Capitolo 22

LIZ
- Okay, Liz. Perché ci hai fatto venire tutti qui? - domanda Rich, sbadigliando e sistemandosi la vestaglia blu sulle spalle. È sudato, il calore nella sua stanza dev'essere molto forte a causa di Jason.

- È importante. - dichiaro e mi accerto di avere tutti gli occhi puntati su di me. Appena mi sono svegliata, ho preso i miei amici nelle rispettive stanze e li ho portati in laboratorio. Devo raccontare il sogno ed esporre quello che ho capito.

- Ho fatto un sogno. Credo che mi abbia dato la risposta a quello che Gabriel vuole avere. -

- Come fai a dirlo? Insomma, era un sogno. - Kelly sembra abbastanza scettica.

- Il mio totem brillava, mentre sognavo. Sono sicura che sia stato il ciondolo a guidarmi nel sogno e a farmi avere questa visione. Ero guidata da due animali, credo che rappresentassero il mio totem, visto che avevano gli stessi colori del ciondolo. - spiego.

- Sei sicura? - chiede Gwen.

- Sto imparando tante cose con questo totem, molte ancora non le capisco, ma su questa sono sicura. È stato il totem a farmi sognare. In qualche modo, voleva... parlarmi. -

- Spiegaci, allora. - mi esorta Helena.

- Nel sogno, ero in un bosco. Era sera, la neve ricopriva gli alberi, c'erano animali fantastici, ma il tutto era abbastanza inquietante e spettrale. Poi vengo circondata da delle ombre, sei ombre in totale. Tutte quante avevano un ciondolo che brillava. La stessa cosa la faceva il mio totem. Quindi, ho capito che quelli non sono semplici pendenti, ma... -

- Totem. - Jack conclude per me.

- Proprio così. Nel sogno c'erano sette totem, compreso il mio. -

- Quindi stai dicendo che quando Gabriel diceva "uno dei sette", si riferiva ai sette totem che c'erano nel tuo sogno. - dice Ella.

- Esattamente. - confermo.

- Ma è fantastico, Liz. - si congratula Jack. - Riesci a riconoscere quei totem? -

- Non li ho visti molto bene; la luce che emanavano era accecante. -

- Allora, so cosa fare. - l'uomo batte le mani. 

- Che intendi? - gli chiede Gwen.

- Due giorni fa, il rifugio degli Stati Uniti mi ha chiesto un aiuto con un caso che non riescono a risolvere. Io ho risposto che ci avrei pensato, non era il momento di lasciarvi soli. -

- E...? - lo esorto.

- E il rifugio degli Stati Uniti ha un enorme biblioteca. Ci sono libri di ogni genere, e uno di questi è il libro dei totem. Ogni totem visto nella storia è stato trascritto nel libro, con tutte le abilità e le caratteristiche che possiede. -

- Quindi stai dicendo che vuoi andare al rifugio degli Stati Uniti per aiutarli con il loro caso e, in cambio, ti prendi il libro, in modo che Elizabeth possa riconoscere i totem visti nel sogno. - conclude Jason.

- Esatto. -

- Quindi ci lasci soli? - sussurra V-23.

- È solo per qualche giorno. Tornerò presto. - Jack accarezza il robot. È strano pensare che, qualche tempo fa, voleva che Kelly lo disattivasse. - E poi Helena penserà a voi, tranquilli. -

- Jack... - comincio.

- Sì? -

- Grazie. - dico questa semplice parola, ma che esprime eterna gratitudine per quest'uomo che sta facendo davvero tanto per me. Mi ha salvato più volte, mi sta aiutando nella mia ricerca, e non posso fare altro che essere grata nei suoi confronti. L'uomo si limita a sorridermi e ad annuire, gli occhi azzurri sono pieni d'orgoglio.


Jack ha preparato le valigie. Lo stiamo aspettando tutti per salutarlo. Eccolo che esce dalla stanza. Uno alla volta, lo abbracciano e lo salutiamo, augurandogli buona fortuna. Lui ci abbraccia a sua volta e ci raccomanda di non finire nei guai, di stare attenti e di fare quello che ci dice Helena. So che starà via per qualche giorno, ma la sua partenza mi rende malinconica. Infine, Jack prende le valigie e si teletrasporta negli Stati Uniti.


Ella si sdraia subito sul letto, avvolgendosi con le coperte, mentre io accendo la lampada e inizio a leggere.

Improvvisamente, qualcuno bussa alla porta.

- Vado io. - scosto le coperte, infilo le ciabatte e giro la maniglia.

- Oh, mia salvatrice. Grazie per essere venuta ad aprire quella porta maledetta. - Ella, facendo la voce alla "principessa in pericolo", mi ringrazia e chiude gli occhi.

- Prego, pigrona. - la prendo in giro.

Apro la porta, e forse era meglio rimanere a letto: Jason è proprio davanti a me. Mi guarda, e non so cosa dire. Resto a bocca aperta. Perché è venuto qui?

