Capitolo 66
LIZ
- Eccoci qui. - apro la porta della camera di Jason, lasciando entrare lui per primo. Lo accompagno, perché ho paura che da un momento all'altro possa perdere i sensi. I suoi occhi sono vacui e vuoti, è bianco come un cadavere, e il suo malumore riempie tutta la stanza.
A passo lento, Jason si avvicina al letto, per poi gettarsi a capofitto su di esso. La sua testa affonda nel cuscino, le mani stringono le coperte come se volesse sfogare la rabbia su qualcosa. Non so cosa dire, cosa fare, come comportarmi.
- Stai bene? - ottimo lavoro, Liz. La domanda più stupida che potessi fare. Jason alza la testa e mi guarda, l'espressione sul viso completamente abbattuta. Si sforza di sorridere, per rassicurarmi, ma non fa altro che farmi preoccupare ancora di più.
- Sto bene. - lo dice solo per non farmi stare in pensiero, ma si vede anche da qui che non è di buonumore. Posso fare solo una cosa: chiedere aiuto a Richard ed Ella. Loro sapranno cosa fare, lo conoscono da più tempo di me, sono i suoi fratelli adottivi. Si sono sempre aiutati fra di loro, e hanno un legame fortissimo.
- Torno subito, Jax. - lo avviso, uscendo dalla stanza di corsa.
- Non dire altro. - Ella compie un balzo dal letto e si alza, con addosso ancora gli abiti da palestra e i capelli in completo disordine. Ci impiega solo alcuni minuti per indossare una maglietta a maniche corte grigia e dei jeans. Poi racchiude i capelli in una crocchia.
- Andiamo da Richard? - propone, abbassando la maniglia. Annuisco, ed usciamo. Richard è già in corridoio.
- Ehi, dove vai? - chiede Ella.
- Da Jason. Voglio vedere come sta. -
- Capiti proprio nel momento giusto, anche noi ci stiamo andando. Forza, muoviamoci. - Ella prende Richard per un braccio e lo trascina per il corridoio. Li seguo, ammirando Ella per la sua spensieratezza. Per quanto la situazione possa essere critica, lei non perde mai la calma e resta sempre allegra, in modo da tranquillizzare le persone. Non ci tiene ad allarmarle ancora di più con ansia e preoccupazione, cerca solo di calmarle. Entrati in camera, Jason è nella stessa posizione di quando l'ho lasciato. Ella compie qualche passo verso di lui.
- Jason, in piedi. Alzati. - il ragazzo sembra accorgersi solo ora della nostra presenza, come se prima fosse in un mondo tutto suo.
- Andate via. - la sua voce arriva soffocata e debole a causa del cuscino.
- Dai, andiamo ad allenarci un po' nel corpo a corpo. Mi impegnerò e cercherò di batterti, questa volta. - propone Rich.
- Ho detto di... - Jax è sul punto di mandarci al diavolo, ma Ella lo fa saltare dal letto grazie ai suoi poteri congelanti.
- Ella! - la rimprovera Jason. - Perché diavolo l'hai fatto? -
- Perché tu ci devi parlare, Jax. Siamo i tuoi migliori amici, vogliamo aiutarti. Devi reagire. -
- Reagire?! Come ti sentiresti, tu, dopo aver perso i tuoi poteri? Sono inutile! - urla il mio ragazzo.
- Inutile? Tu non sei inutile, Jax. Solo perché adesso non hai più i poteri, non significa che tu non sia nostro amico. Jax, tu sei mio fratello. Nulla potrà cambiare il bene che ti voglio. - Richard cerca di creare un contatto con il suo amico. Per uno sfuggente secondo, riesco quasi a vederlo tentennare, ma in un attimo Jason rimette la corazza al proprio posto.
- Questo non c'entra niente. - Jason stringe i pugni. - Senza i miei poteri, non potrò proteggervi, non potrò aiutarvi a sconfiggere Gabriel. Lui vi ucciderà, ed io non potrei sopportarlo. -
- Jason, non devi preoccuparti. - dice Ella. - Siamo in vantaggio, Gabriel non riuscirà a vincere. Prendi esempio da Scott: lui non ha i poteri, eppure ci dà sempre una mano. -
- Io non sono Scott, Ella. Scott non ha mai avuto i poteri, io invece sì... e li rivoglio. - la voce di Jason si incrina. Prendo parte al discorso:
- Non sono i poteri a renderci ciò che siamo. Sono parte di noi, certo, ma non determinano tutto. Tu hai un cuore bellissimo, Jason. Non lasciarlo affogare nel dolore. - affermo, prendendogli il viso tra le mani. I suoi occhi si incatenano ai miei. Vedo tutto il suo dolore, e le sue iridi rosse bruciano la mia pelle con impeto, come se la rabbia e il dolore prendessero vita e attraversassero le pupille. Prima osserva Richard, poi Ella, infine me.
