Capitolo 60
RICHARD
Okay, credo proprio che io e Leo abbiamo stabilito un record, dato che ci stiamo baciando da non so quanto tempo. Siamo in camera sua, chiusi a chiave. Abbiamo unito i letti ed ora siamo sotto le coperte, nudi, le gambe incrociate tra di loro, le bocche che non fanno altro che incontrarsi. Accarezzo il suo viso, ricoperto da un leggero velo di barba, e mi allontano, con l'affanno e le labbra doloranti e gonfie.
- Vuoi fermarti? - domanda, le mani appoggiate sulle mie spalle.
- No, voglio giusto riprendere fiato. - dico, incrociando il suo sguardo. Mi perdo ancora una volta in quel suo dannato oceano, anche se non ne potrei mai fare a meno. Leo mi osserva, facendo passare le sue dita sul mio petto, procurandomi alcuni brividi al contatto con le cicatrici.
- Hai fatto nuoto per caso? - mi chiede di getto.
- Sì, fin da quando ero piccolo. Come fai a saperlo? -
- Dalla formazione della tua corporatura; hai le spalle larghe e il tipico fisico da nuotatore. -
- Amavo nuotare. Nell'acqua mi sentivo libero, senza vincoli. Era più o meno come volare. Adoravo scivolare nella vasca, muovere le braccia e i piedi per aumentare la velocità e volare in quella piscina. L'acqua era il mio sostegno, mi impediva di cadere, ed io riuscivo a rimanere a galla, diventando quasi un tutt'uno con essa. Era anche un modo per sfogarmi, non era facile nascondere il segreto della mia mutazione ai miei genitori. -
- Come l'hanno presa, quando l'hanno scoperto? -
- Oh, bene, mi hanno accettato, e l'affetto che provavano per me non è cambiato... - dichiaro, con amarezza.
- Presumo ci sia un "ma". -
- Ma una sera feci lo stupido errore di produrre luci nel bel mezzo della notte. I miei vicini di casa lo scoprirono e chiamarono la polizia, completamente terrorizzati. Opposi resistenza, ma mi catturarono. Ricordo che mia madre urlava il mio nome, implorando gli agenti di lasciarmi andare, e mio padre veniva preso a pugni da uno dei poliziotti, visto che mi aveva tenuto al sicuro per tutto quel tempo. Non volevo che gli facessero del male, così mi arresi e salii su quel dannato camion. -
- Mi dispiace. - Leo appoggia una mano sulla mia guancia, accarezzandola con dolcezza.
- Non importa. Jack mi salvò e, vedendo la mia voglia di nuotare, decise di portarmi ogni notte in una piscina. Mi allenò, e così riuscii a coltivare la mia passione. Sai, a volte vorrei andare a trovare i miei genitori. Vorrei sapere come stanno, come procedono le loro vite senza di me. Vorrei che ti incontrassero. Conoscere il dolore che hanno provato quando sono stato portato via, mi dilania l'anima. Non oso immaginare come si siano sentiti a vedere il loro unico figlio che veniva strappato via dalle loro braccia. -
- Un giorno, quando questa guerra sarà terminata, li incontrerai ancora. E magari potremmo andare anche al mare ogni tanto, ho sempre sognato andarci. Tu potresti insegnarmi a nuotare. Ci sono tante cose che non ho potuto fare in vita mia e che ora voglio fare a qualunque costo. Voglio iniziare a vivere per davvero ed essere felice. -
- Finirà mai tutto questo? - accarezzo il suo viso e mi appoggio a lui, come se fosse l'ultima volta. Odio pensare a quello che potrebbe succedere, se Gabriel riuscisse a vincere. Non voglio perdere Leo. Ho paura che la nostra relazione, ancora così delicata, possa essere ridotta in mille pezzi. Detesto pensare al peggio.
- Ehi, sono io quello malinconico e depresso, non tu. - ridacchio, guardandolo ancora una volta negli occhi. - Sul serio, comunque. Un giorno tutto questo finirà, e in meglio, ne sono sicuro. - dichiara, avventandosi sulle mie labbra con veemenza. Le coperte scivolano via dal suo corpo e intravedo un segno sulla sua spalla destra, all'altezza della scapola, ma non riesco a distinguerlo del tutto. Alzo un po' la testa e riconosco un tatuaggio: un fiore. Non conosco il tipo, ma lo studio per qualche secondo. Il fiore ha cinque petali di forma ovale intorno a sé, la forma è impressa sul suo corpo, e sembra quasi che il soggetto in questione sia color rosa carne, dato che è la pelle della scapola a riempire lo spazio vuoto dei petali.
