Capitolo 11
Quando si avvicinarono alla mandria Syn non aveva intenzione di lasciar scappare quel ragazzino per nessun motivo al mondo, ma dovettero fermarsi a causa di Embris: il mago del fuoco, ad un certo punto, si rifiutò di andare avanti appoggiandosi improvvisamente a lui, esausto, gli occhi verdi che dardeggiavano verso i cavalli in lontananza.
"Hanno paura per me, vogliono tenermi al sicuro. Mi stanno sommergendo di sensazioni per tenermi lontano dal pericolo."
Il guerriero Nord sospirò, mordendosi nervosamente le labbra mentre cercava di escogitare un piano. Non era mai stato bravo a farlo, anzi, si riteneva il tipo da mettere da parte qualsiasi strategia ed attaccare, ma in quel momento Lisa era fuori gioco, Conrad al suo fianco come guardia d'onore ed Embris non sembrava riuscire a contrastare quegli equini maledetti. Cosa fare? Come agire?
Syn gli posò una mano sulla spalla, costringendolo a sedersi sulla sabbia mentre cercava di ragionare:
"Resta qui, riposati: mi occuperò io di quel farabutto!"
E si incamminò, sperando nel frattempo che non ci fossero altri animali esotici in giro a ferire il suo...
Amico. All'improvviso quella parola si fece strada nella mente di Syn ed il ragazzo si rese conto che, in quel minuscolo frangente di tempo passato con Embris, aveva imparato a fidarsi di lui più di molti suoi amici al Nord. Com'era stata possibile una cosa del genere?
Syn non era mai stato un tipo espansivo, sceglieva le sue compagnie con metodo e stando attento che non nuocessero al suo paese o alla sua capotribù. Lisa...
Gli si strinse il cuore ad immaginarla senza vita sulla sabbia, distrutta da uno stupido veleno, morta per colpa di un bambino che non aveva idea di cosa fosse la vita.
Oppure sì?
Sentì un odore di pelle così forte da fargli storcere il naso non appena si avvicinò alla mandria, i suoi passi leggeri sulla sabbia, mentre i Destrieri del Fuoco nitrivano furiosi verso il centro della loro formazione; era proprio lì che si trovava il bambino, palesemente spaventato, ed agitava in tutte le direzioni il suo piccolo ago avvelenato.
"Lasciatemi andare! Sparite, altrimenti sarò costretto a farvi del male!"
Non sembrava più tanto giovane e Syn rabbrividì al suo tono di voce, sconcertato, venendo travolto da un'ondata di odio verso quel bambino... O verso colui che l'aveva reso tale?
Il ragazzo si nascose dietro ad uno dei cavalli, dandogli qualche pacca sul fianco per avvertire la mandria della sua presenza:
"Ci penso io a lui. Lasciate che mi occupi di questo farabutto come si deve."
I Destrieri sembrarono capirlo e si scostarono, uno ad uno, creandogli un passaggio in quell'armonia di musi e criniere ribelli del colore della notte; il bambino tentò subito di approfittarne ma uno dei cavalli più vicini a lui prese fuoco e lo costrinse ad indietreggiare, spaventandolo a morte e costringendolo a restare rannicchiato nel bel mezzo del cerchio, tremante. Per un attimo Syn ebbe pietà di lui ma poi notò in che modo impugnava il suo ago pregno di veleno, pronto a colpire, e tutta la simpatia che provava in quel momento svanì.
"Ciao piccolo pezzente."
La voce di Syn era piena di odio quando estrasse la spada, tenendola rivolta verso il bimbo mentre quello alzava gli occhioni su di lui. Il guerriero Nord gli espose la sua richiesta:
"Consegnami pacificamente la bottiglia con l'antidoto e non ti farò del male."
"Giammai!"