- Andate via, non tornate più. -
Io non mi arrendo. Sono in corridoio, con un piatto ripieno di cibo in mano. Ella e Richard sono al mio fianco. Ho bisogno di loro, insieme abbiamo più possibilità con Jason. Jason non è sceso per cenare, ma abbiamo deciso di portargli lo stesso il cibo, così abbiamo anche una scusa per parlargli. Deve tirarsi su di morale, non può rimanere così.
Ricordo quando, durante il mio periodo di bullismo, la solitudine mi attanagliava, impedendomi di migliorare la situazione. La solitudine mi ha ucciso, e non permetterò che uccida anche Jason. Non sarò una di quei tanti spettatori che hanno assistito ai miei episodi di bullismo senza intervenire, io aiuterò Jason come posso. A volte, le persone non se ne rendono nemmeno conto, ma hanno davvero bisogno di qualcuno che gli stia vicino nei momenti più bui, che gli tenga la mano quando ce n'è bisogno, che lo abbracci per confortarlo, che gli asciughi le lacrime. C'è sempre bisogno di un salvatore.
Punto un occhio sulla mia mano, osservando il minuscolo segno che la bruciatura, inflittami dai poteri di Jason, mi ha lasciato. Gwen mi ha appena tolto le bende.
Richard tenta di muovere la maniglia, ma la porta è chiusa a chiave.
- Stai scherzando? Addirittura chiudere a chiave! - esclama Ella, indispettita. Non riceviamo risposta.
- Sai che posso scassinare la serratura con un soffio d'aria, perciò apri, Jason. - dico. Dopo qualche secondo, il ragazzo si presenta davanti a noi, a petto nudo e con dei pantaloni sportivi.
- Siete ancora qui? Cosa volete? - ci saluta, brusco.
- Portarti la cena, - entro per prima. - e... -
- Vi prego, ragazzi, non provate a convincermi con le vostre parole. Non funzionerà. - Jax cerca di farci uscire dalla stanza. Poso il piatto sul suo comodino e vedo che il cerchio della meditazione è stato disegnato a terra, vicino al letto. Le candele sono spente, del fumo divampa dalla cera.
- Stavi meditando? - lui non risponde, gli occhi di Rich si illuminano:
- Stavi provando a far uscire i tuoi poteri attraverso la meditazione? Volevi usare la tecnica inversa, giusto? - basta il suo sguardo come risposta. La rabbia esce dal mio corpo attraverso le parole, come un fiume in piena:
- Jason, ti prego, smettila. I tuoi poteri sono spariti. Abbiamo provato in ogni modo, ma non ce l'abbiamo fatta. - in tutte queste ore, prima che lo portassi in camera, Kelly e Gwen gli hanno fatto innumerevoli ricerche e test. Tuttavia non è venuto fuori nulla, il suo DNA non presenta tracce di magia.
- Piantala. Perché non ti fai gli affari tuoi e la smetti di infastidirmi. Tu sei fortunata, i tuoi poteri derivano dal totem, non potrai mai perderli. - la sua rabbia mi trafigge come mille schegge di vetro. Per un secondo, ho rivisto il vecchio, freddo e cinico Jason. Richard ed Ella osservano la scena senza fiatare, probabilmente sono a disagio.
- Dato che non mi vuoi, me ne andrò. Ma ti avverto: così facendo, comportandoti così, allontanando tutto e tutti, ci perderai. - le mie parole lo centrano in pieno. - Andiamo. -
- Ti prego, Jax, non ritornare ad essere la persona che eri prima. - lo supplica Ella, provando a colpirlo con le parole.
Prendo per mano i miei amici, e insieme ci avviamo verso la porta. Jason sembra risvegliarsi dallo stato di trance in cui era. Corre verso di noi e mi afferra il polso, tirandomi indietro.
- Per favore, non abbandonatemi come Rachel e la mia famiglia. - sussurra, la voce spezzata, gli occhi lucidi.
