Capitolo 73

LEO
Apro gli occhi, guardandomi intorno e cercando di capire dove mi trovo; la testa mi fa molto male, devo aver sbattuto da qualche parte. Non riesco a capire dove sono. Una fioca luce riempie la stanza, e riesco a vedere la camera dove sono rinchiuso: il pavimento è fatto di mattonelle nere, pieno di polvere, come se non venisse pulito da tanto tempo. Le pareti sono dello stesso colore, e c'è una spessa porta d'acciaio che sbarra l'uscita. Ho la gola secca, il fianco mi fa male. Alzo la maglietta e vedo un ematoma. I ricordi della battaglia al rifugio assaliscono la mia mente. Stringo i pugni, conficcandomi le unghie nei palmi, e digrigno i denti.

Tento di individuare una finestra e trovare una via d'uscita, ma non vedo niente; l'unica finestra si trova sul soffitto, ci sono delle grate d'acciaio da cui passa l'aria. Forse posso sfondare la porta usando i miei poteri. Con sollievo, noto che il totem è al suo posto, sul mio collo. Lo tocco, cercando di attivarlo, ma non succede nulla; non riesco ad usare i miei poteri. Abbasso lo sguardo e noto che ho delle manette strette intorno ai polsi.

Le manette hanno una specie di cerchietto di colore giallo sui due bracciali, da cui si protende una lunga catena che si infila nel pavimento.

Gli inibitori di poteri.

Già altre volte mio padre mi ha mostrato questi attrezzi, che bloccano completamente l'uso dei poteri. Di solito, le teneva per emergenza, nel caso un exodus impazzito ci avesse attaccati. Che premuroso.

Perfetto, sono bloccato qui dentro.

Sento un rumore inaspettato provenire alle mie spalle, e il mio cuore perde un battito. Credevo di essere solo in questa stanza, ma a quanto pare non è così. Non riesco a scorgere niente, eppure ho sentito quel rumore, non me lo sono immaginato. Rumori di catene, parole soffocate da bavagli, ed ecco che Liz, Ariel e Melody avanzano verso la debole luce.

Sono sollevato di vederle sane e salve e cerco di andare verso di loro, ma le catene mi concedono giusto qualche passo. Sui loro volti ci sono dei lividi, e nei loro occhi riesco a leggere la paura e l'ansia. Cerco di rompere le loro manette con le mie mani, tuttavia non faccio altro che procurarmi dei graffi alle dita e sulle unghie; il sangue inizia a macchiare il pavimento.

- Tranquille, ragazze. Riuscirò a portarvi fuori di qui. - bisbiglio, succhiando via il liquido scarlatto. Ci dev'essere qualcosa che possa fare per uscire da qui.

- Oh, i nostri ospiti sono svegli. - la voce di mio padre penetra nell'aria con sarcasmo. Entra nella stanza, chiudendo la porta d'acciaio alle spalle, impeccabile come sempre. Ne approfitto e mi lancio su di lui, seguito dalle ragazze. Le catene ci bloccano, e Gabriel con un semplice cenno del capo ci fa volare e schiantare sul pavimento.

- Frenate i vostri bollenti spiriti. - l'uomo sembra profondamente irritato, e non perde tempo a sollevare con la telecinesi le tre ragazze e a farle sbattere di nuovo contro il suolo. Melody rivolge un'occhiata furiosa all'avversario, mentre Liz e Ariel cercano di rimettersi sedute con le ossa doloranti.

- Siete fortunate che non vi possa uccidere subito. - commenta. Rifletto, poi parlo:

- Perché non ci uccidi? Potresti avere i totem in questo preciso momento. - devo distrarlo con le parole, darò più tempo a Rich e gli altri per trovarci.

- Secondo te, potrei mai uccidere il mio stesso figlio, Leonard? - mi guarda con compassione, come se volesse mostrarmi il suo amore. - E poi loro mi servono come esche. -

- A cosa? - chiedo.

