrare Anthony, voglio che duri il più a lungo possibile.»

Sarah annuisce e quando termina il suo lavoro osservo una me stessa più sobria che mai, con un abito modesto sui toni del verde e un'acconciatura meno elaborata di sempre. Il suo compito di farmi passare inosservata è riuscito di certo, e approfittando del frangente in cui la zia Bridget è in visita presso una sua amica, insieme usciamo e ci dirigiamo al luogo dell'appuntamento.

~ 🌹🌹🌹 ~

Il pub del cugino di Thomas è un posto tranquillo, seppure animato da avventori vivaci e chiacchieroni. Qualche occhiata qui e là, ma nessuno si permette di intromettersi fra di noi, segno che non abbiamo destato sospetti. Sarah e Thomas sono seduti al bancone e parlano con Robert e con sua cognata, il cui viso è piuttosto rilassato e carico di energie nonostante la vita difficile che le è toccata.

Io sono seduta a un tavolo appartato insieme ad Anthony e ci stiamo tenendo la mano. Il suo tocco lieve mi fa fremere come la prima volta in cui mi ha sfiorata, ma stavolta ha il sapore amaro dell'addio.

«Mi sei mancata...» mormora in mia direzione, con un lieve sorriso. Anche lui è vestito in modo semplice e da come gli sta stretta la camicia credo stia indossando qualcosa di Thomas. Non ha il bastone con sé, per destare ancora meno l'attenzione, così si sforza di guardare verso il mio viso.

«Anche tu, ma ho paura. La zia è stata intransigente. Non mi ha più parlata e ho ben poche possibilità che possa cambiare idea su di noi. Quasi nulle» dico sospirando.

«Sapevo che sarebbe stato difficile, e senza un accordo formale con tua zia dovrei far intervenire la Regina in persona. E, credimi, potrei farlo... ma...»

«Ma...?»

«Ma vivresti comunque lontana da tua zia, perché non ti perdonerebbe mai più. Inoltre saresti condannata a stare da sola, perché tutti ti vedranno soltanto come una povera donna con un futuro radioso e ridotta a un'esistenza di cura verso suo marito» afferma il Duca, sospirando. «Non posso permetterlo, Sophie.»

«Non dire sciocchezze, io non avrò una vita ridotta ad assistenza nei tuoi confronti.»

«Lo dici tu... ma il resto dell'alta società non concorderà mai con te. Perché credi che non mi faccia vedere agli eventi sociali? Oltre al fatto di non poter danzare e di non sapere chi potrei incontrare, naturalmente.»

Scuoto la testa, in silenzio.

«Le pettegole della nobiltà londinese mi trattano come uno scherzo della natura ormai», prosegue lui, «presenziare agli eventi darebbe loro soltanto nuova carne da bruciare al fuoco. Nonostante il mio titolo, nessuno vorrebbe avere a che fare con chi ha visto la guerra e ne è rimasto così tanto scottato da rimanere invalido a vita.»

Mi si blocca il respiro. Davvero siamo circondati da così tanta povertà d'animo?

Credevo che solo mia zia avesse dei pregiudizi nei confronti di chi è diverso da lei, ma ora mi rendo conto che forse è solo un filo d'erba in mezzo a un prato. Chissà quante altre persone la pensano proprio come la zia Bridget...!

«Non posso rispondere delle azioni altrui, ma io non ho tali pensieri, devi credermi Anthony» pronuncio con dolcezza, stringendogli con forza la mano.

«Lo so, non temere. Ti conosco e so che sei una bellissima persona, dentro e sicuramente anche fuori» mi dice sorridendo.

«Sei solo un adulatore...»

Il Duca scuote la testa in segno di diniego e i suoi luminosi capelli neri si agitano attorno a quel viso così perfetto che mi tremano le dita, vorrei tanto accarezzarlo. Ma siamo in pubblico e anche se ci troviamo in una zona di Londra distante dalla nostra, ho timore a manifestare i miei sentimenti in modo così diretto.

«Ti propongo una soluzione» mi dice ancora lui, abbassando la voce di un tono.

