Capitolo 4

I breathe in your arms, we kiss in your arms. When I hear your voice, it feels like I'm dreaming.

                                      - Heaven (Ailee)

Alex's point of view

- Alex!

Mi volto. Chi-hoon mi saluta con un timido sorriso e io mi sento le farfalle nello stomaco. Vado da lui, inciampando goffamente nei miei stessi piedi dalla felicità di vederlo.

- Cinque minuti e sono da te - dico, rubandogli un bacio fugace prima di andare a cambiarmi.

Esco dall'officina, dove lui mi sta aspettando.

- Ehi, raggio di sole - dico dolcemente, poggiando le mani sui suoi fianchi. Mi abbraccia, e io strofino la guancia contro il suo capo.

Quanto mi mancava tutto questo...

Alza la testa. Per un breve istante ci guardiamo; i suoi occhi sono luminosi come non mai, come se contenessero il sole. Lo bacio, e il mio sorriso nasce sulle sue labbra.

- Hai tempo per una passeggiata? - bisbiglio. Annuisce. Le nostre mani si trovano e le nostre dita s'intrecciano. Ci incamminiamo verso non so nemmeno io dove. - Com'è andata la tua giornata? Sei stanco?

- Adesso che sono con te potrei fare qualunque cosa! - esclama, facendomi sorridere ulteriormente. - Non vedevo l'ora di vederti! Non ho fatto altro che pensare a te.

Gli accarezzo il dorso della mano col pollice. Il suo entusiasmo è contagioso.

- Anch'io ti ho pensato - replico. - A te e a ieri sera. Perché sai ballare così bene?

- Ah... - avvampa lievemente e si massaggia il collo con la mano libera. - È un segreto.

- Il mio ragazzo è così misterioso! - commento, facendolo arrossire ulteriormente. Ridacchia.

- Il mio è bellissimo - sussurra, sbirciandomi. Mi fermo e lo bacio, incurante del fatto che siamo in mezzo alla strada.

Riprendiamo a camminare, finché non ci ritroviamo davanti a un grande edificio a me assai familiare.

- Questa era la mia scuola - dico. - È una scuola privata, di cui mio padre è il direttore.

Per un istante mi chiedo se voglio farlo davvero: entrare e creare nuovi ricordi con Chi-hoon, perché gli altri ricordi che ho di questo posto sono dolceamari, ma più amari che dolci, e fanno male.

- Ti va di entrare? C'è un posto che ti vorrei mostrare - mormoro, e lui annuisce.

Entriamo. Non c'è in giro nessuno, a quest'ora: gli studenti sono nei dormitori, in mensa a far merenda o da qualche parte a studiare. Lo porto in giardino. La piscina è deserta.

- È molto bella, la tua vecchia scuola - osserva dolcemente.

Trattengo un sospiro, forzando un sorriso.

- Ho dovuto andarmene per apprezzarne la bellezza - confesso. Prima di Ryuu detestavo questo edificio così grande e noioso, e dopo di lui lo odiavo perché Ryuu non c'era più. - Vieni, non è qui che volevo farti vedere.

Andiamo davanti al cancello. Prima di finire la scuola ho fatto una copia della chiave che apre il lucchetto del cancello, nella speranza di tornare un giorno in quella parte del giardino con Ryuu; la porto sempre con me, insieme alla chiave dell'appartamento.

Apro il lucchetto. Chi-hoon mi lancia un'occhiata incuriosita, però non mi chiede nulla.

- Chiamiamolo un regalo per la fine della scuola - dico, rimettendo la chiave insieme alla compagna e chiudendoci il cancello alle spalle.

- Wow - bisbiglia il mio ragazzo, affascinato.

Sono rimasti pochi alberi da frutto: dei meli, un ciliegio, un pero; dopo che il vecchio giardiniere è andato in pensione, un anno prima che finissi la scuola, molti sono stati abbattuti e sostituiti da querce.

I fiori invece ci sono ancora tutti, e nell'erba non più così curata ne spuntano alcuni di campo. Raccolgo una margherita e la do a Chi-hoon.

- Per te.

- G-grazie - replica, avvampando. Gliela sistemo dietro un orecchio.