- Non mi avevi detto di avere un tatuaggio? - gli faccio notare.
- Si, be'... non ne parlo spesso. -
- Che tipo di fiore è? - chiedo, curioso.
- Un'azalea. Mia madre, Diana, aveva la passione per l'arte. A volte, si rinchiudeva in camera e disegnava. Io le facevo spesso compagnia, provando ad imitare i suoi disegni; è riuscita a trasmettere anche a me questa passione. Era un piccolo momento di pace in cui potevamo essere solo io e lei e ritagliare un po' di tempo per noi. Non mancavano mai i momenti in cui parlavamo delle nostre giornate e ci divertivamo L'azalea era il suo fiore preferito; amava disegnarlo. Certe volte dipingeva un intero campo colmo di questi bellissimi fiori dalle mille tonalità. Ce n'erano di rossi, gialli, lilla, ma il suo preferito era il rosa. Così, per onorarla e omaggiarla, ho deciso di tatuarmelo. Prima, era impresso solo nella mia mente. Adesso, è impresso sulla mia pelle, così come il suo ricordo. - ascolto la sua spiegazione senza interromperlo, prestando attenzione ad ogni piccolo dettaglio e sorridendo al pensiero di vedere lui e sua madre disegnare. Sua madre è stata davvero una donna sfortunata, non meritava di incontrare Gabriel.
- È bellissimo. - commento, con voce dolce. Leo ha un'espressione cupa sul viso, gli occhi sembrano quasi scuri e neri, e le sue labbra si piegano in un sorriso malinconico. Devo tirarlo su di morale.
- Adesso basta parlare di cose tristi. Facciamo qualcosa più... adatto a noi. - Leo si morde il labbro, pensando a cosa fare. La sua mano percorre il mio corpo, soffermandosi sulla punta del mio membro e iniziando ad accarezzarla, tirandola leggermente.
- Cosa vuoi che ti faccia? - bisbiglia, mordendo il lobo del mio orecchio sinistro.
- Niente che abbiamo già fatto. - sembra non capire. - Mi fido di te, Leo. Voglio che la mia prima volta sia con te, la persona che amo. - confesso.
- Sei sicuro? - domanda Leo, sorridendo. Sembra felice. Annuisco, e in un attimo mi ritrovo in posizione supina.
- D'accordo, ma facciamo le cose con calma, senza fretta. - senza che me ne accorga, le mie natiche vengono afferrate e spalancate. Gemo, quando la lingua del mio ragazzo si appoggia tra lo spazio delle natiche e comincia a muoversi. Inizio ad ansimare, come ogni volta, dopotutto. Mi stupisco di quanto sia bravo Leo a farmi dannare come un pazzo. Gli basta un movimento, ed io mi sciolgo.
- Continua, non fermarti. - lo incito, lui aumenta la velocità, solleticandomi la parte interessata. Non soddisfatto, Leo infila un dito nella mia apertura, muovendolo con calma. Sento un fastidioso bruciore dentro di me, ma adoro tutto ciò. Il mio ragazzo si muove lentamente, uscendo e rientrando più volte, mentre io continuo a girare la testa e ad osservare i suoi movimenti, analizzandoli e conservandoli nella mente. Mi piace quello che sta succedendo, ma il bruciore sembra estendersi in tutto il mio corpo. C'è qualcosa che non va.
La pelle inizia a formicolare e a pizzicare, sostituendo il dolore. La mia temperatura corporea si alza. Oh, no, no, no. So cosa sta succedendo. Ti prego, non con Leo. Non posso mostrarmi a lui in questa forma. Sono felice in questo periodo, non posso perdere tutto in un colpo solo. Cerco di mantenere il controllo, ma inutilmente.
- Cazzo, fermo. Lasciami. - spingo lontano Leo con le gambe e mi alzo subito. Il ragazzo cade con violenza sul letto, mentre io corro verso la porta chiusa a chiave, infilandomi di getto la vestaglia e facendo in fretta e furia il nodo. Ho bisogno di uscire da questa stanza.
- Che diavolo succede? - Leo si alza e si mette davanti a me, bloccandomi il passaggio.