- Ad attirare Jason Shaw, naturalmente. Lui e tutto il gruppo verranno a salvarvi, e allora li ucciderò tutti quanti in un soffio. In più, se vi uccidessi, il totem del fuoco avvertirebbe Jason della vostra morte, e lui non verrà. Quindi, resterete qui per un po'. - spiega.

- I nostri amici non sono stupidi. Troveranno un modo per salvarci. -

- Oh, lo spero, così cadranno dritti nella mia trappola. -

- Tu sei pazzo, papà. Come puoi fare tutto ciò? - ringhio. Siamo solo io e lui, do sfogo a tutto il mio dolore. - Sin da quando ero piccolo, mi hai sempre maltrattato e torturato. Non c'è mai stato un momento in cui mi ricordi del tuo amore. Sei senza cuore e... -

- C'è stato un momento: quando ti ho preso in braccio per la prima volta, appena dopo la tua nascita. Mi guardasti con quei tuoi occhietti azzurri e... - lo interrompo subito. Se spera di abbindolarmi con le sue doti da manipolatore, si sbaglia di grosso.

- Smettila. Non ci provare neanche. - urlo, alzandomi in piedi e strattonando le catene.

- Leo, ti prego, ascoltami. Sei ancora in tempo a darmi il tuo totem. Io non voglio perdere anche te. Mi siete rimasti solo tu e Gemma, e non posso lasciarvi andare. Se mi consegni il totem, posso realizzare finalmente il mio sogno. - dice, con voce supplichevole.

- Così che tu possa schiavizzare il mondo intero con l'aiuto di Ramses e dei suoi demoni? Scordatelo. -

- Ramses? Ma di cosa stai parlando? - ribatte, confuso. - Io voglio evocare il guerriero di luce. - cosa?! Il guerriero di luce? Mi giro per guardare Liz e le altre. Anche loro sono sgomente a causa della sua affermazione. Lui non ha la minima idea di quello che andrà ad evocare. Il suo cuore è corrotto e, senza ombra di dubbio, riporterà Ramses su questa terra. Possibile che non si renda conto delle sue azione malvagie? Possibile che creda di essere nel giusto?

- Papà, - cazzo, quanto mi fa male questa parola. - ti prego, smettila di fare tutto ciò. Non devi distruggere il mondo. -

- Distruggere il mondo? - Gabriel scoppia a ridere, come se avessi appena fatto una battuta. - Mi fai così banale? Leonard, io tutto questo lo sto facendo per te e per Gemma. Io userò il guerriero di luce per creare un nuovo mondo, che andrà a sostituire quello vecchio. Un mondo giusto, dove l'ipocrisia e l'ingiustizia non verranno ammesse. Gli ingiusti pagheranno per le loro azioni, soltanto i meritevoli cammineranno su questa terra. Se tu mi dessi il tuo totem, tutto sarebbe più semplice. - tutto questo non ha il minimo senso.

- Tu sei malato. Ti rendi conto di quello che dici? Ma perché mi pongo ancora queste domande? Non c'è un briciolo di umanità in te, e l'ho capito fin da quando ero piccolo. Mi hai negato il concetto di famiglia e mi hai tolto il diritto di avere un padre. Sono stato stuprato giusto qualche anno fa, e non hai fatto niente per impedirlo. - sputo, in preda alla rabbia; la voce è roca, e le lacrime premono per uscire, mentre comincio a sudare, nonostante il freddo glaciale in questa stanza.

- Tu almeno una famiglia l'hai avuta. - dice, in tono calmo ma triste. - Ti ho sempre trattato male, lo so, ma l'ho fatto per temprarti, per renderti un vincente. Io devo completare il mio obbiettivo, devo farlo. Non posso lasciar perdere, non dopo quello che ho passato. - Gabriel fissa il vuoto, pensando a chissà cosa.