- Puoi venire un attimo nella mia stanza? -

- Cosa? - gli chiedo, confusa. Mi giro, cercando aiuto da parte di Ella, ma si è già addormentata. Cavolo! Sono da sola.

- Puoi venire un attimo in stanza da me? - ripete il ragazzo, paziente.

- Perché dovrei? - controbatto, acida, incrociando le braccia al petto.

- Devo parlarti. - supplica.

- Okay. - le mie certezze svaniscono al suono della sua voce supplichevole, alla vista dei suoi occhi malinconici, e mi lascio convincere.

Vado con lui in stanza. Aperta la porta, trovo Richard in piedi, nudo, con l'accappatoio a terra e i capelli umidi e freschi di doccia.

- Ma... ma... - avvampo, girandomi dall'altro lato e chiudendo gli occhi.

- Jax, ma che diavolo...? - si lamenta il biondo, sollevando l'accappatoio e coprendosi.

- Rich, puoi andare a dormire in un'altra stanza? - Jason gli intima di andare via in tono tranquillo.

- C... che cosa? - il ragazzo è confuso.

- Ti prego. - credo che questa sia la prima volta che sento Jason dire "ti prego" e vedo che mi indica con la testa.

- Be', per lo meno, non soffrirò il caldo e non suderò a causa tua. Non ho fatto la doccia inutilmente. - Rich prende il pigiama, si infila dei boxer e corre via, inarcando un sopracciglio verso Jason e salutandomi con un lieve cenno di capo.

- Ti chiedo scusa. - dice Jason.

- Non devi scusarti per lui. Se tu produci calore nella notte, non è colpa sua. -

- Non mi riferivo a Richard. Ti chiedo scusa per come ti ho trattata e per le cosa che ti ho detto. - non ci posso credere. Si è davvero scusato per quello che mi ha detto? Ha davvero superato il suo orgoglio?

- Scuse accettate. - dichiaro. - È per questo che mi hai fatto venire qui? -

- Sì. -

- Okay. - c'è una parte di me che vuole andarsene. - Speriamo che Jack torni presto. - ma c'è un'altra parte che non vuole assolutamente andarsene. Voglio restare con lui e guardarlo, chiacchierare, accarezzarlo. Mi basta anche solo stare in silenzio, mi basta la sua vicinanza, il suo corpo, la sua aura di calore che ti avvolge e ti rilassa allentando i muscoli. È così che mi fa sentire Jason, ed è strano. Non mi ero mai sentita in questo modo. Non avevo mai provato tutto ciò.

- Sì, infatti. - mi guarda fisso con quei suoi due occhi rossi. - E speriamo che non gli succeda niente e che quel caso non sia troppo pericoloso. - mi guarda e sembra pensieroso, assente.

- Già. - poi qualcosa gli torna in mente e cambia totalmente atteggiamento.

- Dopotutto, è andato lì a causa tua. - sputa fuori, rompendo la pace di cui mi ero circondata.

- Cosa? - non può averlo detto sul serio, non può essersi scusato e poi uscirsene con questo.

- Mi hai sentito. Non deve succedergli niente, altrimenti sarebbe colpa tua. -

- Stai scherzando? - sono ferita dalle sue parole. Jason è... distaccato. È come se si fosse ricordato qualcosa all'improvviso e stesse facendo tutto questo di proposito.

- Da quando sei qui, sta andando tutto a puttane. Quell'organizzazione, Gabriel... È tutta colpa tua. - mi fa soffrire lo stesso, non può fare sempre così. Prima mi attira a sé, poi mi spinge nelle fiamme e mi osserva mentre il fuoco mi disintegra.

La rabbia prende il sopravvento, e la calma svanisce del tutto.

- Tu, brutto stronzo, chiudi quella bocca. Sei un bipolare del cavolo, - ormai sto urlando. - e non ti permetto di dirmi questo. Puoi non accettarmi qui con voi, ma lo devi fare, okay? Ormai sono una di voi, e non potrai mai cacciarmi, brutto cretino, è chiaro? - Jason è stupito dalla mia reazione, e i suoi occhi assumono una nuova luce: speranza. Si avvicina verso di me a grandi falcate, sono pronta a colpirlo con schiaffi e calci, ma...

La mia sfuriata viene interrotta da lui... che mi bacia. Un bacio carico di passione e sentimento. Sono stupita, ma ricambio.

Il nostro primo bacio.

La rabbia scompare, spazzata via dal suo gesto, e mi sento al sicuro fra le sue braccia, che mi stringono in un abbraccio, per proteggermi. La sua azione è strana, è come se mi volesse proteggere da qualcosa e portarmi in salvo.

Continuiamo a baciarci con passione, senza parole. Sono i baci a parlare. Gli prendo il viso tra le mani e lo accarezzo. Lui fa lo stesso con i miei capelli e, muovendoci contemporaneamente, ci dirigiamo verso il suo letto.

Instagram: viepsilon

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