- Cosa? - all'inizio, resto in silenzio per alcuni secondi, poi collego i pezzi. È finalmente pronto a rivelarci cosa è successo alla sua famiglia, a fornirci i frammenti per completare quel puzzle così difficile da comporre. Richard ed Ella, se è possibile, sono più incuriositi di me. Anche loro, per più tempo di me, non hanno mai scoperto cosa è successo, ed ora sta per accadere.
- Sedetevi, ragazzi. - Jason vede le nostre espressioni e ci fa accomodare. Con le gambe molli, mi appoggio sul letto, Ella si siede sulla sedia della scrivania di Jax, Richard sul suo letto. Non sono pronta, credevo di esserlo, ma non lo sono per niente. Jason inala una grande boccata d'aria e inizia il racconto:
- Molto tempo fa, quando ero piccolo, abitavo con i miei genitori e mia sorella, Daphne, in una piccola villa in campagna. - basta solo questo per far sì che il mio cuore si fermi. Aveva una sorella?
- Eravamo abbastanza ricchi, conducevamo una bella vita, c'era amore in quella casa. Finché non giunse quel giorno in cui i miei poteri vennero a galla per la prima volta. Cominciai col bruciare i miei vestiti e alcuni oggetti, poi cominciarono ad aumentare e a diventare sempre più incontrollabili. In casa comparivano ogni giorno delle fiamme, i miei rischiavano di bruciarsi ogni volta che erano vicino a me. Studiavo a casa, mia madre non mi fece mai andare a scuola. E per fortuna, direi. Avrei bruciato tutti quanti. I miei poteri erano fuori controllo, avrei distrutto ogni persona al singolo contatto. Ero solo un bambino, non conoscevo l'autocontrollo. Col tempo, tutto si aggravò: i parenti non vennero più a trovarci per paura, i miei genitori cominciarono a trattarmi con indifferenza. Era come se io fossi morto per loro, e al mio posto ci fosse un robot completamente inutile. L'amore era scomparso, c'era soltanto la paura e la delusione. - Ella abbassa lo sguardo, consapevole del fatto che anche lei ha sopportato una situazione simile a causa dei suoi genitori.
- Poi cosa successe? - domanda Rich, incrociando le braccia al petto e ascoltando il racconto attentamente.
- Il culmine giunse in una fredda sera di Novembre, quando avevo otto anni: stavamo cenando, e per la prima volta i miei poteri avevano deciso di starsene buoni. Il fuoco era tenuto a freno. Non ne conosco il motivo. Forse semplicemente perché cercavo di essere sereno. Poi tutto accadde in fretta: Daphne allungò le mani e prese qualcosa di mio, non ricordo se un giocattolo o qualcos'altro, ed io le afferrai di striscio la mano, procurandole una lieve bruciatura. Urlò di dolore, scoppiando in lacrime. Mio padre si alzò di scatto, e tutto il risentimento che provava verso di me venne fuori. Dalla sua bocca uscirono parole cariche di veleno e di odio, sembrava una macchina pronta ad esplodere, mentre mia madre mi osservava con disgusto. Disse che ero una delusione, un fallimento, un errore che non sarebbe mai dovuto venir fuori in questo mondo. Ero completamente distrutto, ero solo un bambino, ma nulla impediva a quell'uomo di riversare tutta la sua furia incontrollata verso di me. Fu una singola frase a scatenare la mia, di rabbia:
"Tu sei un mostro." -
Ho paura di continuare ad ascoltare, ma ho bisogno di sapere.
- E... e cos'è successo dopo? - biascico, dopo aver deglutito un groppo alla gola. L'ansia mi assale, non riesco a sopportare la vista di Jason in questo stato. I suoi occhi sono lucidi, colmi di lacrime, mentre vecchie cicatrici emergono dal passato.
- Quello che è successo al Globe Theatre. Il fuoco mi avvolse e si propagò per tutta la villa, distruggendo e divorando tutto. I miei genitori si accorsero subito della situazione e scapparono... ma nessuno sfugge alla furia del fuoco, l'elemento più indomabile e distruttivo. Mia madre fu la prima: le fiamme l'avvolsero e la disintegrarono. Non era stata abbastanza veloce da scappare, di lei non restò più nulla. Mio padre e Daphne uscirono dalla stanza principale. Volevo fermarmi. Volevo fermare tutta quella distruzione, ma era inutile. Ero completamente sopraffatto dal fuoco. In seguito, sentii delle urla di dolore. Erano di mio padre. - Jason fa una pausa, tentando di calmare le emozioni. Non riesce a sostenere lo sguardo con nessuno di noi tre, deve provare molta vergogna.
