Capitolo 5
LIZ
Gli strilli di Ella mi svegliano di soprassalto.
- Dio, Dio, siamo tremendamente in ritardo. - si lamenta la ragazza, andando avanti e indietro per la stanza e mettendo a posto tutti i vestiti nel grande armadio.
- Liz, Liz. Elizabeth, sveglia!!! - mi urla nelle orecchie. Che problemi ha?
- Ella, ma cosa diamine ti prende? - dico in tono arrabbiato, mettendomi seduta.
- Siamo in ritardo. Helena mi ammazzerà stavolta. Me l'ha fatta passare liscia venerdì, ma oggi non si farà scrupoli. Dannata sveglia!! - impreca, prima di colpire con un dardo di ghiaccio il piccolo oggetto meccanico. Esso cade a terra, spaccandosi in due. - Meglio. - afferma soddisfatta.
- Cosa potrà mai farti? - chiedo, essendo molto confusa.
Non capisco la sua ansia, questa Helena non può essere tanto orrenda.
- Molto, mia cara. Molto. L'ultima volta che ho fatto tardi mi ha quasi colpito con la sua spada. -
- Quale abilità possiede? - mi alzo dal letto, sempre più incuriosita.
- Può creare ogni arma possibile e inimmaginabile. Tranne quelle grosse che non può tenere in mano, come un cannone o una catapulta. Ed è cintura nera in karate e judo. Pretende il massimo rispetto, quindi non farla arrabbiare. -
- Be', ripensandoci, credo che non verrò. - ritorno a stendermi sul materasso. Non voglio farmi rompere un osso del corpo, o peggio.
- Perché? - Ella sembra dispiaciuta. Si avvicina a me con grazia.
- Be'... perché... io... credo... - comincio a balbettare e alla fine opto per la scelta più plausibile.
- Non ho i vestiti adatti. -
"Potevi fare di meglio." sussurra la vocina nella mia testa e ha ragione. Mamma capiva subito quando mentivo, perché non so dire una bugia decente.
- Tieni. - Ella si fionda nell'armadio e mi lancia addosso dei leggins neri e una canottiera grigia.
- Grazie. - affermo, col sorriso più falso di sempre.
Dopo esserci vestite in modo uguale, Ella va avanti, ed io passo per la stanza di Gwen e Kelly per farmi togliere i punti.
- Buongiorno. - saluto, aprendo la porta.
- Ciao, Liz. Entra pure, ti tolgo i punti. - la ragazza si siede sul letto e mi invita a fare lo stesso. La stanza è simile a quella mia e di Ella. L'unica differenza è che su una delle due scrivanie ci sono tanti apparecchi tecnologici, mentre sull'altra alcuni medicinali e strumenti chirurgici.
- Non fare caso alla roba sulle scrivanie. Kelly non fa altro che lavorare ai suoi aggeggi tecnologici, ed io ho tutte le medicine sulla mia. - si giustifica Gwen.
- Ti capisco, anch'io non sono molto ordinata; Ella invece sì, da quel poco che la conosco. Tu e Kelly andate d'accordo? -
- Sì. - sussurra, ridendo a crepapelle. - All'inizio no, ci odiavamo. Poi siamo diventate grandi amiche. Anche se molte volte credo che scompaia, visto che è molto silenziosa, soprattutto quando lavora. -
- Capito. -
- Allora, devi andare all'allenamento di Helena? - domanda la bionda, togliendomi i punti. Tira, ma non fa troppo male.
- Sì. Puoi dirmi com'è questa Helena? Ella mi ha detto che può essere un po'... eccessiva. -
- E ha ragione. Molte volte Rich, Ella e Jason vengono da me per farsi curare le ferite che Helena gli procura. -
- Caspita. -
- Ma non farti intimidire. Per essere un buon allenatore, bisogna far lavorare gli studenti al massimo. È una donna forte e risoluta, ma spesso è davvero simpatica. -
In effetti, ha ragione. Qualche anno fa, andavo in palestra e ricordo che l'allenatore non esitava a farmi fare esercizi pesanti e, mentre mi lamentavo, il mio corpo diventava sempre più forte.