Ci sediamo su una panchina, quella panchina. Questa cosa del creare nuovi ricordi non sta funzionando. Mi sento così triste.

Chi-hoon mi osserva in silenzio per un po'. La sua mano nella mia è il mio unico conforto.

- Cosa c'è? - chiede, in apprensione. - Sei triste...

- Nostalgia - rispondo, strofinando il pollice sulla sua mano.

- Vivevi qui?

Annuisco.

- Sì, da ancora prima di frequentare questa scuola. Ma non mi sono mai davvero sentito a casa...

Da quando te ne sei andato, non mi sento più a casa da nessuna parte.

- Allora perché ti manca?

Abbasso lo sguardo. So che dovrò parlargli di Ryuu, un giorno, ma adesso è troppo presto. Ci siamo messi insieme ieri, non voglio rischiare di perderlo. Non voglio perderlo.

- C'era una persona che mi faceva sentire a casa, qui - mormoro. - Non ci parliamo da cinque anni. È... una lunga storia, una storia per un altro giorno.

Abbozza un sorriso e io gli accarezzo una guancia, prima di baciarlo dolcemente. Quando ci separiamo mi abbraccia. Poggio il mento sulla sua spalla e chiudo gli occhi.

- Sono felice di essere tornato in questo posto... con te - sussurro. Lui mi accarezza i capelli e la schiena. Il suo tocco mi fa sentire protetto e al sicuro... come quello della mamma quand'ero piccolo, come se dicesse che andrà tutto bene.

Chi-hoon ha tanto amore da dare...

- Ehi... facciamo una foto - bisbiglio, frugando nella tasca dei jeans e prendendo il cellulare.

Sciogliamo l'abbraccio.

- Guardami...

Mi guarda. Sulle sue labbra sboccia un timido sorriso che raggiunge i suoi occhioni da cerbiatto. Avvicino il volto al suo e poggio la bocca sulla sua. Click.

Gli mando la foto e la imposto come immagine del profilo. È molto simile a una di quelle scattate con Ryuu la seconda volta che l'ho portato qui...

- Alex... ti va di ballare?

Gli rivolgo un'occhiata stupita.

- Qui, adesso?

Annuisce, sorridendo.

- Ballare, quando sono triste, mi aiuta a distrarmi - afferma, dopodiché si alza e mi afferra per le braccia, costringendomi ad abbandonare la panchina.

Estrae il cellulare, scorre le canzoni e ne mette una lenta a volume non troppo alto, prima di prendermi una mano e poggiare l'altra sulla mia spalla.

Balliamo, dunque, o meglio, ondeggiamo qua e là più o meno aggraziatamente. Chi-hoon si muove con leggerezza e mi guarda come se fra tutti i meravigliosi fiori di questo giardino io fossi il più bello; lui per me è il raggio di sole di cui ho bisogno per respirare.

Quando ci stanchiamo andiamo a sederci sotto un albero.

- Questo giardino è bellissimo, è come essere in un sogno - dice Chi-hoon, appoggiando la testa sulla mia spalla. - Una casetta, questo giardino, noi due. Non vorrei nient'altro.

- È un desiderio molto modesto - commento, baciandogli i capelli. Sono morbidi e profumati, e il loro profumo è dolce come quello dei fiori che ci circondano.

- Anche se da una parte sono ambizioso... dall'altra vorrei fuggire dalla mia vita. Questa vita che dice che se uno è ambizioso è perché vuole diventare ricco e sfoggiare la propria ricchezza. Io sono ambizioso perché voglio sfidare i miei limiti, perché... - s'interrompe, scuotendo la testa. - Scusa, dimentica ciò che ho detto. È meglio non parlare di lavoro.

Gli scosto i capelli dalla fronte e vi poso un bacio. Lui vorrebbe fuggire dal suo lavoro e io dal mio passato... eppure ci siamo incontrati così: lui è qui per lavoro e io ancora mi aggrappo ai ricordi.

Forse possiamo fuggire ed essere felici insieme, mi dico.

- C'è una pasticceria, qua vicino... - esordisco. - Ti va di andare a mangiare qualcosa?

