Capitolo 8
Aveva appena finito di parlare ad Isidea quando una pioggia di ghiaccio lo costrinse a retrocedere. Embris era l'unico acquirente rimasto in piedi e si chinò in posizione di difesa quando capì chi lo stava attaccando, il sangue che ribolliva come lava alla vista della sua temibile avversaria: era atletica, slanciata, ed aveva un paio di occhi di ghiaccio che gli stavano trafiggendo l'anima in un modo quasi letterale. La donna gli corse incontro in silenzio e, con un salto che costrinse il ragazzo ad alzare gli occhi di due metri buoni, superò tutti i tavolini caduti e le sedie ricoperte dalla brina da lei stessa creata. Embris si posizionò davanti al corpo svenuto di Isidea ringhiando contro la nuova arrivata, la rabbia che gli illuminava gli occhi ed una piccola scintilla di fuoco a ballargli tra i capelli; la nuova arrivata fece una faccia dapprima confusa e poi incuriosita, quasi adolescenziale, ma quei tratti così maturi e femminili rendevano difficile poter credere che avesse meno di vent'anni:
"E così tu sei un incantatore del fuoco, eh? Bene, bene: ci sarà da divertirsi, anche se mi dispiace avere davvero poco tempo da perdere."
Aveva parlato con una voce soave ma piena di sarcasmo, di derisione, ed il ragazzo cercò di non perdere la testa per tutto l'odio che provava per lei in quel momento:
"Perché hai attaccato una locanda piena di innocenti? Cosa vuoi da noi?"
"Oh, niente che tu possa fornirmi di tua spontanea volontà... Dovrò interrogarti, magari usando qualche tecnica più GELIDA del solito, che dici? Cucciolotto, dovresti vedere la tua faccia: sei terrorizzato dentro ed arrabbiato fuori!"
Embris le gridò contro e prese letteralmente fuoco mentre Conrad si rialzava alle sue spalle, ferito, estraendo la spada dal fodero con uno stridio metallico e puntandola in direzione della strega. Si misero d'accordo senza dire una parola: si lanciarono insieme contro la donna ma lei sorrise, limitandosi ad alzare una mano con una lentezza piena di eleganza. Una catena di ghiaccio fece inciampare Conrad e lo atterrò, stordendolo, mentre la strega evitava con grazia il pugno di Embris e gli rifilava un calcio proprio là dove non batte il sole. L'incantatore del fuoco mugolò di dolore arrestando la sua corsa ed accasciandosi a terra, mentre la strega gli si avvicinava e bloccava i polsi e le caviglie di Conrad con delle manette di ghiaccio pur di non farlo intervenire:
"Sei fiacco, non stai neanche usando metà del tuo potere perché mi sottovaluti o perché tenti di nascondermi il tuo potenziale? Tranquillo, tesorino, a me puoi svelare tutto, poiché io so perfettamente di cosa sei capace... Fiammella."
Embris sussultò e si girò verso la sua avversaria, una coltre di fuoco a coprire la sua figura come a nasconderlo da quella donna spregevole; lei trafisse quella copertura con una lama di ghiaccio, più che convinta di avere il ragazzo ormai in pugno, ma quest'ultimo non era per terra dove avrebbe dovuto essere. Il tempo sembrò fermarsi per la strega del ghiaccio mentre un qualcosa di fin troppo bollente la colpiva alla schiena, bruciandola e mandandola a sbattere contro una delle colonne che sostenevano la locanda; cadde con un urletto e rimase stesa per qualche secondo mentre Embris riprendeva il fiato, ancora dolorante, ed infine si rialzò appoggiandosi ai gomiti ed alle ginocchia piene di lividi. Il ragazzo capì immediatamente di averla fatta arrabbiare, poiché la donna alzò una delle sue mani con un'espressione diabolica, quasi inumana, e sussurrò qualcosa che suonava proprio come una maledizione:
"Tu non hai idea di cosa hai appena risvegliato, fiammella..."
"C'è solo una persona che può chiamarmi in questo modo, strega, e decisamente non sei tu!"
Lei alzò un sopracciglio, confusa, ma non si fermò dal caricare quel colpo che sapeva di tutto tranne che di debolezza; peccato che un'onda di sabbia la investì da dietro, facendola inciampare, mentre due figure dai capelli chiari si stagliavano dove una volta c'era lo stipite della porta. Embris sospirò, sollevato, accompagnando con quel suono Syn e Lisa che stavano entrando nella locanda semi-distrutta con cautela ed osservando la scena con sorpresa, tanto confusi quanto lo erano i loro compagni coinvolti nel combattimento. Conrad riuscì solo in quel momento a strappare la catena di ghiaccio, ululando per lo sforzo, mentre la strega si sedeva per terra e si passava una mano tra i capelli, confusa. I due Nord le si avvicinarono con cautela e Syn rimase a tenerla d'occhio, permettendo così a Lisa di aiutare Embris a rialzarsi; tutti insieme si accostarono alla donna e la guardarono con circospezione, proprio quando quella si riprendeva e ricominciava a vederci bene. Fu Lisa a rompere il silenzio, una nota di rabbia a renderle la voce più acuta, più severa:
"E tu chi diamine saresti?"
