Capitolo 37
LIZ
Mi sveglio. Faccio fatica a capire dove sono, poi il viso che mi ritrovo a fianco mi fa capire tutto all'istante.
Jason sta dormendo, la testa poggiata sul cuscino, il corpo coperto fino a metà dalle trapunte, il petto che si alza e si abbassa ad ogni respiro che fa, i capelli in disordine e mischiati ai miei. Riesco a sentire il suo fiato caldo giungere alle mie narici. Quando dorme è così tranquillo, sembra un cucciolo indifeso. È una delle cose più dolci che abbia mai visto. La scorsa notte è stata fantastica. Abbiamo fatto l'amore ed è stato stupendo. Con lui ogni volta imparo qualcosa di nuovo, mi fa sentire speciale come nessuno aveva mai fatto prima d'ora. Mi ha detto per la prima volta "ti amo", e ne sono rimasta sconvolta. Volevo credere che fosse stata l'euforia del momento a farglielo dire, ma non è stato così. L'ho guardato dritto negli occhi e ho capito che il suo amore è sincero, limpido, puro.
Non so bene a cosa abbia pensato mentre evocava quella ballerina di fuoco, ma la scena mi è davvero piaciuta, come ogni volta del resto. Ancora non capisco, però, perché lui mediti costantemente. Dovrei chiederglielo, ma ora non voglio svegliarlo.
Ho bisogno di una doccia. Con molta cautela, sposto il braccio che teneva sul mio petto e lo accosto alla sua testa. Scosto le coperte e scendo dal letto, infilando i vestiti. Spero di non averlo disturbato.
- Dove scappi? - chiede lui, sveglio e vigile come un falco, circondandomi con le sue enormi braccia e tirandomi indietro, per poi finire di nuovo sul letto insieme.
- Oh, vorrei fare una doccia. - gli rispondo, ridacchiando e accarezzandogli il viso. Ancora faccio fatica a credere a quello che è successo. Sembra tutto un magnifico sogno.
- Ah, vuoi che venga con te? Ho bisogno anch'io di una doccia. Magari potremmo fare altro in bagno. - sussurra, con la voce ancora impastata dal sonno, baciandomi il collo.
- Non ti è bastato stanotte? - lo allontano, le guance rosse e bollenti, sogghignando.
- Io non ne ho mai abbastanza di te, dovresti averlo capito ormai, Liz. - si gira su un fianco per guardare tutto il mio corpo e riservarmi uno sguardo voglioso e avido di desiderio.
- Be', tieni a freno gli ormoni, Jason Shaw. Vado da sola. Ci vediamo dopo? - lo freno, intuendo le sue intenzioni.
- Quando vuoi. - Jason si avvicina, è ad un centimetro dal mio viso. - Sono tuo, Liz. - mi bacia, stringendomi forte con le braccia, come se non volesse lasciarmi andare.
- A dopo. - sorrido, ricambiando il bacio e l'abbraccio.
Indosso la vestaglia e vado dritta verso il bagno.
ELLA
Sono pronta. Scott mi sta aspettando in palestra per allenarci un po'. Vorrei aspettare Liz, ma stanotte non è tornata in camera. Scommetto cento ghiaccioli che è andata in camera di Jason. Sinceramente spero che si siano riappacificati. Lei era davvero felice prima che lui la deludesse, ma credo che Jason abbia capito i suoi sbagli e si sia fatto perdonare. Me lo sento.
Decido di andare in palestra. Quando tornerò, la vedrò e mi farò raccontare tutto. Ora, però, voglio concentrarmi su Scott.
Adoro passare il tempo con lui, la mia testa e il mio corpo si concentrano sempre e soltanto sulla sua persona, lasciando indietro tutto il resto. Liz dice che ho preso una cotta per lui, ma non ne sono sicura.
Arrivo in palestra e apro la porta d'ingresso. Helena non è ancora arrivata, credo che verrà più tardi. Eccolo lì. Indossa una semplice canottiera grigia, dei pantaloni da tuta neri e i calzini. Le scarpe sono a terra e lontane dal campo. Sta picchiando un manichino saltando di qua e di là.
Grazie all'allenamento con Helena, la sua muscolatura è decisamente aumentata: riesco a vedere i suoi bicipiti e i suoi addominali perfetti attraverso la maglietta leggera. Sono felice di questo, deve imparare a difendersi. Prima non era in buona salute, a causa della scarsa alimentazione. Non capisco proprio perché Jason non sopporti Scott. Io adoro Jax, ma a volte è davvero insopportabile. Magari Scott non sarà potente quanto noi, ma cerca di aiutarci come meglio può.
- Buongiorno, pronto per una bella batosta? - lo saluto, raggiante. Cerco di essere costantemente felice, perché sono dell'opinione che un sorriso possa sempre raddrizzare una giornata storta. Dopotutto, è una curva che aggiusta tutto.
- Oh, buongiorno. - dice lui, sempre un po' timido, asciugandosi il sudore dalla fronte. È così carino quando arrossisce e inizia a balbettare.
- Bene, andiamo. - lego i capelli in una coda alta e lo trascino al centro della stanza, pronta allo scontro. Faccio io il primo attacco.
Corro verso di lui e tiro dei pugni. Lui li schiva agilmente. Provo con un calcio rotante, ma questo viene parato. Decido di farlo cadere e, di conseguenza, gli faccio lo sgambetto. Lui casca a peso morto a terra, rotolando per qualche metro.