- Questa è una stanza della chiese di Enfield. - spiega, con un pizzico di nostalgia. Enfield è un quartiere di Londra, si trova parecchio a Nord, e questo è un problema per il rifugio, dato che si trova nell'Epping Forest, vicino il centro di Londra. Spero che Jack riesca a trasportare tutti i miei amici in questo luogo, altrimenti saremo perduti. - Sai, i miei genitori mi abbandonarono qui appena nato. Non erano... dei genitori modello. Fui accolto in questa chiesa, e i preti mi allevarono sin dalla più tenera età. Peccato non sapessi che questo posto, in realtà, era un centro AEGYPTIOS. Ci tenevano chiusi in questa stanza, e ogni giorno dovevamo allenarci duramente nel combattimento e nell'arte militare. - non ho mai ascoltato questa storia, non me ne ha mai parlato. Il suo passato è sempre stato un tabù. Non riesco a credere che me lo stia dicendo proprio ora. Non importa, devo lasciarlo parlare, così gli altri avranno più tempo.

- Non potevamo uscire da questa stanza, se non per allenarci. Eravamo divisi in gruppi da dieci ragazzi, ed io ero il migliore del mio corso. Ci istruivano in modo molto rigido, senza dimenticare l'uso della violenza e della tortura. Bacchettate sulle mani, percosse, isolamenti, erano solo alcune delle tecniche che usavano. Tutto molto religioso, vero? - ridacchia, e credo proprio che stia usando il sarcasmo come arma da difesa. Non so spiegarlo, ma è come se avvertissi chiaramente il dolore che lo tormenta.

- Nonostante le sofferenze patite ogni giorno, noi ragazzi eravamo amici. Tutti orfani, tutti allevati nello stesso modo. Potevamo contare solo su noi stessi. Ci volevamo bene, ed era questa amicizia che ci spronava ad andare avanti, che ci faceva sopportare quelle situazioni così orribili. Ho sempre covato un profondo odio per i nostri istruttori. Loro ci stremavano e ci torturavano per farci essere forti, per farci essere spietati. Loro volevano trasformarci nei nuovi AEGYPTIOS. L'organizzazione ha radici molto antiche, il comando si passava in eredità, anche se non conosco la vera data di nascita. Non mi importa, con tutta onestà. - commenta, acido.

- Quando avevo circa venticinque o trent'anni, dopo aver passato un'intera vita in questa chiesa, giunse lui, il capo dell'AEGYPTIOS di allora, Cyrus. - pronuncia quel nome con disgusto, ammetto che mi sto incuriosendo.

- Era impeccabile: giacca e cravatta, pantaloni alla moda, scarpe firmate. Sul taschino portava una rosa bianca. I "preti" che ci istruivano gli mostrarono la struttura e lo accompagnarono ovunque lui volesse andare. Percepivo una certa paura nei loro occhi. Una profonda paura velata sotto occhi sicuri, ma tradita dalla voce tremante. Lui era... spaventoso. - il ricordo deve mettergli angoscia, perché i suoi occhi si incupiscono, diventando ancora più scuri. Ora più che mai, nella penombra della stanza, ci assomigliamo così tanto. Due uomini dall'aspetto spettrale molto simile, come due fantasmi, ma diversi per carattere. Il tempo in cui credevo che sarei diventato uguale a lui, è svanito nel nulla. Sono più forte di così.

- Mentre osservavamo i suoi capelli biondo platino, l'abbigliamento elegante, il fare sicuro, la pelle bianca come un cadavere, la paura prendeva vita sui nostri visi, come se fossimo dei bambini, anziché dei giovani uomini. Ci fecero alzare più presto del solito e ci divisero come sempre a gruppi. Ero così legato a quei ragazzi, erano la mia famiglia. Ci portarono nella sala d'allenamento e ci fecero impugnare delle pistole.

Ricordo quello che disse Cyrus come se fosse accaduto cinque minuti fa:

"Se volete entrare nell'AEGYPTIOS e andarvene da qui, dovrete superare questa prova."

In molti chiesero quale fosse la prova, e Cyrus rispose con voce melliflua:

"L'ultimo che resta in piedi, verrà con me. Solo l'ultimo. Nessun altro."