- Feci l'unica cosa che potevo fare in quel momento: chiusi gli occhi e cercai di non pensare a niente, di rilassarmi, come se meditassi. Il tempo scorse, tutto passò, e mi svegliai a terra, nel giardino di famiglia, ricoperto di cenere. La villa era... un mucchio di cenere e detriti. Non era rimasto nulla. Ero stanco, debole e triste, avevo causato io quell'orrore. Mi resi conto in poco tempo che c'era qualcuno vicino a me. -
- Jack. - concludo io per lui.
- Sì, mi aveva portato fuori dalle macerie della casa. Mi aveva salvato, prima che il fumo penetrasse nei miei polmoni. Mi portò con sé al rifugio e stetti lì da quel giorno fino ad oggi. - rivolge i suoi occhi ad Ella e Rich, ricordando il loro primo incontro. - Ma sapete qual è la cosa più brutta? Mentre stavo scatenando l'inferno, lì dentro, mentre stavo uccidendo la mia famiglia come se nulla fosse, io mi sentivo bene, mi sentivo come se il mondo fosse nelle mie mani. In ogni mia piccola cellula, avvertivo il bisogno di uccidere tutti, di darli in pasto alle fiamme, di sfogare tutto l'odio che avevo, di vendicarmi. Ero invincibile, nulla poteva fermarmi. E sarebbe successa la stessa cosa al teatro, ma per fortuna c'eravate voi. Melody è riuscita a fermarmi, Ariel ha bloccato le fiamme. Nulla però ha impedito al mostro di tornare... -
- No, Jason, - lo interrompo. - non sei un mostro. Ricordi quando ti raccontai di Amanda e Fred? Tu mi consolasti, mi donasti la tua speranza. Adesso, tocca a me darti la mia speranza, Jax. - lo consolo. - Tu non sei un mostro. - scandisco bene ogni singola parola.
- Tutti commettono degli errori, Jason. So che hai cercato di rimediare in tutti modi, io c'ero quando la notte ti sfogavi piangendo, quando meditavi per bloccare i tuoi poteri. Io ti conosco, conosco bene il Jason che si diverte a prendermi in giro, che pensa sempre al sesso e che fa battutine sconce, ma che in realtà vuole un bene dell'anima a tutte le persone presenti nel rifugio e che, fino a poco tempo fa, tentava di nascondere questi sentimenti. Non sei un mostro. - Richard si alza e passa un braccio sulle spalle di Jax, rivolgendogli un sorriso sincero.
- Esistono tanti mostri, Jax. - Ella posa una mano sul petto nudo di Jason, all'altezza del cuore. - Ma questo... questo non è il cuore di una bestia. -
- Grazie, ragazzi. - la sua voce si incrina, e le lacrime premono per uscire, ma lui si sforza di non piangere.
Dopo un attimo di riflessione, Jason si rivolge direttamente a me:
- Assomigli così tanto a Rachel. Lei era un exodus, aveva il potere di far apparire delle ali d'angelo sulla sua schiena. Era bellissima. Aveva capelli castani e occhi marroni, un carattere forte e intelligente. L'ho conosciuta un anno e mezzo fa, abbiamo condiviso molto. Lei è stata la prima ragazza che ha smosso davvero il mio cuore, che mi ha fatto innamorare. Nessun'altra era riuscita a farlo. - ascolto, con attenzione. Non provo gelosia per questa ragazza, perché da come ne parla Jason, sembrava davvero buona.
- Voi non l'avete mai conosciuta. - si rivolge a Richard ed Ella. - La nostra era una relazione segreta. Uscivo di notte e andavo a trovarla a casa sua, passavo del tempo con lei, ci divertivamo. Non eravamo ancora pronti a confessarlo a tutti. Lei aveva una vita, un lavoro e degli amici. Riusciva a controllare le sue ali, e non c'era bisogno di venire a vivere al rifugio. Ma il mostro che è in me ha dovuto distruggere anche Rachel. Lei non aveva colpa, non meritava tutto questo. - Jason inizia a sbattere le palpebre ininterrottamente, non vuole piangere. Stringo la sua mano nella mia, continuando ad ascoltare:
- Un giorno, andai a casa sua, e decidemmo di andare a fare un volo. Mi prese per le spalle, e volammo insieme per gli edifici di Londra. Amavo volare sorretto da lei. Era la cosa più bella di sempre. Era come essere sulla stessa frequenza. Adoravo sentire il battito delle sue ali. Adoravo sfuggire al mondo orribile in cui vivevamo, in cui c'erano delle persone che ci davano la caccia. Quando tornammo a casa sua, cominciammo a baciarci e a spogliarci. Facemmo l'amore, stava andando tutto bene. Ma tutto cambiò quando nella mia mente apparvero le parole di mio padre:
"Sei un mostro".