La strega la guardò come se fosse un alieno, poi gli occhi cerulei le si illuminarono di gioia: con un urletto molto femminile si genuflesse davanti alla povera ragazza, stupendola, ed inizio ad inchinarsi come se non ci fosse un domani.
"Tu sei la Maleríra, la Regina delle leggende che ci riunirà tutti! Oh, mia signora, permettimi di servirti in questa terra orribile ed inospitale!"
Lisa arrossì e dovette schiarirsi la voce prima di replicare, trovando il pavimento improvvisamente interessante ed iniziando a fissarlo pur di evitare gli sguardi curiosi dei suoi amici:
"Non credo proprio di essere la Maleríra, sai? Comunque, passiamoci sopra, tu non ancora risposto alla mia domanda: chi sei?"
La strega balzò in piedi, continuando ad inchinarsi, ed Embris dovette guardare in un'altra direzione pur di evitare il mal di mare:
"Mi chiamo Agnes An Crach, mia signora! Sono al vostro servizio."
Dopo aver incatenato Agnes ed averla fissata ad una delle colonne portanti della locanda la compagnia si occupò di Isidea e di tutti gli altri astanti, perlopiù svenuti a causa del contraccolpo o nascosti dietro al balcone per lo spavento; il locandiere pianse nel vedere in che condizione era la sua locanda come se avesse perso un figlio, disperato, ed il povero Embris dovette offrirgli una spalla su cui sfogarsi pur di farlo stare zitto e non fargli chiamare le guardie. In compenso Conrad e Syn si misero al lavoro per ripulire l'ambiente e sistemarlo a dovere mentre Lisa parlava con la strega, interrogandola, cercando di capire cosa l'avesse spinta ad agire in quel modo e come mai venerava la Nord come fosse una Dea. Quando ottenne tutte le informazioni che le servivano riunì la squadra e, appena furono tutti intorno a lei e pronti ad ascoltarla, proclamò:
"Agnes era la figlia di uno sciamano del Nord, della tribù dei LongLifeLess; suo padre commise un crimine di cui non mi vuole parlare e venne esiliato insieme alla moglie e alla figlia, condannato a vivere per sempre in una terra inospitale e a lui nemica. Mi ha rivelato che nella sua famiglia si tramandava da sempre una leggenda su questa Maleríra, una specie di regina che riunirà tutte le tribù Nord in un unico, grande popolo e riporterà pace e prosperità in tutte le terre da lei comandate... Ebbene: il ghiacciolo lì appeso pensa che io sia proprio la regina delle leggende, ma non ha alcuna prova per dimostrarlo."
Syn si mise a ridere finché non capì di essere l'unico a farlo, confuso, e si rivolse ad Isidea siccome la riteneva l'unica persona con un po' di sale in zucca ed ancora in grado di ragionare:
"Dimmi che non sono l'unico a non capire come proprio Lisa possa essere capace di fare una cosa del genere."
"Ehm... Guarda Syn, credo proprio che ne avrebbe tutte le capacità: il carisma non le manca, neanche la gentilezza, comprende sia le situazioni dei più forti che quelle dei più deboli e riuscirebbe a bilanciare bene gli aghi della bilancia, se fosse davvero la regina di cui parla la leggenda."
Fu il turno di Lisa di guardarla con sorpresa, ricevendo in cambio un cenno affermativo di Embris che la confuse ancora di più; persino Conrad era d'accordo con quella affermazione e così Syn dovette arrendersi con uno sbuffo all'evidenza, sconfitto, mentre Lisa cambiava discorso il più rapidamente possibile.
"Immaginiamo che dica il vero: cosa facciamo adesso? La liberiamo? La portiamo con noi?"
Syn si fece pensieroso, questa volta seriamente, ed affermò timidamente:
"Ci potrebbe proprio servire uno sciamano, la seconda luna dell'anno sorgerà tra poco... E tu sai perfettamente cosa significa"
"Il Karga, come dimenticarlo?"
Gli altri componenti della squadra la guardarono confusi, Isidea che inclinava la testa ed i capelli rossi che le incorniciavano amabilmente il viso e gli occhi castani pieni di curiosità:
"Cos'è il Karga? Non me ne hai mai parlato."
Lisa le sorrise, serena, e sussurrò:
"Ve lo spiegherò per strada, è ora di andarcene da qui: il locandiere ci guarda come se volesse staccarci la testa e sono sicura che non esiterebbe ad uccidere Agnes se ne avesse la possibilità, ma credo proprio che Syn abbia ragione. La sciamana ci serve, la portiamo con noi: andiamo via da qui."
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