Le sue parole ci colpirono come una bomba. Dovevamo ucciderci fra di noi, ma non potevamo: eravamo fratelli, in un certo senso. Ci eravamo supportati a vicenda sin da quando eravamo dei ragazzini. Insieme avevamo scherzato, riso e condiviso sia momenti tristi che pieni di gioia. Non potevamo farci del male l'un l'altro. E quando ci opponemmo coraggiosamente a quell'uomo così terrificante, avanzando con passo sicuro per la nostra libertà e i nostri diritti, le due guardie del corpo di Cyrus si mossero con velocità, e i grilletti furono premuti.

Da dieci diventammo cinque, e la paura ci congelò all'istante, fermando i nostri cuori e i nostri corpi.

"Volete ancora opporvi?" chiese sadicamente Cyrus.

Nessuno si mosse, non sapevamo cosa fare, e altri proiettili furono sparati. Stavolta si concentrano su due ragazzi in particolare, e così ne rimanemmo in tre, mentre i nostri amici venivano crivellati di colpi.

"Allora, chi sarà il vincitore?"

Io ero stato fortunato, i proiettili non mi avevano procurato danni letali, tranne che dei piccoli graffi. Non c'era altra scelta, non avevamo scampo. Quei due ragazzi volsero lo sguardo verso di me, implorando aiuto. Ero sempre stato il capo del mio gruppo, e tutti confidavano in me. Ma io avevo già preso la mia decisione. Non lo feci per egoismo, ma per sopravvivenza. - la sua voce inizia a rompersi, e per la prima volta lo vedo... vulnerabile, indifeso, esposto.

- Afferrai la pistola e piantai due proiettili nel cranio dei miei due compagni, macchiandomi del loro sangue. Mi guardai intorno, osservando i loro corpi che mi circondavano. I compagni di una vita intera, i miei unici veri amici, quelli con cui avevo condiviso tutto, erano ai miei piedi, senza vita e con del piombo piantato negli organi. - Gabriel tiene gli occhi fissi su di me, in modo da mostrare le sue emozioni: rimpianto, delusione, sofferenza.

- Cyrus si complimentò con me. Ricordo ancora il sorriso diabolico che aveva, mentre batteva le mani e mi guardava soddisfatto, gelandomi il sangue nelle vene ancora una volta. Era davvero soddisfatto, poiché negli altri gruppi aveva dovuto decidere lui chi far rimanere in vita. Mentre si avvicinava a me, mi accorsi che la pistola aveva ancora dei proiettili carichi e pronti all'uso, proprio come mi immaginavo. Ormai era deciso. - le sue labbra si piegano in un sorriso mesto.

- Avevo stabilito il mio piano, e la paura non mi avrebbe fermato stavolta, perché ero io a governarla. Sparai alle due guardie, che caddero a terra senza vita, e poi puntai all'uomo. Ricordo ancora la paura che lessi nei suoi occhi, la sorpresa nel vedermi ribellare alle sue regole e la piacevole sensazione che provai quando lo sentii supplicare per la sua vita.

"Puoi ancora unirti a me, non è troppo tardi." mi pregava, non era più così forte come voleva far credere. Povero sciocco.

"Preferisco lavorare da solo" e sparai dritto al cervello, perforandogli la testa e prendendomi la sua vita, vendicando i miei compagni caduti; la rosa bianca scivolò via dal suo taschino, perdendo i candidi petali durante la caduta e lo schianto. Poi uscii dalla stanza e reclutai gli altri sopravvissuti. Anche loro erano scioccati, ma fu facile convincerli a ribellarsi a tutta quell'ingiustizia. Nessuno meritava di morire. Eravamo soltanto dei ragazzi che volevano uscire da quel posto, ma non in quel modo. Non volevamo uccidere e seminare il caos, ma essere liberi e giusti. A volte, invidio i miei compagni morti, a volte vorrei essere al loro posto, per non diventare il mostro che sono diventato uccidendo Cyrus. - sapere che ha capito di essere un mostro, mi infonde un pizzico di godimento. Questa storia è assurda, non credevo che fosse successo tutto ciò.

