CAPITOLO DODICESIMO - parte 2
-È quella la mia casa- disse Adrian indicando una villetta dall'aspetto curato posta sul lato destro della strada. Jack la scrutò con aria pensierosa da sotto alla maschera. Era una bella casa, non una di quelle che può permettersi chiunque.
-Adesso in casa c'è la mamma- continuò Adrian -Però verso le sei andrà a lavoro, e resterò solo con papà-.
-Ho capito. Quindi devo entrare quando vedo tua madre che esce?- chiese il ragazzo.
Adrian annuì. -Mi raccomando non farti vedere da lei-. Detto questo il bambino corse in giardino e raggiunse l'ingresso, lanciando un ultimo sorriso riconoscente a Jack prima di chiudere la porta.
Il ragazzo si nascose dietro ad un aiuola, e continuò ad osservare l'abitazione. È cosa comune associare la ricchezza alla felicità, ma in quel caso non era affatto così; almeno non per Adrian.
Sospirò, chinandosi a terra per nascondersi meglio. Alle sei mancavano circa venti minuti.
Non poteva fare a meno di pensare che probabilmente quello che stava facendo era stupido, e che avrebbe dovuto pensare a sé stesso in quel momento e non ad altri; tuttavia, quel bambino... Non sapeva spiegare bene cosa provasse nei suoi confronti, ma lo sentiva come un fratellino minore. Un fratellino da proteggere.
E così, per quanto avrebbe voluto andarsene, restò lì ad aspettare finché non vide una donna uscire dalla casa. Sollevò il capo per vedere meglio attraverso le foglie del cespuglio, e la scrutò con attenzione: era una donna giovane, di circa trentacinque o trentasette anni, con dei lunghi capelli neri che le pendevano sulla schiena. Salì su un'auto grigia e se ne andò di fretta.
Jack uscì dal cespuglio. Sospirò lentamente, per assicurarsi di avere il controllo, e percorse il giardino a passo svelto.
Giunto davanti alla porta d'ingresso, si fermò. Riusciva a sentire dei rumori, provenire dall'interno. Avvicinò il volto alla porta e trattenne il fiato.
Adesso la sentiva bene.
Era la voce di Adrian. Stava piangendo.
Poi si aggiunse anche la voce di un uomo. -Piccolo bastardo!-.
Il pianto di Adrian si fece più acuto, quando si udì un colpo. Forse uno schiaffo, forse un pugno. Era difficile distinguerlo da dietro alla porta.
Jack assunse un'espressione di disgusto, e poggiò la mano sulla maniglia dorata della porta. Proprio in quel momento, sentì il bambino urlare: -Tanto il mio amico ti farà pentire di tutto questo!-.
Ed ecco che la porta si aprì di colpo, e Jack entrò a passo svelto. Davanti a sé trovò una grande sala con un divano angolare, su cui era seduto un uomo dai capelli ricci. A terra, disteso davanti a lui, c'era Adrian. Suo padre aveva i piedi poggiati sulla sua schiena, e beveva una bottiglia di birra con gli occhi puntati sulla tv. Il bambino era il suo poggiapiedi.
Un improvviso eccesso di rabbia pervase il corpo del ragazzo demone, che strinse i pugni e digrignò i denti. Questo no, non poteva sopportarlo.
Neanche se ne rese conto, quando perse il controllo delle sue azioni. Avanzò di scatto precipitandosi sull'uomo come una furia, e la vittima si ritrovò le sue mani al collo ancor prima di riuscire a posare la birra.
Jack avvolse le dita attorno al suo collo e strinse. Strinse. Strinse con tutta la forza che aveva in corpo. E la sua forza, a quanto pareva, era fin troppa. La carotide si spaccò, così come le ossa. Ora la testa dell'uomo pendeva orribilmente di lato, priva di vita; ma Jack non mollava la presa. I suoi pugni erano ancora saldamente stretti attorno al collo di quello che ormai non era che un cadavere.
Riuscì a fermarsi solo quando Adrian urlò. Il bambino era ancora a terra, ed i suoi occhi erano carichi di paura. Tremava, e urlava, mentre si spingeva con i piedi contro al muro nel tentativo vano di allonatarsi da quel mostro.
-Papà!- gridava isterico.
Il demone volse lo sguardo al bambino senza dire una sola parola, poi tornò a concentrarsi sul cadavere. Incise un taglio profondo sulla sua schiena, ed estrasse un rene. Lo osservò con soddisfazione, reggendolo sul palmo della mano come fosse una gemma preziosa, prima di portarselo alla bocca ed addentarlo.
Adrian guardava la scena paralizzato dalla paura.
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