CAPITOLO QUINDICESIMO - parte 2

L'auto della madre di Adrian si allontanò dalla casa verso le otto del mattino, e Jack la osservò nascosto dietro ad un cespuglio. Non appena valutò che fosse abbastanza lontana, si avvicinò alla finestra della camera e picchiò tre leggeri pugni sul vetro.
Dovette attendere solo un paio di secondi, per udire la chiusura scattare. Le ante si aprirono e Adrian sporse la testa.
-Hey, amico!- ridacchiò il ragazzo balzando sul davanzale -Come stai?-.
Il bambino indietreggiò e attese l'ingresso di Jack per poter richiudere la finestra. -La mamma va dai poliziotti, oggi- disse con aria triste.
-Capisco- rispose semplicemente il ragazzo annuendo.
-Io invece no- disse ancora Adrian -Perché vogliono parlare con lei? Pensano sia stata lei a...-.
-No, non direi- lo interruppe sorridendo -Vedi, queste cose funzionano così. Quando avviene un omicidio c'è tutta una serie di indagini che la polizia deve fare... Ma non preoccuparti per tua madre, non credo sospettino di lei...-.
Adrian si limitò ad annuire abbassando lo sguardo. Sembrava molto triste, e forse anche spaventato. Sì, spaventato perché non sapeva che cosa gli avrebbe riservato il futuro. Quella che stava vivendo non era affatto una situazione facile, e probabilmente sua madre doveva essere triste e nervosa quanto lui. Non si respirava una bella aria, in quella casa.
-Allora, vogliamo farci questo giro o no?- chiese Jack rompendo il pesante silenzio che si era appena creato nella stanza. D'un tratto gli occhi del bambino tornarono ad illuminarsi di una profonda luce, mentre annuiva ed allargava un meraviglioso sorriso.
-Bene, allora andiamo!- esultò il ragazzo porgendogli una mano. Adrian la strinse saldamente, e lasciò che il suo amico lo aiutasse a scendere dalla finestra.
Una volta a terra, Jack allungò una mano e indicò un punto davanti a loro. -Sei mai stato al parco degli aceri?-.
-Parco degli aceri?- ripeté il bambino.
-Sì, è in quella direzione. Non è molto lontano-.
-Ed è bello?-.
-Molto- disse il ragazzo -E pieno di aceri, l'avresti mai detto?-.
Adrian scoppiò a ridere, e Jack subito dopo di lui. Si presero per mano, ed iniziarono a camminare lungo il marciapiede che costeggiava la strada.
La città era sveglia, ed il traffico aveva già affollato le strade. Jack sceglieva le vie più strette e periferiche, e quando poteva si inoltrava nel boschetto che confinava con i primi palazzi, per evitare di dare nell'occhio. Camminava a passo lento, stringendo la piccola mano di Adrian come fosse una gemma preziosa da custodire con la massima attenzione e cura. Si sentiva maledettamente in colpa per aver fatto soffrire quel povero bambino. Era così buono... Non avrebbe meritato questo.
Adrian era per lui l'unica ancora di salvezza che gli avrebbe impedito di cadere nell'oblio profondo, nonostante probabilmente lui non ne fosse neanche consapevole.
Quando i due si trovarono davanti il parco, il bambino spalancò la bocca dallo stupore. -Ma è bellissimo!- gridò entusiasta -La mamma non mi aveva mai portato qui!-.
Il parco non era molto grande, ma era sempre ben curato. Un prato, leggermente in discesa, si allargava per molti metri, coperto d'erba tagliata e morbida. Il confine del parco era segnato da una lunga fila di piante di acero, che componevano una specie di cerchio. Al centro, invece, vi erano molti giochi come scivoli, e giostre varie.
-Grazie per avermi portato qui!- gridò ancora saltellando sui piedi.
-Divertiti. Io mi nascondo e ti aspetto qui- disse Jack, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla. Il bambino sorrise e corse verso l'altalena.

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