- Noi sopravvissuti fuggimmo dalla chiesa, dopo aver ucciso i nostri istruttori ed esserci vendicati delle ingiustizie subite. - Gabriel termina parte del racconto e riprende fiato, ritornando a guardare con espressione vuota il pavimento. Non so cosa dire, le parole mi muoiono in gola.

Mio padre si riprende e fissa il mio totem, poi quello delle altre tre ragazze, che hanno ascoltato la storia attentamente.

- Questi ciondoli sono così interessanti. Sono semplici collane, ma donano un potere unico e potente. Non dovrebbero essere affidati nelle mani di ragazzine completamente incapaci. Siete stati fortunati, al rifugio: i totem vi hanno protetto dalle mie illusioni, vi hanno salvati. - ecco perché avevo quelle strane sensazioni, come se qualcuno avesse premuto un interruttore, facendomi risvegliare dall'incubo. Sono stati i totem a farci capire che le illusioni sui nostri familiari erano tutto un gioco diabolico di mio padre. Gabriel continua il suo racconto:

- Una volta usciti dalla chiesa, vagammo per molto tempo, finché degli agenti AEGYPTIOS non ci catturarono. Appresa la notizia della nostra piccola rivolta, ci raggiunsero immediatamente e ci presero. Tutti i ragazzi si affidavano a me, ed io dovevo giocare bene le mie carte, altrimenti sarebbe finita molto male. Portati al centro AEGYPTIOS, che si trovava sotto il centro di Londra, così come oggi, - ecco perché non lo abbiamo mai trovato. Abbiamo setacciato Londra da ogni parte, ma non abbiamo mai controllato sottoterra. - ci portarono in una sala con l'intento di giustiziarci. O almeno era quello che pensavamo noi. - ride ancora una volta, con amarezza.

- In realtà, loro avevano ammirato le nostre scelte e le nostre abilità, ma soprattutto... ammiravano me. Erano ammaliati dal modo in cui io mi ero ribellato a Cyrus senza pensarci due volte, e per questo mi hanno eletto capo. Le mie decisioni mi avevano salvato la vita.

Ero... felice, ma non per il ruolo, dato che odiavo quell'organizzazione per tutte le angherie che mi aveva fatto passare. Ero felice per le cose che avrei potuto fare con quella carica e per tutte le risorse che mi offriva l'AEGYPTIOS. Volevo portare giustizia in tutto il mondo, volevo eliminare la prepotenza, le ingiurie, i soprusi, perché io stesso ne ero stato vittima. L'organizzazione mi avrebbe aiutato, era sotto il mio assoluto comando. Nulla mi avrebbe fermato. - fa una pausa, inalando una piccola boccata d'aria.

- La giustizia è essenziale in questo mondo, lo è stata sin dall'antichità, e tutte le persone che si oppongono a questo concetto, non meritano di vivere. Rifletteteci: niente più guerre, niente più corruzione, niente più povertà e fame nel mondo, niente più inquinamento. Niente di niente. Perché è tutto causato da quegli uomini che credono di essere i migliori, che credono di essere i più forti, che credono di essere Dio. Io li eliminerò. Ed è quello che farò, quando evocherò il guerriero di luce. La creatura più potente dell'universo mi darà una mano, volente o nolente, e creerà questo nuovo mondo libero. - ma perché non capisce che Ramses non starà mai sotto il suo comando? È un'entità maligna e oscura, nessuno può controllarlo. Non ci sono riusciti neanche i primi portatori di totem.

- Quando scoprii dell'esistenza dei totem attraverso un libro rubato ad un vecchio bibliotecario, ne fui estasiato. Evocare il guerriero mi darà la possibilità di realizzare il mio sogno: vivere in un mondo senza immorali e disonesti, dove la giustizia sarà amministrata in modo giusto ed equo, dove non ci saranno differenze fra le persone, dove il sistema sarà esemplare. Creerò il mondo perfetto. Se voi mi aiutaste, la cosa sarebbe molto più semplice. - dice, rivolgendosi a noi e ripetendo la frase un'innumerevole volta.