I dubbi mi assalirono: come poteva Rachel innamorarsi di me, di un mostro? Come poteva amarmi? Come poteva sopportare la mia presenza? Assieme ai dubbi, giunse la rabbia rivolta a quelle persone che non mi hanno mai accettato, che non mi hanno mai aiutato in quel periodo così brutto per me, che non mi hanno donato amore. Successe di nuovo: durante il rapporto, il fuoco mi circondò, e Rachel bruciò viva. Le fiamme non mi toccarono, si concentrarono solo su di lei. Non rimase nulla del suo corpo, neanche le ceneri. Il mio primo amore era morto. - il mio ragazzo incrocia le dita delle mani, tiene lo sguardo puntato verso il basso, il rimorso lo tiene stretto nelle sue grinfie. Mi fa così male vederlo così.
- Tornai al rifugio, scosso, e non ne feci parola con anima viva. Nessuno doveva sapere tutto questo, perché non volevo che la mia seconda famiglia mi allontanasse come la prima. A volte, le grida di dolore di Rachel tornano nei miei incubi per tormentarmi. È per questo che medito, per trattenere le potenti fiamme che ardono dentro di me. Grazie alla meditazione, ho un controllo totale sui miei poteri. O meglio, avevo. - si corregge.
- Ed è anche per questo che all'inizio ti allontanavo sempre, Liz. Non volevo innamorarmi di te. Non volevo che tu facessi la fine di Rachel. Ma alla fine non ho resistito ai miei sentimenti. Ero tranquillo, perché ormai riuscivo a controllarmi. Fino alla battaglia al teatro, almeno. Tutte le ragazze che ho avuto dopo Rachel erano soltanto storie di sesso, nient'altro. Non volevo metterle in pericolo. Finché non ho incontrato te. Tuttavia, ho sempre paura che quel fuoco possa tornare e distruggerci, anche se ora non ho più i miei poteri. La paura è un pezzo di me. - Jason termina il racconto, alcune lacrime gli rigano il viso. Il mio ragazzo si sfoga in un pianto liberatorio, cercando l'appoggio di qualcuno. Fortunatamente, io, Rich ed Ella ci muoviamo quasi contemporaneamente, e lo avvolgiamo nelle nostre braccia. Questa è la prima volta che lo vedo piangere, la prima volta che lo vedo così fragile e indifeso. Ecco perché era così freddo con me, ecco perché era così odioso con Scott, ecco perché non ha legato molto con i nuovi arrivati. Lui ci stava proteggendo. Viveva già con la paura per l'incolumità di Ella, Rich e le altre persone che c'erano prima di noi. Non voleva avere altri pesi sulla coscienza. Non voleva gettarci nel suo girone della morte. Ci vuole coraggio per essere così, per allontanare tutti quanti, per nascondere i propri sentimenti e trasformarsi in un automa.
- Soltanto qualche giorno fa, al Globe Theatre, ho scoperto che Daphne è viva. - il mio cuore si ferma completamente.
- Skye. - afferma Rich.
- Esatto. Io che pensavo che fosse morta. Invece, adesso, la ritrovo a combatterci. Quanto vorrei poterla riavere come sorella. Vorrei un'altra chance. Vorrei porre rimedio a tutto ciò. Quanto vorrei che non fosse mai successo nulla di tutto questo. - la disperazione prende vita sul suo volto: Jason si prende i capelli fra le mani, singhiozza, lotta contro la paura e il rimorso.
- Jason, smettila. Te l'ho già detto: tu non sei un mostro. - mi alzo dal letto e mi inginocchio davanti a lui, in modo che possa guardarmi. - Tu non ci perderai. Resteremo sempre al tuo fianco, siamo una famiglia. Quello che è successo a Rachel non è stato a causa tua, è stato tutto un errore provocato dai tuoi poteri. Jason, tu non meriti tutto quello che hai passato, ma te l'ho prometto: porteremo Skye dalla nostra parte. Non capisci? Sei riuscito finalmente a parlarci del tuo passato. Questo è un passo avanti. Stai riuscendo piano piano a fuoriuscire dall'ombra del tuo passato, e a vivere completamente nel presente, così come è successo a me. Adesso puoi essere il vero Jason Shaw, quello che io, che noi, conosciamo perfettamente. È proprio questo quello che facciamo, io e te: ci aiutiamo a superare il passato, insieme, sempre e comunque. Le difficoltà cercano di romperci, di spezzarci, ma ci fortificano, ci rendono più forti. - lo bacio e lo abbraccio.