- I punti li ho tolti, ma la ferita è ancora fresca. Ora te la cucio per bene. -
- Come? - chiedo, intimorita.
- Tranquilla, userò i miei poteri. - si avvicina a me, con le braccia protese. - Potrebbe farti il solletico. - mi avvisa. Della luce verde esce dalle sue mani e fluttua verso la ferita alla pancia. Proprio come ha detto Gwen, sento un po' di solletico, ma nulla di più. - Fatto. - afferma soddisfatta e con un sorriso.
- Già? Così presto? - la ferita è completamente guarita ed è rimasta soltanto una piccola cicatrice. Molto comodi, questi suoi poteri.
Sarà un po' difficile abituarsi a questa vita.
Anche lei, come Richard ed Ella, ha nominato questo Jason. Chi è?
- Chi è Jason? - chiedo di getto, con la curiosità che mi assale.
- Jason è un exodus del fuoco e divide la stanza con Rich. È un ragazzo davvero bello, non mi stupirei se ti colpisse il cuore, ma è anche parecchio arrogante e presuntuoso. - Gwen mi guarda con uno sguardo malizioso.
- D'accordo, grazie. - in imbarazzo, guardo l'ora sull'orologio appeso sopra il letto di Kelly. È tardissimo, sono stata qui mezz'ora. - È tardi, sarà meglio che vada, o mi beccherò una spada nel petto. Ciao, Gwen. - le faccio cenno con la mano, correndo verso la porta.
- Ciao, Liz. Buona fortuna. -
Arrivo nella stanza d'allenamento e resto sbalordita dalla sua grandezza. Il pavimento è liscio e lucido, in parquet; le finestre sono molto grandi, ma non vedo niente, se non alberi e foglie. Ha senso, dato che il rifugio si trova in mezzo alla foresta. Le alte pareti sono di colore marrone chiaro e, poggiata ad una di esse, c'è Ella. La ragazza osserva due figure al centro della stanza gigantesca. Non mi aspettavo una stanza così grande nel rifugio, questo posto mi stupisce sempre di più.
Richard, in canottiera e pantaloni neri, tira calci e pugni contro una donna dai lunghi capelli color caramello legati in una coda alta, occhi cerulei e pelle ambrata. È vestita come me ed Ella. Si muove molto velocemente, Richard non riesce a colpirla, e gli unici colpi che vanno a segno vengono parati. Dopo un po' di tempo, la donna prende il braccio di Rich e lo mette a tappeto.
- Devi migliorare sull'equilibro, Richard. - consiglia la donna in tono autoritario.
- Okay, grazie del consiglio, anche se mi hai rotto qualche costola. - il ragazzo si lamenta, toccandosi il bicipite e il fianco destro.
- Non fare la vittima e alzati. Oh... - la donna si accorge della mia presenza. - Ecco la nuova arrivata. - avanza velocemente. È più alta di tutti noi e deve essere sulla quarantina. È bellissima, il fisico è magro e le braccia, scoperte dalla canottiera che indossa, sono toniche. Il viso ha dei lineamenti marcati, ma la rendono più affascinante. - Io sono Helena. - si presenta, sorridendo e porgendomi la mano.
- Ciao, io sono Liz. - gliela stringo.
- Ti hanno spiegato che ormai sei una fuorilegge e che devi saperti difendere dalle persone che vogliono sbatterti in galera o fare di peggio, vero? Devi saper controllare i tuoi poteri ed essere in grado di combattere. Capito? - mi rivolge uno sguardo severo.
- S... s... sì... - balbetto. Diamine, in momenti come questi, quando sono in tensione, la mia autostima scende al minimo e comincio a balbettare. Ora basta, mantieni la calma.
- Forza, vediamo cosa sai fare. - Helena si posiziona al centro della stanza.
- Così, subito? - non sono capace di fare niente, solo lanciare un po' d'aria e volare.
- No, aspettiamo che la regina Elisabetta venga a prendere il tè con noi. - sbotta la donna, sarcastica.
- S... sì, hai ragione. - la raggiungo all'istante, come un cagnolino.