- Non puoi esserne così sicuro. Credi davvero che questo sogno sia realizzabile? Questo guerriero che tu vuoi evocare sarà inarrestabile e molto più potente di quello che immagini. È un qualcosa più grande di te, papà. - gli faccio notare.

- Sai, Leo, anche Diana ha provato a farmi ragionare, ma non ci è riuscita. - il nome di mia madre, pronunciato dalle sue labbra, mi fa ribollire il sangue. La pena che ho provato per la sua storia è scomparsa in un lampo. I miei occhi si accendono per la rabbia, e tento di avventarmi su di lui, ma vengo bloccato dalle catene. L'acciaio graffia la mia gamba violentemente, e il sangue macchia i jeans.

- Lascia che ti spieghi. - mio padre inizia a narrare un'altra parte della sua storia:

- Passato un po' di tempo dalla mia elezione, rintracciai tua madre. Volevo trovare tutti i portatori a qualunque costo. Impiegai tutti i miei dipendenti per setacciare il mondo e trovare i totem, ovunque loro si trovassero. Un giorno rilevammo un segnale, proprio qui, a Londra. La fortuna era dalla mia parte; trovare un totem così facilmente mi riempì di gioia. Andai dalla portatrice con l'intento di renderla mia alleata. Ma non andò così. - dice, con rimpianto. - Lei era così bella. La prima volta che la vidi rimasi abbagliato dalla sua bellezza. Ma la cosa che più mi stupì, fu che lei volle fin da subito venire con me.

Mi fidai ciecamente di quella donna dal primo istante in cui i nostri occhi si erano incrociati. Lei credeva nei miei ideali di giustizia e voleva aiutarmi in ogni modo attraverso il suo totem. - l'uomo sorride, in ricordo dei vecchi tempi.

- Inevitabile fu il nostro amore.

Ci sposammo, e nasceste tu e Gemma. Eravamo così felici, ma io volevo continuare con il mio percorso. Tutte le cose belle prima o poi finiscono.

Dopo anni di lavoro, tua madre voleva andare via dall'AEGYPTIOS, voleva iniziare a vivere una vita tranquilla e serena. Si era stancata delle mie continue ricerche e del fatto che non badassi più di tanto alla famiglia. Ma io avevo bisogno dei totem, avevo bisogno dei portatori, avevo bisogno del guerriero di luce, e che egli realizzasse il mio sogno, proprio come al giorno d'oggi.

Cominciavo a cambiare, a diventare più forte e potente, ma sempre più ossessionato dai ciondoli magici. Avevo ottenuto da poco il totem della morte, tuttavia c'era qualcosa che non andava. - prende il totem, rigirandoselo tra le dita.

- Non avevo il rapporto che c'è tra te e il tuo totem, o quello che c'è fra i totem e queste tre ragazze. - continua, rivolgendosi a me e alle mie amiche. - Riuscivo ad usare i poteri che il ciondolo mi offriva, ma sentivo che il nostro legame non era potente. Mentre i vostri totem non si staccano dal vostro collo a causa del legame che vi unisce, ma grazie a delle semplici parole, come "Rinuncio al totem", all'epoca il mio si slacciava con un semplice gesto di mani. E il motivo era che non avevo affrontato la prova del totem.

Non so perché, ma appena indossai il ciondolo per la prima volta, non successe nulla, nessuna prova, ed è per questo che il nostro legame non era così forte.

Ma la prova giunse inesorabilmente: mentre stavo cercando di localizzare un altro portatore nel mio studio, tu - si rivolge direttamente a me. - entrasti nella stanza. Avevi circa sedici anni. Ero molto arrabbiato per ragioni mie, e tu sei stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non volevo essere disturbato, ma tu ti eri intromesso. Ricordo di averti colpito con dei raggi di energia e di averti fatto volare e sbattere al muro con la telecinesi. - ricordo bene anch'io. Quella era... la sera in cui mia madre e mio padre litigarono violentemente, quando mia madre nascose il totem, prima di scomparire nella camera da letto ed essere ritrovata morta il giorno dopo. - Giunsero tua madre e Gemma, la quale rideva di gusto, mentre l'altra mi colpì con un piccolo sasso per fermarmi.