- Resilienza. - suggerisce Ella, unendosi alla stretta.
- Skye sarà dalla nostra parte. - sussurro. Richard si unisce a tutti noi, stringendo tutti quanti con le sue spalle larghe capaci di abbracciare anche un grizzly.
- Voglio dirlo agli altri. - dichiara Jason.
- Sei sicuro? - gli chiede il suo migliore amico.
- Sicurissimo. Siamo una famiglia, e non dobbiamo avere segreti. Grazie, ragazzi. Grazie per starmi accanto, grazie per essermi vicini, grazie per amarmi, anche se non merito il vostro amore. - Jason mi bacia la fronte e avvicina i suoi fratelli a sé.
- Tu lo meriti eccome. - ricambio il suo bacio, e rimaniamo così, tutti e quattro uniti, per un tempo indeterminabile ma bellissimo.
SKYE
Avanzo nella mia stanza e mi appoggio sul letto. Non posso crederci, mi sono davvero esposta così tanto? Sbuffo, portandomi le mani tra i capelli e premendo sugli occhi, quando mi accorgo che ci sono delle lacrime sulle palpebre.
- Va tutto bene? - la voce di Gabriel mi fa sobbalzare.
- Sì. - rispondo, un po' incerta. Cancello subito ogni traccia di dolore sul mio viso. Lui non deve vedermi così debole. - Jason ha scoperto che sono viva, lui sa tutto adesso. Non so se voglio ancora combattere contro di lui. - mi sfogo, anche se non dovrei farlo con lui. Non posso mostrarmi così davanti a lui. Porto le ginocchia vicino al petto, nascondendo il viso al loro interno.
- Vuoi abbandonare la missione? - mi chiede, piatto, come se non ci fossero emozioni nella sua testa. Vorrei dirgli di sì, andarmene e cominciare una nuova vita, perché ne ho bisogno, non ce la faccio più, non voglio più farlo. Ma... Gabriel non me lo lascerà fare, e me ne rendo conto quando alzo la testa e osservo i suoi occhi così profondi e oscuri, vogliosi di morte, il suo sorriso scialbo e sarcastico, l'espressione dura che ha sul viso e che cerca di mascherare con falsità. Ha una mano dietro la schiena, sembra pronto a voler fare qualcosa. Una gocciolina di sudore percorre la mia schiena, inizio a tremare, e in un secondo realizzo che il mio sogno non si avvererà mai.
- No... no, no, non voglio. Voglio arrivare fino in fondo. - mi affretto a dire, sistemandomi i capelli e mostrandomi forte come prima, come tutti mi conoscono. Vedo con piacere che la sua mano ritorna visibile.
- Bene. Riposati. - dice Gabriel, uscendo dalla mia stanza. Mi butto sul letto e chiudo gli occhi, lasciando fuoriuscire tutte le lacrime nei miei occhi e soffocando i singhiozzi col cuscino.
Lui non deve vedermi debole.
Devo andare fino in fondo. Jason deve morire, e sarò io ad ucciderlo. Mi tiro i capelli con forza, tentando di fermarmi col dolore. Perché a volte solo il dolore riesce a farmi mantenere la calma. Urlo, soffocando il mio grido col guanciale.
Non deve vedermi così debole.
Lo ucciderò per quello che ha fatto a mamma e papà.
Instagram: viepsilon
Spazio Autore:
Ciaooo😘😘😘😘
Come potete leggere, Skye comincia ad avere dei rimorsi sulla missione, ma Gabriel non sembra pronto a lasciarla andare.
Cosa ne pensate della storia di Jason? Vi ha resi tristi?
Adesso, un altro mistero è stato svelato, ne rimangono pochi. Mancano circa dieci capitoli alla fine della storia😢😢😢😢😢😢😢
Venerdì non pubblicherò il capitolo per varie ragioni, quindi arriverà mercoledì. Sarà un capitolo molto importante, ma meno lungo come questo😂😂😂😂😂😂
A presto😘😘😘😘
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top