- Togliti, Leo. Togliti di mezzo. - cerco di oltrepassarlo, ma lui mi afferra per le spalle e mi spinge con forza indietro.
- Mi dici che diavolo hai? Perché sei così allarmato? -
- No, no, no, cazzo. Non riesco a trattenerlo. - mi dimeno come un pazzo, cercando di sfuggire dalla sua presa ferrea. Il formicolio diventa sempre più insistente, ormai non riesco più a resistere. Lascio che la luce emerga, e che il mio corpo si trasformi e diventi di pura energia lucente, perdendo il controllo. I miei piedi, le gambe, le braccia e il viso cambiano radicalmente, acquisendo il colorito dorato che caratterizza i miei poteri. Ormai non sento più neanche il sangue scorrere nelle mie vene, sento solo... luce.
- Ma che...? - Leo rimane a bocca aperta; i suoi occhi studiano a lungo ogni parte di me scoperta dalla vestaglia, stupiti.
- Non guardarmi. Ti prego. - cerco di coprirmi con l'indumento, facendomi piccolo piccolo in un angolo, ma non riesco. Non deve vedermi in questo stato, nessuno deve.
- Perché? Sei bellissimo. - afferma il ragazzo. Resto di stucco quando vedo che si avvicina a me con passo leggero, non capisco il suo intento. Mi dà le mani e mi aiuta ad alzarmi, sciogliendo il nodo della vestaglia e lasciandola scivolare sul mio corpo, per poi farla cadere ai miei piedi.
- Cosa? - gli chiedo, incredulo.
- Sei bellissimo in questa forma. Perché non l'hai mai detto? - riesco a percepire lo stupore e la meraviglia che aleggiano intorno al suo corpo. Non sembra inorridito, no. Sembra... meravigliato, entusiasta, incantato dalla lucentezza che emano e che colora le sue iridi, rendendole ancora più chiare e brillanti.
- Perché avevo paura che tu mi rifiutassi. Nessuno lo sa, sei il primo. Non lo dico a nessuno perché ho paura. - ammetto.
- Paura di cosa? - Leo si inginocchia sul letto e mi fa fare lo stesso, prendendo le mie mani tra le sue.
- Paura che voi mi allontaniate, che i sentimenti che provate per me possano cambiare all'improvviso. Io non voglio questo, io non voglio andare via, non voglio perdervi tutti, non voglio... - il mio sfogo viene interrotto da Leo, che mi bacia appassionatamente, lasciando che le nostre lingue si mescolino tra di loro.
- Io non ti allontanerò. - farfuglia, ostacolato dalla mia bocca. - Non mi verrebbe mai in mente. Ti aiuterò a controllare questo tuo potere, e insieme lo diremo a tutti, ma solo quando sarai pronto. Non avere paura, persone come Jack, Jason, Liz e tutti gli altri non ti abbandoneranno mai. Tutti noi ti vogliamo un grande bene, perché sei una delle persone migliori che ci sia su questo cazzo di mondo. Io non ti lascerò andare via così facilmente. Adoro il tuo modo di essere così sincero, così impacciato e tenero, così coraggioso e forte quando ce n'è bisogno, così pieno di luce, letteralmente. Dovrai abituarti ad avermi intorno, astro. - Leo sorride, passando le dita sulla mia pelle. Chiude gli occhi e continua ad accarezzarmi, come se il contatto con la luce lo riscaldasse.
- Grazie. - non riesco a descrivere a parole l'amore che provo per lui. Non posso fare altro che baciarlo. Lo bacio con tutta la forza che ho. La luce diventa ancora più luminosa, se è possibile, devo cercare di recuperare il controllo.
- Concentrati solo su questo. - mi dice, la labbra incastrate fra di loro. - Solo su questo, solo su questo... - ripete, attirando completamente la mia attenzione. Piano piano, sento la luce affievolirsi e spegnersi, riacquisto il controllo dei miei poteri.
- Visto? Sei già bravo a controllarlo, devi solo esercitarti un po' di più. - Leo è felice, e non credo di averlo mai visto così allegro e spensierato. È così strano pensare che prima era quel ragazzo tenebroso e cupo, dal carattere un po' scontroso, duro, coriaceo. Piano piano, sta cambiando, sta facendo uscire allo scoperto un lato di lui molto più bello. È come se stesse... trovando la felicità.
- Facciamolo. - mi sdraio sul letto, seguito da lui. Afferro il preservativo nel comodino e lo passo a Leo, che scarta l'incarto e lo infila.