- Attaccami. -
- Cosa? -
- Attaccami. - scandisce bene le lettere. Speriamo bene. Mi lancio verso di lei, ma finisco a terra in un attimo. - Ancora. - mi rialzo in piedi, provo a darle un pugno, che però viene schivato. Riprovo, riprovo e riprovo, ma nemmeno uno va a segno. Tento con un calcio, ma Helena si abbassa e mi fa uno sgambetto. Cado, accasciandomi su me stessa. - In una battaglia reale, saresti già morta. - mi schernisce.
Provo a buttarmi su di lei, ma vengo presa per i capelli e gettata a terra.
- Non ce la farai mai a sopravvivere. Non sei più a scuola. Non puoi comportarti da principessina. - perché mi insulta? Mi conosce da cinque minuti, non può sparare insulti a caso.
Cosa posso fare contro questa donna? Non può andare peggio di così.
Mi sbaglio.
Helena mi sferra un calcio, e cado con le gambe all'aria. Fa apparire un arco e una faretra fra le mani.
- Vediamo come te la cavi adesso. -
- Ehi, non ti sembra di esagerare? - strillo, allarmata.
In un attimo, una freccia sfiora e graffia la mia guancia. Il sangue sgorga da essa, e sento del bruciore sulla faccia. Mi accorgo solo ora delle goccioline di sudore che mi bagnano la schiena. Helena comincia a scoccare frecce, mentre io corro di qua e di là cercando di evitarle.
- Helena, non ti sembra di esagerare? - Ella tenta di farsi avanti, preoccupata per la mia incolumità.
- Infatti, vacci piano. È solo la sua prima lezione. - Rich la segue.
- Indietro, voi due!! - Helena lancia delle spade dalle mani, che si conficcano nel terreno, creando un recinto che blocca i due ragazzi.
Ora la donna è davanti a me, e un'altra spada le compare in mano. La dimena e mi graffia il braccio. Urlo terrorizzata e tento di rialzarmi, ma un ennesimo calcio mi butta a terra per la millesima volta.
- Forza, fammi vedere che cosa sai fare? Cosa aspetti ad usare i tuoi poteri? - Helena comincia a menare fendenti a più non posso ed io, impotente, indietreggio. Non riesco neanche ad alzarmi dal pavimento. Alza l'arma ed è sul punto di colpire, ma...
- BASTA! - esclamo e subito tocco il totem. L'oggetto si illumina, e l'energia fluisce in me copiosamente.
Una folata di vento penetra nella stanza, passando magicamente attraverso le finestre e diffondendosi ovunque. Il vento è fortissimo e violento, fa svolazzare i miei capelli e quelli degli altri con velocità. È talmente forte che le spade conficcate nel terreno volano via, e Rich ed Ella vengono inchiodati al muro. Non ci posso credere, sto creando una piccola tempesta all'interno del rifugio.
Helena, a un centimetro dal mio corpo, viene spinta con furia da un'ondata di vento che esce dal mio corpo e sbatte violentemente al muro, stordita.
- Basta, basta. - cerco di dire al totem, come se fosse una persona, quando inizio a volare, avvolta da alcune correnti d'aria che non riesco a controllare. Richard ed Ella stanno ormai roteando in aria, urlando di dolore, mentre il vento non si arresta. Devo fermare tutto questo, o ucciderò queste persone. Mi concentro, chiudendo gli occhi e poggiando le mani sulle tempie. Deve finire, deve finire tutto, adesso. Ti prego.
Improvvisamente, quando riapro gli occhi, tutto è terminato. Ella e Rich cadono a terra. Si rialzano un po' storditi e subito vanno vicino all'allenatrice, svenuta, mentre io ritorno con i piedi sul pavimento.
- Mi dispiace. - esco dalla stanza in lacrime, realizzando che quello che mamma mi ha detto è la verità.
- Liz, aspetta!!! - mi chiamano i due, ma li ignoro.
Questo non doveva accadere, non doveva succedere tutto ciò, non dovevo perdere il controllo.
Mi dispiace, mamma.
Ti ho delusa!
Instagram: viepsilon
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