Prologo

Curse me, curse me for letting go.
                  - Obsession (SHINee)

Alex's point of view

Ci sono incontri che ti cambiano la vita: a volte basta uno sguardo per realizzarlo, altre non lo capisci finché non ti volti a guardare indietro.

Credo di aver bisogno di un incontro del genere; la mia vita è piatta e monotona, ormai da cinque anni.

Hallo? - dice una voce incerta. L'officina è deserta, ci sono solo io sotto una macchina (lavoro come meccanico).

Interrompo ciò che sto facendo e appaio da sotto la macchina. Davanti a me c'è un ragazzo asiatico, giapponese o forse coreano, dall'espressione piuttosto spaesata.

Ja?

- M-mi scusi... - dice in inglese. - Potrebbe aiutarmi?

- Certo. Come posso aiutarti? - replico, inarcando un sopracciglio. Sembra un turista, non penso abbia problemi con la macchina.

È un turista molto, ma molto carino: è di media altezza, magro e ben vestito, ha i capelli castani e gli occhi a mandorla marrone scuro.

Insomma, è attraente e nulla di più. So ancora riconoscere le persone attraenti, però il mio cuore... il mio cuore è chiuso, tormentato dal peggior errore che abbia mai commesso.

- Io... mi sono perso, e la persona che dovrebbe accompagnarmi ha avuto un imprevisto.

- Dove devi andare? - chiedo. Estrae un foglietto dalla tasca dei jeans e lo legge.

- Questo è il nome dell'hotel...

Conosco quell'hotel, è il più lussuoso della città.

Si tratta bene, eh?

- Okay. Senti... io adesso sto lavorando, ma tra mezz'ora finisco, se puoi aspettare. Altrimenti posso chiamarti un taxi - gli dico. Abbozza un timido sorriso.

- Aspetterò.

Mi rimetto al lavoro. Lui mi osserva per un po', dopodiché si mette a curiosare nell'officina senza toccare nulla.

Finito di lavorare mi cambio e lo raggiungo.

- A piedi sono venti minuti, con i mezzi pubblici un po' di più. Oppure, se sei molto stanco, posso sempre chiamarti un taxi.

- Sto bene. Possiamo camminare - asserisce. Annuisco.

- Mi chiamo Alexander - mi presento, mentre camminiamo. - Ma tutti mi chiamano Alex.

- Io sono Chi-hoon - replica, sorridendo di nuovo timidamente. - Grazie dell'aiuto. Non sono bravo ad orientarmi...

- Non c'è di che. Sei qui in vacanza?

Scuote la testa.

- No, per lavoro.

- Per lavoro? Che lavoro fai?

- È un segreto - risponde, aprendosi in un sorriso luminoso. Mi ritrovo a sorridere anch'io.

- Va bene - replico, arrendendomi. - Siamo quasi arrivati.

Ci fermiamo davanti ad un edificio altissimo dall'aria anonima. Dall'esterno non si direbbe che è un hotel di lusso.

- Eccoci qua - annuncio. Un po' mi dispiace di non poter trascorrere più tempo con Chi-hoon il turista carino che non è un turista. - Quando ti raggiungerà la persona che dovrebbe accompagnarti?

- Spero presto - sospira. - In un paio di giorni, credo.

- Non hai una mappa? - domando. Fa un cenno di dissenso col capo. - Sono sicuro che dentro ce l'hanno.

Fa il check-in e io mi faccio dare una mappa e una penna.

- Quanto starai qui? - chiedo. - So che hai detto che sei qui per lavoro, ma se stai qui un po' posso consigliarti cose da vedere e posti dove andare.

- Tre mesi.

Gli segno sulla mappa tutte le cose che ritengo importanti... e poi in un angolo, in piccolo ma non troppo, gli scrivo il mio numero. Gliela consegno insieme alla penna.

- Ecco qua. La tua stanza è già pronta, vero? Approfittane per riposare. Goditi la permanenza in questo hotel e buona fortuna col lavoro! - lo saluto, senza aspettare che mi ringrazi.

Me ne vado, torno a casa. Ora vivo in un modesto appartamento che pago con i soldi che guadagno. Potrei vivere in un posto più grande grazie ai soldi di mio padre, ma non ho bisogno di più spazio, vivendo da solo.

Mi arriva un messaggio da un numero sconosciuto.

Grazie per tutto ciò che hai fatto per me. Permettimi di ringraziarti propriamente, un giorno.

È Chi-hoon. Per un istante esito, indeciso se salvare il suo numero nella rubrica. Ho pochissimi contatti: quello di mia madre, quello di mio padre, quelli dei miei colleghi e... quello di Ryuu, anche se ha cambiato numero.

Non riesco a lasciarlo andare. Fisicamente l'ho fatto, ma il mio cuore è rimasto a quel giorno. Forse è per questo che la mia vita è così piatta e monotona: perché sono intrappolato nel passato.

Il suo viso non è sbiadito nella mia mente, e in essa sono impressi a fuoco i suoi occhi dorati, gli occhi del drago.

Mi chiedo se sia cambiato, come stia, se sia andato avanti, se riesca ancora ad amare qualcuno.

Io ci ho provato. Con il barista di Starbucks che mi ha scritto il suo numero sul caffè, con la sorella single di uno dei miei colleghi, con la ragazza della porta accanto che mi ha regalato un sacchetto di biscotti a Natale. Appuntamenti sulla soglia del disastroso, intere chat cancellate, niente più visite a Starbucks.

Creare un nuovo contatto?

Questa volta non andrà meglio, e poi dài, è solo estremamente cortese ed educato, e la possibilità che gli piacciano i ragazzi è infinitamente bassa.

Non capita tutti i giorni di dover accompagnare un turista - che non è un turista - carino al suo hotel perché si è perso, e tuttavia questo non significa che è un incontro che mi cambierà la vita.

Quell'incontro è stato con Ryuu, e questa è la mia maledizione: non riuscire a lasciarlo andare e non riuscire ad aprire il mio cuore a nessuno.

Creo il contatto e lo salvo.

Ancora un po' credo nell'amore, stupidamente. Non so prendermi cura di una relazione, eppure ci credo.

E come vorresti ringraziarmi?

Il suo ultimo accesso si trasforma in un online e in seguito in un sta scrivendo.

Vieni a cena con me, domani, se sei libero.

Potrei rifiutare, dimenticarmi di lui e non vederlo mai più. Ma ho bisogno di cambiamento, di provarci ancora una volta.

Ci vediamo davanti all'hotel alle 20. 

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Eccoci qua con la tanto attesa storia di Alex. Come vedrete nei prossimi capitoli, tornerà l'Angolo per Jake che non capisce un tubo di giapponese, anche se non sarà più l'angolo per Jake e non sarà dedicato al giapponese, bensì al coreano. Pasticcini, vi auguro un buon proseguimento di giornata. Al prossimo capitolo! Un abbraccio

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