- Ti farà un po' male, poi sarà fantastico. - mi avvisa. Io annuisco e deglutisco il groppo alla gola che ho. Leo mi fa girare di schiena e, senza accorgermene, lo sento entrare dentro di me. Grugnisco, digrignando i denti per il dolore e per la sorpresa. Il bruciore è ancora più forte di quello di prima. Leo continua a spingere lentamente, cercando di farmi abituare, mentre io non riesco a trattenere le urla di dolore.
- Mi fermo? - chiede, dubbioso.
- No, continua. Continua. - cerco di non pensare al dolore e di concentrarmi su Leo, anche se non riesco a vederlo. Le spinte aumentano, ma il dolore non cessa. - Leo... - stringo le coperte con le mie dita, tentando di non pensare alle fitte lancinanti.
- Aspetta. - Leo esce da me e mi fa mettere a pancia all'aria. Divarica le mie gambe e si infila dentro di me di nuovo. - Guardami, Rich. - ordina, con voce dolce. La situazione è la stessa, tranne che ora riesco a guardarlo negli occhi. Questo mi aiuta a distrarmi. Le sue iridi mi aiutano a focalizzarmi solo su di lui, incantandomi. Leo si inoltra ancora un altro po' dentro di me, afferrando la mia mano destra, che stringo con forza per sopportare il dolore. Leo si avvicina e mi bacia ancora una volta. - Concentrati su questo. -
Ascolto il suo consiglio e mi lascio travolgere dai baci che mi dona, pensando solo ed esclusivamente a quello. I suoi occhi mi danno speranza, mentre le sue labbra continuano a mischiarsi alle mie. Magicamente, il dolore si trasforma in piacere, e il tutto può cominciare sul serio.
Gli faccio cenno col capo di continuare, e il ritmo si velocizza. Avvinghio le gambe intorno il suo bacino, tengo ancora stretta la sua mano nella mia, mentre lui si avventa sul mio collo e lascia piccoli baci umidi sulla pelle. Entrambi iniziamo a sudare, preda dei movimenti così eccitanti. Leo affonda ancora un po' dentro di me, come se avesse aspettato tanto solo per quello, ed io lo assecondo.
Non riesco a crederci, sta succedendo davvero? Sto vivendo la mia prima volta con il ragazzo che amo. Ho pensato così tanto a questo momento durante gli anni, e ora finalmente sta accadendo davvero. Non ci poteva essere persona più giusta che Leo, è stato l'unico che in tutti questi anni è riuscito a farmi battere il cuore così forte e a farmi innamorare. Leo è così dannatamente speciale, ed è difficile esprimere a parole il mio amore. È tutto perfetto.
- Ti piace? - osa chiedere il ragazzo.
- Da pazzi, non fermarti. -
Stringo forte la mano del mio ragazzo, chiudendo gli occhi per qualche secondo, percependo completamente queste sensazioni così speciali e uniche. Quando li riapro, rimango sbalordito: un alone di tenebre, lo stesso che abbiamo visto la prima volta che lo abbiamo incontrato, circonda il suo corpo nudo. Il velo di tenebre sembra molto più fitto, e si muove fluttuando nell'aria e appoggiandosi anche su di me. Non mi fa male, è come se fosse intangibile.
- Oh, mio Dio. - Leo se ne accorge e si spaventa. - È questo quello che avete visto tu, Liz e Ariel? È orribile, io... - il mio ragazzo è in preda al panico, non sa cosa fare. Tutte le sue paure stanno venendo fuori. So bene a cosa sta pensando in questo momento:
"Diventerò come mio padre."
Riesco a capirlo dal suo sguardo così preoccupato e dal leggero tremolio che attanaglia i suoi muscoli. Non succederà, io glielo impedirò.
- Tranquillo, forse so cosa devo fare. - chiudo gli occhi e mi concentro. Non lo lascerò preda delle tenebre, è tempo che Leo venga liberato da questa prigionia. Lascio che la luce percorra le mie vene e vada a diffondersi nelle sue dita, legate alla mia mano attraverso la stretta. Leo osserva meravigliato il riverbero che attraversa il suo corpo. Si rilassa e percepisce con piacere il tepore dello sfavillio. Con calma, il velo di oscurità viene sostituito da una piccola aura lucente, le tenebre vengono spazzate via dalla luce.
- Ma come...? - Leo mi sorride e mi guarda con gratitudine.
