CAPITOLO PRIMO - parte 1
Jack aprì gli occhi con immane fatica. L'immagine di ciò che aveva davanti a sé era confusa e sfocata, ma riuscì a distinguere un muro giallastro e scrostato. La stanza girava vertiginosamente, e nonostante fosse disteso a terra il ragazzo aveva l'impressione di cadere nel vuoto.
Un forte dolore gli tamburellava sulle tempie, come se qualcuno gli stesse schiacciando la testa contro al pavimento freddo.
Ma era solo, lì dentro.
Un silenzio tombale regnava nella stanza, tanto da rendere udibile il leggero fruscio del suo respiro.
Tentò di alzarsi in piedi, ma realizzò di non avere sufficiente forza nelle gambe. Così finì per strisciare lentamente a terra, fino a raggiungere il muro vicino, per poi appoggiarvisi con la schiena. Riusciva a malapena a reggere la testa con il collo, e le palpebre erano spaventosamente pesanti; ma riuscì ugualmente a guardarsi intorno.
Una stanza vuota.
Si trovava in una piccola stanza quadrata, completamente priva di qualsiasi elemento d'arredo, con i muri umidi e scrostati.
Il pavimento era coperto di terra e polvere, e l'aria era viziata.
Jack si portò una mano dietro alla nuca, con un ghigno di dolore in volto. I capelli color nocciola erano sporchi e unti; solo dopo averci passato sopra le dita, il ragazzo realizzò che erano tinti di sangue.
Del suo sangue.
Continuò a guardarsi intorno, alla ricerca di una uscita; quella stanza, però, sembrava non avere porte. Solo muri.
Il ragazzo emise un gemito di dolore e provò ancora ad alzarsi, stavolta riuscendoci.
Girò su se stesso più e più volte, mentre nella sua mente iniziava a crearsi il panico.
Mille domande nacquero rapidamente nella sua testa, ma nessuna di queste aveva una risposta.
Dove sono?
Cosa ci faccio qui?
Cosa è successo?
Cosa è questo posto?
C'è un modo per uscire?
Il battito del suo cuore accellerò. Iniziò a respirare più velocemente e girò su se stesso per l'ennesima volta. I suoi occhi percorrevano nervosamente la superficie piatta dei muri, alla disperata ricerca di una porta, un buco, una finestra...
Niente.
Solo quattro muri completamente spogli ed integri.
Nessuna via di fuga.
Jack alzò gli occhi in alto, ormai in preda al panico, e notò che il soffitto era sproporzionatamente alto. Distava dalla sua testa circa dieci metri.
Perché un soffitto così alto?
Che diavolo di posto era quello?
Il ragazzo iniziò a gridare aiuto. Qualcuno lo avrebbe di certo sentito prima o poi. Qualcuno doveva sentirlo. Doveva aiutarlo.
Urlò per ore, fino a che non riuscì più ad emettere suoni.
A quel punto capì. Capì di essere in trappola.
Capì che quella sarebbe stata la sua fine.
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