- Ehi, non è leale. -
- Oh, non penserai che gli agenti AEGYPTIOS siano leali in battaglia. -
- Helena vi ha contagiati troppo con queste scuse. - ride, e mi fa distrarre.
- Okay, allora... - si alza, approfittando del momento di distrazione, e prova a colpirmi con velocità. Schivo tutti i suoi colpi. Ammetto che mi sta mettendo in difficoltà con la sua abilità, ma non perderò. Con un calcio, lo butto indietro. Aspetto che si alzi e gli lancio dei dardi di ghiaccio.
Muovendosi di qua e di là, i dardi finiscono dritti contro il muro. Scott corre verso di me, senza pensare ai miei poteri. Con un raggio congelante, raffreddo parte del pavimento e lo faccio scivolare.
-Forza, Scott. Fammi vedere quello che sai fare. - lo sfido, mettendo le mani sui fianchi. Lui si alza, un sorriso compare sul suo viso, assieme a due tenere fossette. Sembra più un gioco che un allenamento.
Lui approfitta ancora di questo mio momento di distrazione e prende, dal tavolo delle armi, due shuriken. Li lancia, tuttavia io mi difendo con una barriera di ghiaccio.
Faccio apparire tra le mani un bastone e mi scaglio verso di lui. Scott prende una spada, e insieme corriamo l'uno verso l'altra, pronti al corpo a corpo. Scott tenta di ferirmi, muovendo la spada con destrezza, non pensando neanche per un secondo alla difesa. Quando combatte è come se si muovesse d'istinto: è molto impulsivo e non ragiona molto, si muove e basta, l'unico obbiettivo è sconfiggere l'avversario; invece, quando non combatte, è razionale e intelligente. Credo che la vita da strada lo abbia reso così: doveva sempre avere un piano per riuscire nelle sue imprese, ma doveva muoversi con velocità e affidarsi all'istinto, se voleva sopravvivere. Anche la convivenza con il padre violento l'ha reso così. Sono sicura che il taglio con il coltello non sia stato l'unico atto di violenza che ha subito a causa di quell'uomo malvagio.
Io sono stata molto fortunata, rispetto a lui: ho vissuto dieci anni della mia vita senza problemi, anche se con i miei non c'era un rapporto così stretto e felice. C'era abbastanza freddezza nei miei confronti. Forse perché non eravamo messi molto bene con i soldi. Forse perché io ero nata per errore, diciamo così. È ironico, ma loro erano freddi come il ghiaccio. Ho vissuto quei dieci anni sotto i loro sguardi accusatori a causa dei miei "capricci". Gli unici miei capricci erano le lezioni di danza, ma erano un... bisogno fisico e psicologico. Danzare era fantastico per me: attraverso la danza, riuscivo ad esprimere me stessa, ad esprimere la mia vera personalità, il mio vero essere, e ad evadere dal mondo che mi circondava. Adoravo dare vita ai miei balletti classici, era come vivere in una favola. Mi immedesimavo in quei personaggi fantastici che interpretavo, e vivevo le loro storie in prima persona, lasciandomi travolgere dai suoni, dai movimenti aggraziati e dalle luci colorate. Danzare mi faceva andare avanti, non pensavo più ai miei genitori. Mi reggevo sui miei piedi da sola, perché io ballavo per me stessa, non per loro. Io davo vita alla mia anima. Non ero il robot che loro mi costringevano ad essere piegando il mio animo, ero semplicemente Ella. Ero un'altra Ella. Un'Ella libera da quelle opprimenti catene. Questo rappresenta la danza: la libertà di essere se stessi, la forza per andare avanti, la magia che inebria i sensi. Andavo un po' a ruota libera durante le lezioni, ma soltanto perché ero completamente presa dalla musica. Dopo la fuga e la sparatoria, mi sono allenata molto spesso qui, al rifugio. Infatti, riesco a combinarla al mio stile di combattimento, diventando così un avversario molto temibile.
Poi sono arrivata qui, e ho conosciuto e vissuto con delle persone fantastiche. Scott è stato da solo per troppo tempo, contando solo e unicamente su se stesso. Lo ammiro per l'enorme forza di volontà che ha mostrato dopo la morte della madre.
Ora è il mio turno di attaccare. Muovo la mia arma con leggerezza e tento di metterlo KO. È un continuo di attacchi e altri attacchi. Tutti e due, come due idioti, ridiamo a crepapelle. Questa volta approfitto io, di un suo errore: Scott tenta di terminare lo scontro attraverso un affondo, ma io gli prendo il braccio e lo faccio cadere, usando tutta la forza che ho in corpo.
- Ti arrendi? - gli punto il bastone sul viso.
- Neanche per idea. - lui, di tutta risposta, mi colpisce le gambe con un calcio. Cado a terra, a fianco a lui, scoppiando in una grassa risata, seguita da Scott.
Poi ci voltiamo contemporaneamente. Entrambi incateniamo i nostri occhi azzurri e grigi, e ci guardiamo. Non diciamo niente, non ci sono parole, sono i nostri sguardi a parlare per noi.
Comincio ad avvicinarmi al suo corpo bollente. Sono calma, ma è come se fossi attirata a lui.
All'improvviso, ci baciamo. Passo una mano sul suo petto, fino ad arrivare al suo viso, per poi accarezzarlo e sentire la sua pelle sotto il mio tocco. Scott, ancora stupito, si limita a tenere una mano sul mio fianco e l'altra tra i miei capelli. Continuiamo a scambiarci teneri e profondi baci, gustando il momento.
Instagram: viepsilon
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