- Ho scacciato le tue tenebre, per sempre. Da adesso sei libero, Leonard. - la piccola aura di luce dorata scompare, e tutto quello che sento sono le sue labbra umide e le sue spinte. Leo riprende il ritmo, facendomi provare ancora una volta quelle sensazioni stupende. Non smette un attimo di sorridere, e adoro la felicità che colora i suoi occhi azzurri e il suo sorriso smagliante.
Adesso comprendo tutto: come ha detto Ariel, quel velo di tenebre era dovuto alla costante vicinanza col totem della morte, una specie di macchia, di impronta oscura. Era come se l'oscurità di suo padre lo tenesse imprigionato, legato a sé. Leo era un ragazzo diverso: scontroso, cupo, triste. Tutto perché Gabriel lo aveva sottomesso. Gabriel ha piegato il suo animo per troppo tempo, cercando di imprigionarlo nelle ombre e tenendolo stretto nelle sue grinfie, non lasciandogli assaporare la libertà. La madre di Leo è stata l'unica a donargli un po' di luce, l'unica a donargli la speranza. Io ero destinato a vedere quelle ombre, perché era il mio compito scacciarle, era mio compito liberare Leo dalla malvagità, dall'oscurità. Ora lui è completamente indipendente da suo padre, è libero dalla morsa malata di Gabriel, e nulla potrà riportarlo indietro. Adesso, Leo può essere se stesso, può essere la persona che ha sempre voluto diventare. Ora, dentro di lui non ci sono più gli spettri e le ombre, ma solo la luce, la luce di Diana. Finalmente, Leonard può far sì che sia la luce a primeggiare, mettendo fine al suo conflitto interiore. È proprio per questo che lui sta iniziando a ridere, è proprio per questo che sta mostrando il suo lato più bello, è proprio per questo che lui è felice. Leo ha trovato la felicità.
- Rich... - Leo mi osserva, la fronte madida di sudore, i capelli bagnati. I suoi occhi esprimono il suo amore e la sua gratitudine, riesco a percepire tutto quello che ho pensato, perché anche lui lo crede. - Grazie. Mi hai liberato dalle tenebre. - ed è proprio così. Non c'è più oscurità dentro di sé.
Il mio ragazzo si muove con velocità, solleticandomi con la lingua il collo. Le mie dita si muovono sul suo corpo, rendendo ogni minimo particolare mio. Leo mi sta facendo suo, e sono così felice che questo momento sia così speciale per entrambi. Siamo semplicemente io e lui, senza segreti, senza vergogna, senza paura, senza il buio. I nostri cuori battono quasi contemporaneamente, e niente potrà fermare il nostro amore. È così strano dire questa parola, ma è così. Ed è tutto così complicato e difficile da spiegare, ma è anche così meraviglioso.
Le sue mani si infilano nei miei capelli, tirando le punte umide.
- Cazzo, Rich. Sto per venire. - biascica Leo, poggiando la bocca sulla mia.
- Aspetta. Resisti ancora un po'. - lo supplico, con le labbra unite alle sue. Comincio a darmi piacere da solo, mentre lui continua a muoversi dentro di me. Ed ecco che dopo poche spinte veniamo entrambi nello stesso momento. Gridiamo, non riuscendo a controllare i nostri corpi. La mia testa è sul punto di esplodere, mentre tutto il piacere si diffonde nelle mie membra, facendomi urlare una seconda volta. Chiudo gli occhi e, quando li riapro, ci metto un po' a ritornare completamente alla realtà. La testa gira, il mio seme si riversa su tutti e due, e io cado con la testa sul cuscino, il respiro affannato. Leo viene nel preservativo e grugnisce tante volte il mio nome, mentre tira la testa all'indietro.
- Cazzo, è stato fantastico. - dice lui, sfilandosi il profilattico e sdraiandosi accanto a me.
- È stato più che fantastico. - ammetto. - È stata la prima volta. Non sono più vergine. - confesso. - Non ho mai avuto altri ragazzi, prima di te. E per te? È stata la prima volta? - gli chiedo, entusiasta. Il mio corpo è ancora percorso da alcune piccole scariche e spasmi.
- No, non è stata la prima volta. - dichiara, pensieroso. Lo guardo, confuso. - Tranquillo, non l'ho fatto volontariamente con un ragazzo. - confessa, affranto. Mi alzo dal cuscino e mi appoggio su un fianco. Ora ha la mia attenzione.
