• 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 35 ~ 𝒮𝑜𝓅𝒽𝒾𝑒

«Siamo arrivati, Sophie.»

Le parole di zia Bridget mi ridestano dal torpore in cui ero sprofondata. Il viaggio fin qui è stato lungo ed estenuante, carico di pensieri e preghiere, nella speranza che nel frattempo Anthony si risvegli. Ho chiesto a lady Amelia di farmi avere sue notizie appena ci saranno miglioramenti, ma finora non ce ne sono stati. Ormai sono passati quindici giorni dall'incidente, quindici lunghi giorni durante i quali non ho potuto sentire la sua voce, le sue labbra su di me, le sue mani che mi sfiorano.

Ormai sono un guscio vuoto, apatico, che fa soltanto ciò che viene richiesto di fare. Mia zia alla fine è riuscita a organizzare questa visita e così siamo alla tenuta di campagna di lord Edward e della sua famiglia. In serata arriveranno anche altri esponenti della nobiltà londinese, poiché è stato organizzato un ballo. E Dio solo sa quanto io non abbia voglia di parteciparvi, ma tant'è.

«Scendiamo, vieni» dice mia zia, porgendomi la mano. La afferro e dopo di lei esco dalla carrozza, respirando finalmente aria fresca.

La tenuta è molto grande, davanti a noi c'è un edificio a tre piani con diverse stanze e due terrazze. Uno stuolo di domestici ci accoglie all'ingresso, insieme a lord Edward e alla sua famiglia al completo.

«Benvenute, carissime!» esclama lady Margareth, aprendo le braccia nella nostra direzione.

«Grazie dell'invito, siamo molto onorate di essere qui. E chissà che un po' d'aria pulita non faccia sbocciare anche la mia Sophie, un po' provata dal viaggio» commenta la zia.

Io abbasso lo sguardo a terra, di certo non ho un bell'aspetto, nonostante le cure di Sarah nel tentativo di risistemarmi.

«Sarò lieto di accompagnare lady Sophie a visitare il giardino, più tardi, appena si sarà riposata un po'» afferma lord Edward, osservandomi.

La zia Bridget mi rivolge un'occhiata fulminante quando si rende conto che non sto rispondendo, così annuisco e rivolgo nuovamente gli occhi altrove.

Dopo poco riusciamo ad allontanarci e posso andare nella stanza che mi hanno gentilmente assegnato, dove Sarah mi attende già con l'abito da cambiare.

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Dopo una lunga ed estenuante passeggiata in lungo e in largo per i giardini, durante la quale lord Edward mi ha elencato l'enorme quantità di fiori presenti in tutte le loro sfumature, giunge ben presto la sera.

Esco dalla mia stanza vestendo un abito da ballo sui toni del rosa e con una gonna ricolma di fiori ricamati, guanti della stessa tonalità sulle mani e una coroncina di perle che abbellisce i capelli scuri. La zia mi sorride, guardandomi, e mi conduce verso la sala da ballo. durante il pomeriggio e la sera sono arrivate molte carrozze e la tenuta si è animata di un allegro vociare, che prosegue lungo il nostro avanzare. Quando un valletto ci accoglie all'ingresso della sala il chiacchiericcio si spegne e riesco a sentire soltanto la musica in sottofondo.

Tutti ci fanno spazio per passare e fra le persone intravedo Harriet e perfino Dorothy, con le loro madri. Quest'ultima mi getta un'occhiata sprezzante come al solito, mentre lord Edward si para davanti a me, porgendomi la mano.

«Mia cara Sophie, siete bellissima stasera.»

«G-grazie» rispondo con imbarazzo.

«La vostra genuinità vi rende unica e vi fa somigliare a un diamante, nel mucchio di tutte queste gemme prive di valore» commenta il ragazzo, guardandosi intorno. Poi fa un cenno all'orchestra, che si zittisce subito dopo. Mi conduce al centro della stanza, mentre tutti gli altri si allontanano, formando un cerchio attorno a noi.

Il panico mi assale. Ho il cuore in gola.