Avvicino il mio viso al suo in modo da poterlo sentire bene. «Dimmi tutto.»

«Ho parlato con Thomas, che a sua volta ha indagato insieme a suo cugino e a Sarah.»

«Sarah... la mia cameriera?» chiedo in tono un po' incerto, gettando un'occhiata proprio verso di lei. La vedo insieme al suo amore, felice, e mi si apre il cuore di gioia. Vorrei tanto poter esprimere i miei sentimenti verso Anthony allo stesso modo.

«Sì. Potremmo fuggire, sposarci in segreto nella tua terra e rimanere lì, nel castello della tua famiglia.»

«In Scozia?» mi sfugge un acuto che cerco subito di zittire.

Il Duca mi fa cenno di abbassare la voce e annuisce. «Certo. Andiamocene, tu e io. Una volta sposati tua zia non potrà fare nulla per cambiare le cose e inoltre saremmo lontani dalla vita di questa città e da coloro che potrebbero mettersi in mezzo con le chiacchiere.»

«Sì, ti prego, sì. Facciamolo subito!» esclamo con un sorriso ampio e sincero.

Anthony solleva entrambe le mie mani e se le porta alle labbra, poggiandovi un casto bacio che mi fa rabbrividire da capo a piedi.

«Molto bene. Se sei d'accordo allora ci faremo aiutare per il percorso da intraprendere... sarà dura. Ti sarò di peso.»

«Non dirlo neanche per scherzo, Anthony. Non sarai mai un peso per me. E mi stai facendo il regalo più bello che potessi mai desiderare... te e la Scozia. Non potrei sognare di più nella vita» commento sorridendo. «Anzi, forse una cosa ci sarebbe.»

«Cosa?»

«Vorrei che Sarah e Thomas venissero con noi. Non potrei mai separarmi da lei.»

Mi sorride anche lui, sforzandosi di fissare nella mia direzione. «Ha detto le stesse parole al mio valletto, temo che non ci divideremo facilmente da loro.»

Ridiamo a bassa voce e ultimiamo i dettagli per l'organizzazione del viaggio. Quando si avvicinano anche i nostri accompagnatori rimaniamo per incontrarci due giorni dopo, di buon mattino, proprio davanti al pub dove siamo ora. Con le valigie cariche dell'essenziale ci dirigeremo tutti e quattro insieme verso la Scozia e la libertà.

Sono felice come non mai, così tanto che mi ritrovo a stringere forte il braccio di Sarah mentre ci avviciniamo a una carrozza in strada. Siamo uscite per prime dal locale per non destare sospetti e non farci vedere insieme.

Mi sembra di camminare su una nuvola, per quanta felicità mi avvolge il cuore e l'anima al completo. La mia cameriera fornisce al cocchiere un indirizzo nelle vicinanze di casa nostra, in modo da fare qualche passo a piedi e rendere credibile la nostra falsa uscita ad acquistare un nuovo ventaglio, quando un'altra carrozza ci sfreccia vicino a una velocità inaudita. La mia gonna si solleva e mentre cerco di riportarla giù un rumore fortissimo ci fa sobbalzare.

Sarah e io ci voltiamo all'unisono, un boato mi sconquassa le viscere, delle grida e una nuvola di fumo si alza dalla strada. Un incidente ha colpito qualcuno proprio fuori dal pub e Dio solo sa come siamo state miracolate: un attimo prima e saremmo morte sotto gli zoccoli di quei cavalli impazziti.

Ma quando la piccola nube di terra si dirada alle grida si aggiunge una voce familiare: quella di Thomas.

Mi tremano le ginocchia, perché guardo a destra e a sinistra, ma di Anthony non v'è traccia. Sarah mi stringe forte la mano. Insieme ci avviciniamo al luogo dell'incidente e in qualche modo il mio cuore lo sente che c'è qualcosa che non va. Perde un battito, subito dopo un altro, il mio respiro si ferma. Tutto trema, l'anima s'immobilizza e gli occhi si fermano sul corpo inerte di Anthony, a terra, con il sangue che gli sgorga dalla testa.

Questa è l'ultima immagine che vedono i miei occhi, prima di scivolare nel buio..

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