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«Amico, Jack, svegliati fratello, DEVI assolutamente vedere questo». Jack emise uno sbadiglio stanco e irritato da sotto le coperte, abbassandole lentamente per vedere che cosa voleva Greg. Il biondo sogghignò e avvicinò alla sua faccia lo schermo del telefono. «Indovina chi mi sono fatto l’altra notte!». C’era la fotografia di una ragazza in topless sul palo, che stava posando per la fotocamera.
«…Sembra ubriaca». Disse Jack con la voce impastata dal sonno, mentre si strofinava gli occhi con la mano. Greg levò un pesante sospiro e roteò gli occhi, chiudendo lo schermo del cellula.
«Sei solo geloso».
«Stronzate, preferisco avere una vita piuttosto che una ragazza incinta al college».
«Oh buon signore, ma vaffanculo, io uso sempre la protezione».
«Quel che è…».Jack cominciò a tirare su le coperte oltre la sua testa, sentendo il peso del suo amico alzarsi dal letto. Bene, almeno adesso poteva tornare a dormire.
«Amico, la scorsa notte ho fatto un sogno strano». Jack si bloccò, quando la sua mente elaborò meglio quelle parole ‘sogno strano’ e sentì che non aveva più sonno.
«…Davvero…? Anch'io ho… che cosa hai sognato?». Greg si strinse le spalle, le sue dita iniziarono a pigiare dei tasti sul cellulare, formando le parole del messaggio che stava per mandare alla sua ragazza.
«Ho fatto un sogno in cui mia nonna esplodeva come un palloncino e iniziava a ricorrermi con un gigantesco schiacciamosche». L’ansia e la paura di Jack crollarono all'improvviso. Girò la testa per guardarlo.
«…Che razza di inferno, amico!». Greg rise dopo aver chiuso lo schermo del suo telefono.
«Lo so, va bene?? Cazzo, odio quella strega. Non mi sorprenderebbe se non le piacessi per niente. Ho bevuto così tanto a casa sua come un adolescente». Jack alzò gli occhi, tirando completante le coperte sopra la sua testa, pensando solo a riaddormentarsi. Greg inarcò un sopracciglio e guardò Jack. «Hai detto di aver fatto un sogno, giusto? Te lo ricordi?». Jack rimase in silenzio, aspettando che lasciasse perdere. Il biondo aggrottò la fronte e iniziò a spingere la schiena di Jack col piede. «Avanti, racconta. So che sei sveglio... un sogno, giusto? Te lo ricordi?».
«…Ho fatto un sogno su un ragazzo che "predicava"».
«E tu dici che il MIO sogno è strano».
«Non ho mai detto che il tuo sogno era strano. Anche se è così».
«Ad ogni modo, vai avanti». Greg si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e ascoltando. Jack sospirò e si alzò a sedere, ormai lasciandosi alle spalle la speranza di poter continuare a dormire.
«C’era questo ragazzo che predicava su di un tizio di nome "Chernobog". E che avrebbe portato tutti in paradiso con le sue mani macchiate di sangue. Erano vestiti con questi abiti strani e indossavano delle strane maschere…». Jack guardò l’amico, che lo stava fissando con uno sguardo stranito.
«…Fratello, hai giocato TROPPO a Silent House». Jack sorrise un poco e si strinse le spalle. Risollevato dal fatto che il suo amico gli aveva ripetuto le stesse cose che si era detto la sera prima davanti lo specchio.
«Che cosa posso dire? Adoro i giochi horror».
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Jack trascorse buona parte della mattinata a studiare per gli esami, cercando di togliersi di mezzo tutto quello che riguardava la scuola, così che avrebbe potuto godersi il fine settimana. Greg era uscito per incontrare la sua ragazza, dicendo che sarebbe tornato sulle sei. Di solito, i due passavano la domenica a giocare a uno dei tanti videogiochi che possedeva, fino a quando non fosse arrivata l’ora di andare a dormire. Sospirando, voltò l’ultima pagina dei suoi appunti, memorizzando lentamente la sua calligrafia. D’un tratto, un bussare alla porta lo fece distrarre dal suo studio. Jack si voltò verso la porta, poi si alzò dalla scrivania per andare ad aprire. Quando aveva tirato indietro la maniglia, era rimasto sorpreso di trovare Jenny in piedi davanti alla porta. «Oh… Ehi, Jenny». Jenny sorrise e gli fece un cenno di saluto.
«Ciao Jack! Che cosa fai dentro il sabato?». Jack lanciò un’occhiata alla sua scrivania, prima di tornare a guardare la ragazza.
«Sto finendo di studiare, così posso godermi il resto del fine settimana in relax». Jenny annuì comprensiva e si mise le mani sui fianchi.
«Beh, sono sicura che hai studiato abbastanza, dovresti venire fuori. Ognuno sta facendo qualcosa oggi». Jack, mentalmente, sospirò sollevato. Bene, così la gente era QUI oggi.
«Uscirò fuori quando avrò finito. Penso…». Jenny ridacchiò e annuì di nuovo.
«Hehe, okay! Ci vediamo più tardi!». E come si congedò, lei se ne andò via in un flash. Jack sorrise un po’ prima di chiudere la porta, tornando alla scrivania. Si sedette e cominciò a rileggere i suoi appunti, per tenere fresca la sua mente.
Poi, qualcosa iniziò a non quadrargli. Come aveva fatto Jenny a sapere dove si trovasse la sua stanza al dormitorio…? Loro non si parlavano molto e non le aveva mai detto il numero della sua stanza. La cosa, gli fece provare una sensazione inquietante. – Forse, una volta ti ha visto entrare nella tua stanza, senza che te ne fossi accorto. O magari Greg le aveva detto il numero della loro stanza - . Scuotendo la testa per la frustrazione, Jack si massaggiò le tempie.
«Ti stai fasciando la testa ancor prima di essertela rotta, Jack. Non c’è bisogno di agitarsi per una cosa inutile…». Disse a sé stesso, passandosi una mano fra i capelli. Forse, era il caso di staccare dallo studio per quel giorno. Ancora una volta, prese la sua felpa nera col cappuccio dalla sedia e la indossò, insieme alle scarpe, prima di uscire fuori. Quando arrivò infondo alle scale, levò un sospiro di sollievo nel vedere gli studenti che facevano su e giù per le scale. Era felice di sapere che non stava impazzendo.
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