Mi infuriai e cominciai ad urlarle contro di tutto e di più. Mi aveva fatto incazzare, e non avrebbe dovuto farlo. - parla con un certo orgoglio, ed io, mentre la rabbia mi assale, mi pento di aver provato pena per questo bastardo. - Fu una lite parecchio violenta. Lei disse che voleva andarsene, scappare da quella dannata casa e portare con sé te, Gemma e il totem. Aggiunse che ormai ero troppo ossessionato dalla ricerca e che stavo impazzendo. Andò nella sua stanza, ritornò poco dopo, entrando nella nostra camera da letto per prendere le ultime cose, senza totem e con le valige pronte. Mancavate solo tu e Gemma. - non ce la faccio a sentire altre parole, deve smettere di parlare.

- Questo fu il colmo. Attivai il totem e la gettai con forza sul letto, bloccandola con il controllo mentale. In quel momento, una voce parlò nella mia testa. Una voce strana, quasi spettrale e surreale. Essa si rivolse a me con tono calmo e deciso:

"Ciao, Gabriel. Il tempo è giunto, basta aspettare. Questa è la tua prova: uccidila, e avrai il pieno controllo su di me, oppure lasciala vivere e dimentica il tuo sogno."

Non ero sicuro della mia scelta, ma la voce continuava a penetrare la mia mente, dicendo che se non avessi ucciso Diana, non avrei mai ottenuto tutti i totem e non avrei mai evocato il guerriero di luce. Così lo feci e le succhiai via l'anima. Quella fu la prima anima che rubai. E fu... tremendamente deliziosa. - sorride diabolicamente. La rabbia pervade ogni centimetro del mio corpo, infiammandomi le vene. I miei dubbi sono stato confermati: è stato lui ad uccidere mamma.

Mi alzo di scatto e con furia mi scaravento su di lui, cercando di colpirlo, ma venendo fermato di nuovo dalla catena. Il dolore alla caviglia si fa sentire, ma non mi importa. Voglio solo prenderlo a pugni e sfogare la mia rabbia su di lui. Gabriel, senza il minimo sforzo, mi solleva con la telecinesi e mi blocca a terra, avvicinandosi a me a passo lento; le mie amiche cercano di muoversi, Gabriel blocca anche loro.

- La morte arriva sempre, figliolo. Non siamo noi a scegliere. Non possiamo fermarla o sconfiggerla. Possiamo solo lasciarla procedere, e aspettare che il tempo faccio il suo corso. Nessuno sfugge alla morte, mai. - dichiara, ad un centimetro dal mio viso; il suo alito caldo invade le mie narici. Senza controllarmi, sputo, sporcandogli il viso. Gabriel si allontana, ridendo e pulendosi con un fazzoletto preso dal taschino del suo cappotto.

- Non ti rendi conto di quello che fai? Dici di voler creare un mondo giusto e migliore, ma tu sei il primo disonesto. Forse non te ne sei accorto. Be', ti rinfresco la memoria: sei tale e quale a Cyrus. Sei l'apoteosi dei mostri, papà. - ringhio, imprimendo tutto il mio odio in quella parola; tento inutilmente di alzarmi. Gli occhi di Gabriel si accendono di rabbia, così come il suo totem. Improvvisamente, sento della pressione sul mio corpo, come se mi stesse schiacciando e mi volesse sotterrare. Cerco di oppormi, ma non riesco. Mi alzo in volo, e la pressione continua a premere il mio corpo con forza. Urlo di dolore, quando le ginocchia e le braccia vengono fatte roteare di qualche centimetro, e i miei occhi virano all'improvviso a destra. Il collo viene fatto girare, come se volesse ribaltare totalmente il mio corpo e le mie ossa.

