CAPITOLO TERZO - parte 2

Il buio inghiottì lentamente la stanza. Jack era immobile, ed i suoi occhi vagavano nell'oscurità. Attendeva di sentire un rumore, di scorgere una figura umana, consapevole di ciò che lo attendeva.
Nel silenzio tombale, echeggiò un rumore metallico e prolungato; stavano calando la scala. Jack volse lo sguardo in alto, e vide alcune figure umane illuminate debolmente dalla lanterna che reggeva una di loro.
Poi iniziarono a scendere, uno alla volta, raggruppandosi in silenzio davanti a lui.
Non erano più in tre, come la sera scorsa: nonostante Jack non riuscisse a vederli bene a causa del buio, riuscì a contarne almeno sei.
Il ragazzo rimase immobile. Il cuore nel suo petto aveva iniziato a battere più forte ed una grande angoscia gli dava l'impressione di avere un profondo buco nello stomaco; tuttavia, era consapevole di essere del tutto impotente.
Doveva solo sopravvivere a quella notte, poi a quella successiva, poi chissà. La sua mente cercava ancora disperatmente una soluzione, si convinceva che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato ad aiutarlo.
-Avviare la procedura. Secondo tentativo di evocazione- disse uno dei componenti della setta, che si avvicinò al ragazzo seguito da tutti gli altri. Si disposero nuovamente in cerchio, ed iniziarono a girare lentamente, ripetendo quella strana preghiera.

Vieni a noi, Grande Signore, vieni a noi. Tu che brami da secoli il mondo che ti è stato rubato, tu che appartieni a tutto e sei sostanza e concetto. Vieni a noi, Grande Signore, vieni a noi.

Le candele si accesero all'improvviso; tutte, contemporaneamente. Uno degli uomini gioì, esclamando:
-Arriva!-.
Poi il dolore tornò. Jack iniziò a gridare. Era forte, troppo forte, insopportabile. Aveva l'impressione che qualcuno o qualcosa grattasse la sua pelle fino ad arrivare alle ossa, per poi scavare anche quelle.
Il suo corpo si irrigidì. Strinse i pugni e le mandibole, e soffocò le sue stesse urla. Quel dolore non era reale, non poteva esserlo. Nessuno lo stava toccando.
La setta continuò a ripetere la preghiera, sempre con maggior vigore.

Vieni a noi, Grande Signore, vieni a noi. Tu che brami da secoli il mondo che ti è stato rubato, tu che appartieni a tutto e sei sostanza e concetto.

All'improvviso uno degli uomini mascherati scattò in avanti, con un coltellino a serramanico nascosto tra le mani, ed incise un lungo e profondo taglio sulla spalla di Jack. Il ragazzo gridò, e tentò di dimenarsi come poteva, ma le catene gli impedivano di fare qualunque cosa.
L'uomo raccolse l'abbondante flusso di sangue che usciva dalla ferita nel palmo della sua mano, e lo portò alla bocca di Jack. Aiutandosi con la lama del coltello, costrinse il ragazzo ad aprirla, e vi rovesciò dentro tutto il sangue, per poi tappargli il naso.
Jack si agitò e tentò ancora una volta, inutilmente, a sfuggire alla presa. Ma si rese subito conto di dover inghiottire, altrimenti sarebbe soffocato.
Con un ghigno di odio e disgusto, ighiottì il suo sangue, dal sapore ferroso e dolciastro.

Vieni a noi, Grande signore, vieni a noi.

Il dolore non scomparve ma aumentò, e qualcosa di incredibile accadde subito dopo.

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