Capitolo 3.

New York è stupenda, ma sento la nostalgia di Londra.
Siamo da poche ore qui e già mi manca tutto della mia vecchia città.

Mentre torno a casa, la mia spalla scontra quella di un ragazzo che ha un cappuccio nero in testa. Appena se ne accorge alza lo sguardo verso di me.
È un bel ragazzo: bel viso, begli occhi, un fisico da paura e belle labbra..perchè cavolo sto guardando le sue labbra?

Ad un certo punto dice "Stai attenta a dove vai stupida." Rimango sbalordita per ciò che ha detto. Ma come si permette?
"Come scusa?" gli rispondo stupita.
"Sei anche sorda? Peggio di così non poteva andare." dice alzando gli occhi al cielo.
Mi avvicino al suo viso e gli dico "Sentimi idiota, non sei nessuno per insultarmi in questo modo solo per una spallata. Bevuti una camomilla, magari ti calmi coglione."
Lui mi fissa e ride. Ride. Che cazzo mi ride?

Mi sto imbestialendo e sinceramente non so nemmeno perché sto ancora qui ad aspettare una sua risposta.

Decido di andare via e mentre mi allontano sento ancora la sua risata in lontananza. Come si è permesso?
Senza rendermene conto sono già arrivata a casa. Per rilassarmi decido di fare una doccia, dopo metterò a posto la mia camera.

Sono le 20:00 e mi sono addormentata nella vasca, so che sembra impossibile ma mi stavo rilassando..Mi asciugo e metto in fretta il pigiama. Arrivo in camera e inizio a sistemare tutta la mia roba cercando di metterla in ordine il più possibile visto che non sarà mai più così ordinata.

Decido di caricare il telefono mentre accendo il computer portatile per collegarmi su Skype e fare una videochiamata con i miei migliori amici.

Gli racconto ciò che è successo oggi è Lucy risponde subito dicendo "Ma era carino?" io le rispondo ridendo e le dico "Si Lucy, ma era antipatico come lo è mia sorella quando grida."

Loro ridono e parliamo per un po', fin quando mamma non dice che è pronta la cena. Mo saluto e gli auguro una buonanotte mentre loro promettono di venire a trovarmi presto.

Mangio la cena mentre mamma ci dice che cercherà di trovare un lavoro quindi, automaticamente, dovrò badare a mia sorella. Che guaio.

"Io non farò da 'babysitter' a Jane." dico decisa.
"Ho sedici anni non ho bisogno di una babysitter, so badare a me stessa." dice Jane.

Mamma sembra che dia ragione a Jane e io, dentro di me, sono talmente felice di non fare la 'babysitter' che potrei sparare le botte.

"Domani sarà il vostro primo giorno di scuola ragazze, quindi andate a letto." dice papà sorridendo.
Non capisco se la cosa che lo fa sorridere sia il fatto che frequenteremo questa nuova scuola o il fatto che con quel sorriso voglia dire 'dovete svegliarci presto domani mentre io dormirò un'ora in più di voi.'

Mi alzo e aiuto mamma a sparecchiare la tavola.

Tutto sommato l'unica che non sembra aver accettato la situazione sono io..

Vado in camera mia e mi metto al letto. Non riesco a smettere di pensare a quel ragazzo antipatico, ma bellissimo e a quello che è successo con lui.
Mi addormento sperando che domani andrà meglio.

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