Syn si esibì in un finto broncio mentre i cavalli nitrivano intorno a lui, la sabbia che si sollevava in modo innaturale e le code dei destrieri a contribuire a quel movimento ipnotico; il bambino si dischiuse dalla sua posizione di difesa, questa volta spaventato per davvero, l'ago che cadeva dalla sua manina e la vocina tremante mentre chiedeva:
"Tu... Sei un mago, vero?"
"Possiamo definirmi così, pezzente. Ora dammi l'antidoto prima che mi arrabbi!"
Il bimbo scosse la testa, stringendo a sé la bottiglietta come se contenesse oro e non un semplice antidoto, ansioso:
"Se te la consegno mio padre morirà!"
Syn lo guardò con serietà, credendogli quando vide paura allo stato puro in quei piccoli occhi color mandorla. Gli domandò con parsimonia:
"Dimmi cos'è accaduto a tuo padre, forse posso aiutarlo."
"I complici di quei banditi... Lo hanno preso! Hanno detto che se non uccidevo almeno uno di voi gli avrebbero infilzato un ago come questo nel braccio."
Il suo divenne un sussurro misto a singhiozzi e Syn si ritrovò costretto a sospirare, riponendo la spada nel fodero. Il bambino, però, non aveva ancora finito.
"Li guidava una maga malvagia ma tu... Forse riuscirai a sconfiggerla! Ti prego, aiutami a salvare mio padre, o lo uccideranno perchè io ho fallito, quella donna lo sa: vede tutto e sente tutto, sono sicuro che sappia già del mio fallimento!"
Syn rabbrividì a quelle parole, cercando di non sorprendersi a quella notizia non del tutto piacevole: un'altra maga? Dalla parte dei banditi?
In che guaio si erano appena cacciati?
"Che elemento controlla questa tizia?"
Temeva la risposta a quella domanda, un tassello alla volta che si rimetteva al suo posto mentre ragionava: il Sultano non era mai stato stupido, nonostante quel sole cocente gli avesse cotto la testa per decenni, e Syn sarebbe stato pronto a scommettere che non aveva raggruppato tutti i soldati intorno alla capitale per puro caso. Sapeva che la notizia sarebbe giunta al gruppo. Voleva che si sentissero al sicuro, liberi di fare ciò che volevano, mentre una delle sue pedine si infiltrava inosservata nel loro campo da gioco...
"L'aria. La signora cattiva controlla l'aria."
Il primo grido d'allarme partì da uno dei banditi, il quale indicò l'area dietro una duna prima di soffocare misteriosamente ed accasciarsi per terra, morto. La stessa cosa accadde agli altri, uno ad uno, mentre Conrad si alzava in piedi e si posizionava davanti a Lisa come per proteggerla. Ma niente da fare: anche il capo dei banditi perse la vita in quel modo misterioso, lasciando i due avventurieri da soli nell'inquietudine notturna del deserto.
Conrad sentì Lisa gemere alle sue spalle, evidentemente percorsa da un'altra fitta di dolore causata dal veleno, ma non poteva fare niente per lei; dalla duna si levò una tempesta di sabbia e la guardia si confuse, mormorando esitante nell'aria notturna:
"Syn?"
Ma non era il mago della polvere a smuovere i granelli di sabbia. Se ne accorse quando questi ultimi ricaddero a terra e, del mulinello, non restò che la parte superiore, visibile contro lo stellato cielo notturno. Lisa si lamentò ancora e tentò di mettersi seduta ma Conrad le si accovacciò affianco, tenendola giù con la mano, mentre una risata femminile tranciava l'aria come fosse un coltello splendente:
"Oh, ma guarda chi si rivede!"
Una decina di guardie del Sultano uscì da dietro una delle dune più lontane mentre una ragazza fluttuava nell'aria, le braccia rivolte verso il basso, atterrando con sommata eleganza di fronte a Conrad e alzandogli il mento con le dita. La guardia tentò di infilzarla con la spada ma ahimè, la strega dell'aria lo teneva bloccato al suo posto, l'aria intorno a lui densa e quasi irrespirabile.
