CAPITOLO DICIOTTESIMO - parte 2
-Papà...- balbettò Jack voltandosi verso di lui.
L'uomo cambiò espressione non appena lo vide, ed indietreggiò improvvisamente timoroso. -Ma che diavolo...-.
-Sono io, papà... Sono Jackson- disse ancora il ragazzo, senza mollare la presa su Tom.
L'uomo continuava a guardarlo con espressione spaventata e confusa, lanciando un paio di sguardi interrogativi alla moglie che ancora era raggomitolata in un angolo.
Tom tentò ancora una volta di scappare, ma il demone lo strinse ancor più forte. -È stato lui. È lui che mi ha ridotto così!- gridò in preda alla rabbia.
Ma nessuno sembrò credergli. Suo padre afferrò una bottiglia e la frantumò contro ad un mobile, per poi stringerla per il collo e punarla dritta in direzione del ragazzo. Il suo sguardo era deciso, anche se spaventato. -Lascialo andare subito!- gridò.
-Ma... Papà- balbettò Jack, deluso. Perché nessuno provava anche solo per un secondo ad ascoltarlo?
Perse la concentrazione per un paio di secondi, e sentì un colpo dietro alla nuca. Suo padre lo aveva tagliato con il vetro della bottiglia.
Portò una mano sulla ferita, e percepì il calore umidiccio del sangue; fu in quel momento, che perse del tutto il controllo sul demone dentro di sé.
Lasciò andare suo zio, scaraventandolo a terra, e si tolse la maschera dal volto. Il desiderio di sangue era forte, e non aveva più alcuna coscienza umana che lo costringesse a reprimerlo. Balzò in avanti velocemente ed afferrò la bottiglia rotta, strappandola dalle mani di suo padre; poi la usò per tagliargli la gola, con un gesto rapido e deciso. Il sangue schizzò abbondante sul suo volto e sui suoi vestiti, e non fece che aumentare la sua ira. Si voltò verso sua madre, la afferrò per il collo e la sbatté con forza contro al muro. La povera donna urlò, ma fu inutile. Jack tagliò anche la sua gola, leccando il sangue che ne fuoriuscì, e lasciò che il cadavere si accasciasse a terra.
Tom era ancora immezzo alla stanza, paralizzato dalla paura, e tremante.
Quando il demone girò la testa in sua direzione, cacciò un urlo di terrore ed iniziò a correre più veloce che poteva verso la porta d'uscita; tuttavia, quando la sua mano si appoggiò al pomello, sentì le mani di Jack afferrare la sua maglietta. Lo scaraventò a terra con una forza incredibile.
-Fermo! Aspetta, non uccidermi!- gridò Tom alzando le braccia come se questo potesse bastare a difenderlo. -Conosco un modo per farti tornare normale!-.
Udendo quelle parole, il demone si bloccò di colpo. Ad un tratto, la sua mente era tornata cosciente.
Si guardò intorno, e ciò che vide lo gettò nel panico: c'era sangue ovunque, ed i corpi dei suoi genitori giacevano a terra privi di vita, con le gole tagliate.
Una sensazione di dolore profondo invase la sua mente. Il ragazzo emise un mugulo, mentre osservava quello spettacolo raccapricciante come se davvero lui non ne fosse stato l'autore. Non poteva credere di averlo fatto davvero, non poteva aver ucciso i suoi genitori. Quello non poteva che essere solo un brutto sogno. Avrebbe voluto svegliarsi, ma ciò che aveva davanti era la cruda realtà.
-Mamma... P..Papà...-.
-Io posso aiutarti, Jack- disse ancora zio Tom, con aria incerta.
Il ragazzo voltò la testa di scatto verso di lui. -È colpa tua!- gridò. Strinse la mano destra in un saldo pugno e colpì l'uomo allo stomaco. La vittima gridò e si contorse, ma disse: -Po..Posso farti tornare...N..Normale!-.
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