- Stai scherzando? Ti hanno violentato? -
- Più o meno. - risponde, malinconico. - Mio padre era solito fare cene con alcuni suoi amici. Erano cene per sembrare persone normali. Invitava questi amici nella nostra villa, comprata da mia madre. Lei, come ti ho già detto, era un bravissimo medico e riceveva molti soldi. Era così altruista, li dava in beneficenza alle persone povere e, quando ne aveva l'opportunità, aiutava anche alcune persone disabili in un centro, mentre mio padre poltriva a casa e mi maltrattava. Una sera, mia madre e Gemma erano uscite, ed io ero rimasto a casa con mio padre e il suo amico Carl, un vecchio idiota che pensava di essere un genio in politica ed economia. Avevo circa quindici anni, non avevo la minima intenzione di stare con loro, e andai in bagno a fare una doccia, anche perché non mancava mai l'occasione che mio padre mi prendesse in giro davanti ai suoi amici, offendendomi in ogni maniera possibile. Ero lo zimbello di tutti i suoi compagni e detestavo sentire le loro risate, quando facevano delle battutine sul mio su di me. Era come se Gabriel manipolasse le loro menti. Loro gli davano sempre man forte, non smettevano un attimo di attaccarmi. Per evitare tutto ciò, quella corsi in bagno. Non immaginavo però quello che sarebbe successo. Carl entrò nella stanza, avevo dimenticato di chiudere a chiave la porta, e si spogliò. Io ero indifeso e provai a difendermi e ad urlare, colpendolo, ma lui mi bloccò e mi impedì di parlare. Ricordo la sua mano destra tappata sulla mia bocca, e la sinistra che mi teneva bloccate le mani dietro la schiena, mentre col suo corpo robusto mi impediva ogni genere di movimento e mi penetrava ripetutamente. Mi ha fottuto almeno tre volte, ignorando le mie lacrime e le mie suppliche. - Leo termina il racconto con alcune lacrime che gli rigano il viso. - Non ricordo molto, credo che la mia mente abbia rimosso alcuni particolari a causa dello shock. Meglio così. -
- Non hai provato a dirlo a tuo padre? - domando, con la voce triste.
- Dirlo a mio padre? Era stato lui a dire a Carl di venire da me in bagno. Mentre io venivo stuprato, lui si scopava una prostituta. Volevo dirlo a mamma, ma mio padre mi minacciò e disse che se l'avessi fatto, ne avrei pagato le conseguenze. Io, da stupido, rimasi in silenzio, preda di quegli incubi che a volte continuano a perseguitarmi. -
- Dio, Leo. Mi dispiace tantissimo. - provo a consolarlo. - Tu ora sei libero da tutto. Sei libero dalle tenebre, da tuo padre e da ogni cosa che ti ha recato dolore. Tu ora puoi essere te stesso. Puoi essere felice. - gli afferro le mani e le stringo forte. Non le lascerò mai più.
- È un brutto pezzo della mia vita, ma si supera. Carl è morto qualche settimana dopo in un incidente stradale. Ha avuto quello che si meritava. Non mi piace raccontarlo, e per tanto tempo il sesso è stato completamente escluso dalla mia vita; ne ero rimasto traumatizzato. Per fortuna, tutto questo finché non ho incontrato te. Tu hai fatto battere di nuovo il mio cuore e mi hai fatto credere nell'amore per la prima volta. È grazie a te se io ora sono felice, è solo merito tuo. Tu hai scacciato le mie tenebre, e mi hai insegnato che non è il sangue a determinare ciò che sei. Ti amo, Richard Wilson. Ti amo. - Leo mi bacia con passione e continua a ripetere quelle parole così belle.
- Anch'io ti amo, Leonard Cox. - ricambio il bacio, dando libero sfogo ai miei sentimenti. - Prendi un altro preservativo. Adesso, tocca a me. -
Instagram: viepsilon
Spazio Autore:
Che teneroniii😍😍😍😍😍
Vi piacciono come coppia? Che ne pensate della storia di Leo?
Venerdì prossimo arriverà un capitolo speciale, dedicato al Natale❄❄❄❄ (anche se mancano ancora tre mesi🙈🙈🙈🙈)
Leggerete di come passeranno il Natale i ragazzi, e sarà molto divertente, ve lo assicuro😂😂😂
Ci vediamoooo😘😘😘😘😘
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