"Ciao, leccapiedi della principessa."
Conrad si dimenò nella stretta di quella forza invisibile ma dovette soccombere alla forza della strega, la quale si dondolava da un piede all'altro in un modo abbastanza irritante per lui; la sentì iniziare a fare un verso strano e si irrigidì, capendo che stava imitando un orologio:
"Tic, toc, tic, toc. Il tempo scorre inesorabile per la tua amichetta Nord e la cura, ahimè, non arriva."
"Ricrediti strega!"
Syn la sommerse da capo a piedi, a sorpresa, mentre il bambino si precipitava in direzione di Lisa nel tentativo di raggiungerla e darle l'antidoto in tempo. La strega però non esitò a spazzare via la sabbia, avventandosi sul guerriero Nord con rabbia e rischiando di soffocarlo anche solo col suo impeto; sembrava fuori controllo, furiosa, e questo spaventò parecchio tutti e tre i componenti del gruppo.
"Voi..."
La sua voce era sprezzante, pregna di odio, come se all'improvviso la loro presenza lì la stesse infastidendo; si voltò di scatto verso il bambino, strappando con l'aria la bottiglietta di antidoto dalle sue mani e sollevandola in aria, pronta a scagliarla per terra:
"Voi morirete qui, maledetti!"
La sabbia si ripiegò sotto alla boccetta quando quella cadde, Syn che usava la sua magia nel disperato tentativo di preservarla dal rompersi. Conrad approfittò di quel momento per tentare di nuovo un attacco ma ottenne solo l'attenzione della strega che, diligentemente, bloccò entrambi i ragazzi iniziando piano piano a soffocarli, sul suo viso un'espressione piena di odio mentre si avvicinava a Syn, lasciando che il bambino scappasse via spaventato da quella scena.
"Mi avete tolto tutto ed io, oggi, distruggerò tutto ciò che amate, a cominciare dalla vostra patetica amichetta senza poteri!"
Lasciò libero il Nord e si avvicinò velocemente a Lisa, pugnale in mano, pronta ad ucciderla e a liberarsi per sempre di quella seccatura...
Ma una sfera di ghiaccio la colpì in pieno petto. I due ragazzi smisero di soffocare e Syn si voltò, sollevato, sorprendendosi quando vide Isidea con in mano un bastone puntato contro la strega; quest'ultima cadde a terra, sconvolta, la principessa di Oltremare che le si avvicinava con passi decisi e fermandosi di fronte a lei, i capelli rossi che si agitavano al vento come fossero fiamme piene di rabbia e preoccupazione. Si inginocchiò di fronte a lei, sussurrando con tristezza:
"Non volevo arrivare a questo, ma so perché il Sultano ti vuole."
"Tu non sai niente di me!"
Le parole della strega erano più un sibilio che altro, la giovane ubriaca di odio e pronta a saltare addosso ad Isidea non appena fosse tornata in forze.
Eppure la principessa non si sorprese di quell'atteggiamento, anzi: le sorrise piena di pietà, pronunciando ad alta voce quelle fatidiche parole che fecero rabbrividire Syn da capo a piedi:
"Voi siete la figlia illeggitima del Sultano... Hava. Ma il suo amore è solo finzione: non ti vuole perchè sei sua figlia, ti vuole per i tuoi poteri!"
Conrad si rialzò piano piano, avvicinandosi alle due donne, ma Isidea lo tenne lontano con un gesto della mano; Hava la guardò piena di incredulità, smettendo di tremare e chiedendo, ancora sulle spine:
"Che cosa vorreste dire?"
Isidea le tese la mano, come ad aiutarla ad alzarsi, guardando però in direzione dei suoi amici mentre parlava.
"Ho alcune delle risposte che cercavamo; vi conviene prima curare Lisa, dopo quello che vi dirò vi tremeranno così tanto le mani che avrete bisogno di aiuto per stare in piedi."
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