Annuisce. Ci alziamo e, con circospezione, usciamo dal giardino. La piscina è ancora deserta. Spero che lo sia anche la scuola.

E invece no. Tra tutte le persone che potevamo incontrare, ci imbattiamo in mio padre (il quale starà sicuramente andando in mensa a bere un caffè).

- Alexander...?

- C-ciao, papà - replico. 

- Che ci fai qui? - domanda, stupito. Sposta lo sguardo su Chi-hoon. - E lui chi è?

Ci stiamo tenendo per mano... chi mai potrebbe essere!

- Lui è il mio ragazzo, Chi-hoon. Chi-hoon, ti presento mio padre - si stringono la mano. - Passavamo di qui e ho pensato... di fargli vedere la mia vecchia scuola, ecco.

- Capisco - dice, corrucciandosi. - Quindi non avevi intenzione di passare a salutare il tuo vecchio...

Mi passo una mano fra i capelli, imbarazzato.

- Scusa... credevo fossi impegnato...

Sospira.

- Non sono mai così impegnato da non avere cinque minuti per mio figlio...

Abbasso lo sguardo.

- Mi dispiace...

Sospira di nuovo.

- Be'... se torni qua passa a salutarmi, okay?

- Okay...

- Buona serata a tutti e due - si congeda, dandomi una stretta affettuosa sulla spalla.

Usciamo. È stato molto imbarazzante.

- Ebbene sì, quello era mio padre, il direttore - borbotto, forzando un sorriso che sembrerà di sicuro una smorfia.

- Ti vuole molto bene - osserva gentilmente il mio ragazzo. - Non vi vedete spesso, vero?

Annuisco.

- Avevo bisogno... di distanziarmi - mormoro, scrollando le spalle.

Camminiamo in silenzio fino alla pasticceria ed entriamo. Il profumo di dolci cura un poco il mio cattivo umore.

Compriamo due fette di torta e ci spostiamo all'esterno a mangiarle. L'espressione deliziata sul volto di Chi-hoon lo fa sembrare un bambino, e ciò m'intenerisce.

- Chi-hoon... - lo chiamo, e lui sposta gli occhioni da cerbiatto su di me. Ha un po' di crema vicino alla bocca; la rimuovo col pollice e me lo porto alle labbra, leccandolo. Arrossisce. Abbozzo un sorriso. - Ti hanno mai detto quanto sei carino?

- Ah... qualche volta.

Gli accarezzo una guancia e lui preme il viso contro il mio palmo, come un gatto.

- Sei molto carino. E sei bellissimo.

Avvampa ulteriormente e sorride.

- Anche tu, Alex - dice dolcemente, afferrando delicatamente il mio polso e baciandomi la mano.

Credo... che potrei innamorarmi di lui.

Lo accompagno all'hotel.

- Ci vediamo domani - lo saluto, prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo teneramente. Le sue braccia si avvolgono attorno alla mia vita e mi stringono forte.

- Chiamami se sei ancora triste - mormora, e nelle sue iridi di cioccolato passa un lampo d'apprensione.

- Lo farò - replico, appoggiando la fronte alla sua e chiudendo gli occhi per un breve istante. - Lo farò.

Gli poso un bacio sulla fronte e lui mi prende una mano, se la porta alle labbra e mi bacia le nocche.

- Buona serata.

- Buona serata, Alex.

Torno a casa. Nella mia mente risuona la sua voce all'infinito, e il modo in cui dice il mio nome mi fa sentire così bene, come il suo tocco.

Il pensiero che potrei innamorarmi di lui non mi abbandona e mi spaventa. Perché lasciarsi adesso certo sarebbe triste, ma lasciarsi una volta che ci sono di mezzo i sentimenti... e non sentimenti flebili come uno spiffero di vento, sentimenti forti; non credo di poterlo sopportare.

Smettila, mi dico, goditi il momento e sentiti fortunato di avere una seconda possibilità.

-

Note dell'autrice:
cari pasticcini, perdonate l'attesa. L'estate sta finendo e mi spuntano impegni come funghi. Ma posterò ancora almeno un paio di capitoli prima di lunedì (se non lo faccio vi do il permesso di... uh... tirarmi pomodori?). Un abbraccio

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