- Non tutti i mostri sono cattivi. - Gabriel sorride sadicamente, facendomi sbattere contro il pavimento con gusto. Sento dolore ovunque; le ragazze cercano di venire in mio aiuto, ma non riescono a muoversi. Gabriel si avvicina a me, ne approfitto per colpirlo con calci e pugni, tuttavia lui blocca i miei polsi e le mie caviglie al suolo, come se fossi stato crocifisso a terra.

- Pezzo di merda! Liberami, bastardo! - grido, provando ad alzarmi. Mio padre è ad un centimetro da me, l'espressione infuriata, il petto che va continuamente su e giù, il respiro agitato.

- Consegnami il totem. - sembra quasi che mi stia supplicando, ma non mi interessa. Può farmi tutto quello che vuole, non gli consegnerò il totem così facilmente. Ormai sono abituato alle sue torture.

Non c'è mai stato del bene in lui, mai!

Come si può essere ossessionati da questa follia. Se spera di essere altruista, offrendo questo mondo idilliaco che vuole creare per me, per Gemma e per le persone di buon cuore, si sbaglia di grosso.

- Fottiti, stronzo. - dichiaro.

- Mi dispiace tanto, allora. - sembra triste e deluso allo stesso tempo. I suoi occhi puntano a Liz, Ariel e Melody. - Bene, ragazze. È ora di godersi lo spettacolo. -

JASON
- Eccoci. - Ella apre il portone d'ingresso con una spallata e, correndo, fa qualche passo in avanti, ma si frena di colpo. La raggiungiamo e osserviamo lo scenario: il rifugio è distrutto. Alcune pareti sono graffiate, mentre altre sono ricoperte di piccoli fori, segni di sparatorie. Le scale sono ridotte in mille pezzi, e alcune porte sono a terra, staccate dai cardini. I vasi che decoravano l'ingresso sono soltanto dei cocci, e i fiori sono lì ad appassire. La tavola è spaccata in due, le sedie distrutte. Nell'aria c'è un odore di fumo insopportabile.

- Helena! Kelly! - urla Jack.

- Liz! Scott! - gridiamo in coro io ed Ella.

- Leo! Ariel! Melody! - esclama Richard.

Helena, Kelly, V-23 e Scott escono dal laboratorio, che sembra intatto. Sono solo loro quattro, dove sono gli altri?!

Scott corre ad abbracciare Ella, sussurrandole parole di conforto, mentre Helena abbraccia Jack. Kelly resta in disparte con lo sguardo perso e... deluso. V-23 resta al suo fianco, vicinissimo, come se avesse paura, come se non volesse lasciarla per nulla al mondo.

- Dove sono tutti? - chiedo. Dov'è Liz?

- Mi dispiace, Jax. - sussurra Helena, e questo mi basta a capire tutto quanto e a far tremare il mio corpo dalla paura, mentre i miei occhi si annebbiano e l'equilibrio sembra mancare. Il mio cuore si ferma, e sono sul punto di rimettere anche l'anima.

Liz.

Instagram: viepsilon

Spazio Autore:
Ciaoo😘😘😘😘
Scusate per il capitolo chilometrico, ma avevo bisogno di raccontare la storia di Gabriel nei minimi particolari. Che cosa ne pensate di lui e della sua storia?
Ho cercato di renderlo un cattivo con un obbiettivo ben preciso e non banale come "voglio rendere il mondo a mia immagine e somiglianza" o "voglio distruggere il mondo". No!!
Lui, come detto nelle righe precedenti, ha uno scopo ben evidente: creare un mondo in cui ci sia solo giustizia, dove l'ipocrisia, le ingiustizie, gli omicidi e le morti non ci siano più. Ma il suo cuore è stato corrotto da questo obbiettivo, e c'è solo oscurità al suo interno.

Ora che ho messo tutte le foto dei totem posso farvi la domanda di rito: qual è il vostro totem preferito?🤣🤣🤣

Personalmente, quello della morte. Mi affascinano i suoi poteri e la sua potenza😍😍😍👻👻👻

I pezzi cominciano ad incastrarsi, e venerdì arriverà un capitolo molto violento, quindi preparatevi a tutto😜😜😜

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top