«Chiedo la vostra gentile attenzione, miei signori» annuncia lord Edward davanti a tutti. «Ho avuto il piacere, in questi mesi, di godere della compagnia di questa splendida fanciulla. Le nostre famiglie si sono conosciute e si vogliono bene, pertanto non ho avuto ripensamenti quando l'ho vista questa sera. Insomma, guardatela, è un vero gioiello!»

Percepisco le mie gote diventare rosse e abbasso lo sguardo di rimando. Qualcuno intorno a noi sorride o ridacchia.

«Davanti al vostro cospetto, miei signori, voglio chiedere a questa donna di sposarmi» afferma lord Edward, abbassandosi in ginocchio e porgendomi una scatola molto piccola, da cui fa uscire un anello con un vero diamante, costellato da rubini tutto intorno.

Il petto mi si stringe, sento la mia schiena sudare, il viso accaldarsi e le gambe tremare. Non posso credere che l'abbia fatto davvero. È arrivato il momento. Getto un'occhiata verso la zia Bridget, che mi osserva con occhi sognanti, ma la mente va verso Anthony, di cui non ho notizie.

La mia vita sarebbe dovuta andare diversamente... avrei dovuto sposare l'uomo che amo, invece sono destinata da sempre a fare questa fine.

Annuisco in silenzio, e quando intorno a noi si eleva un applauso generale, lord Edward mi infila l'anello al dito e mi abbraccia, facendomi volteggiare.

Continuo a sentirmi un corpo senz'anima, privo di vita e di forze, ora più che mai. E affronto il ballo con il mio promesso sposo con la morte nel cuore.

Alla fine riesco a fermarmi per parlare un po' con Harriet.

«Come state, Sophie? Avete notizie del...?» mi chiede la mia amica, senza pronunciare quel nome.

Scuoto la testa. «Purtroppo nulla di nuovo. Potete immaginare come io mi senta. Questa sera il mio cuore ha smesso completamente di battere» confesso con amarezza.

«Posso solo immaginare il dolore che state provando, cara.»

«La mia vita non ha più senso, Harriet.»

«Non dite così... lo so che adesso il vostro cuore è altrove, ma vedrete che con il tempo tutto questo dolore passerà. E alla fine imparerete ad amare lord Edward. Forse non è perfetto, ma poteva andarvi anche peggio. Guardate lady Dorothy...»

Insieme ci rivolgiamo in sua direzione e notiamo DìDì che parla con un uomo molto più grande di lei, a quanto pare il suo pretendente. Lei nota le nostre occhiate e si congeda subito dall'interlocutore per dirigersi verso di noi.

«Cos'avete da guardare?» ci chiede.

«Niente, assolutamente niente» replica Harriet.

«Sarete contenta della proposta di matrimonio che avete ricevuto, lady Sophie...» commenta DìDì con ironia, guardandomi.

«C-certamente» affermo.

«Beh, avete accalappiato un bel partito, insomma. Come avete fatto? Gli avete promesso qualcosa? Per caso vi siete concessa prima del matrimonio?»

Sbarro gli occhi. «Ma come vi permettete? Mi state dando della poco di buono?»

«Non oserei mai, cara. Lo state dicendo voi.»

«Avete insinuato proprio questo, invece» interviene Harriet in mia difesa.

«Non dite sciocchezze, pulcino» le dice Dorothy.

«Basta così. Non accetterò altre provocazioni da voi. Tornate dal vostro pretendente, lady Dorothy. A quanto vedo non ha occhi che per voi» la provoco, e lei getta un'occhiata schifata verso l'uomo alle sue spalle.

«Complimenti per l'affare, lady Sophie» commenta ancora, prima di andarsene.

«Quanto è odiosa!» esclama Harriet, quasi leggendomi nel pensiero.

«Non ho voglia di pensare anche a lei, mi sto già deprimendo per gli avvenimenti della mia vita.»

«Suvvia...» tenta ancora la mia amica, ma non la faccio proseguire. Mi getto fra le sue braccia e scoppio a piangere disperata, dando sfogo a tutta la tristezza e la frustrazione che mi avvolgono.

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